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Quelli della paidocrazia


Con questa pedanteria, a cui ne seguiranno altre della stessa serie ("Dittatura degli intelligenti"), mi piace sviluppare una riflessione già avviata ne Lo schiavismo dei buoni, sui modi in cui concetti verbalmente consegnati a un passato da deplorare - lo schiavismo e il colonialismo nell'articolo citato, il totalitarismo e l'eugenetica nel caso qui rappresentato - ritornano a sedurre la coscienza delle masse e, in particolare, di coloro che se ne reputano i nemici culturalmente ed eticamente più attrezzati.

L'occasione è offerta dalle note reazioni al voto del 23 giugno sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Una valutazione degli effetti geopolitici dell'evento eccede le competenze di chi scrive, né in fondo è rilevante. La narrazione politico-mediatica che ne è scaturita indica infatti una ben più urgente, tangibile e immediata intolleranza alla democrazia come norma costituente del pensiero e dell'azione in politica che, come si è già scritto su questo blog, si manifesta nella normalizzazione culturale della critica non già alle decisioni (ad rem), ma al metodo democratico (ad medium) e a chi vi partecipa (ad personas).

Complice anche la mancanza pressoché totale di argomenti razionali, all'indomani del voto coloro che speravano nella permanenza degli inglesi nell'Unione si sono esibiti, con la certezza dell'impunità e dell'autogiustificazione che solo il branco sa dare, in un'esercizio di delegittimazione non solo della volontà popolare ma anche del popolo stesso, disprezzato nella sua maggioranza democratica in quanto vecchio, pavido, ignorante e protervo. Un popolo i cui bassi istinti dovrebbero quindi essere esclusi dal processo decisionale e imbrigliati alla lungimiranza dei pochi. Quando l'invocazione dell'oligarchia sbarca sulle prime pagine dei giornali, e senza più nemmeno il velo pietoso dell'emergenza, i tempi sono culturalmente maturi per un cambio di regime in cui il passato peggiore si ripresenta sotto le spoglie di un futuro migliore. Che è poi la missione di chi, negli ultimi venti o trent'anni, ha vestito i panni onorabili e vezzeggiati del progressismo simmetricamente caro alle masse e alle élite.

A noi fastidiosi e pedanti spetta invece l'onere di dare una testimonianza storica di questa triste transizione enucleandone le strategie dialettiche a futura memoria. Ciò senza naturalmente illuderci di frenare la corsa di greggi ormai lanciate e pronte a travolgere tutto - la storia, i più deboli, il proprio stesso interesse - e che purtroppo non si fermeranno, anzi, caricheranno sempre più forte rincorrendo l'unica ebbrezza che dia senso alle loro manipolate esistenze: quella di credersi parte di un'umanità eletta e migliore.

Di primo acchito, la storia degli anziani tremebondi e nostalgici che votano Leave nell'illusione di resuscitare l'impero di Sua Maestà - quasi fossero nati in epoca vittoriana - sembra una narrazione sgradevole ma puerile per digerire la frustrazione della sconfitta da parte di chi, ignorandone le cause, si consola buttandola sui massimi sistemi. Evidentemente il voto geriatrico è un problema solo quando non rispetta i desiderata dell'establishment. Nessuno si è lamentato, ad esempio, quando la metà degli over 65 italiani ha votato in blocco PD. Possiamo allora immaginare che, se a determinare la secessione fossero state le schede dei giovani inglesi, si sarebbe detto che erano bamboccioni, impulsivi e indegni delle conquiste dei padri.

O forse no. Se è vero, come è vero, che i dati su cui poggiavano questi attacchi sono dubbi nella fonte (provengono dagli stessi sondaggisti che davano per certa la vittoria del Remain) e sbagliati nell'interpretazione (i giovani in realtà hanno disertato le urne), è giusto chiedersi se questa velina apparsa ovunque non fosse già nelle corde - se non nei diktat - della stampa ufficiale. Incrociando i dati sull'affluenza con quelli del voto si scopre che, al contrario di quanto è stato ragliato a reti unite, la percentuale di Remainers tra gli anziani sarebbe stata superiore a quella registrata tra i giovani. Segue un'elaborazione pedante sugli ultimi dati disponibili:



Quindi? Di che stiamo parlando? Il fatto è che ciò che è falso di solito è anche pretestuoso e anche in questo caso, leggendo oltre i titoli, scopriamo in effetti che l'attacco a chi è vecchio nasconde piuttosto un attacco a ciò che è vecchio, sule note di un'ordinaria retorica della rottamazione, delle riforme e della radicalità in cui il futuro è ontologicamente migliore del passato a prescindere da ciò che promette.

In questa dialettica anziani e giovani non sono altro che dramatis personae per indicare il vecchio e il nuovo, e quest'ultimo non è altro che l'agenda governativa in corso. Agli anziani tutti metaforici di questa mitografia si attribuisce la "paura del cambiamento" e l'attaccamento "antistorico" alle certezze del passato, "dall'alto delle loro pensioni, dei loro ricordi di gioventù e dai cuscini di un divano al di fuori del mondo e del futuro". Ora, a parte il fatto che riformista è casomai chi sceglie di cambiare lo status quo e ha il coraggio di affrontarne le conseguenze (quindi i brexiters), il vecchiume a cui si allude nel frame è, come ha giustamente osservato Paola Pellegrini, il retaggio di sicurezze lavorative, sociali e patrimoniali che hanno effettivamente caratterizzato le gioventù degli elettori più stagionati e il periodo economicamente più florido del nostro continente. Non contenti di averle ampiamente smantellate nei fatti, i governi europei e i loro più o meno consapevoli corifei puntano oggi a squalificarle anche nell'immaginario associandole ai volti bavosi e sdentati degli orchi e delle streghe che, come nelle fiabe, divorano i bimbi rubando loro il futuro.

La vicenda, già in sé squallida, potrebbe chiudersi qui, con l'ennesima variazione narrativa sui pregi - tutti rigorosamente etici e pedagogici - di una globalità precaria, sedicente giovane e pretenziosamente progressiva, à la Zalone. Se non fosse che la fantasiosa crociata contro il voto degli anziani si è subito trasformata in un attacco reale al diritto di voto degli anziani, e quindi al suffragio universale, aprendo scorci inquietanti sugli umori antidemocratici che covano nell'establishment.

Andrea Cominetti su La Stampa presenta i risultati di un computo: i giovani inglesi "vivranno le conseguenze del voto per una media di 69 anni, a fronte dei 16 degli ultra sessantenni". Eggià, se tanto i vecchi devono crepare, che senso ha interpellarli su decisioni che riguardano il futuro della nazione? Vano sarebbe chiedere all'autore quali decisioni non riguardino il futuro, quindi tanto vale aiutarlo a perfezionare la tesi: in base allo stesso principio si dovrebbe mettere in discussione anche il voto dei giovani affetti da malattie gravi e anche quello dei poveri, la cui aspettativa di vita è mediamente più breve. Antonio Padellaro, che è sì ultra sessantenne ma a differenza della "massa di vecchi, perlopiù rancorosi e piagnucolosi" si sente giovane dentro (corollario dell'Equazione di Scanavacca), odia la sua generazione ed esprime il suo amore per quelle successive rassicurandole così: "l'età dell’oro [...] difficilmente si ripeterà". Ovviamente per colpa degli ex giovani che in tempi migliori "spendevano e spandevano a meraviglia, strapagando pensioni d’oro e falsi invalidi, e tutti facevamo finta di non sapere che il mostruoso debito di allora avrebbe pesato come un macigno sui nostri figli e nipoti" ecc. ecc. E oggi osano pure votare.

Hélène Bekmezian, cronista politica di Le Monde, la butta là: "Il diritto di voto è come la patente: francamente, dopo una certa età andrebbe revocato". Più tecnica la proposta di Luca Dini, direttore di Vanity Fair: "Invece di vietare il voto alla gente nei primi 18 anni di vita, perché non negli ultimi 18?". L'allusione alla certezza del fine vita (aka eutanasia) è rigorosamente casuale e non voluta. Sul fronte politico Alessia Mosca, eurodeputata del partito più votato dai pensionati italiani, esprime su Twitter "tristezza e rabbia [...] perché i più anziani hanno deciso il futuro dei giovani contro la loro volontà". Che gli eventuali giovani avrebbero votato contro la volontà degli anziani non è invece un problema, anzi. Ma apprezziamo lo sforzo: i nonni possono sì votare come gli pare, purché prima chiedano il permesso ai nipoti.

Poi certo, ci mancherebbe. Quasi tutti i suddetti, e molti altri, si sono in seguito premurati di chiarire che le loro erano battute, provocazioni, plaisanteries gradevoli e frizzanti come le barzellette sulle malattie. Senonché nel formulare, ripetere e moltiplicare questi concetti dai loro scranni mediatici hanno infranto un tabù e reso discutibile l'indiscutibile, spalancando i cancelli a ulteriori e più sistematiche rielaborazioni. Come negli anni trenta, quando il gossip antisemita dei salotti doveva transitare per la forma furbescamente dubitativa dei giornali prima di approdare alle dissertazioni dei dotti e, di lì, alla certezza della legge, anche in questo caso lo sdoganamento giornalistico ha già dato la stura ai primi assist accademici, cioè alla penultima fase delprocesso. Ecco infatti, sulle pagine di Repubblica, il prof. Alessandro Rosina rispolverare la tesi del voto ponderato per "allentare il vincolo che impone che il voto di un ottantenne valga come quello di un ventenne".

Dalle provocazioni ai paper il passo è breve, ma soprattutto funzionale.

(che poi: che senso ha assegnare un peso maggiore ai voti della fascia d'età che, in Inghilterra come un po' in tutta Europa, vota meno di tutte? A quella che, tra tutte, più se ne infischia delle consultazioni democratiche e accetta a busta chiusa le decisioni dei propri governi? Che meno delle altre oppone la propria voce a ciò che le è imposto dall'alto? Ecco, appunto).


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Commenti

Chui

grazie!
segnalo "Brexit: è morto il re, viva il popolo"
link

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Marco De Luca

Ieri l'Orecchiocrate Tony Blair, dalla auguste pagine da pesce di Repubblica (per gli Apoti "Voelkischer Beobachter"), proprio sotto l'usuale supercazzola domenicale di Scalfari, vergava un testo falso, superfluo e cinico sul danno causato dal referendum inglese.
Titolo:
"Siamo ancora in tempo per fermare la Brexit".
Sono saltato sulla sedia. Io non leggo l'Osservatore del Popolo Piddino, ma "SIAMO ANCORA IN TEMPO PER FARE COME CA**O CI PARE" mi ha colpito come una castagna in pieno volto.
Aggiungo che (mea culpa) leggo Vossignoria da 5 giorni, e concordo su tutto. Per non parlare delle gramellinate savianate che mi facevano invertire la peristalsi già prima.
Ma tanta spocchia, tanto fascismo, non me li aspettavo, così, apertis verbis.
Sono veramente colpito.
P. S. :
In questi giorni commenterò riguardo alle farneticazioni di Recalcati, ma sul post Terapia Tapioco, per ovvi motivi interdisciplinari.

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Alberto

Fantastico.

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Alberto Bo

Condivido totalmente la critica espressa in questo post. Ma, così per pedanteria, faccio notare che l'argomentazione numerica (la percentuale dei remainers fra gli anziani è superiore a quella fra i giovani) risulta un po' deboluccia. Infatti anche la percentuale dei leavers fra gli anziani, 52%, è superiore, e questa volta molto superiore, a quella fra i giovani (10%).

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barbara

Gentile e sempre ottimo pedante, mentre leggevo, all'indomani del brexit, i commenti sul voto m'è sovvenuto (deformazione professionale?) il ricordo della grande campagna pubblica messa su dai nazisti contro le bocche inutili. La stessa campagna che doveva anticipare nell'opinione pubblica il programma T4 (detto anche morte per grazia e diretto allo sterminio dei disabili mentali ma non solo).
Il manifesto più noto - anche molto bello esteticamente - rappresenta un lavoratore giovane su cui muscoli sono aggrappati - appesantendolo - una serie di soggetti indesiderati in quanto improduttivi: disabili (tranne i mutilati di guerra), vecchi, bambini con handicap fisici.
Forse è meno noto che tra gli anni Venti e Trenta del Novecento anche governi democratici, dirò di più socialdemocratici (Svezia, Norvegia, Filandia) attuarono campagne di sterilizzazione all'insaputa dei soggetti da sterilizzare rivolte a donne alcoliste, ragazze madri, uomini considerati asociali. Queste ultime sono state interrotte solo all'inizio degli anni Ottanta. Tutto a norma di legge. La firma sui moduli la mettevano i tutori legali nominati da un regolare tribunale.
Leggendo i nostri illuminati sinistri mi pare che certe tentazioni stiano tornando in auge.
Con infinita tristezza
b.r.

