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I moderati sive de grege


Wenn alle das gleiche denken, denkt keiner richtig.

— Georg Christoph Lichtenberg —

C'è un paradosso. Che quasi tutti gli eventi più estremi e sovversivi degli ultimi 150 anni di storia nazionale hanno contato sull'appoggio sicuro del cosiddetto pubblico moderato. I moderati: quelli che hanno applaudito i colpi di stato (la Marcia del '22, la cacciata del governo nel 2011), che acclamano le guerre (prima e seconda mondiali, regionali in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia), che accettano la tortura (le camicie nere, i manganelli di Scelba, la macelleria del G7), la discriminazione (gli ebrei prima, gli islamici poi) e le tirannidi purché amiche. Quelli che giustificano le scorciatoie dell'uomo forte al comando, subordinano i diritti e la dignità dei popoli alle favole economiche, sempre pronti a sottoscrivere deroghe allo stato di diritto in nome di un'emergenza (?), che spalancano le porte all'ingerenza straniera e sognano la dissoluzione dello Stato nazionale nell'abbraccio servile con le altre nazioni: Berlino, Washington, Bruxelles o - come oggi - tutti e tre assieme.

Giudicando gli esiti, i moderati sono tutto fuorché moderati. Dunque perché li chiamano così? Innanzitutto perché a loro piace farsi chiamare così. La moderazione - o temperanza, σωφροσύνη, (aurea) mediocritas - è da millenni tra le virtù morali prescritte ai saggi. La lodava Aristotele nell'Etica Nicomachea, la raccomandava Cicerone nel libro sui doveri (De Officiis) e Tommaso d'Aquino ne fece una virtù cardinale del Cristianesimo. Sicché attribuire all'interlocutore il pregio della moderazione equivale a concedergli le insegne della saggezza e della rettitudine, con l'effetto - e quasi sempre anche l'intenzione - di blandirne l'amor proprio per guadagnarne l'assenso. In quanto al messaggio, poi, poco importa se sia davvero moderato e non viceversa foriero dei succitati cataclismi. Anzi, quanto più è estremo tanto più è d'uopo la captatio benevolentiae, via obbligata per carpire la fiducia dei semplici.

La moderazione ha un altro vantaggio per chi manovra il consenso. È un'etichetta vuota, una connotazione relativa che rimanda a un riferimento non dichiarato in modo da accomodarsi secondo la suggestione di ciascuno. In fondo, dirsi moderati senza specificare rispetto a cosa è come definire una lunghezza come il doppio della sua metà. Non dice nulla se non il bisogno di affermare il proprio equilibrio e la propria presunta superiorità e distanza rispetto a un'altra categoria ugualmente vuota ma specularmente infamante: l'estremismo.

Manipolare l'opinione di chi ama qualificarsi come moderato è quindi semplice: basta fissare d'ufficio gli estremi della dialettica con la certezza che il soi-disant moderato vi si collocherà disciplinatamente nel mezzo, in perfetta equidistanza dalle sponde. In questo modo il messaggio che si desidera accreditare non ha bisogno di essere esplicitamente asserito - come accadeva e accade nei regimi manifesti - ma è suggerito per induzione. Se volessimo far sì che il moderato pensasse al numero 8, gli diremmo di sceglierne liberamente uno tra 4 e 12. E lui cascherebbe prevedibilmente nella media:

Nella realtà, lo spin doctor accorto sa che si deve ridurre il più possibile la distanza tra gli estremi, per evitare un'eccessiva libertà di pensiero e la dispersione delle idee rispetto all'esito prestabilito. Il che spiega l'odierno Drang nach der Mitte, la centrizzazione del pensiero dove i cosiddetti estremi si qualificano sempre più come caute sfumature di un'opinione unica e centrale. Ad esempio, chi oggi chiede di tutelare la sovranità nazionale passa per nazionalista di ultradestra, mentre chi vorrebbe qualche protezione in più per i lavoratori è un comunista. Si tratta chiaramente di rappresentazioni parossistiche e strumentali al mainstream, laddove il vero estremismo è casomai quello di chi non riconosce in queste richieste un invito al rispetto della legalità costituzionale.

