È uscito il libro delle Arie Pedanti!
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Immunità di legge


Il 25 settembre uscirà nelle librerie per i tipi di Imprimatur Immunità di legge. I vaccini obbligatori tra scienza al governo e governo della scienza (ISBN 8868307510), un lavoro che ho firmato con Pier Paolo Dal Monte a commento dei dibattiti sollevati dal Decreto Lorenzin sull'estensione e l'inasprimento dell'obbligo vaccinale in Italia.

Chi segue questo blog sa che il tema, affrontato già in altri articoli (qui e qui in modo specifico), mi è caro non solo per l'urgenza dei pericoli che rappresenta una «cessione di sovranità» sui propri corpi a un complesso politico ed economico sempre più disperatamente dedito alla concentrazione dei poteri e alla compressione di libertà e diritti per alimentare un modello di sviluppo ormai inequivocabilmente distruttivo, ma anche perché in esso si incarna con una limpidezza senza precedenti, direi in modo quasi finale, il nodo politico di una democrazia incompresa, mal tollerata e declinante.

Nella prima parte del libro, di cui sono autore, si ripercorrono e si contestualizzano le tappe di una reciproca invasione di campo orchestrata da politici, mezzi di informazione e commentatori, tra scienza e governo, dove la prima è stata imbracciata come testa d'ariete per creare spazi interdetti al metodo democratico (ad es. «il tema dei vaccini dovrebbe stare fuori dalla campagna elettorale») in deroga al primo articolo della nostra Carta, mentre il secondo, nominalmente subordinato al principio «superiore» di un preteso consenso scientifico elevato a totem, umiliava a sua volta il metodo della scienza negandone la complessità e lo statuto necessariamente aperto a ipotesi diverse e divenienti.

Entrambi i poli ne uscivano a brandelli: quello del governo, ridotto alla maschera tecnica e puerile di gendarme di una «cosa giusta» dettata dal supplente teocratico di turno («la scienza» come prima «l'economia», «l'Europa» ecc.), e non più luogo in cui le istanze e i bisogni di tutti si confrontano e si compongono applicando le fonti del diritto; e quello della scienza, la cui missione descrittiva si prostituiva al manganello normativo riducendosi a un'unica, possibile ipotesi - quella governativa.

I frutti di questo duplice attacco hanno colpito due pilastri della coesione sociale - la fiducia nell'autorità per gli uni, nella democrazia per gli altri - segnando una regressione civile di cui vedo pochi precedenti nella nostra storia recente e attorno alla quale registro un'allarmante indifferenza. Dall'oggi al domani, decine di migliaia di persone si sono viste perseguitate e disprezzate, retrocesse a parassiti da estirpare e costrette a nascondersi alle loro stesse comunità e famiglie, mentre nel discorso pubblico si normalizzava l'infamia di strappare i figli ai genitori distruggendone con certezza le vite per proteggerle da rischi discutibili e discussi. Non solo. Festeggiandone l'esclusione dalle scuole si festeggiava il soffocamento in culla del faticoso processo di formazione di una civiltà coesa e della sua identità, premesse necessarie della pace sociale. Ma addirittura più grave è stata un'altra persecuzione, quella già prima applicata a coloro che si pretende oggi di esaltare: i membri di una comunità medico-scientifica esplicitamente costretta all'omologazione dalla prospettiva di un castigo esemplare già comminato ad alcuni suoi esponenti. Si rendeva così evidente il prezzo di una strumentalizzazione che, nell'offrire alla scienza il dubbio onore di sedere tra i banchi del potere, le impediva di produrre e sviluppare i risultati di cui quel potere si sarebbe fregiato.

Nella seconda parte del libro Pier Paolo Dal Monte approfondisce la fallacia fondamentale di elevare la scienza a metodo di governo richiamando lo stato dell'arte della riflessione epistemologica più autorevole e avanzata. Dall'analisi applicata al tema emerge il quadro di una profonda regressione intellettuale che affianca e prepara quella, summenzionata, civile, e alimenta l'illusione primitiva di collocare il risultato scientifico e la testimonianza orientata che ne danno «gli esperti» al di sopra di convenzioni e credenze, del processo storico e degli ineliminabili compromessi operativi in cui in realtà si fondano. Ne scaturisce la necessità di riconoscere, riabilitandola, la praxis politica come unica via possibile per coordinare efficacemente le tante istanze paritetiche e convergenti della complessità sociale. Tra queste anche la scienza, il suo metodo, i suoi risultati.

Nel decidere di pubblicare questo libro non è mancata la consapevolezza di entrare nel «terreno scivoloso» di un dibattito tuttora acceso e violento. Ma in democrazia non possono esistere terreni scivolosi né tabù, che sono anzi il rifugio degli sconfitti dialettici, asserragliati dietro gli scudi di ciò che incute rispetto - la morte, la malattia, la tragedia, l'infanzia, la competenza, la scienza - per confondere e interdire il confronto. La volontà di espugnare queste sacche restituendole alla responsabilità e alla riflessione della base popolare e dei suoi rappresentanti, come è obbligatorio in democrazia, si è aggiunta ai motivi che ci hanno spinto a scrivere. Più in generale, e a lungo termine, ci siamo posti l'obiettvo di denunciare il fantasma metamorfico e strisciante di un «sentimento» tecnocratico che nella scienza, e in particolare nella scienza medica, sembra oggi annunciare la sua incarnazione antropologicamente più profonda e pervasiva.

Segue in anteprima uno stralcio dalla prima parte del libro.