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diego

Hanno fatto male, secondo me, a votare per l’uscita. Ma ritengo però: è assolutamente giusto che essa debba essere puntualmente messa in pratica, senza se e senza ma, così da responsabilizzare gli elettori per la loro legittima scelta.
Certamente le conseguenze economiche per la Gran Bretagna saranno pesanti, in quanto le attività finanziarie sono un settore fondamentale dell’economia di quel paese, che in altri comparti industriali è ormai marginale.
Ma le ragioni economiche non possono prevalere sulle scelte politiche, è appunto un fatto di autentica democrazia.

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↪ Il Pedante

@diego Mi auguro non Le sfugga che Zurigo è il secondo centro finanziario più importante d'Europa.

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Agapo

Codesto - per dirla col Pedante - è uno dei pochi blog in cui la qualità dei commenti rivaleggia con quella dei post. Ad esempio, "I presunti ignoranti, informandosi di meno, sono meno in balìa della propaganda" (miez73) e "La peggior monarchia possibile è migliore di qualsivoglia pseudo-democrazia moderna" (Bombadillo, citato non proprio letteralmente).
Ciò detto, caro Pedante, non sarebbe possibile disattivare il 'mostra' delle risposte ai commenti, acciocchè queste ultime si possano leggere immediatamente?
Caldi saluti.

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↪ Il Pedante

@Agapo Ho provveduto in tal senso.

Rispondi

↪ Agapo

@Il Pedante
Grazie.

Rispondi

ws

applausi ( e tristezza) come sempre
ws

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Bombadillo

Carissimi,
abbiamo discusso molto di democrazia, avete perfino dedicato il vostro tempo all'ipotesi Vanni, che invece per benevolenza verso l'autore andava considerata una boutade (se non fosse che sono 10 anni che ci pensa...! ): non chiedetemi di spiegare il perche, non lo faro, il mio tempo lo dedico alle parole libere, non a quelle in liberta.
Non abbiamo discusso, pero, di monarchia, eppure il suo ruolo nel Brexit e stato determinante, con la regina che, fino a due giorni dal voto, ha dato indicazioni chiare al suo popolo per l'uscita (cosa che teoricamente non avrebbe potuto fare, essendo tenuta all'imparzialita).
Quale morale trarne?
Forse che la peggiore (per me) monarchia possibile, in quanto protestantica, parlamentare, che non riconosce la legge salica, rimane comunque meglio della migliore democrazia possibile, in quanto garantisce la posizione di difesa dell'interesse nazionale, da parte di chi non puoi comprare con trenta denari (rectius: euro), diversamente dai vari maggiordomi strapagati di turno?
Tom
P. S. mi scuso ma ho difficolta con la tastiera.

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↪ Il Pedante

@Bombadillo Questa prospettiva è inedita e stimolante.

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↪ Pietro Paolo

Stimolantissimo.
Infatti riflettevo. Considerando che:
Tutte le persone che hanno contribuito al successo del Brexit si stanno dimettendo.
Cameron, che è stato il promotore, Nigel Farage che ne è stato il più acceso sostenitore e Johnson che poteva poteva portare politicamente a compimento il distacco.
Manca solo la Regina.

Rispondi

↪ Bombadillo

@Pietro Paolo, appunto riferivo di una vittoria orfana, che risulta inedita, perche quelle sono le sconfitte, mentre le vittorie hanno molti padri. Significa che non solo Cameron era certo che vincesse il rimani, e ha fatto la campagna per quello, ma pure gli altri due non ci credevano realmente e non hanno nessuna voglia, capacita o inclinazione a gestire la prossima delicata fase. Si tratta di un esperimento che gli e scoppiato in mano. Qualcuno ha capito la vera tendenza e ha tentato di rovesciare il risultato armando la mano del folle. La povera vittima sacrificale, preghiamo per lei, non e bastata. Ma senza il divario sarebbe stato maggiore. Sono preoccupato per gli USA, se Trump rischiera di vincere potrebbe succedere di tutto.
Tom

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↪ a perfect world

@Bombadillo
Ammesso che i regnanti d'Inghilterra possano costituire un simbolo potente di identita' e coesione nazionali, non credo si possano confrontare con le vere monarchie del passato. Capisco che certi aspetti del cosiddetto progresso o modernita' sono assolutamente dannosi per le maggioranze, ma stavolta non vedo il bambino da recuperare nell'acqua sporca della storia. Senza borghesia, capitalismo, lotta di classe e democrazie, quanti di noi avrebbero l'acqua corrente in casa?

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↪ Bombadillo

@a perfect world,
certamente non sono paragonabili, proprio perche parlamentari, protestantiche, etc. Del resto, sono potute rimanere al loro posto proprio per quello. In primis, perche tolleravano l'usura. La storia del protestantesimo e del pensiero liberale e la storia della rivincita dei prestatori professionali di denaro, che hanno sostituito capi di stato e di governo che non potevano corrompere, in quanto amministratori del proprio, con altri che potevano corrompere, in quanto amministratori di beni non propri. Per il resto, il livello di benessere materiale diffuso garantibile con la tecnologia contemporanea non ha precedenti nella storia, neanche recente, quindi non dipende tanto dall'assetto politico. Anzi, mi pare evidente che da quel punto di vista, gli attuali detentori effettivi del potere politico -appunto i prestatori professionali di denaro- si stiano riprendendo tutto quello che le social-democrazie avevano concesso fino a quando vi era la contro-offerta politica comunista, ovvero l'unione sovietica. Si riprendono tutto oltre ogni loro necessita, in un momento in cui potremmo stare bene tutti: basti pensare che la crisi e di domanda, non di offerta, causata da rarefazione monetaria artificialmente indotta. Con odio. Un odio insensato che i monarchi cattolici non hanno mai avuto nei confronti del proprio stesso popolo.
Tom

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↪ Agapo

@Bombadillo
"Il proprio stesso popolo". Se quest'ultimo appartenesse ad un'altra razza, invece, oltre che ad un'altra religione, si spiegherebbe tutto.

Rispondi

↪ Bombadillo

@Agapo,
io voglio solo dire che preferirei essere governato da San Luigi, invece che -di fatto, che poi e quel che conta, se pur non di diritto- da Draghi e, per suo tramite, dalla cupola transnazionale dei prestatori professionali di denaro (personalizzando), o dai mercati (se preferisci la versione impersonale). La tua replica sarebbe che erano "buoni" con il proprio popolo ma "cattivi" con le altre razze e religioni? Io ovviamente non sono d'accordo (ma non mi pare questa la sede per una discussione sulla storia dei territori di oltremare, nonostante ne sia un appassionato), ma anche se fosse come sostieni tu, comunque bisognerebbe concludere che erano meglio quelli, che erano "cattivi" solo con gli altri, che questi che sono ugualmente "cattivi" con i propri, con gli altri, con l'umanita. I nemici dell'umanita un tempo erani i pirati, ora sono i sovrani, nel senso che abbiamo tolto la sovranita ai re per darla al popolo, ma abbiamo finito per consegnarla a dei pirati.
Tom

Rispondi

↪ Mikez73

@Bombadillo
Delle due l'una però: o la regina ha avuto un ruolo politico effettivo, nel caso specifico a tutela dell'interesse nazionale inglese (e allora ha senso interrogarsi sulla monarchia come possibile istituzione al di sopra delle leggi del mercato) o i detentori del vero potere sono i membri dell'haute finance, che si servono del trono inglese in generale, e della cara Elizabeth in particolare, come paravento della loro macchinazione, e in tal caso la testa coronata avrebbe fatto in realtà semplicemente il loro gioco.
Quale pillola scegli?

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↪ Bombadillo

@Mikez73,
mi pare chiaro: la prima. Una cosa e scendere a patti pur di restare re, ed abrogare il reato di usura, come nessun monarca cattolico ha mai fatto: lo fece VMII tornato dall'UK appunto perche ormai affiliato e non piu cattolico, nell'ambito di una persecuzione del cattolicesimo, prezzo pagato all'UK per i soldi in prestito e l'appoggio navale per la conquista del SUD. Altra cosa e abdicare completamente. Che senso ha essere il sovrano di uno stato non piu sovrano? Non e che la regina ha difeso l'interesse nazionale. Ha difeso l'interesse suo e dei suoi discendenti... che coincide con l'interesse nazionale. Insomma, lei che e regina dell'UK non voleva morire suddita di fatto della culona, o di chi per lei. Come darle torto?
Tom

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↪ a perfect world

@Bombadillo
Grazie per la cortese e, come sempre, interessante risposta,

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↪ a perfect world

@Bombadillo
Ho appiccicato il concetto che re e principi sono stati spazzati via dai popoli desiderosi di liberta'. Nessuno a scuola - e spero di essere contraddetto - insegna che re ed imperatori sono stati spazzati via da altri re ed imperatori, piu' dimessi nell'aspetto e scaltri nell'agire: i bottegai. I popoli subiscono, ogni tanto vivono un periodo buono quando 1) il sovrano e' effettivamente illuminato, 2) gli interessi dei dominanti collimano con quelli della maggioranza. Due eventi decisamente rari. Devo approfondire la relazione fra rivoluzione scientifica ed usura sdoganata... infatti dopo Galileo in territorio italico non c'e' stato alcun seguito, se non in tempi molto recenti.

Rispondi

↪ mikez73

@Bombadillo
Anch'io ringrazio della cortese risposta, pur in ritardo.
In realtà il punto non mi risulta così chiaro (così chiaro come un lago senza fango, sir), viste le premesse: se sovrano è colui che decide sullo stato del denaro - sulla sua abbondanza, sulla sua scarsità - allora non è la regina a decidere, in ultima istanza, visto che non detiene i cordoni della borsa. Peraltro mi sembra che possano esistere sovrani di uno stato non più sovrano, come Juan Carlos, per esempio. No?
A scanso di equivoci, la mia non è una domanda retorica, di cui so già la risposta.
Inoltre non sono tanto ferrato in storia, neanche risorgimentale: VMII sta per Vittorio Emanuale II? Tornò dall'Inghilterra affiliato a che cosa? I soldi glieli prestò la regina o i prestatori di professione? Le domande, come sopra, non sono retoriche. Se non c'hai voglia o tempo di rispondere capisco, magari mi potresti gentilmente dare una fonte e me la vado a leggere.

Rispondi

↪ Bombadillo

Carissimi,
mi scuso per il ritardo nella risposta, ma ero al Korova Milk Bar con un paio di amici.
@a perfect word,
io lascerei perdere tanto quello che insegnano a scuola quanto i sovrani illuminati.
Questa vicenda dell'euro può essere oggi, per chi l'ha capita, quello che per me è stato il meridionalismo a diciotto anni.
Almeno, se uno applica il teorema di Gasparino, che del resto è infallibile.
Perché, se mi freghi su quello, allora mi freghi su tutto. Sei ladro tu, era ladro tuo padre, ed era ladro tuo nonno, e io vi licenzio tutti e tre.
Oppure, può avere una valenza limitata, senza che l'aver svelato una grande menzogna ti faccia venire voglia di svelarne altre. Scegli tu cos'è meglio per te.
Comunque, la connessione non è tra la rivoluzione scientifica e l'usura, ma tra il protestantesimo e l'usura. Come scrivevo da ultimo in altro blog, dove e quando sono nate le grandi famiglie di prestatori professionali di denaro che oggi comandano la civiltà occidentale. In portogallo nel 1400? O in Francia nel 1600? Oppure...!!!!
Poi ci sono pure pseudo teorie scientifiche accettate solo per motivi socio-politici, ma questo è un altro discorso, ed è il caso del darwinismo. E' interessante notare (Cohen, La rivoluzione nella scienza) come la stessa definizione di teoria scientifica venne modificata, troncata, pur di includervi il darwinismo. Per altro, si tratta di una "teoria scientifica" poi falsificata dall'esistenza, in natura, di complessità irriducibili e posizioni intermedie inefficienti... ma veramente così andiamo o.t.
@Mikez73,
la regina d'Inghilterra è il capo di stato, e preferisce esserlo di uno stato sovrano, e non di una colonia germanica, tanto più che lei è il capo di stato pure di tante colonie, e non vuole essere colonizzata a sua volta: poi è chiaro che non è un sovrano nel senso pieno, ma protestantico, etc., etc. Non mi pare, tuttavia, possa reggere il confronto con altre monarchie europee minori, diciamo così, meno imperiali, tanto meno con la spagnola che fino "all'altro ieri", per 40 anni non ha espresso il capo di stato (era Franco). E comunque non si può escludere che, se un domani la Spagna sarà chiamata ad un referendum analogo, la monarchia potrà giocare un ruolo corrispondete. Non lo escludo, e tuttavia non lo ritento neppure probabile, ma solo possibile, per via delle differenze suesposte....oltre che per la "notevole complicazione" di avere l'euro, che in ogni caso spingerebbe a più miti consigli.
A VMII -che è lui, certo- i soldi li prestarono i banchieri, la flotta l'assicurò il governo...tutto questo dopo che si era affiliato...a cosa? BOH??????? Forse alla stessa società alla quale erano affiliati Mazzini e Garibaldi? Tanto che appena tornato, oltre ad abrogare il reato d'usura, perseguitare i cattolici (Pellicciari, Il Piemonte anticattolico), aiutare i protestati (valdesi), graziò Mazzini (su cui pendeva una condanna a morte in contumacia, come in ogni altro stato cattolico), e poi ebbe l'appoggio di Garibaldi. Vediamo che società poteva essere? La bocciofila di Londra?
Ti do un aiutino: è stanziale (così vediamo se sei ferrato anche in un genere di film totalmente diverso).
Ciaociao.
Tom
P.S.: apw, per altro, ci sono paesini calabresi in cui, per tradizione tramandata dal 1860, alla festa patronale, ancora si ammazza il Garibbaldu, cioè il porco, ma neanche questo lo insegnano a scuola.

