È uscito il libro delle Arie Pedanti!
| 39 commenti | pdf

Ha vinto Lascienza


Venerdì è stato approvato alla Camera il «decreto vaccini» che porta il nome del ministro Lorenzin. Come previsto su questo blog, il testo convertito in legge si è ammorbidito nel passaggio parlamentare con la riduzione del numero delle vaccinazioni obbligatorie e delle pene per gli inadempienti. E, come previsto, la sua applicazione si sta già scontrando con difficoltà di diverso ordine che lasciano presagire una situazione di incertezza del diritto ormai tipica di ogni riforma contemporanea: dalla carenza di organici delle aziende sanitarie che non riusciranno a vaccinare tutti gli obbligati nei tempi previsti, agli oneri burocratici a carico delle scuole, nelle cui aule non si raggiungerà comunque l'«immunità di gregge» non essendo vaccinati i docenti e il personale, né potendoli vaccinare per mancanza di fondi.

A ciò si aggiungono le più gravi opposizioni dei governi regionali, cioè di coloro che dovrebbero mettere in pratica la legge. Per toccarla piano, l'assessore all'Istruzione della Valle d'Aosta e la sua collega ligure alla Sanità hanno rispettivamente definito il decreto «nazista» e «fascista», con la promessa di boicottarlo non applicando le sanzioni previste. In giugno il Consiglio provinciale dell'Alto Adige ha approvato all'unanimità un documento contro l'obbligo vaccinale, mentre la Regione Veneto è ricorrente in Corte costituzionale contro la riforma.

Comunque vada, l'approvazione della legge è una iattura per coloro che vi si opponevano e una vittoria per chi la ha sostenuta, per chi cioè, nel dibattito che ha accompagnato il breve iter, si è intitolato il ruolo di defensor scientiae, di fiaccola della razionalità empirica contro le superstizioni dei no/anti/freevax. E noi vogliamo essere con loro.

Tralasciamo dunque i tanti dubbi espressi nell'articolo precedente. E tralasciamo le differenze tra scienza e Lascienza, già protagoniste di un divertissment gaddiano di Alberto Bagnai in cui la divinità scientifica mette in mostra tutta la sua tellurica cedevolezza alle fregole del dominus. Tralasciamo anche il fatto che la scienza, non possedendo favella, parla per bocca di una comunità scientifica tutt'altro che unanime sull'opportunità e le motivazioni del decreto, poco o per nulla coinvolta nella sua redazione e disincentivata al dibattito con la minaccia di ritorsioni disciplinari à la Paolo V. Tralasciamo l'assurdo insiemistico di squalificare le opinioni di alcuni scienziati, cioè di coloro che producono la scienza, in quanto non convalidate da una preesistente e imperturbabile scienza: cioè da Lascienza. E tralasciamo quindi, ad esempio, anche il recentissimo documento della Società italiana di psico-neuro-endocrino-immunologia (SIPNEI) che invito a consultare nella sua interezza, secondo la quale «la decisione governativa di estendere l’obbligatorietà delle vaccinazioni... a nostro avviso, non regge ad un esame ravvicinato dei dati e delle premesse». Gli autori saranno anche scienziati, ma non sono evidentemente Gliscienziati.

Tralasciamo tutte queste cose e, per un giorno, accingiamoci a festeggiare con la frangia illuminista dell'opinione pubblica. Ma, esattamente, a festeggiare che cosa?

È chiaro che l'eventuale valore scientifico della nuova legge non risiede negli obblighi e nelle sanzioni. Questi sarebbero solo strumenti per raggiungere un traguardo predicato, cioè l'aumento delle coperture vaccinali. L'obbligo di comportarsi scientificamente non sarebbe celebrato in sé, ma in quanto promotore di comportamenti scientifici. E qui insorgono un paio di grossi problemi.

Il primo è che, delegando direttamente le conclusioni del dibattito scientifico a istituzioni dotate di vis politica - dagli ordini professionali fino ai membri del governo - lo si è privato di una sua prerogativa sostanziale, di ricercare liberamente una verità provvisoria utile all'avanzamento delle conoscenze. Per quanto in modo strisciante, la querelle sulle vaccinazioni ha reso più esplicito un ribaltamento di forze tra scienza e potere dove quest'ultimo si va ritirando dal ruolo di promotore della ricerca e vi rientra a gamba tesa per suffragare l'una o l'altra campana, per certificare l'uno o l'altro risultato con il peso minaccioso della propria autorità, buttando così nel gioco istanze che nulla hanno a che fare con gli obiettivi di quella ricerca: consenso elettorale, inclinazioni ideologiche, condizionamenti geopolitici, interessi di lobby ecc. Ma non solo. Nell'impossessarsi di quel discorso, lo riformula in un codice linguistico - quello della politica e del giornalismo - che è la negazione quasi puntuale di ogni disciplina di metodo, pieno com'è di grossolane semplificazioni da talk show, attacchi alla persona, slogan pieni d'effetto ma poveri di contenuto, fino al falso sic et simpliciter.