[...] Dopo il 1999, quando con il decreto del presidente della Repubblica n. 355 del 26 gennaio si stabilì che «la mancata certificazione [delle vaccinazioni] non comporta il rifiuto di ammissione dell’alunno alla scuola dell’obbligo o agli esami», confermando peraltro una prassi già in corso da anni, non vi furono né un aumento delle infezioni né una diminuzione delle coperture vaccinali, che anzi aumentarono. L’episodio, che già da solo basterebbe a liquidare qualsivoglia “ragione scientifica” a sostegno di nuove e più draconiane costrizioni, aiuta a ricollocare più correttamente la riflessione nell’ambito che le compete. Nei pochi anni trascorsi dal 1999 al 2017 si è consumato un cambio di paradigma ideologico – non epidemiologico – che ha investito tutti gli ambiti della vita pubblica, in modi diversi ma sempre in ossequio ai medesimi principi e alle medesime premesse che sembrano ispirare la norma in esame, con sorprendenti e puntuali isomorfismi.

Se provassimo a tracciare una matrice di comparazione con i messaggi e le tendenze in voga negli anni post-crisi, scopriremmo ad esempio che l’ulteriore limitazione della sovranità dei singoli sui propri corpi fa eco alle celebrate cessioni di sovranità politica e monetaria su scala nazionale. Che l’eterodirezione di organismi sovranazionali e multinazionali sicuramente indipendenti dai controlli democratici, ma non necessariamente da altre influenze, anche private (come si è visto), è invocata tanto nelle politiche sanitarie (Oms) quanto in quelle economiche, lavorative e sociali (Bce, Fmi, agenzie di rating eccetera). E che ai “moniti”, alle “raccomandazioni” e alle “direttive” di questi organismi sarebbe necessario piegarsi con il massimo zelo proprio perché svincolati dai “particolarismi” e dalle “inefficienze” dei processi politici interni. E ancora, che anche nel nostro caso la pretesa di riformare gli ordinamenti in senso più liberale e “liberista”, quando non libertario, partorisce puntualmente la sua negazione: un supplemento di regolazione (si pensi ai settori energetico, bancario, fiscale), la moltiplicazione degli obblighi e dei controlli e una sempre più profonda compressione della libertà dei singoli. E che il rinforzo di “esperti” mediaticamente sovraesposti si è già attestato come standard operativo quando si tratta di sterilizzare i moventi necessariamente politici del provvedimento di turno, se non di interi governi – come fu il caso di quello tecnico del 2011-2013. Che, infine, l’erosione dei margini decisionali dell’elettorato, da mettere sotto la tutela di un potere sempre più forte, si giustifica denigrandone i membri e rappresentandoli come un pericolo da cui difendersi: «superstiziosi» ed «egoisti» se si tratta di vaccinazioni, «evasori» se c’è da imporre il «risanamento fiscale», «corrotti» e «improduttivi» se patiscono una recessione, «xenofobi» se eccepiscono sulle politiche dell’immigrazione, «provinciali» se mettono in forse i benefici pratici e ideali della «globalizzazione».

A molti osservatori non è sfuggito l’intensificarsi delle alleanze dialettiche, sui rispettivi fronti, tra i sostenitori più titolati dell’obbligo sanitario e alcune personalità accademiche che da anni si spendono per divulgare e difendere il modello economico oggi dominante, di marca finanziaria, vincolista e neoliberista o finanzcapitalista. In queste sovrapposizioni può esserci, a parere di chi scrive, non solo una conferma lampante della matrice comune su descritta, ma anche una sinergia o passaggio di consegne tra una narrazione economicista declinante e quella, più profonda e radicata, de «la scienza». Mentre gli spauracchi dello spread e dei mercati allentano la loro morsa nella credenza del pubblico – come sembrano suggerire anche i più recenti esiti elettorali – il pretesto della “necessità” economica, così efficace in passato, potrebbe rivelarsi non più sufficiente a dissimulare la natura prettamente politica delle decisioni che se ne fanno scudo. Se l’ipotesi fosse confermata, la “necessità” scientifica, o meglio scientista, le subentrerebbe a rinforzo per veicolare lo stesso modello politico e gli stessi interessi, anche economici, che vi si fondano, adducendo non più le ragioni del portafoglio ma quelle più ancestrali e cogenti della salute e del corpo.

I pericoli di questa evoluzione sono stati descritti negli ultimi capitoli. Ci si potrebbe sì consolare raccogliendo i frutti collaterali di un vantaggio sanitario ottenuto a così caro prezzo. Ma se da un lato quel vantaggio appare negato dalle intenzioni – perché palesemente contraddetto da un contesto di definanziamento e ridimensionamento dell’offerta sanitaria pubblica – dall’altro impallidisce miseramente di fronte ai danni promessi dallo strumento adottato. Perché la speranza di ridurre le infezioni aumentando le coperture vaccinali di poche o pochissime unità percentuali ha reclamato anche la disciplina e l’assenso coatto dei professionisti della salute, minando così un presidio di molti ordini più prezioso e vitale: il diritto e dovere dei medici di perseguire le migliori conoscenze e di agire per il bene di ciascun paziente «senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura». La coercizione dei sanitari, che già promette di allargarsi ad altre cautele e pratiche “alternative”, è tra tutte la più grave: sia per l’entità della sanzione sia perché, nel colpire chi applica la conoscenza, colpisce la conoscenza.

Questo ultimo aspetto, trattato nei primi capitoli, dimostra che non si può mettere la scienza al governo senza governare la scienza, senza cioè imporle ruoli e obiettivi che le sono estranei, condannandola così alla stagnazione, al servaggio e, in prospettiva, all’inutilità. [...]

Fatte queste considerazioni, chi scrive ritiene che nel contesto corrente qualsiasi obbligo sanitario di massa debba suscitare fortissimi allarmi. Settant’anni fa il nostro Paese si incamminava lungo il sentiero, faticoso e sempre perfettibile, della democrazia costituzionale. Rimangiarsi la strada percorsa da allora introducendo provvedimenti semi-marziali che, per estensione, non hanno precedenti nella storia repubblicana, sulla scorta di “emergenze” discusse e discutibili e in ogni caso affrontabili con altri mezzi, è una sconfitta politica la cui posta in gioco non sono le malattie, ma il modello di libera e fiduciosa convivenza di cui ci siamo dotati. Alla progressiva revoca di quel modello, già accerchiato su tanti i fronti, lo “Stato terapeutico” promette di dare un contributo sempre più determinante e centrale.