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↪ mikez73

@Bombadillo
Grazie di nuovo per la gentile risposta. La carne al fuoco è tanta, non so neanche da dove iniziare, spero di tenermi all'essenziale (P.S. non ci sono riuscito, sono stato pedantissimo, peraltro rileggendomi mi rendo conto di assumere pure un tono particolarmente assertorio, alquanto inutile, visto che non ho titoli e non "so" niente, sono solo un ex-libraio che legge tanti libri - quindi mi scuso in anticipo) .
Vediamo:
1. VMII
Inizio dicendo che quando sento la parola "massoneria" mi viene il latte alle ginocchia, e non perché non creda che esista, abbia avuto e abbia un ruolo importante a livello di governo economico e politico, (tra l'altro sono un felice paranoico, cioè rivendico la mia inclinazione a cercare un ordine nascosto, e proprio per questo mi è molto difficile non varcare il confine del "complottismo"), ma perché sull'argomento mi sembra si possa dire la qualunque, in mancanza di prove, che infatti di solito mancano, ma che sono le uniche che legittimerebbero un discorso pubblico di questo tipo.
Tu mi dici che VMII era affiliato. Si sa per certo? C'è un documento? Una testimonianza orale? Per esempio, in rete ho trovato un brano di Aldo A. Mola, studioso ufficiale (con tutti i limiti del caso) della materia, come saprai meglio di me, dal titolo "La monarchia nell'età delle costituzioni - il caso Savoia", in cui l'autore dice, testuali parole, che VMII "non fu mai massone". Peraltro Mola continua dicendo che VM ricorse alla Libera Muratoria per coronare l'unificazione nazionale, quindi siamo lì… io ho inteso "affiliato" nel senso tecnico, ma forse non è così? Si può ricorrere alla massoneria senza essere massone?

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↪ miez73

@Bombadillo
2. La Corona e la Regina
Essendo come detto paranoico mi piace sgrufolare nella sterminata e spesso monotona letteratura complottista (che il più delle volte manca di prove documentali, di fonti, di bibliografie decenti, cioè della più elementare metodologia scientifica nell'ambito delle scienze (sic) sociali, per non parlare poi dei labili e balzani nessi logici che l'affliggono), ma mi sono imbattuto in questa "ricostruzione" che mi sembra faccia al caso nostro, forse la conosci forse no: quando si parla di "corona" inglese di solito si pensa a quella che adorna la zucca della regina. Ma ce n'è un'altra: la società privata "The Crown Corporation" della City of London.
[Inizio citazione]: "Questa città, che si trova nel cuore di Londra, divenne uno stato-sovrano nel 1694 nello stesso anno in cui il re Guglielmo III d'Orange privatizzò la Banca d'Inghilterra.
La "City of London" è in realtà una società privata - uno Stato sovrano - che occupa un rettangolo irregolare di 677 acri e si trova proprio nel cuore della 610 miglia quadrate della “Greater London" cioè la città di Londra. La popolazione della 'City' è di poco più di quattromila persone, mentre la popolazione di Londra ( 32 distretti ) è di circa sette milioni e mezzo.
“The Crown" (La Corona) è un comitato di dodici/quattordici uomini che governano lo Stato sovrano indipendente conosciuto come 'The City'. 'The City' non fa parte dell'Inghilterra. Non è soggetta al sovrano. Non è sotto il dominio del Parlamento Britannico.
Come il Vaticano a Roma, è uno stato indipendente e separato.
Qui sono raggruppate le grandi istituzioni finanziarie e commerciali della Gran Bretagna: grandi banche, i Lloyd di Londra, il London Stock Exchange, e tutte le banche britanniche. Ospita anche le filiali di 385 banche estere, di cui 70 statunitensi. Qui, inoltre, si trova Fleet Street, il cuore e il nucleo del mondo dei giornali e dell'editoria.
La City / The Crown Corporation non è soggetta alla Legge Inglese; ha le sue corti, le sue leggi, la sua bandiera, il proprio corpo di polizia - esattamente come lo Stato della Città del Vaticano.
La “Crown Corporation” è anche separata dalla città metropolitana; la sua polizia guida auto rosse e le loro uniformi sono diverse da quelle della polizia metropolitana .
“La City ", che viene spesso chiamata "il miglio quadrato più ricco della terra" è governata da un sindaco, diverso da quello di Londra. Il sindaco, che è eletto per un anno, è il monarca in città e come dice Aubrey Menen in "London" , Time-Life , 1976, p .16: "il rapporto di questo monarca del Comune col monarca del regno [La Regina] è curioso e dice molto."
E certamente è così quando ad esempio la regina d'Inghilterra va a visitare la città e si incontra col sindaco a Temple Bar, la porta simbolo della City .
Si inchina e chiede il permesso di entrare nel suo Stato privato. Durante tali visite di Stato, il sindaco nei suoi abiti e con la catena e il suo entourage in costume medievale, offuscano il partito reale, che può vestire in modo più usuale.
Il sindaco porta la regina nella sua città. Il simbolismo è evidente. Il sindaco è il monarca. La regina è il suo sottoposto. (Nota mia: il cerimoniale prevede che la Regina stia sempre un passo indietro).
È importante riconoscere il fatto che due imperi distinti operavano sotto le mentite spoglie dell'Impero Britannico.
Uno era l'impero della Corona e l'altro l'Impero Britannico. I possedimenti coloniali che erano bianchi erano sotto il sovrano - cioè sotto l'autorità del governo britannico. Tali nazioni come Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e Canada sono regolati dal diritto britannico. Questi rappresentano solo il tredici per cento delle persone che componevano gli abitanti dell'Impero Britannico.
Le altre parti dell'Impero Britannico - nazioni come l'India, l'Egitto, Bermuda, Malta, Cipro e colonie in Africa centrale, Singapore, Hong Kong e Gibilterra erano tutti Colonie della Crown Corporation (cioè non la Crown (Corona) intesa come la regina ). Queste non erano sotto il dominio Britannico." [fine citazione]. Bibliografia: E.C. Knuth, The Empire of "The City".
Prendendola per buona, e io le prove non le ho, i soldati inglesi per quali delle due corone sarebbero andati a combattere? La stessa confusione tra le due corone risalta da quello che mi dici su VMII, che, per esempio, avrebbe ricevuto i finanziamenti dall'una ma la flotta dall'altra (il che allora confermerebbe l'ipotesi di cui sopra). Insomma, chi è il vero monarca? Chi decide?
Tornando all'oggi, e riformulando la mia obiezione originaria: se il vero interesse della City, cioè della lobby dei prestatori, fosse stato per il remain, la regina cosa avrebbe fatto? gli sarebbe andata contro?

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↪ mikez73

@Bombadillo
3. Monarchia e lobby
Il punto di discussione verte sulla possibilità che l'istituzione monarchica possa essere un presidio dell'interesse nazionale contro lo strapotere dei mercati. Secondo me no, per diversi ordini di motivi.
A. La finanza (intesa come lobby dei prestatori) nasce come finanza di guerra, cioè proprio per finanziare i sovrani nelle loro guerre che porteranno alla formazione degli Stati Nazione.
B. In seguito, la finanza (intesa come sopra) si consolida come finanza pubblica: cioè i prestatori diventano "finanziatori professionisti del debito pubblico".
"La costituzione di apparati amministrativi sempre più estesi (eserciti permanenti, ma anche burocrazie civili) è il segno sicuro dell'emersione della forma statuale moderna. Lo Stato moderno sorge da subito come costruzione simbolica e come amministrazione, e l'amministrazione genera un fabbisogno pubblico cui non è possibile pensare di far fronte unicamente con il tesoro personale del sovrano, né solamente con con la costituzione di un sistema impositivo. Lo Stato moderno sorge come speditore di denaro che non ha, e quindi come debitore. Il segno della sua affermazione è la costituzione del debito pubblico. […] Il principe premoderno può, certo, indebitarsi, ma a titolo personale, dietro garanzie tratte dal suo tesoro personale; e soprattutto non è strutturalmente un debitore. Stato moderno e debito pubblico sorgono invece insieme, sono legati strutturalmente l'uno all'altro: la capacità di affermazione della macchina amministrativa è immediatamente connessa alla sua capacità di drenare e insieme mobilitare risorse economiche e finanziarie all'interno del territorio che è chiamato a governare." (Massimo Amato, Le radici di una fede, pp.118)
Monarca e finanza sono due facce della stessa moneta, sono imbricati strutturalmente, non sono due poteri in conflitto (o perlomeno non più: alcuni sono venuti a più miti consigli, altri sono stati defenestrati, o decollati), come peraltro affermi tu stesso.
Sono due facce dello stesso problema governamentale, cioè come governare una popolazione che si è moltiplicata in modo esponenziale (una volta si chiamava massa, ora va di moda moltitudine)
C. Infine, il governo in funzione dell'aumento di popolazione non è scindibile dall'affermarsi delle moderne tecnologie della comunicazione, ergo dal formarsi dell'opinione pubblica, della propaganda, e in ultimo dello Spettacolo - il motivo per cui forse il Barocco ha ancora tanto da dirci. Dal punto di vista dello Spettacolo, la lotta politica per come la conosciamo è solo uno pseudo conflitto, una messa in scena sportiva per tenere distratti i cittadini, ormai trasformati del tutto in pubblico, mentre le vere decisioni vengono prese in altri luoghi - come la storia dell'Unione Europea non smette di confermare, e senza che i suoi sherpa, tipo Monti, non smettano di argomentarlo alacremente. Della serie cornuti e mazziati. Se questa è la struttura del potere, cioè un potere che è del tutto privatizzato, è indifferente quale forma di governo stia sugli schermi, resta una messa in scena, per quanto coronata.
Bibliografia per i punti A e B, i bellissimi libri di Massimo Amato e Luca Fantacci, docenti della Bocconi:
Amato, Le radici di una fede, Bruno Mondadori
Amato e Fantacci, Fine della Finanza, Donzelli
Amato e Fantacci, Come salvare il mercato dal capitalismo, Donzelli
per il punto C, Debord, ovviamente, e Lippman, (L'opinione pubblica, Donzelli e La società giusta, Einaudi)

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↪ mikez73

@Bombadillo
4. Infine, vorrei dire qualcosa anche sulla tua risposta a perfect world.
Grazie ai commenti sul blog di 48 ho scoperto i libri di Nicola Zitara e il mio mezzo sangue terrone ha ribollito (sono nato e vivo al Nord, ma ho un quarto di sangue napoletano e un quarto calabrese). E concordo con te, capire cos'è l'unione monetaria europea illumina retrospettivamente cos'è stata l'unione monetaria italiana. Il che mi ha fornito l'esempio plastico, concreto, di una "immagine dialettica", nel senso in cui cercava di pensarla Walter Benjamin: l'esperienza del "risveglio" , nell'adesso, ora, nel momento del pericolo, quando un'illuminazione profana permette di "ricordare", e il passato diventa "leggibile".
"Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo 'proprio come è stato davvero.' Vuol dire impossessarsi di un ricordo così come balena in un attimo di pericolo. Per il materialismo storico l'importante è trattenere un'immagine del passato nel modo in cui s'impone imprevista nell'attimo del pericolo, che minaccia tanto l'esistenza stessa della tradizione quanto i suoi destinatari. Per entrambi, il pericolo è uno solo: prestarsi ad essere strumento della classe dominante. In ogni epoca bisogna tentare di strappare nuovamente la trasmissione del passato al conformismo che è sul punto di soggiogarla. Il messia infatti viene non solo come il redentore, ma anche come colui che sconfigge l'Anticristo. Il dono di riattizzare nel passato la scintilla della speranza è presente solo in quello storico che è compenetrato dall'idea che neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince. E questo nemico non ha smesso di vincere. " (W.B. Tesi sul concetto di storia, VI)
P.S. 1. Quanto agli indovinelli: se intendi che le grandi famiglie siano nate in Germania io non sarei tanto d'accordo: sono di fede sombartiana, più che weberiana.
P.S. 2. Il film stanziale qual è? non ci sono arrivato.