Il cosiddetto centro non è che lo stesso concetto di moderazione applicato ai movimenti politici. Ugualmente privo di significato in sé e ugualmente estremo negli atti, vive di ciò che i commentatori - cioè gli influencer - politici definiscono di volta in volta come massimalista. E poiché nessuno vuole portare l'onta dell'estremismo, tutti si accalcano verso il punto centrale di un recinto sempre più stretto - quello del pensiero unico - mentre il dibattito politico si riduce all'irrilevanza dei simboli e del gossip, in una bassa democrazia che discute del colore e della forma del cappio a cui andrà ad appendersi.

Tra i tanti esempi applicativi di questa tecnica di manipolazione di massa mi sovviene una prima pagina del 2003, all'alba della seconda guerra del Golfo. In un'Italia tentennante tra interventismo e astensione (essendosi in realtà già deciso altrove per la prima opzione), mi imbattevo in un doppio editoriale dal titolo "Opinioni a confronto". Qui il primo articolista sconsigliava il ricorso alle armi proponendo di limitarsi (!) a un inasprimento delle sanzioni contro l'Iraq, mentre il secondo invocava una più esemplare azione di forza punitiva. La dialettica era naturalmente falsata e unilaterale: entrambi gli articoli accettavano infatti la necessità di colpire duramente uno stato sovrano, cosicché al moderato non restava che posizionarsi nello stretto margine tra l'estremo e il più estremo, escudendo dal suo orizzonte intellettuale l'ipotesi stessa di non infliggere sofferenza e caos a milioni di persone innocenti. Che poi sarebbe il minimo per chi coltivasse davvero la virtù della moderazione.

La complessità mentale del moderato è quella di un organismo monocellulare. Prevedibile e manovrabile al millimetro, ha l'ulteriore vantaggio di prediligere la cosmesi del simbolo rispetto agli atti. Plasmato da decenni di retorica, egli si pasce di suggestioni, rappresentazioni e slogan, minimizzando così lo sforzo di chi si candida a manipolarne l'opinione. Un tailleur, un loden, un discorsetto sui diritti gay e un eloquio pacato valgono più di mille cronache per accendere in lui l'illusione di un equilibrio sobrio e meditabondo. Al contrario, uno scampolo di turpiloquio, un'intemperanza o una deviazione sia pur minima dal conformismo etico e parolaio dei più lo fanno gridare all'estremismo, purché opportunamente serviti con contorno di editoriali salottieri e distaccatamente indignati.

Una volta confezionato per via mediatica, l'estremo da cui rifuggire si trasfigura nella suggestione dell'opinione moderata in esiti apocalittici e spaventosi. Esiti di cui ovviamente non c'è traccia nella realtà e che pertanto ne travalicano i confini lambendo i territori dell'incubo e del grottesco: "Di questo passo - chiosa il benpensante - dove andremo a finire?". Nel suo microcosmo culturale gli euroscettici sono folli promotori di un'Europa fratricida e pronta a ripetere i massacri delle guerre mondiali, chi mette in discussione la moneta unica un pericoloso fomentatore di miseria e inflazione a due cifre, chi critica le politiche migratorie un nostalgico dei muri spinati di Auschwitz, chi si oppone alla privatizzazione e liberalizzazione di tutto uno stalinista nemico della libera iniziativa economica, chi fa politica dicendo le parolacce un ambasciatore di barbarie, chi declama il primato della famiglia tradizionale un bigotto à la Torquemada, chi si interroga sulle vaccinazioni un untore, chi denuncia le politiche israeliane un antisemita, chi predilige i prodotti nazionali un autarchico ecc. A conferma del fatto che il moderato è necessariamente - non eventualmente - un estremista, in quanto appunto allevato nella rappresentazione ossessiva dell'estremo.

Come tutti i pensatori elementari, il moderato avverte il bisogno di dare un volto alle sue paure. Egli cerca il cattivo per conferire senso alle vicende del mondo, siccome l'orco e la strega danno senso alle fiabe. E i fabbricatori dell'informazione lo sanno bene, e sono più che pronti a soddisfarne la fame di orrore: con i Salvini, le Le Pen, i Gasparri, gli Orban, i corrottissimi autarchi delle steppe, i satrapi dissoluti del continente nero e gli sceicchi del terrore da mille una notte. Una galleria sinistra e letteraria popolata non dai protagonisti di storie da approfondire, ma da personaggi che incarnano l'estremo in quanto oggetto da odiare, mostri mitologici messi a guardia di un recinto mentale che non va oltrepassato affinché il gregge non si disperda nei pascoli del libero pensiero.