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Commenti

Freethinker

Leggere questo post 2 anni dopo mette i brividi.

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Richi Mazze

Però se presenta questo libro, su questo tema, al goofy, vicino a esponenti di questa maggioranza... Dovrebbe ottenere spiegazioni sul superamento della Lorenzin, o riaprire il blog, anche senza spiegazioni.

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Analfabeta Funzionale

Gentile @Roxgiuse,
In realtà quando ho citato la velocità della luce pensavo a Mitchelson e Morley e al fatto, ma qui rivango vecchi ricordi del corso di Fisica I, che essi stessi pensassero di aver fallito, nel senso aver commesso un qualche errore tecnico o concettuale, che inficiava il loro esperimento in quanto esso non riusciva a dimostrare l'esistenza dell'Etere Luminifero postulato dal paradigma dominante all'epoca.
Lei -giustamente- circoscrive la democraticità del dibattito alla comunità scientifica,. La mia critica non si rivolge al metodo di dibattito *all'interno* di quella della comunità ma al suo *esterno*.
Saluti, AF

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↪ Chinacat

Gentile @Analfabeta Funzionale, Le chiedo scusa se intervengo ma c'è una cosa che non mi è ben chiara. Ho letto (e spero capito) tutti gli interventi; ci sono però due frasi che colpiscono:

a) "Il centro della questione non è, infatti, se i vaccini facciano bene o male, ma *l'imposizione*.
b) "La mia critica non si rivolge al metodo di dibattito *all'interno* di quella della comunità ma al suo *esterno*.
Immagino che con l'espressione "al suo esterno" Lei si riferisca alla veicolazione del "messaggio" dall'alto (gli scienziati) al basso (i cittadini). Spero di non aver capito male.
Ora, di vaccini e di fisica capisco ben poco ma in questi giorni è avvenuto un "fattariello" che mette in luce come le frasi sopracitate siano collegate e che ciò che succede "all'interno di quella comunità" sia strettamente correlato a quello che arriva all'esterno e poi diventa oggetto del dibattito.
Se c'è un momento in cui i "tecnici" si sposano con la narrazione fatta all'esterno è proprio questo. E visto che si tratta di una narrazione, spero possa interessare anche al padrone di casa.
Il fatto è questo: l'8 settembre il presidente del Consiglio Conte ha rilasciato delle dichiariazioni sullo storico 8 settembre 1943 (non le riporto perché sono di facile consultazione). Il giorno dopo TUTTI i quotidiani italiani lo hanno letteralmente massacrato; "ignorante" è stato l'epiteto più gentile. Non ho la TV ma deduco sia stato massacrato anche in televisione.
Perché è interessante? Perché i tecnici (in questo caso gli storici che si occupano di Fascismo) non la pensano affatto come vuole la vulgata. In Italia l'8 settembre 1943 viene percepito come "la morte della patria"... peccato che questa sia l'interpretazione "fascista" della storia mentre i tecnici non la pensano così. Gli unici che hanno sostenuto questa strampalata teoria sono: in primis ovviamente i fascisti (e per ovvie ragioni) ed alcuni non sono proprio tecnici ma che vengono ritenuti tali; l'unico tecnico era Renzo De Felice che però si porta dietro una cosa in comune con i fascisti e cioé la presenza dell'ideologia che ne influenza il giudizio.
Per farla breve: alcuni "tecnici" che non sono tecnici si sono messi d'accordo su che narrazione dare (dibattito all'interno); questa narrazione va ripetuta in continuazione (l'imposizione); l'interpretazione della storia da parte dei cittadini (il dibattito all'esterno) nasce sbagliato a monte.
Difficile farlo con la fisica ma con la Storia è uno scherzo (è una scienza?) ed il risultato pratico è che tutti i quotidiani italiani possono ripetere una falsità (la morte della patria) che i "tecnici" (quelli veri) hanno smontato da anni e non se ne accorge assolutamente nessuno.
E non mi sto riferendo a fatti avvenuti 1.000 anni fa: meno di cent'anni e con una mole di documentazione impressionante. La nostra storia, non fa forse parte della nostra identità culturale? Com'è possibile che la narrazione dell'8 settembre 1943 sia ancora quella sbagliata... e siamo nel 2018?
La mia opinione è che se è possibile farlo con la Storia, è possibile farlo con qualsiasi altra disciplina, a maggior ragione se si tratta di una Scienza. Ma ogni narrazione ha bisogno, oltre che di un narratore, di qualcuno che ascolti e l'altra mia opinione è spesso ci si sofferma troppo sul narratore (l'alto) e poco sull'ascoltatore (il basso). Se nel 2018 gli ascoltatori sanno solo la narrazione "di parte" di qualcosa avvenuto nel 1943, cosa sanno di quel che è avvenuto tra il 2088 ed il 2011?
Chinacat