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↪ Bombadillo

@mikez73,
aiuto!
Confesso che sei stato troppo ampio e articolato, perché io possa risponderti puntualmente (sai, dovrei scrivere di diritto penale...ma così, per hobby).
Spero mi perdonerai, quindi, l'andamento rapsodico delle risposte.
Partiamo dal punto fondamentale che, non ti dispiacere, ma mi pare denoti una tua grave carenza culturale:
NON HAI VISTO VIENI AVANTI CRETINO!!!!!
La scena alla quale mi riferivo è la seguente:
link
Anche se la scena più bella è sicuramente questa, semplicemente grandiosa (dal terzo minuto):
link
Per il resto, che dire? Pure io sono d'accordo con Sombart, il rinascimento italiano è stato una forma di pre-protestantesimo e pre-capitalismo. Da questo punto di vista, mi pare emblematica la vicenda della famiglia Warburg, che partì tra Venezia e Bologna, ma poi fu costretta a trasferirsi nella protestantica Germania.
Per altro, proprio una Warburg sposo uno dei due "dioscuri de noantri", mentre il fratello più famoso se lo accalappiava un'altra tedesca, che non era di una famiglia di banchieri, ma comunque era la sorella di un noto economista liberale. In piena II^ guerra mondiale, a migliaia di chilometri di distanza, due tedesche liberiste (una lato banchieri, l'altra lato economisti), si sposano con due fratelli che diventano liberisti de noantri ....ma probabilmente è un caso. Come è uno caso quello delle due mogli consecutive "tedesche" dell'indiano (la moglie indiana l'ha smollata arrivato a..... Londra; la prima "tedesca", invece, è morta di un brutto male), e non certo una cooptazione mediante sposalizio, per via matriarcale.
Comunque, Rothschild, Sachs, Goldman, Lehman, vengono tutti dalla Germania (luterana) e poi sbarcano negli USA (calvinisti), decidi un po' tu, se c'è un nesso oppure no.
Per quanto riguarda VMII. La massoneria è una società segreta, chiedere la prova documentale di una affiliazione di un monarca ottocentesco -per giunta, teoricamente cattolico- alla massoneria, mi pare una pretesa eccessiva.
Stiamo ai fatti. VMII andò a Londra, dov'è, nei primi del 1700, era sorta la prima Gran Loggia della moderna massoneria speculativa. Se ne tornò a casa carico di soldi e di appoggi militari, e subito iniziò una politica in perfetta linea con le convinzioni massoniche (e questo è documentato). Tu che ne deduci? Da penalista, io direi che non c'è la prova, ma ci sono indizi gravi, precisi e concordanti, che ex art. 192 c.p.p. bastano per una condanna. Mentre noi qui non stiamo condannando nessuno. Ma poi che importa se si affiliò oppure no? E' un dettaglio. Il punto è che ottenne e, in cambio, diede come politiche....io ne deduco che si fosse affiliato, ma, se pure così non fosse, non cambierebbe nulla.
Ciao.
Tom

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↪ mikez73

@Bombadillo
Confesso!! Non l'avevo mai visto. Rimedierò assolutamente.

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miez73

"La democrazia è il male", commentava così un mio amico dall'Inghilterra all'indomani del voto referendario UK, sconvolto per la crassa ignoranza, xenofobia e una generale cultura retrograda che emergeva secondo lui dal dibattito pubblico a cui aveva potuto assistere, tanto di chi aveva votato per l'uscita quanto dei politici che l'avevano propugnata (nello specifico Farage, con tanto di link a un articolo in cui si dimostrava che il buon Nigel non sapesse scrivere in un inglese corretto).
Il mio amico concludeva dicendo che lassù, gli "esseri senzienti" erano tutti disperati.
Per consolare l'inconsolabile amico, gli ho fatto presente che:
a. via Jacques Ellul, i cosiddetti intellettuali (che sarebbero i "senzienti") sono i più proni e psicolabili di fronte alla propaganda. Sono informati: cioè la loro testa viene messa "in forma" da quella pseudo conoscenza di seconda mano e totalmente adulterata che percola da giornali, tivvù e libri alla moda (cioè quelli pubblicizzati da giornali e tivvù).
b. che, come dice il filosofo francese Michéa (comunista fino al midollo, il quale si interroga sul "mistero della sinistra", cioè sulla sua scomparsa) "si puo sapere tutto e non comprendere niente".
La cultura piddina, cioè una infarinatura di cultura umanistica priva di numeri, matematica, economia e finanza - gli arcana imperii - in questo momento non ti permette di capire, non dà accesso alla realtà. Period. Mi dispiace, è dura da mandar giù, ma è così.
c. che i presunti "ignoranti", informandosi di meno, sono, per paradosso, meno in balia della propaganda, da cui il loro voto apparentemente bifolco.
d. L'elettorato di destra (quello che è tale dal punto di vista della sinistra, e anche prendendo per buona la differente scolarizzazione come spiegazione dell'esito elettorale) "sente" qual è il vero problema, perché più in basso nella scala culturale, sente prima e più forti le vibrazioni che vengono da sotto terra del futuro terremoto. Per esempio, sentono per primi il problema dell'immigrazione, ma gli vengono date le risposte sbagliate (Forza Italia, Lega, che focalizzano l'attenzione e la rabbia sugli effetti - l'immigrato, invece che sulle cause - chi e perché decide le politiche di immigrazione, nascoste more solito all'ombra dell'emergenza). L'elettorato della sinistra attuale (cioè puramente nominale), che si trova ai piani alti, non sente una mazza e in ogni caso gli vengono date comunque le risposte sbagliate, cioè scollate dalla realtà.
e. per quanto sopra, bisogna rifiutare categoricamente ogni analisi del voto in termini di testa/pancia: al massimo si può dire che votano tutti con il culo, l'unica differenza è tra chi ce l'ha già sfondato e chi no (non ancora).
f. Vige la legge del più forte, ed è universale, non ci vuole la cultura per capirla. Anzi, la cultura fa da diaframma, non permette di capire.
Comunque, questo rigurgito antidemocratico di chi si definisce progressista, come ben esemplificato dal post del Pedante, è sicuramente il dato più inquietante di tutti. L'idea del voto ponderato del signor Vanni non ne è che la versione light:
"L'odio per la democrazia non è certo una novità. È tanto vecchio quanto la democrazia, perché già questa parola è l'espressione di un odio. È nata, infatti, come un insulto inventato nell'antica Grecia da coloro che vedevano la rovina di ogni ordine legittimo nell'innominabile governo della moltitudine. Ed è restata il sinonimo di un abominio per tutti quelli che pensavano che il potere spettasse di diritto a coloro che vi erano destinati per nascita o vi erano chiamati per le loro competenze. […] Il nuovo odio per la democrazia si può riassumere in una tesi molto semplice: c'è soltanto una democrazia buona, quella che frena la catastrofe della civiltà democratica".
Jacques Rancière, L'odio per la democrazia, ed. Cronopio

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↪ Il Pedante

@miez73 Codesto è un commento prezioso. Ne farò tesoro per la prossima puntata della serie.

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↪ mikez73

Aggiungo, se non rubo troppo spazio o tempo, qualche altra citazione dal libro di Rancière, direi che cadono a fagiuolo:
1. dalla quarta di copertina
"Non viviamo in una democrazia", afferma Rancière, ma "in uno stato di diritto oligarchico". Contrariamente a quanto si pensa, infatti, la democrazia non è né una forma di stato né di governo, ma il fondamento egualitario e tendenzialmente anarchico su cui si fonda ogni vera politica. Contro questo fondamento si è scagliato, da Platone in poi, l'odio delle oligarchie economiche e statali che cercano di fondare la legittimità del loro potere su requisiti naturali o presupposti - nascita, ricchezza, sapere - nell'intento di privatizzare la sfera pubblica e trasformare le questioni politiche in problemi di mera gestione.
2. Sul referendum francese per la costituzione europea del 2005 (esito: NO), pp 95-96
"L'alleanza oligarchica della ricchezza e della scienza esige oggi tutto il potere ed esclude che il popolo possa ancora dividersi, moltiplicarsi. Ma la divisione, che è stata espulsa dai principi, ritorna da tutte le parti.[…] Ritorna infine nel funzionamento stesso del sistema elettorale, quando le uniche soluzioni che si impongono tanto ai governanti quanto ai governati debbono sottostare alla scelta imprevedibile di questi ultimi. Il referendum europeo ne ha fornito la prova. Nello spirito di coloro che sottomettevano la questione a referendum, il voto doveva intendersi secondo il senso originario che ha l' 'elezione' in occidente: come un'approvazione data dal popolo riunito a coloro che sono qualificati per guidarlo.
Doveva essere così, anche perché l'élite degli esperti di stato era unanime nel dire che la questione non si poneva più, che si trattava soltanto di proseguire la logica degli accordi già esistenti e conformi agli interessi di tutti. La maggior sorpresa del referendum è stata che una maggioranza di votanti ha ritenuto invece che quella questione fosse una vera questione, che essa non dipendesse dall'adesione della popolazione, ma dalla sovranità del popolo e che solo il popolo potesse rispondere sì o no. Il resto si sa.
Si sa anche di questa sciagura, come pure di tutte le difficoltà del consenso, gli oligarchi i loro scienziati e i loro ideologi hanno trovato subito una spiegazione: se la scienza non riesce a imporre la sua legittimità è colpa dell'ignoranza. Se il progresso non progredisce è colpa dei ritardatari. Una parola, continuamente salmodiata da tutti gli esperti, riassume questa spiegazione: il 'populismo'. In questo termine rientrano tutte le forme di secessione nei confronti del consesso dominante, sia quel che derivano dall'affermazione democratica sia quelle che nascono dai fanatismi razziali o religiosi. […]
Populismo è il facile nome sotto il quale si cela la contraddizione esasperata fra la legittimità popolare e la legittimità scientifica, nonché la difficoltà del governo della scienza ad adattarsi alle manifestazioni della democrazia e perfino a quella forma mista che è il sistema rappresentativo. Questo nome maschera e allo stesso tempo rivela il grande desiderio dell'oligarchia: governare senza popolo, cioè senza divisione del popolo, governare senza politica."
3.
fede vs ignoranza, pp.97-98:
"Qual è la necessità in nome della quale avvengono queste trasformazioni? Che la crescita del capitale e gli interessi degli investitori abbiano le loro leggi che derivano da una matematica sapiente, lo si può facilmente ammettere. Che queste leggi entrino in contraddizione con i limiti posti dai sistemi nazionali di legislazione sociale, è ugualmente chiaro. Ma che si tratti di leggi storiche ineluttabili alle quali è inutile opporsi, perché promettono alle generazioni future una prosperità che merita il sacrificio di quei sistemi di protezione, non è più una questione di scienza, bensì di FEDE. […]
Ci vuole una fede. L' 'ignoranza' che viene rimproverata al popolo è semplicemente la sua mancanza di fede. La fede storica ha cambiato campo. Oggi sembra l'appannaggio dei governanti e dei loro esperti. Perché asseconda la loro compulsione più profonda, la compulsione naturale al governo oligarchico: la compulsione a sbarazzarsi del popolo e della politica. Dichiarandosi semplici gestori delle ricadute locali e della necessità storica mondiale, i nostri governi si industriano a eliminare il supplemento democratico.
Inventando istituzioni sovra-statali, che non sono Stati a loro volta e che quindi non sono responsabili di fronte a nessun popolo, i nostri governi realizzano il fine immanente alla loro stessa pratica: depoliticizzare le questioni politiche, sistemarle in luoghi non-luoghi che non lasciano spazio all'invenzione democratica di luoghi polemici. Così gli stati e i loro esperti possono intendersela tranquillamente fra loro."
4.
Infine, questa (pp.103-104) è per tutta l'intellighenzia di sinistra, in particolare per gli ex '68ini, gli ex LC, gli ex Potere Operaio finiti a far parte dell'élite del giornalismo e dei media, e per tutti i piddini del mondo uniti, che stanno sbavando in questi giorni di fronte al fatto che il mondo non sempre corrisponde a quello che la loro testolina si immagina; spiega a sufficienza perché questo ceto pseudo-intellettuale si sta ovinamente conducendo al macello da sé (portandosi dietro pure noi, purtroppo, ma confermando in questo modo una delle leggi sulla stupidità umana di Cipolla):
"Questo disagio dell'oligarchia e queste difficoltà della democrazia permettono di comprendere le manifestazioni intellettuali del furore antidemocratico. Questo furore è particolarmente vivo in Francia, dove esiste un partito intellettuale dichiarato, a cui i media conferiscono un potere, sconosciuto altrove, di interpretare giorno per giorno i fenomeni contemporanei e formare l'opinione dominante.
Si sa come questo potere si sia affermato nel dopo '68, quando gli ambienti che dirigevano l'opinione pubblica, sconcertati da un movimento la cui comprensione sfidava gli strumenti intellettuali a loro disposizione, si misero alla ricerca febbrile di interpreti della sconvolgente novità dei tempi e delle oscure profondità della società. L'arrivo al potere dei socialisti nel 1981 accrebbe ulteriormente il peso di questi interpreti nella formazione dell'opinione, senza che il numero dei posti da occupare fosse sufficiente a soddisfare le ambizioni di alcuni, e senza che altri vedessero l'interesse mostrato dai governi per le loro tesi tradursi in misure concrete. Questo partito bivacca da allora su queste posizioni, inserito perfettamente nella gestione dell'opinione dominante e onnipresente nei media, ma privo di ogni influenza sulle decisioni dei governanti, onorato nelle sue prestazioni, umiliato nelle sue ambizioni, nobili o basse.
Alcuni si accontentano di questa funzione suppletiva. Chiamati regolarmente a spiegare all'opinione che cosa accade e che cosa dobbiamo pensarne, contribuiscono con la loro scienza alla formazione del consenso intellettuale dominante. Tanto più che per far questo non devono rinnegare niente né della loro scienza né delle loro convinzioni progressiste.
L'idea-forza del consenso, infatti, è che il movimento economico mondiale testimoni di una necessità storica alla quale bisogna adeguarsi i e che soltanto i rappresentati di interessi arcaici e di ideologie desuete possono negare. Ora, però, questa idea è anche quella che fonda la loro convinzione e la loro scienza. Credono nel progresso. Avevano fede nel movimento della storia, quando ritenevano che conducesse alla rivoluzione socialista mondiale. E continuano ad averla anche ora che conduce al trionfo mondiale del mercato. Non è colpa loro se la storia si è sbagliata.
Così possono facilmente reinvestire nelle condizioni di oggi le lezioni imparate ieri. Provare che il movimento delle cose è razionale, che il progresso è progressista e che solo gli attardati vi si oppongono; mostrare di rimando che la marcia in avanti del progresso continua a respingere nel passato gli arretrati che si mettono a ritardare la marcia - questi principi basilari della spiegazione storica marxista si possono applicare perfettamente alle difficoltà della "modernizzazione".
[…]
Il concetto-principe che anima questa denuncia, quello di populismo, è preso anch'esso in prestito dall'arsenale leninista. Consente di interpretare ogni movimento che lotta contro la depoliticizzazione condotta in nome della necessità storica come la manifestazione di una frazione retrograda della popolazione o di un'ideologia sorpassata.