In questa allegoria i fatti si annullano e più spesso si ribaltano, essendone l'occultamento uno dei fini. Nelle presidenziali americane in corso il cattivo è Donald Trump: perché è intemperante, aggressivo e razzista. Il che è probabilmente vero, ma vieppiù inquietante è il fatto che la sua rivale, la signora Clinton, sia invece accreditata dall'opinione pubblica come il polo moderato della sfida. Mettendo così sullo stesso piano le sparate verbali di un Berlusconi al cubo con i fatti atroci e documentati ascrivibili alla cinica ambizione della donna. La stessa che dopo avere votato l'invasione dell'Iraq con un pretesto consapevolmente falso e lasciando sul terreno un milione di morti, nel 2011 si è fatta principale sponsor politico dell'intervento in Libia, ribattezzato dai giornali Hillary's war: la guerra di Hillary. Anche qui persero la vita decine di migliaia di persone innocenti e un paese florido e politicamente stabile fu devastato e consegnato all'anarchia. E lei? Se ne vantò ridendo in prima serata: "We came, we saw, he died". Si scoprì poi che tra i fini della moderata Hillary, l'amica dei moderati italiani che ride della morte altrui, c'era anche quello di strapparci con le armi le concessioni petrolifere in Libia. Ma la signora è donna, si dice democratica e comsopolita e dispensa carezze alle portoricane del Queen. E tanto basta per sostenerla.



Il caso - e i moltissimi ascrivibili allo stesso paradigma - rivela un aspetto centrale della psicologia dei moderati, cioè l'inclinazione ad anteporre nella gerarchia dei pensieri le conseguenze immaginabili dei fatti ai fatti stessi. Ciò preoccupa perché integra una forma di alienazione o paranoia collettiva dove i diritti dell'immaginazione prevalgono sulla realtà e la potenza sull'atto. Mentre si chiedono angosciati di che cosa sarebbe capace un Trump, non si curano di ciò di cui è stata capace Hillary. O per fare un esempio a noi più vicino, mentre paventano le conseguenze di un'uscita dell'Italia dal baraccone europeo, non registrano che quelle stesse conseguenze - disoccupazione, diminuzione del potere d'acquisto, instabilità finanziaria, insicurezza dei risparmi, cessione di asset nazionali, delocalizzazioni produttive, emigrazione giovanile, aumento del debito pubblico, conflittualità tra gli Stati ecc. - si stanno verificando dentro l'Unione e a causa dell'Unione. Il moderato non è programmato per i fatti e non impara nulla dalla storia, neanche quella a lui contemporanea. A tutto vantaggio di chi lo manovra, che non potendo alterare gli eventi storici può invece comodamente scrivere e riscrivere le fantasie che lo orientano nel giudizio.

Spesso mi sono chiesto quali siano i moventi psicologici che spingono i sedicenti moderati a dichiararsi tali e a sottoporsi a un processo di manipolazione così umiliante. Oltre al già detto bisogno di affermare la propria degnità morale, la risposta credo sia da cercare nella qualità estetica dell'apparato mediatico che sostiene l'operazione. I protagonisti e le istituzioni dell'opinione moderata - i quotidiani storici, i salotti televisivi, le firme di Mieli, Mauro, Severgnini, Scalfari, Romano, Galli della Loggia, Ostellino e i volti di Vespa, Fazio, Floris, Mentana e mille altri, se non tutti - incarnano un rassicurante cliché altoborghese che non ha mai smesso di affascinare la nostra classe media. Un cliché senza tempo sotto i cui abiti di sartoria pare indovinarsi una cultura profonda ma non esibita, una proprietà di giudizio che si impone senza urla né insulti, una signorilità indulgente che sa sorridere delle debolezze umane. Ma soprattutto, il savoir-vivre degli uomini di mondo che con accorta eleganza scivolano da un sistema di potere all'altro senza sporcarsi il vestito e cadendo sempre in piedi, quasi appartenessero a una civiltà a sé che trascende gli accidenti storici e se ne immerge senza corrompersi. Ciò che qualcuno - incluso chi scrive - definirebbe prostituzione intellettuale è invece per molti un modello di realizzazione personale e sociale da imitare: di chi si piega (al padrone di turno) ma non si spezza.