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↪ Chinacat

Gentile @Analfabeta Funzionale, una doverosa precisazione.
Con l'espressione "tecnici" riguardo agli storici, intendo fare riferimento agli storici che hanno come "unica" disciplina lo studio del Fascismo. Oppure, ma sono pochi, la cui disciplina li ha portati in contatto con il Fascismo (Wilhelm Reich, per esempio).
Quindi mi riferisco agli studi di Stanley Payne, George Mosse, Richard Bosworth, McGregor Knox, Robert Paxton e altri. L'unico italiano, e forse il migliore in assoluto, è Emilio Gentile. Che gli studi sul Fascismo italiano siano stati portati avanti da anglosassoni la dice lunga sul come mai il "dibattito" sia ancora fermo al 1943.
Sottolineo questo punto perché l'espressione "la morte della patria" in riferimento all'8 settembre 1943, e che è tutt'ora la narrazione corrente (come può facilmente verificare) sia in alto che in basso, è stata coniata da un fascista, Salvatore Satta. E che oltre ad essere fascista, non era nemmeno uno storico.
E' come se in Germania, nel 2018, l'interpretazione del Nazionalsocialismo fosse ancora quella di Joseph Goebbels, cioé che venissero ancora prese per buone le sue spiegazioni e venissero accettate da tutti senza disussione. Sarebbe da manicomio se fosse così ed infatti non lo è: due generazioni di storici (da Fest a Hillgruber) hanno spiegato ai tedeschi che forse non è il caso di prendere sul serio le spiegazioni di un Goebbels.
Noi questo passaggio non lo abbiamo fatto per cui la visione dell'8 settembre 1943 è ancora ferma al 1943 perché è la visione di un fascista e non di un italiano (che sono due cose diverse). Siccome un fascista ha detto che è così, allora è così. Valeva nel 1943 e vale anche oggi, come dimostra l'episodio di Conte.
Il quale, con mio stupore, deve aver letto uno dei libri degli autori sopracitati, altrimenti la penserebbe come tutti gli altri. E questo mi fa ben sperare.
Chinacat

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thoreau

Bravo. Appena esce me lo compro.
Questa cosa dei vaccini obbligatori è terribile e incredibile. Hai detto bene, si tratta di una regressione intellettuale notevole e non basta assolutamente un libro per descrivere l'amara china che prende la nostra società.
Questo è un fatto talmente brutto e di una portata così vasta che servirebbero 100 libri, 1000 libri per descrivere tutte le implicazioni che comporta.
Lo comprerò, anche se so che niente può cancellare la grande tristezza che mi provoca lo stare dentro a una società che, se fosse sana, avrebbe dovuto inalberarsi immediatamente contro questo provvedimento, e come un sol uomo.
Al di là del fatto "vaccini", infatti, è l'assenza di una reazione immediata e collettiva che trafigge il cuore e mette paura. Significa proprio che siamo in pollaio. Che disperazione!!

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↪ Gianni

Gentile @thoreau,
Mi ha tolto le parole di bocca

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bedrosian baol

Raramente ho trovato un'analisi così ben centrata sui problemi più rilevanti, sui pericoli posti ai principi di libertà e democrazia, correlati con la legge 119.
Dopo LA CRISI NARRATA, che ho trovato molto originale e utile a comprendere i meccanismi della mistificante comunicazione mainstream sui temi economici e sociali, mi aspetto un altra opera fondamentale per capire il degrado culturale della nostra contemporaneità, in un ambito che non è più solo italiano (anche se, sui vaccini, grazie alle pressioni ricevute dal nostro precedente ministro della Sanità, siamo stati trasformati in "capofila"...).
Esattamente come quanto accaduto con il pensiero economico dominante, che oggi trova nei responsabili economici di governo e di maggioranza molti dei suoi più autorevoli oppositori, mi attendo un riscatto da parte di quella categoria di esperti che oggi è relegata ai margini del dibattito "ufficiale": i Gava, i Miedico, i Montanari e il suo quasi omonimo Montinari, potrebbero ritrovarsi meno soli, dopo una opera seria di divulgazione, e, purtroppo, temo, dopo che i danni conseguenti alla legge sull'obbligo inizieranno ad essere sotto gli occhi di tutti, esattamente come il "Più Europa" ha mostrato la sua perniciosità sociale.

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Vox Populi

L' omo senza religione, cioè senza ragione alcuna, è l' omo estinto. 'Na bestia. Ben che vada 'na pecora matta. Nell' attesa di darci novella -dall' alte sfere- che siamo estinti, dean aver deciso a farglici fede in tutto che è poi niente ch' è -a sua volta- un tutto buio.
Io tengo speme in la gente Nostra. Pensar di far del Tutto baratta e merca, benché ch' abbian ormai persuasi, porta al crollo dello principio stesso su cui poggia lo convincimento, poscia che lo alcun Valore riconoscer, è d' impedimento di per se stesso. a l' alcun vendere e all' alcun comprare.

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Analfabeta Funzionale

Una critica di principio ad una pretesa tecnocratica di imporre un obbligo/divieto ad un corpo sociale è da ricercarsi non nei dettagli tecnici delle motivazioni tecniche di una imposizione di origine tecnica ("si fa così perché Lascienza dice che è meglio così. E zitti."), ma nell'Etica.
Lascienza può formulare tutte le verità che vuole ma, come usarle, quando usarle e persino *se* usarle, non è una scelta tecnica ma è una scelta etica, ed appartiene al corpo sociale di riferimento che deve compierla con il metodo decisionale che detto corpo sociale si è dato. Nello specifico delle democrazie rappresentative, con il voto a suffragio universale dove uno vale uno.
Il centro della questione non è, infatti, se i vaccini facciano bene o male, ma *l'imposizione*.
Nell'obbligatorietà della vaccinazione si ha lo scontro di due valori: l'autonomia decisionale dell'individuo, che ha un valore etico (specialmente nel pensiero liberista), contrapposta al perseguimento del benessere della collettività che ha anch'esso un valore etico. Si tratta quindi di stabilire se sia *giusto* o no sopraffare un individuo per il bene (presunto) della collettività.
Il discernimento tra giusto e sbagliato è una delle cosa mutevole nel tempo e nello spazio e, soprattutto, non è una questione scientifica ma dipende dal comune sentire, dalle usanze, dalla cultura (intesa come eredità, non come nozionismo tecnico) e dalla religione del corpo sociale.
Per una società che si vuole multi etnica, multi culturale, multi linguistica, multi gender e multi tutto, coabitano forzatamente diverse sensibilità che devono, alla fine, esprimere un giudizio del tipo SI/NO alla domanda: i vaccini devono essere obbligatori o no?
La frase "La scienza non è democratica", che si traduce in "La velocità della luce non si decide per alzata di mano ma si misura con l'interferometro" è indubbiamente vera, ma lì si deve fermare e deve essere seguita dalla frase "L'Etica non è una scienza", che si traduce in "Il Giusto e l'Ingiusto non si misurano con l'interferometro ma si decidono per alzata di mano".
Fino a non molto tempo fa, non ci sarebbe stato dubbio sul fatto che Lascienza dovesse piegarsi all'etica, infatti esiste l'Etica della Scienza ma non esiste la Scienza dell'Etica.
Che l'odierno scontro sui vaccini non sia altro che una metafora del vero scontro che si sta svolgendo, ossia quello della tecnocrazia contro la democrazia, è testimoniato dal fatto che coloro che sostengono l'obbligo vaccinale perché "tecnicamente migliore" sono gli stessi, o strettamente contigui, a coloro che predicano quel feroce darwinismo economico che è l'ideologia liberista, la quale sta incontrando un ostacolo proprio nelle democrazie a suffragio universale dove uno vale uno.
Saluti, AF