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↪ lorenzo

@miez73
essere informati cioè avere la testa messa "in forma" è bellissimo. Da tenere a mente! Io in effetti mi informo pochissimo dalle fonti ufficiali, non apro quasi mai un giornale, se ascolto un TG, regolarmente mi incazzo. E' il mio istinto a dirmi di stare lontano da certa informazione, ma anche il buon senso maturato con l'esperienza (vedi la guerra in Iraq, per dirne una che mi ricordo bene). Però non capisco, perché ci sono ad esempio dei pacifisti che si sono accorti della manipolazione dell'informazione riguardo appunto le ultime guerre, e che però invece credono ancora che la UE e l'euro siano una cosa se non proprio buona, almeno migliore rispetto a un ritorno di moneta e stato sovrani, cioè in un caso non si sono giustamente fidati, nell'altro si fidano. Boh?

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epifaniog

Post molto interessante. Stanno facendo una cagnara vergognosa, come il bambino che perde al gioco della dama e rovescia il tavolo con tutte le pedine. Se il risultato fosse stato diverso, vorrei proprio vedere tutti gli elogi e le sviolinate delle libere elezioni che sarebbero venuti fuori.

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Iacopo Biondi B

Ormai il tappo è saltato. Ogni occasione, non solo Brexit, sarà buona per buttar lì, con nonchalance, le riforme mancanti. Quelle atte a devastare definitivamente intere conquiste sociali, rappresentate in decine di articoli della Costituzione. Il neoliberismo, nella sua arroganza e assenza di limite, sta affondando il colpo finale. Non si rendono conto, gli aedi di queste nuove "conquiste", che la democrazia ha anche il grande vantaggio di tutelarli dalla loro stessa voracità, in quei momenti storici in cui si manifesta più feroce. Perché senza il momento della composizione democratica delle contrapposizioni, che si estrinseca nel voto popolare e nella circolazione delle informazioni e idee che tale momento presuppone, il modo in cui le contrapposizioni si risolvono è sempre un tantinello meno tranquillo. E' bene quindi amarli la democrazia, il suffragio universale e la Costituzione; è bene soprattutto per loro.

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↪ lorenzo

@Iacopo Biondi B
sono abbastanza d'accordo col Pedante quando dice che questi vogliono solo arraffare il più possibile ADESSO, finché possono. Quando torneranno tempi più democratici (e penso e spero che torneranno) gli squali si adegueranno, abbastanza tranquilli di restare impuniti. Nel frattempo i morti, quelli no, non ritorneranno vivi.

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lorenzo

segnalo, sul tema, il parere di Barra Caracciolo:
"Non abbiamo bisogno di un referendum, ma di una forte offerta politica che sia in grado di dare speranza a tutta la nazione, in modo tale da determinare un largo processo di identificazione nella sovranità nazionale."
link

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↪ Ippolito Grimaldi

@lorenzo
Ed in questo sta la grande tragedia della nostra democrazia compressa tra l' offerta di un futuro che sta rivelandosi progressivamente ed inesorabilmente fallimentare da una parte ed una attesa di ritorno al passato che viene percepita come passivo anelito, nostalgico e reazionario.
Capisco che per molti, me compreso, la speranza è quella di un ritorno al futuro, ma questo ritorno non può essere vuoto, il ritorno alla speranza, all' ottimismo, alla solidarietà, deve essere accompagnato da un progetto politico capace non solo di governare il contingente (spesso con modalità emergenziali) , ma che si ponga il problema di poter garantire un futuro migliore alle generazioni successive, ai nostri figli e nipoti.
Ma prima che questo accada bisognerà farsi artefici del proprio destino se non vogliamo che il sistema crolli violentemente e ci tocchi passivamente subirne il disastro.
Il futuro ci è stato tolto con l' euro, la Ue è stata concepita solo come un grande sistema di gabbie salariali e fiscali in cui le persone vengono sradicate ed i popoli competono al ribasso; per ritornare al futuro dobbiamo cercare di abbatterla con gli strumenti della democrazia, cioè con il consenso, non esiste democrazia senza consenso, le dittature possono farne a meno, le democrazie no.

Rispondi

↪ Iacopo Biondi B

@lorenzo sono perfettamente d'accordo con Barra Caracciolo. Quello che però non possiamo permetterci è di convincerci che l'offerta politica la andiamo a scegliere col telecomando in mano come un canale televisivo, o possiamo prendercala bella e pronta su uno scaffale del supermercato. Bisogna darsi da fare per costruire l'offerta stessa. I temi sovranisti sono temi estremamente forti e hanno bisogno di una offerta forte e riconoscibile. La galassia sovranista sta crescendo e prendere posizione, impegnarsi, metterci la faccia e le idee per farla crescere ancora di più è fondamentale. In poche parole dobbiamo scegliere con chi stare e militare. Lo spazio politico c'è ed è enorme.

Rispondi

↪ lorenzo

@Iacopo Biondi B
sì è vero lo spazio politico c'è ed è grande, anche per l'immenso vuoto lasciato dagli altri. Tuttavia manca forse un po' di buona organizzazione e strategia. Per esempio, Fronte Sovranista Italiano, non trovi che sia un nome non proprio azzeccato? Parlo da pubblicitario, da comunicatore. Siccome purtroppo ormai tutti ci fermiamo alla prima impressione, un nome così, boh, sembra quasi respingere più che attrarre! (ci sono le parole fronte e sovranista, dove fronte ricorda roba nerissima, e sovranista pure sembra una roba monarchica). Insomma, se si vuole crescere bisognerebbe farsi anche un po' furbi. Forse. Dispiace dirlo, eh. Ma funziona un po' così, purtroppo.

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Carlo Giorgetti

siamo in un'epoca in cui la democrazia è falsata dai media , ovvero la democrazia per essere tale e per poter essere applicata senza vizi ha bisogno di correttezza di informazione

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Pietro Paolo

Scusate le domanda da asino:
1) Come si fa a vietare agli anziani di votare negli ultimi 18 anni?
Si potrebbe fare solo conoscendo in anticipo la data precisa di morte dell'anziano, no?
C'è qualche tecnica spiritica nota solo a Prodi e ai nostri servizi segreti che non sappiamo?
E' possibile, anche cabalisticamente, fare un calcolo preciso su inizio e fine dei 18 anni avendo solo un dato certo, e cioè che la durata media della vita di un anziano messo in un ospizio sia di circa tre, quattro mesi?
2) Essendo io più anziano che giovane, in caso di legge per impedire il voto a chi non ha i requisiti, siccome io non voto da quando ero giovane, dovrei risultare automaticamente nella categoria degli intelligenti?
E se i corsi di recupero gli organizza il Pd o Gasparri potrei chiedere l'esenzione?
Scusate ancora.

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↪ ws

@Pietro Paolo che scrisse
Come si fa a vietare agli anziani di votare negli ultimi 18 anni?
Si messa cosi' e' una idea cretina , ma "ci stanno lavorando" . Magari alla fine imporranno una " data di scadenza" ( "l' eta' della pensione" ? ) a tutti eccetto chi comanda ( loro infatti non lavorando non vanno mai "in pensione " :-) )

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Bordighista

Francamente non comprendo come chi si dice di sinistra possa dare importanza a un'istituzione aberrante e falsa quale la democrazia... Democrazia di là, democrazia di là, c'è la lotta a chi è più o meno democratico supinamente ai diktat dell'ideologia dominante... Un comunista serio disprezza la democrazia, essa è solo un involucro del sistema capitalistico, disfunzionale su mille aspetti, un mito piccolo borghese. Risulta funzionale solo ad alimentare i consumi, la diffusione delle merci, allo spostamento del proletariato e dei capitali nonché a mantenere sottoclassi parassitarie il cui unico scopo, a prescindere dalle finte lotte che ingaggiano per il pubblico ludibrio del popolo imbecille, è il mantenimento dello status quo . Va abolita quanto prima sta democrazia, non presa come un valido principio.

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↪ Il Pedante

@Bordighista Evidentemente sono un cattivo comunista.

Rispondi

↪ Bordighista

@Il Pedante è una questione di analisi marxista. Che la democrazia sia una conquista e un mito capitalista è un dato di fatto, lo acclara storicamente la rivoluzione francese: uno dei capisaldi del superamento dell'ancien régime e dell'instaurarsi del regime borghese come dominante. Lo acclara il maggior successo del capitalismo dei paesi a regime democratico e viceversa quando questo vacilla il viraggio verso sistemi totalitari statalisti, la versione politica del protezionismo alle estreme conseguenze delle crisi sistemiche. Come pure il "popolo" o i "deboli", categorie prive di senso da un punto di vista scientifico e che purtroppo sono portati in palma di mano dalla "sinistra" ovvero un'accozzaglia di socialdemocratici che, stordita dai buoni propositi che vagheggia, non ha mai capito nulla di marxismo e di scienza politica o di economia in senso analitico: foglie di fico dello sfruttamento borghese le cui conquiste sono briciole di pane quando i panieri sono straripanti. Il "popolo", coacervo interclassista legato agli interessi e alle dinamiche dei locali attori della classe dominante, che si strutturi in istituzioni chiamate nazioni o meglio, nell'attuale fase dell'imperialismo a livello continentale, è certo funzionale al sistema dominante, non certo al materialismo storico, che contro tutti gli infingimenti deve continuare a riferirsi alle classi, categorie di riferimento definite in maniera inequivoca e scientificamente corretta.