Nella rottura di questo equilibrio non si inabissa solo l'utilità dello strumento scientifico, ma prima ancora la sua rispettabilità. Il punto è stato ben colto dal citato documento SIPNEI:

Istituzioni scientifiche, professionali e singole personalità, con l’amplificazione dei media, hanno dato una pessima prova, adottando un atteggiamento paternalistico, dogmatico e, a un tempo, di allarme sociale, bollando con marchio d’infamia tutti coloro che, anche in sede professionale e scientifica, hanno espresso valutazioni articolate e di merito sui singoli vaccini... nel furore della polemica, alcuni esponenti dell’Accademia hanno diffuso una visione della scienza di stampo dogmatico, con il risultato paradossale, a nostro avviso, di produrre un rafforzamento, invece che un indebolimento delle convinzioni di tipo antiscientifico presenti nella popolazione. In questo modo, è stato prodotto un danno enorme alla diffusione della cultura scientifica del nostro Paese, che già soffre di ritardi storici a livello di massa.

E ancora:

Non si difende e non si diffonde la cultura scientifica adottando il modello medievale dell’«ipse dixit», dell’autorevolezza della cattedra, bensì mostrando la bellezza del metodo scientifico... Solo una scienza che ottenga i suoi risultati adottando una procedura trasparente e che li condivida con la società tutta, è in grado di conquistare la partecipazione convinta dei cittadini alle proposte di politica sanitaria che ispira.

E già questa, comunque la si pensi, è una pessima notizia, tanto più per chi sognava il positivismo al governo. Se non irreversibile, il danno d'immagine è in effetti «enorme» e lascerà un segno duraturo nell'opinione pubblica se non si provvede in fretta a restituire al pensiero scientifico la dignità, l'indipendenza e la problematicità che lo devono caratterizzare.

Il secondo problema è al tempo stesso corollario e dimostrazione del primo. Chi scrive si confronta sempre più spesso con persone che fino a sei mesi fa non si erano neanche minimamente poste il problema delle vaccinazioni. Parliamo di qualche decina di casi, a cui corrispondono le decine di migliaia che manifestano nelle piazze e sui social e, si presume, le centinaia di migliaia o milioni haec conferentes in corde suo. Se non vogliamo pensare che queste moltitudini, prima ignare e poi insospettite dal metodo, convertitesi in compulsatrici notturne di siti alternativi, alimenteranno almeno in parte le fila degli esitanti o dei renitenti, bisogna ammettere che chi già ne faceva parte affronterebbe oggi il supplizio della ruota pur di non sottoporre i pargoli alle iniezioni. Sicché, se proprio andrà bene, la situazione non potrà che consolidarsi sui numeri attuali.

Occorre insomma chiedersi, sempre a beneficio degli Auguste Comte con cui avrei voluto brindare, se il provvedimento sia funzionale all'obiettivo. Perché se ciò non fosse, si tratterebbe di una mossa politica non solo fallimentare, ma anche antiscientifica nei suoi effetti. Per valutarlo non basta però l'esperienza aneddotica di un Pedante, né le previsioni di chi osservasse l'inedito tenore delle proteste. Ci vuole, appunto, una valutazione scientifica del fenomeno. Che esiste.

Il progetto ASSET è un progetto quadriennale europeo di ricerca che studia le ricadute sociali delle pandemie e delle politiche sanitarie di emergenza. Nel report Compulsory vaccination and rates of coverage immunisation in Europe (settembre 2016) i membri del gruppo indagavano la correlazione tra coperture vaccinali e obbligatorietà dei vaccini nei paesi dell'Unione europea e dell'Area economica europea (EU/EEA), concludendo che

... il confronto [tra i paesi esaminati] non è in grado di confermare alcuna relazione tra vaccinazioni obbligatorie e tassi di immunizzazione infantile nei paesi EU/EEA... Benché questa esposizione dei dati non sia in grado di fornire la prova definitiva dell'efficacia o inefficacia delle vaccinazioni obbligatorie sui tassi di immunizzazione, essa dimostra che questo approccio non risulta rilevante nel determinare la copertura vaccinale infantile nei paesi EU/EAA.

Qui gli scienziati (sì, sono scienziati) del progetto ASSET non esprimono un'opinione o una raccomandazione, ma presentano i risultati di una rilevazione da cui emerge che, nell'epoca e nel contesto geografico, politico e sociale in cui si trova il nostro Paese, l'obbligo di vaccinarsi non fa aumentare i vaccinati. Punto. E lo dimostrano attraverso un'osservazione empirica, cioè scientifica, dalla quale si deve evincere che la legge sull'obbligatorietà dei vaccini, anche volendole attribuire le migliori intenzioni e la fondatezza degli assunti, è antiscientifica in definizione perché contraddice i risultati della ricerca scientifica sulla sua utilità.

Una beffa, insomma. La nemesi di un metodo scientifico che evidentemente non si lascia mettere le mani addosso senza reagire. E non si può neanche dire che i dati - peraltro facilmente accessibili a tutti - fossero arrivati tardi. La ricerca era già pubblicata nell'estate del 2016 e gli autori, basandosi su quei risultati (lo ripetiamo: scientifici), lanciavano anche un avvertimento al Governo italiano nel febbraio di quest'anno:

Sono molti i modi in cui le autorità possono lottare contro l'esitazione vaccinale. Tutti possono migliorare la situazione, ma solo a patto che ci si tenga ben presente che i genitori non sono fanatici, testardi e irrazionali, ma padri e madri ansiosi e preoccupati che hanno a cuore i loro bambini tanto quanto coloro che decidono di vaccinarli. Occorre aiutarli a fare la scelta migliore per i loro piccoli, non obbligarli a fare qualcosa che secondo loro li potrebbe danneggiare in modo grave.