Il moderato è quindi all'origine un conformista nel senso pieno del termine, in quanto desidera appunto conformarsi all'asettico decoro stilistico e materiale dei sempre-amici del principe, dei quali riconosce solo strumentalmente - cioè per viam imitationis - anche l'autorità intellettuale. Perché in fondo non vuole essere, non cerca un'identità propria. Vuole anzi non essere: provinciale, razzista, fascista, immaturo, populista, omofobo, impulsivo, semplicista, italiano-medio e insomma tutto ciò che nella vulgata del momento lo distinguerebbe dal modello astratto a cui occorre uniformarsi per non stonare nella mandria dei "buoni".

La fortuna di questa operazione di marketing mediatico e sociale non ha mai conosciuto crisi. Dall'Unità nazionale ad oggi vi si è coltivato un serbatoio di consensi a cui i potenti di turno hanno attinto per legittimare se stessi e i loro atti, anche e soprattutto i più osceni. Un serbatoio di consensi pregiati, perché espressione delle classi mediamente più colte e facoltose, le stesse che amano informarsi e dibattere, diffondere le opinioni e dare vita a movimenti, iniziative a supporto di un'idea e finanche scrivere libri. Non stupisce allora che i partiti politici e gli organi di informazione si contendano l'etichetta di moderati e l'attenzione di quel pubblico: perché i moderati sono la spina dorsale del potere, gli utili inconsapevoli sempre pronti a reggergli il gioco. Qualsiasi gioco.

Alcuni giorni fa il Corriere della Sera, organo indiscusso della categoria qui descritta, ripubblicava in occasione del 140o anniversario dalla fondazione il celebre editoriale di Eugenio Torelli Viollier "Al pubblico" apparso sul numero 1 del giornale. Rileggerlo oggi fa quasi spavento. La parola "moderato" vi appare 12 volte e, se non fosse per la prosa datata e i diversi riferimenti storici, potrebbe essere stato scritto ieri. Qui c'è già tutto.

La captatio benevolentiae:

Pubblico, vogliamo parlarti chiaro. In diciassette anni di regime libero tu hai imparato di molte cose. Oramai non ti lasci gabbare dalle frasi. Sai leggere fra le righe e conosci il valore delle gonfie dichiarazioni e delle declamazioni solenni d’altri tempi. La tua educazione politica è matura. L’arguzia, l’esprit ti affascina ancora, ma l’enfasi ti lascia freddo e la violenza ti dà fastidio.

L'epica dell'austerity:

Come il cavaliere templario della ballata di Schiller, il partito moderato mosse diritto al mostro del disavanzo, con un mastino al fianco. Questo mastino si chiamava l’Imposta – bestia ringhiosa, feroce, spietata; ma senz’essa era follia sperare di vincere. L’Italia unificata, il potere temporale de’ papi abbattuto, l’esercito riorganizzato, le finanze prossime al pareggio, – ecco l’opera del partito moderato.

La fregola di congiungersi con i popoli tedeschi:

In grazia loro [del Governo] si è udito Francesco Giuseppe d’Austria dire a Vittorio Emanuele: «Bevo alla prosperità dell’Italia», e Guglielmo di Prussia: «Bevo all’unione de’ nostri popoli».

Il fastidio per la democrazia:

E però ci accade [...] di non voler il suffragio universale, se l’estensione del suffragio deve porci in balia delle plebi fanatiche delle campagne o delle plebi voltabili e nervose delle città.

Ma soprattutto, la definizione più precisa e rivelatrice dell'ethos politico moderato: essi sono "conservatori prima, moderati poi", appartengono cioè

al partito [...] che ha avuto finora le preferenze degli elettori, – e per conseguenza il potere. Questo partito cadrà un giorno, perché tutto cade, tutto passa a questo mondo...

... ma non i moderati. Loro sono ancora qui, eterni anche nel nome, sempre pronti a schierarsi con il più forte, fieri di essere servi e penosamente illusi di custodire la coscienza civile di questo Paese.