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↪ a perfect world

@Bordighista
Vi voglio bene e compro pure lotta comunista, ma temo siano solo sogni, per di più che non piacciono a tutti. Nel frattempo, le socialdemocrazie hanno, per la prima volta nella storia, distribuito ricchezza. Mi direte grazie alle opposizioni comuniste, grazie all'URSS, vero, ma la ricchezza va creata...

Rispondi

↪ Il Pedante

@a perfect world Non penso di dover dimostrare oltre il mio desiderio di ripartire dalle socialdemocrazie.

Rispondi

↪ Raul Schenardi

@Bordighista "alle classi, categorie di riferimento definite in maniera inequivoca e scientificamente corretta".
Vorrebbe dirmi in quale testo di Marx posso trovare la definizione "inequivoca e scientificamente corretta" di "proletariato"?

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FNesti

Voto ponderato. Ci pensavo quando avevo diciassette anni - per forza, uno dirà. Comunque, dato che non è solo il voto ad avere impatto sul futuro, ma per esempio oggigiorno ancora di più lo è l'accesso a pulpiti mediatici, si conclude che si dovrebbe gradualmente vietare a l'accesso dei babbioni alle categorie di giornalista. (della qual cosa gioveremmo, a vedere gli infami esempi linkati sopra). Tuttavia, sempre a 17 anni, in realtà concludevo che se il criterio è chi sopporti le conseguenze del voto, allora in genere sopportano più le conseguenze i meno abbienti, perché il ricco è sempre protetto - quindi si dovrebbe ponderare inversamente al censo. :)
Poi, uno cresce - capisce che è una cazzata, un nemmeno tanto ipocrita escamotage per instillare il meme, il virus mentale, che si possa o debba giudicare un elettore più o meno utile o degno di votare. Così, ci si dovrebbe astenere da rispondere, proprio come non si deve rispondere come sarebbe ora la germania se gli ebrei non fossero stati eliminati. Sono domande non domande.

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Pietro Paolo

Riguardo alla scelta del campione, anche Garibaldi aveva espresso i suoi dubbi, sebbene all'epoca aveva solo 53 anni (che forse corrispondono agli 80 di oggi); ma alla fine fu convinto da un cablogramma arrivato direttamente dall'Inghilterra:
"Da un sondaggio fatto tra i Borboni, 1000 è un campione attendibilissimo, si fidi!"

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Ippolito Grimaldi

In un rigurgito di piddinismo mi sono venute in mente le famose parole di Fassino: " se credete che gli italiani vogliano uscire da euro ed EU che si faccia un bel referendum e vediamo quanti votano per uscire!"
Perchè ho questo rigurgito di fassinismo? probabilmente perchè sarebbe l' unica volta in cui Fassino avrebbe ragione e già questo dovrebbe farci capire perché in Italia non solo non è opportuno sottoporre a referendum tali quesiti, ma è addirittura vietato dalla costituzione ( essenzialmente per evitare che Fassino ne azzecchi una).
Fatte le dovute distinzioni, ricordando cioè che la GB non aveval' euro e non aveva aderito a Schengen, in Italia la situazione è caratterizzata da posizioni contrapposte in merito all' uso della democrazia diretta; da una parte i grillini che vogliono proprio farlo sto referendum per uscire dall' euro restando nella UE... E dall' altra i sovranisti e gli euristi concordi che tale referendum non si debba e non si possa fare.
La sconfitta di un ipotetico leave de noantri, come sarebbe commentato?
Poichè una delle caratteristiche dell' elitismo paidocratico è quello di essere in numero inferiore, cioè minoranza di un popolo, chi ritiene che si debba uscire per scelta elitaria (e ce ne sono tra i cosiddetti sovranisti, illustri e meno illustri) reagirebbe esattamente come chi ritiene oggi che il popolo non abbia la necessaria preparazione per prendere decisioni così importanti?
Che il popolo britannico abbia il diritto di esprimersi e quello italiano, perchè intrinsecamente inferiore, no?

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↪ Elu ei

@Ippolito Grimaldi
Mi sembra una polemica assurda.
La GB ha sofferto una campagna scorretta, influenzata dai poteri forti (forti davvero), eppure nessuno ha potuto "make the economy cry" (come disse quel famoso Nobel della Pace).
Da noi basterebbero poche parole di Draghi (we can't do whatever it takes...) e le borse precipiterebbero, le banche verrebbero chiuse, i media potrebbero fomentare un panico mai visto prima... Come si possono ancora avere dubbi su questo?

Rispondi

↪ Ippolito Grimaldi

@Elu ei
Io non ho dubbi, ho molte certezze, ma evito di prenderle troppo sul serio.
Volevo solo far notare come esista una propaganda sovranista indistinguibilmente strumentale nell' uso degli stessi luoghi comuni dei cosiddetti euroinomani e questa è certamente una debolezza dei primi che si manifesta infatti in una sostanziale irrilevanza intellettuale e politica.
E proprio sulla possibilità che il popolo debba limitarsi ad usare la democrazia diretta solo su temi marginali se non spesso solo cosmetici che la convergenza tra i due fronti trova una preoccupante, a mio avviso, identità interpretativa. Che io sia d' accordo o meno, che io abbia dubbi o meno non è importante;
trovo infantile usare il luogo comune del " popolo bue" sia per giustificare che per scongiurare una sconfitta referendaria; se la sovranità appartiene al popolo ed essa viene delegata ( democrazia rappresentativa) senza vincolo di mandato, sembrerebbe ovvio che su argomenti importanti che riguardano i destini della nazione il popolo possa riavocare a se il giudizio ultimo.
Mi duole dirlo, ma su questo i grillini sono politicamente avanti ed i risultati in termini di consenso lo dimostrano; sappiamo tutti benissimo che le limitazioni alla sovranità popolare introdotte nella nostra Costituzione erano una "condizione" irrinunciabile per una nazione sconfitta e che avrebbe dovuto ricadere militarmente ed economicamente sotto l' influenza della nazione vincitrice patria del capitalismo.
A questa sommaria e semplicistica ricostruzione segue, nella narrazione grillina, la libertà di una interpretazione non strettamente notarile delle " prescrizioni " costituzionali e quindi la possibilità, per quanto giuridicamente tortuosa, di un referendum solo sulla moneta e non sulla permanenza nella UE o nella NATO.

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Khw31sJ

1- Se i nonni hanno scelto bene per i nipoti da 0 a 18 anni , perché dovrebbero scegliere male
a piu’ di 18 anni?
2- I nonni egoisti sono anche quelli a 300€/mese? (*)
3- I ponderisti strillano che i remain sono quelli dell’EU dal futuro radioso? O quelli della
“rottamazione” italiana? Ieri e oggi promettitori , domani daranno la colpa a qualcuno per
giustificare le loro malefatte.
4- I choosy-bamboccioni sono a casa perché “ha votato bene” qualche ministra-nonna del
welfare che ha costretto i nonni-esodati a casa: esempio di ponderante mal-ponderata
5- I ponderisti vs egoisti pensano che tutti i nonni non hanno nipoti
6- I ponderati(isti) -furbi hanno sempre mandato i giovani a scannarsi nelle guerre (ce
l’insegna la storia)…. Ora a scannarsi con le politiche EU-remain a 3€/giorno o contratti
interinali di durata 1gg/ mese
7- Molti favorevoli al Brexit erano nei centri industriali e tra i poveri della popolazione
inglese. Essi hanno subito molto la ”ponderazione EU”. I giornali “ponderati” non ne
hanno parlato.
(*)
link
link

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Bombadillo

Caro Pedante,
ancora una volta, siamo dinanzi a un vecchio strumento della propaganda sinistra, usato almeno dalla rivoluzione francese in poi. Se non sei d'accordo, sei vecchio, ignorante, anacronistico, contro la scienza (del resto, il comunismo era una scienza, no?), il progresso (lineare), e appunto la storia. Come nello spot che fece vincere il grande Zapatero, col nipote progressita che si prende la briga di andare a prendere la nonna dalla campagna pur di farla votare contro. Dove il vero messaggio non è viva il voto, ma: se voti zapatero sei giovane e indipendente, se voti contro sei un vecchio rimbambito. In Italia, non ci dimentichiamo l'ostracismo nei confronti degli elettori di Berlusconi, tutti ignoranti che lo votavano perché così stupidi che credevano che sarebbero diventati miliardari pure loro. Oggi è peggio solo perché siamo di fronte alla prima vittoria orfana, e quindi i medesimi istinti si scatenano senza inibizione.
Però voi di sinistra che non siete passati armi e bagagli dalla parte del capitale, se avete ragione a non voler essere considerati omofobi, populisti, fascisti, razzisti, eurofobi (per ora non va di moda, ma dagli tempo), dovreste comprendere una bizzarra verità: non siete più progressisti, siete diventati reazionari. Prima lo capirete, meglio sarà per voi. Forse, potreste iniziare un ripensamento del comunismo, della rivoluzione francese, del protestantesimo, del rinascimento, fino all'inizio della fine. Vogliamo fissarlo convenzionalmente nella caduta di San Giovanni d'Acri? Mentre fino a quando crederete, che ne so, che l'evoluzionismo sia una teoria scientifica, che nella Chiesa del 500 c'era la corruzione, e che i Medici erano dei mecenati, sarete sempre incompleti e in parte ancora affascinati dall'avversario. Infatti, come diceva il barone che rimase paralitico perché amava passeggiare sotto le bombe, ma anche l'unico giornalista andato in prigione per una vignetta, bisogna trovare il coraggio di dirsi reazionari.
La morale?
Contro la Troika, meno Marx e più Guenon.
Tom

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↪ Il Pedante

Caro @Bombadillo, Lei sa che mi considero - senz'altro indegnamente - un libero pensatore di formazione marxista. Laddove il marxismo è uno strumento di interpretazione dei rapporti economici e sociali che NULLA ha a che fare con la cosiddetta sinistra. Quest'ultima nasce mezzo secolo fa tra gli arricchiti metropolitani con la velleità di rifondare la lotta di classe su un piano squallidamente culturale (da cui la definizione di "marxismo culturale") e dove, per farla breve, l'obiettivo polemico si sposta dalla borghesia del capitale - quella che oggi chiameremmo l'1% - alla classe media lavoratrice. Come probabilmente sa ho scritto su questo blog una trilogia sui modi in cui questa degenerazione ha finito per alimentare proprio le truppe cammellate dei padroni finanziari.
Sicché non ho nessun problema a definirmi reazionario rispetto a conquiste da cui ritengo si debba ripartire. La dialettica riformismo-conservazione è un prodotto del marketing politico contemporaneo, il cui primo scopo è proprio quello di confondere le idee.

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↪ Bombadillo

Ottimo Pedante!

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valerio donato

"Aveva ragione Hitler dopo i 60 la camera a gas!" cit.
qui la mia testimonianza:
link

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↪ Il Pedante

@valerio donato Il Suo impegno è prezioso, perché fa circolare il buon senso e la realtà anche al di fuori di queste quattro mura telematiche.