Tutto inutile. Doveva vincere Lascienza, e vinceremo.

***

Le vie dell'irrazionalità sono infinite. Sicché non deve stupire che riescano anche a indossare il camice di una metodo scientifico propedeuticamente squalificato al rango della sua caricatura simbolica. Se scoprire il gioco è tutto sommato facile, capirne le cause è un esercizio più arrischiato che per amore di pedanteria tenteremo almeno di abbozzare, domandandoci perché i sostenitori più vocali della razionalità aderiscano, nel nome di quella razionalità, a soluzioni razionalmente non fondate.

La prima e più banale ipotesi chiama in causa il deficit di informazione. Per comprendere le istanze di un dibattito scientifico non servono solo competenze alla portata di pochi, ma anche la disponibilità ad accettare risposte «aperte» e provvisorie che non possono da sole colmare il margine della discrezionalità e della precauzione di ciascuno. La ricerca di nozioni definitive e non problematiche («Lascienza dice») diventa così un atto di economia cognitiva necessario come lo è l'intuizione pre-empirica, ad esempio quella di credere che obblighi e sanzioni promuovano sempre la diffusione di una pratica più di quanto possa un invito.

La seconda ipotesi, che si dovrà sviluppare meglio in un'altra sede, è quella della partecipazione politica identitaria. In una democrazia impotente dove la volontà popolare è sostituita da vincoli e necessità esogeni a cui bisogna piegarsi - i listini di borsa, i trattati internazionali, i mercati esteri, i capricci dei partner politici e commerciali ecc. - la partecipazione politica diventa uno strumento cosmetico per affermare un'immagine di sé, non per promuovere azioni e programmi. Sicché, come si vota a sinistra per essere di sinistra e non per fare politiche di sinistra, così si sostiene una qualsivoglia legge a favore delle vaccinazioni per essere razionali e moderni, o specularmente per non essere oscurantisti, complottisti, grillini, lunatici ecc. Che poi serva davvero, è questione pratica che esula dalla funzione identitaria in cui si è arenato l'esercizio politico.

La terza ipotesi ci fa ritrovare una vecchia conoscenza, anzi una vecchia zia: la zia Tecno, per gli amici tecnocrazia. Qui Lascienza non è che l'ulteriore mascheramento della competenza dei professori al governo, dell'indipendenza dei banchieri centrali, della τέχνη dei tecnici che agiscono per necessità aritmetica e non per orientamento politico. È il sogno, così ricorrente nell'ultimo decennio, di un principio superiore e imperturbabile all'errore umano che può salvarci dai capricci della turba elettorale e condurci, volenti o nolenti, a compiere le scelte migliori. Il ritornello de «la scienza non è democratica» non significa in sé nulla: non trattandosi di una forma o surrogato di governo, essa non è nemmeno monarchica, autarchica, ginarchica, papale o altro. In quella formula si rivela piuttosto la tentazione di sostituire agli incerti della democrazia un meccanismo che si immagina infallibile e preciso. Di rottamare l'autodeterminazione dei popoli e affidarsi a un'acefala, impersonale e più tranquillizzante eterodeterminazione. Che poi la titolarità di quel vincolo sia in realtà reclamata, come sta accadendo in questo e in altri contesti, da umanissimi potentati mossi da umanissimi interessi, lascia presagire fin troppo bene dove si andrà a parare.

(Parentesi giuridica: nella nostra democrazia la scienza non è una fonte del diritto, lo sono invece la consuetudine e gli usi, cioè l'eventuale pratica scientifica «condivi[sa] con la società tutta». Se è lecito che i popoli si conducano anche in violazione delle certezze scientifiche del momento - ad esempio nelle questioni religiose, o culturali - non lo è il fatto di imporre loro un provvedimento per la sola virtù di essere «scientifico», anche ammesso che lo sia davvero).

La quarta ipotesi è anche la più audace e meno documentabile, perché postula un dolo, sia pure potenziale. Se si introduce un obbligo con la promessa di un miglioramento che non avverrà, che cosa resta? L'obbligo, appunto. Resta una limitazione della libertà dei singoli a cui non corrisponde una contropartita nel contratto sociale, un'imposizione fine a se stessa che libera spazi per controllare e reprimere, fissare un altro precedente nella revoca dei diritti fondamentali della persona in nome dell'«emergenza» e alimentare insieme un conflitto ideologico dove il fronte dei sudditi si spezza in un gioco di odio, delazioni e sospetti. Qui la scienza non è più solo il pretesto dell'oppressione, ma per ciò stesso ne è anche la vittima. Rileggiamo, ancora una volta, George Orwell:

Nell'Oceania di oggi la scienza intesa come la si intendeva un tempo ha quasi cessato di esistere. In neolingua non esistono parole per esprimere il concetto di «scienza». Il metodo di pensiero empirico, su cui si fondavano tutte le conquiste scientifiche del passato, non è compatibile con i principi più fondamentali del Socing. Lo stesso progresso tecnologico riguarda ormai solo i prodotti che possono essere utilizzati in qualche modo per ridurre la libertà degli uomini. In tutte le discipline di un certa utilità, il mondo è fermo o sta tornando indietro.