Come si fa a non disprezzarli?

***

Vedi anche:

- ilsimplicissimus, In attesa dell’Occidente moderato


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Commenti

Valmadre stefano

Mentre leggevo mi sono seduto un attimo a riflettere su ragionamenti che faccio quotidianamente, ma la mia scarsa istruzione non mi permette di divulgare. In questa verità scritta ci sono tutti i discorsi che a volte intreccio con amici o conoscenti occasionali, e regolarmente vengo ripagato con un sorrisetto che assomiglia al famoso sorriso di merkel e Sarkozy, e allora per sembrare moderato chiudo le mie idee dentro la saccoccia e lascio passare il gregge. Rimango seduto a guardare il gregge che passa belando tra nuvole di polvere e ritorno sui miei passi toccando la saccoccia per assicurarmi di avere ancora quello che io conservo come una verità.
Grazie amico! Ti leggo volentieri e ti rubo un po' del tuo per metterlo nella mia saccoccia.

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Filippo Gregoretti

Ma guarda su cosa si capita...
Trovare in rete Il Pedante, rubando la frase di un amico, è come trovare un'amanita muscaria in un bosco del trentino.
Grazie, splendido articolo.
Filippo

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truman

Si, anni fa scrivevo concetti del genere su Comedonchisciotte, con il titolo "La democrazia pallida":
link
Può forse essere consolatorio il constatare di non essere i soli a notare certi fenomeni. Resta la tristezza di vedere la tendenza dell'italiano a farsi gregge.

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cacciaramarri

Ah! Ora linko il post a un paio di moderati, chissà come la prendono!

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gengiss

" Manipolare l'opinione di chi ama qualificarsi come moderato è quindi semplice: basta fissare d'ufficio gli estremi della dialettica con la certezza che il soi-disant moderato vi si collocherà disciplinatamente nel mezzo, in perfetta equidistanza dalle sponde. In questo modo il messaggio che si desidera accreditare non ha bisogno di essere esplicitamente asserito - come accadeva e accade nei REGIMI manifesti - ma è suggerito per induzione. "
E' qui il punto. LORO decidono l'argomento (tra gli infiniti argomenti possibili), loro propongono alcune soluzioni (tra tutte le soluzioni possibili), al pubblico spetta decidere, ma è una non-scelta. Come quei trucchi con le carte, in cui il prestigiatore sa già dall'inizio quale carta hai in mano.
(Con tutti i problemi seri che ci sono, schierarsi pro/contro i matrimoni gay, le trivelle... significa giocare al LORO gioco)

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Paolo Ceriani

Solo grazie

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Giuseppe

Ennesimo capolavoro!
A quando un libro?

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Davide

Analisi di una lucidità superba. Inarrivabile.
Mai disamina (del cancro ideologico di cui sono affetti i popoli italici, specie degli ultimi 70 anni) fu più precisa e puntuale.
3 volte "Chapeau!".