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↪ Mikez Barbariccia

Gentile @Analfabeta Funzionale,
Il nocciolo del problema è esattamente quello da lei indicato. Per dirla in modo mirabile con le parole di Giorgio Israel: “perché scienza e tecnica non possono determinare i fini”.
Il suo intervento mi ha suscitato una considerazione: è proprio perché si sta costruendo in maniera artificiale una società multi-tutto che la scienza, ridotta a “tecno-scienza”, viene brandita come una clava sulla testa delle persone.
Mutuando un argomento di Buffagni, secondo il quale la forma politica di una società multiculturale può essere solo l’impero e non la democrazia (che si basa appunto sull’idem sentire dei cittadini, e sul dibattito pubblico, che presuppone lingua comune, valori comuni, etc), si capisce come la scienza ridotta a tecno-scienza funga da lingua franca dell’impero.
Tanto più si riducono gli spazi di discussione, di dibattito politico e non solo (“aborigeno, ma io e te, che cazzo se dovemo di’? “), che sono l’humus tanto della democrazia quanto della scienza, tanto più si fa largo questa visione macchiettistica di una scienza ridotta a dispensatrice di verità prêt-à-porter.
E’ proprio quando le diverse sensibilità non hanno più gli strumenti linguistici e concettuali comuni, cioè gli strumenti per discutere razionalmente, che la pseudo-scienza si fa strumento della tirannide.
Il che peraltro mi conferma in un mio pre-giudizio, con il quale accomuno ormai tanto gli economisti micro-fondati quanto gli scienziati-da-esperimento: che sono di una ignoranza crassa e spaventosa in tutti i campi che esulano dalla loro branca del sapere. Se uno ha una minima conoscenza di storia, filosofia, linguistica, letteratura e storia della letteratura, storia della scienza, musica (io aggiungerei anche psicoanalisi ma il padrone di casa me mena) etc. cioè tutto ciò che fa dell’uomo un uomo e non una macchina, non può umanamente condividere né i loro presupposti né le loro conclusioni, veramente, non si può.
qui Buffagni: link

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↪ fantanome

Gentile @Analfabeta Funzionale,
io concordo con il suo post interamente, e La ringrazio per aver saputo esprimere la mia idea meglio di quanto io stesso avevo fatto sinora.
Devo però rilevare che, nel momento in cui una maggioranza parlamentare legittimamente eletta dovesse scegliere per l'obbligatorietà, questa sarebbe la scelta da perseguire.
Quindi mi permetto di evidenziare un punto, che forse Lei ha chiaro, ma che io leggendo il suo post non ho colto con l'evidenza necessaria: quello che si deve contestare è l'utilizzo de "Lascienza" come argomento per evitare il dibattito sulla scelta etica e politica da fare. L'uso quindi de "Lascienza" come mezzo per togliere legittimità alle opinioni (lei dice etiche, io direi politiche) dei cittadini.
Chiedo scusa se ho precisato l'ovvio, così però a mio parere risulta più evidente il punto.
grazie a Lei ed al nostro ospite.
Saluti

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↪ Roxgiuse

Gentile @Analfabeta Funzionale, concordo in pieno con la sua analisi. Vorrei solo puntualizzare, per quello che le mie conoscenze scientifiche di livello amatoriale mi hanno consentito di capire, che intorno alla velocità della luce si svolge in ambito accademico un democraticissimo dibattito, come d'altronde per la relatività stessa che, poggiando essa su un valore arbitrario che la rendesse coerente, ha subito un processo democratico di persuasione, prima osteggiata e poi lentamente diffusasi, molto prima che le verifiche empiriche ne decretassero la vigenza scientifica.

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↪ Analfabeta Funzionale

Gentile @Mikez Barbariccia,
Innanzi tutto, grazie per la sua risposta. Sono molti anni che non intervengo più in discussioni in rete e non mi aspettavo che qualcuno potesse trovare interessanti le mie parole al punto di rispondermi.
la rigrazio anche per il link agli scritti di Buffagni che ho letto con interesse. Concordo con numerose cose che Buffagni dice anche se non tutte. Peccato poi che il buon Buffagni si fermi alla parte destruens e non cominci nemmeno la parte costruens: come si fa a rompere un triangolo di Karpman?
Per quanto riguarda il punto della techno-scienza come lingua comune con cui le varie componenti delle società multi-tutto si potrebbero parlare, mi pare una lettura abbastanza audace.
Per adesso, io non me la sento di spingermi così avanti e mi fermo prima, cioè all'uso strumentale e distorto di argomenti scientifici allo scopo di togliere legittimità all'avversario politico.
Saluti, AF.