Una scienza controllata e sfruttata da chi governa tende all'inutilità, una volta esauritasi come strumento. Ce lo spiega in una sola frase il poco pedante O'Brien, alto funzionario del Partito interno in 1984:

Quando saremo onnipotenti, non avremo più bisogno della scienza.

Lascia un commento

Commenti

Ermesto Tristone

Il virus del covid del 2019 che ci sta facendo penare nel 2020 non è inventato, no, ma è una ghiotta occasione per questo discorso dei vaccini. Così come Lei ha osservato persone che mai si erano posto il problema delle vaccinazioni prima, ora io osservo persone che mai avrebbero invocato l'Avvento di un Vaccino e che ora invece pregano che arrivi il prima possibile, affinché sia possibile scongiurare la minaccia dei lockdown e sia possibile tornare alla precedente normalità. Alla quale in verità non si tornerà mai, come dicono taluni, e non senza ragione: una volta scoperchiato il vaso della minaccia costante dei virus, la nostra vita quotidiana futura è segnata da questa nuova consapevolezza di una antica verità (l'esistenza di patogeni contagiosi), ma rivista ora alla luce della pandemia dichiarata in corso. Ma succederà che diranno, se non urlandolo almeno lasciandolo intendere tra le righe di altri discorsi, che il ritorno alla vecchia normalità è reso impossibile dalle troppe persone che non si fanno il nuovo vaccino... E sempre più persone invocheranno il vaccino di massa obbligatorio. E annuale, perché sarà come è adesso per le influenze stagionali.
Io vedo molto, molto male la direzione presa da questa nostra "civiltà".

Rispondi

Maria Teresa

Bellissimo articolo che condivido pienamente. La scienza, è vero, non è democratica, ma per esser fedele a se stessa deve essere aristocratica, ovvero appassionata di verità, e perciò profondamente umile. Le affermazioni di certi "scienziati" sono di una supponenza e di una volgarità incomparabile, ma sono rivelatrici ed utili per chi di scienza non si occupa, ma intende proteggere i propri figli.

Rispondi

fabrizio iommi

D'accordo su tutto. Ma manca l'evidenziazione di un aspetto decisivo: la deriva criminale dell'obbligo vaccinale e quindi la necessità di istituire un secondo processo di Norimberga. Senza di che ci sarà chi ci riproverà anche se per l'attuale questione dei vaccini, si riuscisse a pararne in qualche modo le peggiori conseguenze pratiche.

Rispondi

Alekos

Vorrei esprimerLe i miei complimenti per questo articolo (ma anche gli altri erano deliziosi). Le sue parole sulla tecnica mi fanno pensare a delle cose che ho letto di Massimo Bontempelli e Carlo Preve. Sono commosso con una punta di disperata ma non troppo impotenza.