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Vito Plantamura

Caro Pedante,
ti leggo spesso e volentieri, ma, fin qui, non ho mai commentato, perché mi sono sempre trovato d’accordo con te. Quest’ultimo tuo scritto, invece, lo condivido meno. Secondo me, infatti –come del resto cogli anche tu, almeno in un passaggio-, il punto non è tanto moderati vs estremisti, o conservatori vs progressisti, quanto, piuttosto, conformisti vs anticonformisti. La stragrande maggioranza della gente è conformista: per mancanza di personalità, pigrizia, o, più semplicemente, interesse. Perché essere conformisti aiuta a far carriera, tanto più nell’università o nel giornalismo. Ma anche al di fuori di tali ambienti, quasi tutti cercano uno schieramento, un partito, un’associazione (opus dei, massoneria, sindacato, etc.), una parrocchia lato sensu intesa, a cui conformarsi, e che, in cambio, li sostenga. E, pure quando un riferimento forte e preciso non lo hanno, si conformano ugualmente al pensiero prevalente veicolato dai media, per semplice paura della stigmatizzazione sociale, per non correre il rischio di diventare dei pariah. Cosa, però, che ben può accadere anche a un moderato (per questo ritengo che il tuo scritto non colga veramente nel segno), non appena non si conforma al pensiero dominante.
Prendiamo il caso di Buttiglione, visto che più di un commentatore lo ha citato: di centro che più di centro non si può, un vero moderato doc. Eppure, non appena ha espresso un pensiero non conforme -per altro, assolutamente normale per un cattolico, anche se modernista-, ovverosia che, per lui, l’omosessualità è peccato (ma non reato), è diventato un pariah, e, non avendo ritratto, ma anzi confermato, è stato escluso dal novero dei componenti la commissione europea.
Ovviamente, l’avvento del politicamente corretto non ha fatto altro che peggiorare la situazione, consistendo quest’ultimo in una forma estrema di conformismo, per cui si è iniziato col vietare, appunto tramite lo stigma sociale, poche parole (e quindi pensieri), e poi si è allargato sempre di più il novero dei divieti, finendo per far pesare “l’orribile macchia” del politicamente scorretto su chiunque non si conformi al pensiero unico.
Però, sai che c’è? C’è che questa non è una tecnica di creazione del consenso propria dei moderati, o dei conservatori, ma, sin dall’inizio -cioè proprio dall’illuminismo/giacobinismo in poi-, del fronte progressista, al quale tu, per quello che riferisci, sei sempre appartenuto.
Certo, il politicamente corretto rappresenta il raffinamento dell’arma originaria, ma il principio alla base è il medesimo. Non sei con gli illuministi, comunisti, progressisti? Allora sei ignorante, sei antiquato, sei un troglodita, uno da recuperare alle conquiste della scienza (il comunismo era scientifico, no?), e, se proprio non sei recuperabile, significa che sei un fascista.
Il problema per voi progressisti nasce solo a seguito del “contrordine compagni”. Da quando, cioè, il fronte progressista italiano, rimasto orfano dell’URSS, è stato adottato dai banchieri, e si è schierato su posizioni di destra economica estrema, quelli di voi che hanno avuto il “torto” di non conformarsi, di rimanere coerenti all’idee di sempre -sui diritti dei lavoratori, sulla redistribuzione, sulle conquiste sociali come sanità, previdenza, etc.- sono rimasti vittima dello stesso meccanismo che prima vittimizza gli altri: per altro, come già chiarito, nel frattempo perfezionatosi nel politicamente corretto. Non sei per l’unione monetaria che conviene solo ai prestatori professionali di denaro? Allora sei retrogrado, xenofobo, nazionalista, guerrafondaio, e in definitiva fascista. Non sei per l’immigrazione infinita e incontrollata, perché ti è chiaro che serve solo alla deflazione salariale? Idem, come sopra. Non sei per i tagli alla spesa pubblica, perché altrimenti si penalizza chi ha di meno? Allora sei un corrotto. Non sei per i casi alla “figlio di Vendola”, perché vedi la questione per quello che è, cioè non un conflitto di inclinazioni sessuali, o di genere (come preteso dalle femministe), ma, più semplicemente, un conflitto di classe? Allora sei omofobo. Preferisci Putin e Orban alla Merkel e a Barroso. Allora sei fascista…e anche omofobo.
Il problema (per voi progressisti coerenti che oggi siete contro la UEM) è che proprio non ci siete abituati ad essere trattati così, tanto più dai vostri (ex?) compagni, che evidentemente tali erano solo per conformismo e convenienza, e non per reale convinzione. A uno come me, invece, che, in una società in cui hanno vinto Voltaire e il concilio Vaticano II, rimane dalla parte di de Maistre e di Guenon, uno che, da quando era ragazzo, è abituato a “sedersi dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano già occupati”, la cosa non fa né caldo né freddo.
Benvenuti (me ne rendo conto, ormai da qualche anno) alla durezza del vivere soli controcorrente: meglio tardi che mai; e forse, in fondo in fondo, meglio dopo -cioè quando si è già grandi e affermati-, che prima -quando si è piccoli e senza lavoro-, perché capisco pure che voi, i primi tempi, vi sarete trovati spiazzati, per la sorpresa e la mancanza di abitudine, ma vi assicuro ugualmente che vivere soli controcorrente quando si è agli inizi, non si ha una posizione sociale rilevante, e, magari, neppure un’occupazione stabile, è comunque moooolto più difficile.
Tom Bombadill - Tom Bombadillo
(cioè Vito Plantamura)