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↪ Mikez Barbariccia

Gentile @Analfabeta Funzionale, prego.
Innanzitutto, sulla tecno-scienza come lingua comune: più che lettura audace direi proprio improvvisata, letteralmente su due piedi mentre leggevo il suo commento: l’idea stessa di “diverse sensibilità” che devono esprimere un giudizio sui vaccini è già un concetto “europeo” e moderno di convivenza; l’idea stessa di “sensibilità” per identificare le diverse parti in causa direi che è europeo. Nel momento in cui queste parti non condividono l’ideale del dibattito razionale, o altre cose più o meno fondamentali, tipo la divisione tra potere temporale e potere spirituale, il fatto che non esistano gli spiriti maligni, o il giudizio sull’omosessualità, come fanno a convivere?
In quest’ottica ho usato la dizione “lingua franca” per rendere l’idea, all’interno della babele, di un possibile spazio comune. Peraltro, non tanto di comunicazione tra le parti, quanto di legittimazione super partes per le decisioni da prendere: si fa così perché lo dice la scienza, che è universale e vale per tutti, senza distinzione di lingua etc. etc. Da qui la mia analogia impropria: tanto più la babele aumenta, tanto più si fa largo la scienza come fonte di verità indiscutibile, cioè come teologia sostitutiva. Con l’ovvio caveat che in verità non ci sono decisioni da prendere, sono già state prese in separata sede e si tratta di farle ingollare alla popolazione.
Sul triangolo di Karpman: mi pare che già prendere coscienza della struttura del conflitto (cioè che il conflitto esista, abbia una struttura, come funzioni, e quali sono i ruoli assegnati) sia un ottimo inizio per uscirne, cioè per smettere di giocare.

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Maurizio Moretti

Mi perdoni la trivialità. Sarà disponibile dal 25/9 anche in formato e-book?

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Luca Pasello

Non vedo l'ora di leggere il libro.
Non è ruffianeria, dato l'O.T. che sto per introdurre, del quale mi scuso (non dispongo di altri canali, d'altra parte).
Su TW mi sono trovato bloccato da Lei, e proprio non me lo spiego. Ho scorso l'intera mia TL degli ultimi 3 giorni: nada.
Ora, so bene come funzionano i social e so che un following non è né un matrimonio né un rapporto d'amicizia. Tuttavia sono abbastanza sconcertato, soprattutto perché Lei per me era un punto di riferimento di cui condividevo praticamente ogni minimo pensiero, impegnandomi a diffonderlo nel mio piccolo. Non mi do spiegazioni. Ho trovato solo un "coso" indirizzato a un tizio che polemizzava con Bagnai: il termine, usato male, avrebbe potuto essere inteso come riferito a Bagnai stesso. Non trovo nient'altro (e comunque, dopo anni di social e blog e data la consonanza di idee e la stima che nutro per il Senatore, chiamarlo improvvisamente "coso" sarebbe stato per me roba da TSO! ).
O che altro? Perplessità e timori conseguenti agli ultimi atti del Governo? Sufficienti per un blocco?
Non posso più seguirla, cioè debbo fare a meno di un gran numero di stimoli interessanti.
Non posso nemmeno rt gente che La rt, se non so di che si tratti.
Scusandomi per averLa importunata qui, posso chiederLe di aiutarmi almeno a capire?
Spero si sia trattato di un equivoco.
Cordiali saluti e grazie, sin d'ora.
Luca Pasello

Rispondi

↪ Luca Pasello

Sbloccato. Grazie!

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FryOne

Come ha detto Franz, libro NECESSARIO. Spero che siano in tanti a leggerlo.
Saluti,
Rosario

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Bombadillo

Caro Pedante,
auguri di cuore per questa tua nuova fatica (a quattro mani).
Leggevo ieri una citazione di Beccaria che mi pare calzante "Ogni atto di autorità di uomo a uomo che non derivi dall'assoluta necessità è tirannico".
Da cui potremmo dedurne che Beccaria era sovranista, populista, complottista e, diciamocelo, anche un poco omofobo.....oppure, al contrario, potremmo dedurne che sono alcuni governanti della contemporanee democrazie liberali che stanno assumendo comportamenti e provvedimenti tirannici.
Sarebbe interessante interrogarsi, poi, sulla stessa possibilità di una scienza come quella moderna, in cui la verità non è l'adeguamento dell'intelletto alla realtà, ma qualcosa di sommmamente instabile e mutevole, di esprimere necessità assolute.
Ma non sono un epistemologo....sono solo un vecchio complottista che, magari, partirebbe domandandosi chi era Popper....il quale, tuttavia, sarà probabilmente il venerato maestro pure di alcuni convinti componenti dello schieramento "sovranista" (chiamiamolo così per semplificazione, anche se sarebbe più esatto "costituzionalmente orientato"), il che dimostra che grande è la confusione sotto il cielo, per cui la situazione è favorevole (agli altri).
Tom

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Mikez Barbariccia

Carissimi tutti,
la mia proposta è: don't feed the troll.
Al posto di troll io userei anche un'altra parola, basher, ma il succo è lo stesso. La tecnica per sviare il discorso e seminare zizzania (con tanto di studio pregresso dei commentatori più o meno assidui) mi pare evidente. Il posto dove il diavoletto furfante deve tornarsene è la quinta bolgia.
A parte l'onore di essere diventato un target della disinformazione, io fossi nel padrone di casa penserei seriamente a non pubblicare commenti che per struttura, sintassi e contenuto denotino evidente professionalità nell'inquinamento del dibattito.

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↪ Il Pedante

Mi hai anticipato.