Rispondi

Joel Samuele Beaumont

Volevo scrivere un commento anche sull’articolo che parla dei vaccini, ma visto che questo ne è un suo naturale proseguo, per questioni di energie che vanno risparmiate, partirò da qui con questo: link
Il video fatto da me, intitolato “Pisa a rischio colera”, in senso ironico, perché magari non è a rischio colera, ma è a rischio di altri focolai di varie malattie che possono insorgere a causa della scarsa igiene.
Ritengo inutile quindi, che mi si imponga di vaccinarmi quando non si pensa all’aspetto dell’igiene in ambito urbano. Dove a causa della crisi economica, nascono sempre più nuove attività commerciali in ambiti degradati, e possiamo prendere ad esempio la zona della movida di Pisa, dove centinaia di studenti (c’è anche L€rasmus) passano le sere a cibarsi di cose cucinate non si sa in che modo.
Poi però ci si preoccupa di immunizzare il gregge quando alle volte una buona saponetta, sarebbe gradita in certi contesti.
Ci sarebbe quindi da approfondire ad esempio sul fatto, che le malattie si dice siano diminuite con la potabilizzazione dell’acqua e il miglioramento delle condizioni igieniche?
In rete gira questa “fake news”, ma io propongo di fare un approfondimento su questa tematica, cercando magari degli studi attendibili (ma non per Lascienza ovviamente, che decide autonomamente cosa è attendibile e cosa no).
Ci sarebbe da dire molto sulle ricerche e il progresso scientifico, dove ricercatori sono sempre intenti a ricercare qualcosa stando tutto il giorno con la testa chinata su un microscopio, procurando non pochi problemi alla cervicale, e aumentando così l’aggravio sul SSN, che dovrà quindi occuparsi di curare le cervicali con l’ausilio delle ricerche fatte da “Lascienza” (è l’indotto che crea Lascienza che fa girare Leconomia).
Ad esempio da quando è comparsa l’AIDS e il relativo virus HIV, non si è mai capito chiaramente quando sia stato isolato questo virus. Eppure con tutti questi microscopi elettronici, e a costo di avere tanti problemi alla cervicale, dovrebbero esserci migliaia di foto di questi virus, che soprattutto nella fase terminale della malattia dovrebbero essersi moltiplicati (?).
Però, io, anche se non sono appartenente alla comunità de “Gliscienziati” ho trovato una spiegazione che quantomeno dovrebbe essere degna di considerazione, nel spiegare questo fenomeno. A tal proposito ricercare in rete “Binario dello smegma, la diagnosi di HIV positivo e l’AIDS” riguardo le considerazioni del dott. Hamer, sul fatto che la positività all’HIV non sarebbe nient’altro che una reazione allergica allo smegma, che colpisce prevalentemente gli omosessuali (No! Cazzo! Non potevo dirlo!!).
Si è detto ad esempio, e ci sono varie testimonianze su questo, che la cura per l’AIDS l’AZT sia immunodepressiva. Quindi essendo l’AIDS una sindrome da immunodeficienza acquisita, con la “cura” vado quindi ad acquisire la immunodeficienza?
Chissà quando Lascienza ci risponderà a questa domanda.
Io penso che le malattie siano sempre un riflesso di un nostro problema interno, e che quando stiamo male interiormente ci procuriamo la malattia, che sia questa anche un dito tagliato.
Maggiori sono le condizioni di stress, maggiore è il calo del nostro sistema immunitario che calando apre le porte alle malattie.
E l’idea che solo la scienza possa risolvere i nostri problemi, quando non si ha neanche cura dell’ambiente in cui si vive, e dove la figura dello scienziato è vista come quella a cui dobbiamo delegare il nostro benessere in un contesto di una umanità drogata di farmaci di vario tipo, che non è in grado di creasi un ambiente armonico dove non esistono più le malattie, è un’idea che non dovrebbe trovare fondamento.
Dobbiamo evitare di delegare, e le persone non devono più credere ai paper accademici, dove metti un sacco di note a piè pagina, citando articoli che si citano tra di loro, dicendo sempre le stesse cose.
Io sento che quello che dice il Dr. Hammer è potenzialmente più vicina come risposta al problema dell’AIDS, che da anni produce un dibattito di cui a livello popolare non si capisce nulla. Ogni tanto esce “la cura”, e la “scoperta definitiva”, facendoti perdere la memoria su tutto ciò che si è detto finora sull’argomento.
Ma ritornando al problema dell’igiene pubblica, non posso che segnalare un articolo sul Metodo Ruffini, e sulla scabbia: link
Sullo stesso sito si trovano anche indicazioni su come risolvere il problema del Papilloma Virus, a costo quasi zero: link
Saranno Fake News, o sarà davvero che con la candeggina si possano risolvere alcune problematiche che prima si potevano risolvere solo con alcuni costosi farmaci?
Chiaramente lo scopriremo solo vivendo.

Rispondi

Bombadillo

Carissimi,
devo ammettere che, nell'ambito della non-discussione, c'è sempre qualcosa da imparare. Io ero fermo al mitico Ben Altro (quello che a fronte di una proposta migliorativa concreta di risponde sempre che, appunto, ci vuole ben altro: ovviamente, senza dire in cosa consista), mentre ora apprendo che esiste pure suo cugino, Ver Altro, quello che, a fronte dell'indicazione di un problema serio e specifico, ti risponde sempre che il dramma vero è un altro (come se l'esistenza, ovvia, di altre problematiche serie sia un motivo per non affrontarne una in particolare).
La cosa più gustosa dell'intervento di Antonio (de curtis redivivo?), però, risiede nel richiamo all'argomento per autorità, che è sempre l'ultima spiaggia di chi argomenti non ha, senza dichiararne alcuna, essendo sostanzialmente anonimo: quasi che la contestata assenza di autorità scientifica, nella materia in oggetto, in capo al Pedante (che mai aveva preteso di averne), automaticamente conferisca tale autorità a chi ne ha contestato la mancanza.
Eppure l'intervento piace ad Elio (e le storie tese), che poi magari è sempre Antonio.
Una notiziona per entrambi: per crearsi un'opinione fonfata su di un argomento non è necessario essere degli esperti nello specifico campo, basta informarsi e avere gli strumenti critici. Altrimenti, per giudicare un caso di colpa medica dovremmo chiamare un medico, per il crollo di un palazzo un ingegnere, etc. Mentre chiamiamo sempre un giurista, un giudice che rimane il 'perito dei periti'.
Tom

Rispondi

↪ Il Pedante

Caro Tom, non Le sfugga che, per il nostro ospite, chi ha non ha la competenza Lascientifica sarebbe irrilevante anche sul piano «politico». La tecnocrazia ormai è nel sangue, non ci si accorge neanche più di esserne malati.

Rispondi

Michel

Un articolo veramente illuminante.