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↪ Il Pedante

@Vito Plantamura Mi rincresce che Lei utilizzi il mio articolo e la mia persona per i Suoi sfoghi. Che poi sarebbero anche legittimi, se non fosse che il sottoscritto non c'entra nulla non essendo mai "appartenuto" a qualche "fronte". Esercito il mio pensiero e la mia opinione, ho i miei maestri (come tutti) e non frequento circoli né partiti. Ciò che penso è su questo blog, il resto sono Sue fantasie per costruirsi un bersaglio.
In quanto ai moderati, io mi occupo di comunicazione (dovrebbe essersi capito) e al Suo contrario le etichette mi interessano solo per l'uso che ne fa l'apparato mediatico-politico per orientare il consenso.

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↪ Ippolito Grimaldi

@Il Pedante
Devo confessare che anche io mi sono sorpreso della mancanza di ogni riferimento eplicito al conformismo, al conformarsi; tutto il Suo post sembra ( almeno così è sembrato al mio moderato numero di neuroni) giocarsi sull' ambiguità semantica del termine moderato; di volta in volta, durante la lettura, si affacciavano nella mia mente sinonimi piu o meno appropriati: mite, modesto, mediocre, conservatore, timoroso persino ipocrita e vigliacco, tanto che in me saliva la fregola di postare qualsiasi cosa che dimostrasse la mia non appartenenza almeno alle più bieche di queste categorie dello spirito.
Perciò sono rimasto sorpreso nell' apprendere della Sua attività lavorativa e del Suo disprezzo per i moderati, un po' come un medico che manifesta il suo disprezzo per i suoi pazienti.

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↪ Il Pedante

@Ippolito Grimaldi Mi duole dover nuovamente spiegare che lo scopo dell'articolo è quello di denunciare una strategia mediatica e un abuso lessicale. Se Torelli Viollier avesse chiamato "ipocriti e vigliacchi" i suoi lettori non sarebbe certo riuscito a fargli trangugiare la minestra tossica del potere. L'etichetta - orwelliana in quanto ossimorica rispetto ai suoi esiti storici - non l'ho inventata io ma si è imposta appunto per il suo potere di trascinare le masse nell'orrore. Sicché Lei dovrebbe - e meritatamente - prendersela con coloro che hanno violentato la virtù tomistica della moderazione, non con chi li denuncia.
In quanto al mio lavoro, non capisco perché un musicista non possa disprezzare i sedicenti moderati.

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↪ Ippolito Grimaldi

@Il Pedante
Devo fare ammenda, il riferimento al conformismo c' è, sia pure solo come origine del moderatismo.