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lorenzo

Carissimo Sig. Pedante, ho un amico su un social, colto e pedante anche lui, che ha sollevato alcune obiezioni al suo articolo che ho trovato interessanti. Copio-incollo, togliendo giusto qualche termine aggressivo che era rivolto più che altro a me (siamo abituati a scannarci fra di noi, in amicizia, nessun problema), e mai avrebbe rivolto direttamente a Lei. Se volesse rispondere, io poi eventualmente giro la sua risposta. Grazie! La seguo sempre con molto piacere.
"1. La decolonizzazione britannica ha avuto luogo nel secondo dopoguerra, non in epoca vittoriana, quando gli "anziani tremebondi e nostalgici" erano nati eccome. 2. La differenza tra il referendum sull'UE e le elezioni politiche è di somma evidenza: il primo è un esercizio di democrazia diretta sull'adesione a un trattato internazionale (che molte costituzioni europee vietano) che ha per oggetto eminente la gestione ECONOMICA del mercato comune e dei paesi membri; quando i vecchi "votano in blocco PD", invece, danno semplicemente mandato di delega per l'arco di una legislatura. Come confrontare le mele coi capperi. Hai mai sentito qualcuno invocare la revoca dei diritto di voto ai vecchi che votavano Berlusconi? Naturalmente no. 3. L'ho già detto ma repetita iuvant: nessun sondaggista dava per certa la vittoria del Remain. Stimare il Remain al 52% (e questo l'ultimo giorno, perché pochi giorni prima l'esito era rovesciato) non significa affatto "dare la vittoria per certa", causa l'approssimazione connaturata ai sondaggi. 4. I dati dei sondaggi non sono stati "sbagliati nell'interpretazione": i giovani hanno votato in massa Remain E hanno disertato in massa le urne (non "in realtà", o-o). Una corretta analisi del dato dice che i giovani inglesi hanno espresso un sì poco convinto all'UE, causa la diffidenza nelle sue istituzioni in particolare e/o la fisiologica (generazionale) disaffezione politica in generale. Così hanno scritto, correttamente, coloro che sanno leggere i dati. Chi non sa farlo o non vuole sospetta complotti e pensa che i dati (per nulla rassicuranti, a ben vedere) fossero già prestampati. 5. "A parte il fatto che i riformisti sono semmai coloro che scelgono di cambiare lo status quo e hanno il coraggio di affrontarne le conseguenze (quindi i brexiters)": inesatto! Chi vuole abrogare lo status quo per tornare a uno stato anteriore si chiama, tecnicamente, REAZIONARIO. Riformista è chi vuole superare lo status quo per accedere a uno stato nuovo e diverso. 5. La meta-rappresentazione pedantesca della rappresentazione mediatica che oppone vecchi e giovani come "dramatis personae" coglie in effetti lo scheletro narrativo di quest'ultima, ma non dimostra in alcun modo come e perché essa sarebbe falsa. Ogni tanto la realtà in sé E' schematica (non solo le sue rappresentazioni): tutto sta nel dimostrare se lo è o meno nel caso in questione. Come lo dimostri? Dicendo che "non c'è da fidarsi dei sondaggi" (che non sai neanche leggere)? Ah, allora. 6. Precisato che tutta la prima parte dell'articolo è fuffa, non c'è bisogno di dire che sono d'accordo con la seconda parte. Anch'io che sostengo il voto ponderato non mi sognerei mai di farne una questione anagrafica. Ma è un'ovvietà dire che certe decisioni peseranno di più e più a lungo sui giovani disoccupati e precari che sui vecchi pensionati."

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↪ Ippolito Grimaldi

@lorenzo
Per quanto riguarda il punto 5: "Chi vuole abrogare lo status quo per tornare a uno stato anteriore si chiama, tecnicamente, REAZIONARIO"
Rispondo al suo amico che semmai si dovrebbe dire restauratore e non reazionario; in ogni caso se restauratore è chi vorrebbe tornare alle grandi socialdemocrazie dell' Europa occidentale del secolo scorso, chi vorrebbe tornare ad un modello di disuguaglianze sociali antecedente ad esse come dovremmo chiamarlo? Neomedioevalista o più correttamente in questo caso più genuinamente e correttamente ed effettivamente reazionario?

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↪ lorenzo

@Ippolito Grimaldi sono d'accordo nella sostanza, e cioè che un ritorno al passato non significa per forza un regresso. Insomma va tutto valutato a seconda dei vari punti di vista: se oggi siamo regrediti a condizioni sociali simili a quelle di 70 o 150 anni fa (non a caso alcuni parlano di UE come di un progetto neo-feudale), tornare a 40 anni fa potrebbe anche significare un "ritorno al futuro" :), ossia a una società migliore e più progredita di quella attuale (almeno dal nostro punto di vista). Il mio amico ne faceva una questione più tecnica, o di linguaggio, o almeno così mi sembra...

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↪ Il Pedante

Gentile @lorenzo, non amo controbattere a critiche anonime, tanto più se già chiaramente orientate nei principi. Tuttavia alcuni dei rilievi da Lei riportati sono stimolanti, quindi farò deroga.
1. Sulla decolonizzazione il Suo amico ha naturalmente ragione; la mia allusione era al periodo di maggior gloria dell'impero. La questione è comunque oziosa all'origine in quanto la nostalgia imperiale è solo uno dei tanti e fantasiosi moventi attribuiti ai Brexiter.
2. Francamente, chi crede che le questioni economiche e riguardanti il mercato debbano godere di uno statuto politico particolare ed essere trattate in deroga alle decisioni prese "nell'arco di una legislatura" mi faceva tenerezza fino a qualche mese fa, oggi mi fa pena. Ma anche credendoci, la questione non rileva ai fini del rispetto del metodo democratico: capisce però che la deroga *proprio lì* vuole andare a parare, e ci riesce. In quanto agli elettori di Berlusconi, si figuri se non è successo. Gradisca un Gumpel d'annata: link
3. Dare il Remain al 52% significa darlo per vincente. Al netto delle supercazzole.
4. Confermo che la lettura dei dati è stata ridicola, ma più ridicoli ancora erano i dati. Il sondaggio YouGov considerava un campione di 1652 persone, di cui 73 (!) over 65. Su oltre TRENTA MILIONI di votanti. Veda Lei se è serio defecare una narrazione politica a reti unite su dati del genere. Veda Lei se è "complottista" sospettare che i giornali non aspettavano altro. Ma fingiamo di stare al gioco, mi segua: tra gli over 65 l'affluenza è stata dell'83%, tra i 18-24 il 36%. Secondo YouGov, nel primo gruppo (i vecchi) i Remainers sarebbero stati il 33%, nel secondo (i giovani) il 64%. Se moltiplichiamo l'affluenza per il voto R scopriamo che il 27% degli over 65 inglesi (totali) avrebbe votato Remain contro il 23% dei giovanissimi (totali). Quindi, anche normalizzando i dati, ci sarebbero stati più Remainers vecchi che giovani sul totale della popolazione inglese. Cosa che nessuno si è sognato di rilevare, perché disfunzionale al frame.
5. "Chi vuole abrogare lo status quo per tornare a uno stato anteriore si chiama, tecnicamente, REAZIONARIO". Perfetto. Quindi abrogare l'art. 18 è reazionario (tornare ante 1970), mettere in discussione la contrattazione collettiva è reazionario (tornare ante 1948), privatizzare la sanità è reazionario (tornare ante 1978), privatizzare e liberalizzare l'energia elettrica è reazionario (ante 1962), tornare alla previdenza volontaria e mutualistica è reazionario, reprimere i salari è reazionario ecc. In breve, TUTTO l'afflato sedicente riformista che scalda il cuore dei semplici è reazionario. Ce lo ha anche detto in faccia uno dei suoi padri (ig)nobili, Tommaso Padoa Schioppa: "attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’ individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità. Cento, cinquanta anni fa il lavoro era necessità; la buona salute, dono del Signore; la cura del vecchio, atto di pietà familiare; la promozione in ufficio, riconoscimento di un merito; il titolo di studio o l’apprendistato di mestiere, costoso investimento. Il confronto dell’uomo con le difficoltà della vita era sentito, come da antichissimo tempo, quale prova di abilità e di fortuna". Che nostalgia, eh?
6. "Ma è un'ovvietà dire che certe decisioni peseranno di più e più a lungo" su questo o su quell'altro. E quindi?

Rispondi

↪ lorenzo

@Il Pedante
Grazie per la risposta articolata! Ho invitato il mio amico a venire a leggerla direttamente qui. Nel caso, risponderà lui, così nessun anonimato più.

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↪ Vanni

@Il Pedante:
Il commento è stato pubblicato senza il mio permesso, e si riferisce solo a una parte di questo articolo (non avevo letto l’introduzione). Volentieri rispondo con il mio nome:
1. Sono d’accordo, la questione è oziosa. Volendo stare su questo piano, ipotizzerei moventi che trovo un po’ meno fantasiosi della nostalgia imperiale, come il sentimento di autonomia e diffidenza dei britannici verso l’Europa continentale. Peraltro legittimo e storicamente ben motivato.
2. La questione è dirimente, invece, perché va al cuore del metodo democratico-rappresentativo. Come certo lei sa, la nostra Costituzione perimetra le materie passibili di consultazione referendaria, escludendone sia i trattati internazionali, sia le leggi finanziarie. Si può dissentire, naturalmente, ma va sviscerata la ratio di questo “statuto politico particolare”, che ha evidentemente a che fare con i principi di delega e competenza. E’ la nostra carta (e le altre, con significative varianti) a definire il campo di applicazione del “metodo democratico”, che non è indiscriminato e generalizzato. Il mito della democrazia diretta indiscriminata è profondamente contrario allo spirito democratico dei nostri ordinamenti. Anche qui: si può dissentire. Ma non si dia rozzamente dell’antidemocratico a chi rileva che non tutto dovrebbe essere messo ai voti.
3. “Dare il Remain al 52% significa darlo per vincente. Al netto delle supercazzole”. Non è una supercazzola, mi dispiace. A rigore, la natura algebrica dei sondaggi non può fare altro che esprimere certezze (anche il Remain al 50,00001% sarebbe “dato per vincente”). Ma è ben noto il concetto di forbice, fissato in genere a 3-4 punti, che è la distanza tra Leave e Remain. D’altronde i sondaggi a una settimana dal voto rispecchiavano esattamente i risultati del voto, a dimostrazione che l’unica certezza realmente espressa dai numeri era l’incertezza dei risultati. Ricordarlo sarebbe anche inutile, se la pretesa “inaffidabilità dei sondaggi” non servisse a screditare l’attendibilità di altri sondaggi che danno risultati molto più netti, come la vittoria schiacciante del Remain tra i più giovani.
4. Ci sono dei metodi nel realizzare e nell’interpretare i sondaggi. Metodi contestabili finché si vuole, ma che è bene almeno conoscere. Di norma, 1000 individui è considerato un campione attendibile. Quasi tutti i sondaggi hanno una base di questa grandezza, perciò è bizzarro scoprire solo oggi che è esigua. Quanto all’interpretazione, sono d’accordo che è stata data molta enfasi alla preferenza dei giovani e molta meno alla loro affluenza: la “colpa” dell’esito andrebbe in effetti ripartita tra gli elettori anziani e tra gli astenuti giovani. D’altra parte, considerare i dati assoluti (più Remainers anziani che giovani) è un’interpretazione metodologicamente scorretta, perché non si cura di interpretare le ragioni dell’astensione e la associa automaticamente all’opzione “non Remain”. Ma l’astensione giovanile dal voto è un fenomeno noto in UK (e non solo): alle ultime elezioni politiche ha votato il 43% (tra le percentuali più basse d’Europa) contro il 78% dei pensionati. Questo indica una disaffezione politica che prescinde dall’oggetto del voto, e che va interpretata come tale. Sovrapporre i due dati come fa lei (astensione e indicazione di voto) permette di ridurre la realtà in termini non meno semplicistici di quelli che critica (con qualche ragione), con ipotetici titoli quali “più anziani che giovani per Remain”.
5. Onestamente trovo la diatriba terminologica cavillosa, ma volendo fare i pedanti ricordo che la definizione più in uso di “reazionario” è “favorevole al ripristino di un assetto sociale e politico storicamente superato”. Ci si riferisce non a qualunque ripristino normativo (come il diritto di fumo nei locali pubblici o la legalità delle case chiuse), ma appunto a “un assetto sociale e politico”. Reazionario è anelare al ripristino della monarchia, all’abolizione degli enti sovranazionali o degli stati-nazione. Preciso che non do al termine reazionario un’accezione automaticamente negativa; trovo però eccessivo definire “riformista” chi vuole tornare allo stato ante-UE.
6. "Ma è un'ovvietà dire che certe decisioni peseranno di più e più a lungo" su questo o su quell'altro. E quindi?”. E quindi niente: lo si dice e la trovo un’osservazione sensata – che ci riporta oltretutto alla differenza tra il frame di una legislatura e una delibera le cui conseguenze potrebbero dispiegarsi nell’arco di un secolo. Ho già detto che sono contrario a qualunque discriminazione anagrafica. Quello che auspico – da una decina d’anni – è un sistema di voto ponderato che a mio avviso non ha nulla di razzista o eugenetico ma neppure di davvero classista. Auspico che senza escludere nessuno dal voto si attribuisca preventivamente un valore al singolo voto sulla base di un test atto a misurare la conoscenza normativa dell’oggetto della consultazione. Chi vuole prepararsi deve poterlo fare a carico dello Stato o dell’ente preposto. Sono consapevole che anche così i problemi pratici sarebbero innumerevoli e non appianerebbero del tutto gli squilibri socioeconomici, ma tengo fermo un punto: non sarebbe affatto una “dittatura degli intelligenti”, quanto una verifica della VOLONTA’ dei cittadini di essere tali (secondo la mia concezione della cittadinanza, che implica responsabilità a prescindere dal QI e dal grado di istruzione).