Rispondi

yuki

quanti capiscono l'inutilità di qualsiasi posizione dopo aver attentamente letto quanto il pedante riporta nella "parentesi giuridica" ?
p.s. sono certo della sovrabbondante chiarezza espressa in quella parentesi democratica

Rispondi

↪ Falso Indirizzo

Gentile @yuki,
mi sembr che quello sia il punto più facilmente criticabile dell'intero pezzo.
La parola cardine: "lecito" è usata fuori dal suo contesto. Lecito è quel che decide chi ha la sovranità (che ricordiamolo è il potere di esercitare il proprio volere).
Purtroppo anche in un altro punto si cede in questa confusione, ma va rilevato che lecito è quel che il potere decide debba esserlo.
Le critiche del Pedante sul metodo con cui la decisione è stata presa ( e forse sulla decisione stessa..) sono senza dubbio corrette, a mio parere non lo sono quelle sulla natura del potere che le emana.
Spiace rilevare una cosa che tutto sommato è un'ovvietà: le decisioni prese da organi democratici sono valide anche contro il parere di chi le subisce.. se pensa all'omicidio, per esempio, faticherà a trovare assassini che concordano con l'ergastolo!
Il fatto è che le nostre istituzioni democratiche sono in crisi ( di democrazia, di legittimità e di credibilità) e questo ci conduce automaticamente, spesso, a cercare ulteriori criteri per validare le scelte.
Ma questo, paradossalmente, ci allontana dal corretto funzionamento della democrazia, piuttosto che realizzarla.

Rispondi

↪ Pedante

Gentile @Falso Indirizzo, temo che Lei abbia letto male il passaggio, dove si affermava appunto che la scienza - vera o Lascientifica che sia - non può sostituirsi alla democrazia. Il messaggio disputato era quello, ripetuto e alluso alla nausea su social e giornali, di chi ritiene che un provvedimento debba essere imposto *solo* in grazia del suo essere Lascientifico.

Rispondi

Stefano Cortesi

"Non si difende e non si diffonde la cultura scientifica adottando il modello medievale dell’«ipse dixit», dell’autorevolezza della cattedra, bensì mostrando la bellezza del metodo scientifico... Solo una scienza che ottenga i suoi risultati adottando una procedura trasparente e che li condivida con la società tutta, è in grado di conquistare la partecipazione convinta dei cittadini alle proposte di politica sanitaria che ispira."
Da quello che ho letto, il metodo medievale è l'unico che possa sancire l'obbligatorietà delle vaccinazioni, perché in realtà questi benedetti vaccini, quando vengono effettivamente studiati negli effetti collaterali e nella composizione, fanno sorgere più dubbi che certezze, e quindi sarebbe sensato che ogni genitore, alla luce delle evidenze scientifiche, possa essere libero di scegliere e di pretendere farmaci non inquinati e sani. Quindi per dire i vaccini sono solo buoni e necessari, siccome la Scienza in verità non aiuta, serve il Sillabo. O l'indice dei libri e dei film proibiti.

Rispondi

Antonio

Non so se da qualche parte sia indicato chi sia la persona che utilizza il nome "il pedante", non l'ho visto. Cio premesso, un'osservazione su tutte. Probabilmente anche il pedante sei mesi fa nulla sapeva di vaccinazioni ed ora ne parla "sapientemente".
Sulle vaccinazioni e sulle campagne vaccinali si sono sprecati fiumi di parole. Inutili e confondenti. Soprattutto da incompetenti.
Nell'articolo si richiama uno studio sulla valutazione dell'effetto dell'"obbligo" vaccinale sull'effettiva copertura vaccinale. Viene dimostrato che obbligo non equivale a migliore copertura. Lo studio suggerisce l'adozione di strategie diverse per aumentare la copertura vaccinale, la cui validità è confermata.
In Italia abbiamo 20 sistemi sanitari diversi che sono non-governati dal Ministero della Sanità. Il ministero della Sanità ha sbagliato tempi e modi della rifirma vaccinale che resta valida da un punto di vista epidemiologico-sanitario.
Sulle supposte diatribe fra società scientifiche facciamo chiarezza, ci sono società scientifiche e società pseudoscientifiche evitiamo di mettere in mezzo quelle di neuropsicodrammi che sono troppo impegnate a risolvere il dramma di Cassano per poter dare il giusto appirto al dibattito.
In Italia non riusciamo a far pagare le tasse agli evasori, figuriamoci se riusciamo a far vaccinare chi ne ha bisogno.
Il dramma vero è un altro.

Rispondi

↪ Il Pedante

Sorvolo su tutto il resto perché sono illazioni (sulla mia persona) e opinioni (e ognuno ha le sue). Mi concentro sulle ultime due frasi. In Italia si è riusciti a non far fumare la gente nei locali pubblici ma non si riesce a far pagare le tasse a molte persone (non che all'estero vada meglio, ma so che ci piace ritenerci speciali) e men che meno si riuscirà a far vaccinare chi è contro. Si chiama CONSENSO ed è l'unica abilità che si richiede a una classe politica. A dire che una legge è giusta ma il popolo è cane è capace anche un idiota di passaggio. E sotto quello scudo dialettico francamente spregevole (perché sprezzante) si può far passare qualsiasi cosa, giusta o non giusta, ma fortunatamente di norma non passa.

Rispondi

↪ elio

Gentile @Antonio, ben detto!