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↪ Chinacat

Gentile @Mikez, non sono sicuro che il "tizio" faccia parte della semplice categoria dei troll. Ho quasi finito di leggere il libro del padrone di casa (La crisi narrata) e trovo questa descrizione:
"Questa controffensiva spesso disperata e violenta non può però dispiegarsi sul terreno empirico delle critiche – dove fallirebbe all’istante – ma deve astrarre gli attacchi ricomponendoli nelle categorie letterarie a sé care, li deve trasformare in maschere da collocare sulla scena del racconto. Nasce così la galleria allegorica di quelli che «la fanno facile», dei «populisti», dei saccenti, dei pessimisti e di chi «ha paura di cambiare». (...)
Qualora la squalifica etica non bastasse, soccorre l’allusione al disturbo mentale. Chi critica e si emancipa dalla coralità del racconto diventa all’uopo un sociopatico e un ossesso".
(La crisi narrata)
Non credo sia affatto un caso la comparsa della stessa parola, "ossessione". Il noto epistemologo, più che seminar zizzania, mira a squalificare praticamente tutti: io, Lei, il Pedante e tutti gli altri; un branco di "ossessionati" dal "sovranismo" e dei quali bisogna diffidare in quanto "malati". Fossi il Pedante, sarei anche contento: l'epistemologo è la prova vivente che il testo sopracitato è perfettamente aderente alla realtà odierna. Essi vivono, per citare John Carpenter.
Chinacat
PS @ Il Pedante
Sono alle ultime pagine del Suo libro: davvero notevole.

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↪ Mikez Barbariccia

Gentile @Chinacat,
ma quello a cui si riferisce il Pedante, credo, è bene o male il discorso pubblico per come viene impostato dal mainstream, che tende a fare di tutta l’erba un po’ di fasci qua e là. Una disinformazione che proviene dall’alto, diciamo, e che mira a delimitare il campo di ciò che si può dire e pensare.
Il troll di professione invece agisce dal basso. Non mira a innestare contenuti o frame nella testa delle persone, vuole solo inquinare lo spazio del dibattito per renderlo impossibile. Non si interessa veramente degli argomenti, se non in modo strumentale, agisce sul dialogo e sul rapporto tra gli interlocutori.
Infatti il buon F. ha subito sviato dal tema del post (il libro sui vaccini) portandolo sul S. (parola che mi rifiuto di usare) e poi si è solo appoggiato a quello che dicevano gli altri, se Franz invece che di “espistemologia” avesse parlato di “chimica farmaceutica” lui avrebbe detto “ma io sono un chimico farmaceutico”. La prova del 9 è la risposta a Bazaar perché ha subito spostato il discorso sul personale, cioè provocando Bazaar su Marx e rapporti di classe - il che vuol dire che conosce Bazaar e sa di cosa parla usualmente. O almeno ha fatto lo sforzo di vedere i commenti abituali in rete di Bazaar.
Comunque, se è finito qua sopra vuol dire che ha un lavoro da svolgere. Probabile che si ripresenterà sotto mentite spoglie, magari cambierà tecnica, o verranno in due o tre.
Qui un esempio, peraltro vecchio: link
I social sono tutti così, twitter non ne parliamo.

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↪ Chinacat

Gentile @Mikez Barbariccia, grazie per le informazioni. Che esistessero "troll di professione" lo sapevo ma l'idea che qualcuno paghi uno come F. per fare ciò che fa supera le mie capacità di comprensione: non usando i "social" non ho idea di che tipo di impatto può avere.
Chinacat

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Gigliola

Condivido ogni parola del nostro ospite, anche se sono una madre che ha vaccinato entrambe le figlie e non ha mai condiviso le ragioni degli antivax. Aggiungo una semplice, ma lunga, considerazione: quando, lo scorso anno scolastico passò il decreto Lorenzin, i giornalisti ci illustravano le perplessità di quelli che ritenevano provvedimento eccessivo e antidemocratico l'allontanamento dei bimbi non vaccinati dalle scuole; si lamentava poi, in certe regioni, la difficoltà delle ASL nell'eseguire tutte le vaccinazioni richieste, i ritardi e le disfunzioni, con la richiesta logica "che si fa se non tutti verranno vaccinati entro la data fatidica?". Bene, durante l'estate apprendiamo sempre dai media che l'allarme ora riguarda il provvedimento dell'attuale governo che "ammette l'autocertifcazione" per i bambini che non hanno ancora prodotto i documenti dell'ASL, e che (presidi in testa) si immaginano frotte di bimbi untori che mettono in pericolo la sopravvivenza delle nostre classi scolastiche. Domanda idiota: che cosa facciamo allora di tutti i bimbi i cui genitori non hanno prodotto documenti sanitari a riprova dell'avvenuta certificazione? Li lasciamo a casa? Multiamo papà e mamme? Chiediamo al personale ASL turni di 25 ore per vaccinarli tutti coattivamente e immediatamente? Mah! Io sono dell'idea che si stia sollevando un polverone per impedire alle persone di valutare il problema con lucidità e obiettività, pur nella giusta divergenza di opinioni...

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Mario M

Nemesi Medica di Ivan Illich è stato scritto circa cinquant'anni fa. L'autore (uno storico, un sociologo, un uomo di chiesa) denunciava l'invadenza dell'istituzione medica che tendeva a deprimere la comprensione, la risposta e la resistenza individuale alla malattia.
Non mi risulta che l'autore fosse sceso nella polemica intorno alla natura dell'AIDS, all'invenzione della teoria virologica che aveva messo in ombra l'indagine tossicologica e comportamentale. Illich negli ultimi anni era stato colpito da un tumore ma sembra avesse rifiutato gli interventi e le cure tradizionali. In effetti la politica sanitaria sulla cura dei tumori è altrettanto grave e pericolosa: si è arrivati addirittura a una sperimentazione truffa per screditare la proposta terapeutica di Luigi Di Bella.

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Nina

Come previsto, il termine denigratorio "on the wave" è: SOVRANISTA...