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↪ Ippolito Grimaldi

@Vanni
Per me sovrano assoluto è il popolo, poi se sia più reazionario voler tornare alle socialdemocrazie o all' imperialismo nazifascista veda lei, nel caso ci faccia sapere.

Rispondi

↪ Vanni

@Ippolito Grimaldi: ho già detto che non do al termine reazionario un'accezione negativa a prescindere. Lo uso in senso neutro, col significato di "fautore del ritorno a un assetto sociopolitico precedente". In questa accezione non ha alcun senso decidere chi sia più reazionario, chi vuole tornare alle socialdemocrazie o chi all'imperialismo nazifascista. E' un attributo piuttosto generico, anche se forse lei lo recepisce come un insulto.

Rispondi

↪ Il Pedante

Gentile @Vanni, La ringrazio per la risposta articolata e pacata. Evidentemente abbiamo concezioni un po' diverse di democrazia, ma ci ritroviamo senz'altro su quella di reazione: tornare a uno status di subordinazione asimmetrica di lavoro e salari e a un oligopolio privato delle risorse vitali è un vero e proprio tuffo nel passato, in un sistema superato che si è retto per secoli sulla carne dei deboli.
Mi permetta di precisare che l'aspetto ridicolo dei sondaggi adottati all'indomani del voto non risiede nella numerosità del campione ma nella sua composizione, dove gli over 65 pesano il 4,5% pur rappresentando il 22% dell'elettorato. La ponderazione con l'astensionismo è invece necessaria per dare il senso del "vecchi vs. giovani" e non c'entra nulla il fatto di attribuire gli astenuti al "non remain" (dove lo avrei scritto?). Gli astenuti non contano nulla nell'analisi dei voti - se ne possono casomai ipotizzare i moventi, che Lei ha già abbozzato. Altrimenti, se UN SOLO giovane fosse andato a votare e avesse votato Remain, diremmo che il 100% dei giovani UK è europeista? Plebiscito! Sicché la normalizzazione delle rilevazioni di voto mi è parsa così importante da darne evidenza nel testo con una tabella.

Rispondi

↪ Vincenzo Cucinotta

@Vanni
Sarebbe interessante capire perchè lei al punto 2, ci tenga tanto a distinguere il voto referendario da quello per le elezioni politiche, ma poi al punto 4 parla indiscriminatamente di una disaffezione dei giovani al voto.
In sostanza, quando lei ci tiene a giustificare le tesi sulla limitazione del voto, allora sottolinea la specificità della consultazione sul BREXIT, quando invece deve minimizzare l'importanza della scarsa partecipazione al voto dei giovani, la distinzione tra differenti tipi di consultazioni salta.
A me sembrerebbe semplicemente che certe discussioni vadano lasciate all'ambito teorico e politico generale. I modi ed i limiti della democrazia diretta è una questione che attiene alle costituzioni. Se lei o io fossimo membri di un'assemblea costituzionale, si tratterebbe di una discussione certamente interessante ed anche delicata come tutto ciò che attiene alla stesura di una costituzione del resto.
Nell'ambito del commento ad una specifica consultazione, tra l'altro consultiva, le uniche discussioni di questo tipo che possano avere un senso è giudicare chi il referendum l'ha voluto, e cioè Cameron.
La verità che è inutile tentare di nascondere, è che le osservazioni a proposito sono semplicemente pretestuose e servono a taluni per spiegare perchè "anche se abbiamo perso avevamo ragione".
L'ambito insomma della discussione è del tutto improprio, e sono certo che al prossimo referendum che si terrà in europa e che costoro vinceranno, avranno del tutto dimenticato di considerare i limiti che lei giustamente richiama della democrazia diretta.

Rispondi

↪ Vanni

@Vincenzo Cucinotta:
Non vedo il problema. La peculiarità di questa consultazione rispetto ad altre si dà su un piano diverso dall’analogia che ho indicato. Che la scarsa affluenza al voto tra gli elettori più giovani accomuni tutte le consultazioni popolari è un dato di fatto, ed è fin troppo facile leggerlo come un sintomo di disaffezione generale per la politica. Ma non ho affatto “minimizzato la scarsa partecipazione al voto dei giovani”, tant’è che ho ipotizzato, oltre alla disaffezione politica in generale, una diffidenza particolare dei giovani verso le istituzioni europee (l’affluenza tra gli under 25 è stata più bassa rispetto a quella – già bassa – delle ultime elezioni politiche). La peculiarità del Brexit di cui al mio punto 2 si situa su un piano completamente diverso, quello – appunto – dei “modi e i limiti della democrazia diretta”. Né io né lei siamo membri di un’assemblea costituente, certo, ma possiamo sempre chiederci perché i nostri costituenti abbiano escluso sia i trattati internazionali sia le leggi finanziarie dal novero dei temi passibili di consultazione diretta. Chi liquida la questione dicendo “è la democrazia, bellezza” salta a pie’ pari la riflessione sui LIMITI della democrazia, e in particolare della democrazia diretta. Peraltro questo non impedisce di giudicare “chi il referendum l’ha voluto, e cioè Cameron”, al contrario: gli si può imputare a maggior ragione la leggerezza di aver rimesso a un referendum una questione talmente complessa che la nostra Costituzione vieta di sottoporla a referendum, e di averlo fatto per calcoli personali di conta interna nel suo sfilacciato partito. E’ stato cinico e miope: contento?
@IlPedante:
Grazie per la risposta.
Ribadisco che la “ponderazione con l'astensionismo” è metodologicamente scorretta. I risultati del Leave sarebbero: 10% tra i 18-24, 53% tra i 65+. Titolo: “Un giovane su dieci e un anziano su due votano per lasciare l’UE”. Algebricamente ineccepibile ma fuorviante, perché lascia intendere – pur senza scriverlo – che nove giovani su dieci – e un anziano su due – NON volesse lasciare l’UE. Ma appunto, “gli astenuti non contano nulla nell'analisi dei voti”, e proprio per questo non andrebbero conteggiati in una statistica su una scelta binaria (è lo stesso errore prospettico di chi, commentando le nostre ultime elezioni politiche, ha assommato i voti degli astenuti e quelli del M5S per concluderne che “il partito della protesta ha la maggioranza assoluta”, come se l’unica opzione ammessa – PER TUTTI, votanti e non – fosse accettazione/protesta). Detto ciò, capisco il suo uso dei dati per correggere la narrazione “vecchi vs giovani”, e come del resto ho già scritto trovo anch’io che la responsabilità dell’esito vada ripartita tra vecchi leavers e giovani astenuti.

Rispondi

↪ Il Pedante

@Vanni Il titolo da Lei ipotizzato sarebbe ineccepibile anche giornalisticamente: infatti NON l'abbiamo letto. In compenso abbiamo letto che la maggioranza dei giovani inglesi sono europeisti, che è falso o comunque indimostrabile. Le suggerirei più attenzione nel definire "scorretto" ciò che è vero, solo perché (a Suo giudizio) dovrebbe essere meglio contestualizzato e (sempre a Suo giudizio) potrebbe generare letture fuorvianti. Ciò che è vero è anche corretto. punto. Poi si discuta quanto si vuole sul modo.

Rispondi

↪ Vanni

@Il Pedante:
Mi fa capire per quale motivo la frase "la maggioranza dei giovani inglesi sono europeisti" è falsa (o comunque non dimostrabile) e invece "più anziani che giovani per Remain" è vera (e dunque corretta)? Sono entrambe frasi vere e allo stesso tempo omissive: la prima omette che la maggioranza a cui ci si riferisce è relativa al numero dei votanti (non a quello degli elettori); l'altra, specularmente, omette che il confronto numerico è portato sul numero degli elettori (e non dei votanti).
Lei può ribattermi che espressioni come "giovani inglesi" e "vecchi inglesi", alla lettera, rinviano a classi anagrafiche (alla mera esistenza dei loro membri) e non al loro comportamento (andare o meno alle urne), ma poiché queste classi anagrafiche si considerano in relazione a un loro comportamento (esprimere la loro opinione sull'appartenenza dell'UK all'UE) non si vede cosa permetta di disambiguare a colpo sicuro la natura del divisore (votanti o elettori). Il giornalismo abbonda di simili ambiguità: quando si scrive "solo un italiano su 6 sostiene il governo in carica" si omette in genere di specificare che si parla di elettori e non di votanti, e che parlando di elettori QUALUNQUE governo è sostenuto dalla minoranza. E' una retorica pseudo-oggettiva che poggia sull'uso selettivo dei dati e sul suo effetto suggestivo, spesso previsto e voluto (le "letture fuorvianti" sono spesso assai prevedibili e oggetto di studio entro la retorica del discorso). Per questo la "correttezza", almeno nel campo dell'informazione, non è del tutto sovrapponibile alla "verità". Qualunque uso parziale dei dati è tecnicamente vero; non è necessariamente corretto, dal punto di vista etico, se incoraggia (avendole magari previste) "letture fuorvianti".

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↪ Il Pedante

@Vanni Lei ha ragione. Ma la mia elaborazione dichiara esplicitamente la natura delle fonti numeriche e dei risultati. Sicché non ho tollerato alcuna ambiguità, al contrario dei titoli di giornale.

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↪ lorenzo

@Il Pedante
anche perché, a naso, dovrebbe essere proprio la macchina dell'informazione ufficiale (quella che crea opinioni e consenso e che è pure pagata per farlo) a desiderare una lettura fuorviante dei fatti, più che un oscuro autore di blog, che tra l'altro, mi pare, ha già dimostrato di avere ottimi strumenti critici e analitici per fare appunto da guardiano all'informazione più fasulla e manipolatoria (e mi si perdoni la sviolinata). Salverei invece la parte più positiva della critica del Vanni, che interpreto come un invito al massimo rigore :) peace & love a tutti. Ciao

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Pilon

Grazie.
Particolarmente disgustosa e triste la prova di Tullio Altan (n. 1942),sceso al livello di uno Staino qualunque.
Evidentemente gli Dei per perderlo hanno scelto il più tradizionale dei modi.

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↪ Il Pedante

@Pilon Concordo. Effetto Bandwagon agli infimi livelli.

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↪ L'Immeritocrate

@Il Pedante mai potrò guardare la Pimpa con gli stessi occhi.

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Gaetano

se voto ponderato deve essere, io che ho figli minori voglio il diritto di votare per loro, fintanto che non diventino maggiorenni.

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Ippolito Grimaldi

Sugli stessi argomenti segnalo un bellissimo post di Fiorenzo Fraioli link
Postate qui le conclusioni del Fraioli potrebbero prestarsi ad essere equivocate; così come non esistono gli epilettici, bensì una soglia epilettogena individuale analogamente non esistono i corrotti bensì una soglia individuale di corruttibilità; trenta denari possono essere tanti o pochissimi.
Lo interpreti per quello che è, cioè un doppio speranzoso complimento da parte mia.

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gianpiero

Egregio signor Pedante, c'è tanta ignoranza e stupidità in giro ... ma alcuni oltre ad essere ignoranti e stupidi, son pure un po' stronzi ... grazie per le sue meravigliose ed argomentate Pedanterie !

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GoatBoy

Una segnalazione: un caro amico, renziano della prima ora e parlamentare di questa legislatura, da qualche anno (diciamo, dall'inizio della sua attività istituzionale) porta avanti discorsi sui generis.
Cito a memoria, ma il senso è mantenuto:
- (riferito ad alcuni rappresentanti politici di lungo corso) "per me, raggiunta a una certa età, le persone hanno un limite anche alla fisiologia cerebrale";
- "visto che gli anziani sono timorosi e si tengono i loro soldi e i giovani spendono e investono, dobbiamo ridurre le pensioni e indirizzare quei soldi verso le nuvoe generazioni".
Naturalmente il valore di queste testimonianze è poco più che aneddotico, e la correlazione temporale suggestiva ma poco significativa.
Riascoltate in prospettiva fanno comunque il loro effetto.
Per continuare col paragone pedante, spero davvero che l'anziano non sia il nuovo ebreo.

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↪ Il Pedante

@GoatBoy Se passa l'opzionabilità del suffragio universale, CHIUNQUE si opponga è il nuovo ebreo.

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↪ L'Immeritocrate

@Il Pedante @GoatBoy Pur non essendo un libro "politico" nel senso comune del termine, consiglio "Diario della guerra al maiale", di Bioy Casares. Trovo che di questi tempi sia rivoluzionario non solo ripetere l'ovvio, ma anche ricordarci della nostra umanità (ovvero, che siamo soggetti a limiti).

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