Rispondi

Mario Marchitti

La scienza non è democratica, è piuttosto dogmatica. Teorie opposte fino a un certo punto possono spiegare gli stessi fenomeni osservativi, come il geocentrismo e l’eliocentrismo, pertanto prima l'autorità di Tolomeo poi quella dei papi imposero la prima. Anche più vicino a noi si possono ravvisare dogmi analoghi: la trasformazione della massa in energia è stata ipotizzata sia con l’assenza dell’etere, con la teoria della relatività, sia con la sua presenza, come aveva intuito Olinto De Pretto qualche anno prima di Einstein (vedi le ricerche di Umberto Bartocci).

Riguardo alle malattie infettive non ci sono teorie che si oppongono, c'è piuttosto una diversa enfasi che si attribuisce alle condizioni igienico-sanitarie da una parte e dall’altra all’importanza dei vaccini.

Per fare scienza occorre isolare la variabile da osservare e studiare e quindi ripetere l’esperimento, possibilmente variando lo sperimentatore. In medicina però le variabili sono innumerevoli, e la loro misura certe volte è problematica: tutti sappiamo che la psiche ha qualche influenza sul fisico, ma la sua misura è quasi impossibile.
Lascienza o la scienza o la scemenza? Forse è anche utile denunciare la cosiddetta comunità scientifica che si cementifica: chi ne fa parte?
come si entra? chi decide? con quali criteri?
Ma la scienza appunto non è democratica: nella scienza "vale" la minoranza rispetto alla maggioranza comunitaria.

Rispondi

Ippolito Grimaldi

Nel dubbio se tralasciare le opinioni qui riportate, per altro condivisibili , della SIPNEI, è possibile sapere chi sarebbero gli scienziati di questa prestigiosa società scientifica e di cosa si occupano?

Rispondi

↪ Il Pedante

Non capisco la polemica.

Rispondi

↪ Ippolito Grimaldi

Gentile @Il Pedante,
Nessuna polemica, immaginavo ci fossero epidemiologi e/o immunologi e relative pubblicazioni e invece niente... Ed anche i campi di interesse sembrano come dire, decisamente eterodossi. Comunque ho provveduto da solo ad informarmi abbastanza da ritenere il loro parere ininfluente all' interno di un dibattito scientifico e politico serio.

Rispondi

↪ Marco Cecconi

Gentile @Ippolito Grimaldi, che velocità di valutazione!

Rispondi

↪ Ippolito Grimaldi

Gentile @Marco Cecconi,
Non capisco la polemica

Rispondi

Micheluccio

Egregio Pedante,
grazie per questo post e per i precedenti. L'opzione 2, quella della 'partecipazione politica identitaria' l'attendo da tempo. Nella disamina da te qui iniziata al riguardo, fornisci già degli spunti. In particolare vorrei sottolineare però la mia difficoltà, nella discussione con amiche e amici di sinistra, ma anche sedicenti liberali, il fatto che si giunge presto ad un punto in cui la discussione si blocca e cioè "Alla fine è sempre meglio un che almeno dice qualcosa di sinistra, magari non fa quasi niente di sinistra, mentre quelli di destra (FN o Lega ecc..) sono proprio di destra, distruggono lo stato sociale e danno via libera a quelli più forti contro i deboli (in USA bianchi contro neri, etero che bastonano gli omosessuali ecc...). Naturalmente non seguo l'interlocutore su questa linea, ma sinceramente non ce la faccio più a spiegare (il caso della impossibile ed invotabile H.R. Clinton mi ha sfiancato, oppure la questione che LEuropa, ovvero l'EMU, cadrà per le crescenti divergente tra i paesi), sicuramente dipende dalla mia incapacità ad argomentare certe ragioni. Perciò una richiesta a quando un post sulla partecipazione politica identitaria?
Grazie

Rispondi

↪ Il Pedante

In effetti è il prossimo articolo.

Rispondi

↪ Mikez73

Gentile @Micheluccio,
non mi addentro in una disamina su cosa sia la politica identitaria, in compenso sulle discussioni con piddini e sedicenti sinistri sono purtroppo ferratissimo. E sono giunto alla seguente conclusione: se uno non ha capito che a distruggere lo stato sociale è stata la Sinistra (precisiamo: non il PD, la sinistra tutta e da un trentennio buono a questa parte); se uno non è in grado di distinguere tra sinistra nominale e destra fattuale (cioè che il PD è nei fatti IL Partito di Destra, nell'accezione antica di 'nemico dei lavoratori') vuol dire che:
1) non ha raggiunto la maturità necessaria, appannaggio di ogni bambino tra i 5 e i 10 anni, per capire la possibile contraddizione tra ciò che si dice, ciò che si pensa e ciò che si fa. Che senso ha dire a un bambino di 50 anni che a portare i regali di Natale è in realtà Eugenio Scalfari?
2) è stupido.
3) è felice.
In tutti casi inutile cercare di convincerlo, è irrecuperabile.
Anch'io mi sono lasciato andare a questa perversione in passato. Ma siccome la vita è un lampo, raramente di genio, ho capito che ci sono altre cose molto più urgenti da fare.
Chi poteva capire ha capito, gli altri scenderanno nella tomba convinti di essere di sinistra, cioè intelligenti, qualunque cosa succeda, qualunque.
P.S. La bibliografia è varia. Basta un titolo da consigliare alla brutta gente che frequenti: Le due destre, di Marco Revelli, Bollati Boringhieri, del 1996. Era già tutto chiaro fin dall'inizio. Pensa che l'ho scoperto anni fa nella biblioteca del mi babbo ultra-piddino. Il libro era intonso.