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Franz

Grazie caro Pedante.
Libro assolutamente necessario in un'epoca di scimmie in cattedra. Assistiamo alla triste commedia del pensiero lineare messo lì per congelare il pensiero. La repressione preventiva dei medici perplessi per vietare le domande legittime.
@Farfarello:
Sai che significa "epistemologia"? Che c'entra con il sovranismo?

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↪ Farfarello

@Franz, ovviamente sono un epistemologo e, appunto, riconosco subito le "scimmie in cattedra" e i loro confusi discenti.

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↪ Roxgiuse

Gentile @Farfarello, avrà notato che qui tutti, nei limiti delle proprie possibilità, e le mie sono alquanto limitate, cerchiamo di apportare contributi che arricchiscano il dipanarsi del tema che il nostro ospite, con rara lucidità, spoglia dell'enfasi retorica per illuminarlo con strumenti argomentativi razionali e mutuati molto più dalla logica che dal corpo specialistico dell'argomento. Se quindi Lei nella vita è specializzato negli studi epistemologici la prego di perseguire lo stesso metodo, argomentando con rigore logico, senza esprimere asserzioni apodittiche che nulla contribuiscono alla qualità del blog. Sono sicuro che avrà molte cose interessanti delle quali renderci partecipi.

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↪ Farfarello

@Roxgiuse, non sono aduso alla piaggeria nè a inutili giri di parole. Ergo, eventuali commenti di carattere tecnico li riservo ad un ambito adeguato. Inoltre, non avendo ancora letto il libro, appare evidente che il mio giudizio è rivolto a quanto pubblicato nel blog, troppo poco per una discussione più approfondita.

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↪ Chinacat

@Farfarello
vediamo se ho capito bene, anticipandoLe subito che non sono molto intelligente.
" Ergo, eventuali commenti di carattere tecnico li riservo ad un ambito adeguato."
Se ne deduce che, non essendo questo un ambito adeguato, è inutile che Lei faccia dei commenti di carattere tecnico poiché nessuno sarebbe in grado i capirli. Gli autori del libro, i lettori del blog, il sottoscritto in primis: un gruppo di simpatici mammiferi ai quali è inutile tentare di spiegare qualcosa tanto non ci arrivano. E questo mi è chiaro.
Inoltre:
"Argomentazioni frutto più di un'ossessione politica (il sovranismo) che di lucido ragionamento."
Come se non bastasse, siamo ossessionati e quindi incapaci di lucido ragionamento, Dei minus habens con delle strampalate fissazioni, in pratica.
Inoltre:
"non avendo ancora letto il libro, appare evidente che il mio giudizio è rivolto a quanto pubblicato nel blog, troppo poco per una discussione più approfondita."
E ci mancherebbe altro. Come si fa a discutere in maniera approfondita con dei soggetti del genere, che osano addirittura esprimere giudizi o pareri con quel poco che ci lesina il nostro padrone di casa? E difatti:
"Non mi pare un grande contributo allo sviluppo della democrazia e al benessere dei cittadini."
Ovvio che no: siamo scemi, affetti da sindrome ossessivo-compulsiva e incapaci di afferrare una qualsiasi spiegazione tecnica. Come potremmo mai contribuire allo sviluppo della democrazia? Sarebbe come dare una brugola ad una scimmia ed aspettarsi che monti un mobile dell'Ikea.
Fin qui sono d'accordo con Lei ma, non essendo io in grado di arrivarci per le limitazioni di cui sopra, mi domando: ma che ca**o ci fa qui Lei? Uno del suo livello non dovrebbe perdere tempo con forme di vita così insignificanti come noi. Dovrebbe essere all'MIT a risolvere equazioni differenziali oppure a costruire la macchina per viaggiare nel tempo: pinzellacchere, per uno come Lei. Francamente, non capisco.
Chinacat
PS Eviti pure di rispondermi poiché non essendo un epistemolgo, non capirei. Non so nemmeno cosa voglia dire "epistemologo,", si figuri un po'. (D'altronde non posso saperlo perché non ho libri; sto ancora aspettando che la scimmia mi monti lo scaffale comperato all'Ikea).
PPS
@ Roxgiuse
Non ho contribuito molto alla qualità del blog ma come diceva Trilussa, "quanno ce vò, ce vò".

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↪ Farfarello

@Chinacat, comprendo il nervosismo da cui sortisce il suo intervento. E che non dipende esclusivamente dai miei commenti, come ben sa.

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Sandro

Ottimo, anche per chi è affetto da burionite.

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Roxgiuse

Posso permettermi di consigliarlo a burioni? Magari perfino lui capirebbe qualcosa di epistemologia e sullo stato di diritto.

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Farfarello

Argomentazioni frutto più di un'ossessione politica (il sovranismo) che di lucido ragionamento. Non mi pare un grande contributo allo sviluppo della democrazia e al benessere dei cittadini.

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↪ Antonio

Gentile @Farfarello, lei sarà il più bravo epistemologo di tutti i tempi, ma svilire il sovranismo a ossessione politica senza una spiegazione non spiega niente, sembra 'e con la quale...ho detto tutto'.

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↪ Farfarello

@Antonio, il sovranismo è una categoria della sfera politica, non una deviazione intellettuale.

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↪ Bazaar

Gentile @Farfarello,
il sovranismo "ossessione politica"? quest'ossessione dell'art.1 Cost.
epistemologo? immagino di scienze sociali :-)
Le devo offrire da bere al bar dello sport.

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↪ Farfarello

@Bazaar, ho già precisato che il sovranismo non è una deviazione intellettuale. L'ossessione consiste nel volerlo brandire come chiave di volta in qualsiasi contesto problematico. Un po' come facevano alcuni quando, richiamandosi al pensiero di Marx, trovavano nel pedissequo riferimento ai rapporti di classe la facile formula con cui spiegare e (velleitariamente) trasformare il mondo.

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