Rispondi

↪ Antonio

Gentile @Mikez73, peccato che poi lo stesso Revelli abbia invitato a baciare il rospo. link

Rispondi

↪ Il Pedante

Documento psicologico prezioso. Lì c'è tutta la pena delle famose "tattiche" di sinistra.

Rispondi

↪ Mikez73

Gentile @Antonio,
so so, ho ben presente la traiettoria di Revelli, già nel mio commentino precedente avevo una mezza intenzione di accennare al fatto che il libro in realtà era fin dall'origine viziato da piddinismo acuto (benché il PD fosse di là da venire), tanto nell'analisi del presente che nell'ottica di una proposta futura. Ma mi sembrava superfluo rispetto ai due aspetti più importanti: che la natura destrorsa della cd sinistra tecnocratica era perfettamente intelligibile ab ovo (perfino da un autore piddino), e che il piddino (lettore) antropologico avrebbe fatto finta di niente - il libro era intonso - anche vedendoselo scritto nero su bianco, e a partire dal titolo.
I piddini sono tetragoni, non c'è niente da fare.

Rispondi

↪ Sitka

Gentile @Mikez73, credo che la disamina dei tre punti che hai fatto che hai fatto sia da incorniciare...

Rispondi

↪ Raffwizard

Gentile @Mikez73,
Appunti da incorniciare come questo blog.
Effettivamente ho da tempo rinunciato per sfinimento a spiegare certe cose agli asinistri, non che gli adestri siano da meno, intendiamoci, ma i primi sono molto più testoni, convinti come sono della perenne oppressione esercitata dai secondi nonostante siano stati entrambi smentiti dai fatti. Quando manca il senso critico non c'è nulla da fare.

Rispondi

Carlo Poltronieri

"...perché i sostenitori più vocali della razionalità aderiscano, nel nome di quella razionalità, a soluzioni razionalmente non fondate."
Perchè, a mio avviso, sono sostenitori de Larazionalità, cioè di quel positivismo post-moderno che non ammette la possibile esistenza di "complotti", anche quando tali complotti si configurano come semplici difese di interessi. Non è un caso che venga tacciato di complottista chiunque si azzardi a mettere in discussione quelle che, per loro, sono certezze.

Rispondi

Massivo

Certo che sei proprio forte...

Rispondi

Adriano

Sul piano polemico la distinzione tra LaScienza e la Scienza torna utile e funzionale, ma sul piano teorico siamo sicuri che questa distinzione regga?
La riflessione di Orwell ha un'altezza che va oltre il mondo Socing e arriva direttamente nel nostro.

Rispondi

↪ a perfect world

Gentile @Adriano,
sul piano teorico non saprei, ma su quello pratico un miliardo circa di persone vive piu' confortevolmente dei re medievali. Non e' poco, la scienza, la tecnica e l'entusiasmo costruttivo del primo capitalismo hanno moltiplicato le nostre vite. Che ora il motore, senza piu' freni, giri in folle e' chiaro a tutti. Romperlo potrebbe non essere la soluzione piu' efficiente.

Rispondi

Giuseppe

Illustristimo Pedante
Il senso di questo suo passo, in particolare dell'ultima affermazione, mi sfugge, può chiarirmelo per favore?
"Comunque vada, l'approvazione della legge è una iattura per coloro che vi si opponevano e una vittoria per chi la ha sostenuta, per chi cioè, nel dibattito che ha accompagnato il breve iter, si è intitolato il ruolo di defensor scientiae, di fiaccola della razionalità empirica contro le superstizioni dei no/anti/freevax. E noi vogliamo essere con loro."

Rispondi

↪ Stefano Longagnani

Gentile @Giuseppe,
Il pedante cita un articolo scientifico ("con loro"!) che prova che l'obbligo è come minimo inutile.

Rispondi

Roberto

Gentilissimo Pedante, mi perdoni il commento privo di contenuti, ma intervengo solo per sottoporle una questione di stile: i sacerdoti della scienza, anzi, de Lascienza, non sarebbero meglio rappresentati dalla parola "lascienziati"?
Un po' come i patrioti de Leuropa sono i leuropeisti, per intendersi.

Rispondi

↪ Il Pedante

La novità della figura retorica fa sì che non sia ancora decantata nell'uso. Tuttavia colgo il suggerimento di feticizzare solo la radice e non le derivazioni, che è in effetti più rigoroso.

Rispondi

Alessandro Cannizzaro

Sipnei non sono Gliscienziati, infatti il loro sito non funziona.

Rispondi

↪ Mio Cugino

Gentile @Alessandro Cannizzaro,
a me ha funzionato. Ma in ogni caso, gliscienziati devono essere webmaster, esperti di gestione dei server o anche solo quelli che devono scrivere una email per notificare un disservizio al fornitore?

Rispondi