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↪ Bombadillo

@Il Pedante Caro Pedante,
mi spiace di essere stato frainteso.
Da parte mia, non c'è stato alcuno sfogo (di cosa, poi?), ne, tanto meno, un attacco personale ad una persona che stimo, e i cui scritti, il più delle volte, condivido completamente.
Del resto, a me va tutto bene (tranne, da ultimo, la salute, ma che ci vuoi fare...), quindi non ho alcun bisogno di cercarmi bersagli.
Piuttosto, volevo solo esprimere un concetto critico sul tuo scritto, ovverosia che, secondo me, il punto non è tanto, come sostieni tu, moderati vs estremisti, o conservatori vs progressisti, ma conformisti vs anticonformisti, o, in modo più attuale, politicamente corretti vs politicamente scorretti.
Per quanto riguarda, poi, il tuo essere di sinistra -che per me, ovviamente, non è né una colpa né un demerito-, non si tratta mica di una mia fantasia: una volta lo hai scritto tu che, parlando con un tuo amico, che fraintese certi tuoi argomenti, quello ti contesto: ma (nome, che non ricordo) tu non eri sempre stato comunista?
Almeno, così ricordo di aver letto su questo blog: se poi ricordo male, chiedo scusa.
A prescindere da questo dato personale irrilevante, però, soprattutto volevo fare notare che il meccanismo del politicamente corretto, per giungere al pensiero unico, a me pare l'affinamento di una tecnica di creazione del consenso che, storicamente -proprio a partire dall'illuminismo-, viene da sinistra, e non dai moderati.
Davvero non c'è dubbio, poi, che nella fase attuale, cioè appunto dopo la "conversione sulla via di Bruxelles" della sinistra italiana, molta gente italiana di sinistra che non ha, sol per questo, cambiato idea su tutto, passando armi e bagagli dalla parte dei propri nemici storici -e tu mi pari appunto uno di questi-, sia sia trovata vittima, da parte dei propri ex compagni, evidentemente meno convinti e più interessati, del classico "stai zitto tu, fascista", variamente declinato, al quale non era proprio abituata, e mai avrebbe immaginato di doverlo subire.
Diverse persone di sinistra coerenti si lamentano di questo trattamento subito. A te non è capitato? Ne sono contento, tanto meglio per te. Però, se mi rileggi con attenzione, io non ho mai scritto che tu appartenessi ad una lobby o ad un partito, ma solo a un fronte, inteso in senso lato come adesione ideologica, fermo restando il punto, comunque, che ovviamente l'adesione ad un partito o un qualsiasi gruppo organizzato -anche se è qualcosa che io non ho mai fatto- per me non è "peccato".
Piuttosto, questa svolta storica della sinistra italiana mi pare stia funzionando come prova del 9, per discriminare chi era di sinistra per convinzione, che oggi non può ritrovarsi in alcun partito di sinistra, con chi lo era per soprattutto per convenienza e senso di appartenenza, che oggi è felicemente passato dalla parte del capitale internazionale, e affibbia patenti di populista, omofobo, fascista, nazionalista, e guerrafondaio, ai suoi ex compagni (nel senso di adesione ideologica o di partito è indifferente) che hanno l'unico "torto" di non essersi venduti al capitale.
Spero di essere stato più chiaro.
Tom

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Pilon

Gentile Pedante,
alla luce di questa ultima,e al solito brillante pedanteria,leggo i titoli dei giornaloni di oggi.
I quali riportano,dove in stralci,dove integralmente,l'intervista alla leader di AfD Frauke Perty.
E le parole che ricorrono più spesso sono "conservatori" e "partito ultraconservatore".
Ora,visto che questa formazione politica propone al primo punto la dissoluzione ordinata dell'area euro,ed al secondo,alla luce degli avvenimenti,la revisione del trattato di Schengen,a sfuggirmi è appunto la categoria di conservazione.
È mio parere personale che il superamento dell'eurozona possa costituire invece fonte di progresso ma,tralasciando,qui si discute di punti che prospettano cambiamenti se non altro innovativi.
Volendo attenersi ad una neutralità,un partito con un'agenda simile si potrebbe senz'altro definire riformista;ma sappiamo,i giornalisti dei giornaloni non sono neutrali,sono come Lei sottolinea perfettamente,moderati,conigli mannari.

Rispondi

↪ Il Pedante

@Pilon Si tratta evidentemente di etichette il cui uso prescinde dal valore semantico ma è determinato dalle reazioni emotive che si vuole suscitare nel pubblico.

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Alberto

Un discorso che funzionerebbe, se non fosse piegato a portare avanti una precisa tesi politica.
L'italiano medio è come l'americano medio, come l'inglese medio eccetera. Disse il saggio, "i votanti indecisi sono i più grandi idioti del pianeta"; il "votante indeciso" della frase è la persona che non ha idee e dunque si fa manipolare come una banderuola da scene, slogan e propaganda. Il votante indeciso è irrimediabilmente attratto dalla fallacia del mezzo campo, per cui tende sempre a preferire la posizione di mezzo, quella che percepisce come moderata, quella che ai suoi occhi rappresenta il compromesso e minimizza il conflitto sociale ... anche se poi magari è sbagliata e dunque in realtà del tutto "estrema" in quel senso. Allo stesso modo, privilegia la forma alla sostanza, perché non vuole essere turbato; dunque preferisce udire parole eleganti ed educate che dicono cose abominevoli, piuttosto che grida, parolacce o rumorose manifestazioni (anche perfettamente pacifiche) che dicono cose giuste e condivisibili.
Ma questo è un discorso politicamente neutro, perché stiamo parlando semplicemente di una specie di bug psicologico nella psicologia delle masse. Lo presenti invece come se questo manipolabile borghese fosse sempre manipolato in una certa direzione, che non è vero per niente (a occhio è croce viri abbastanza al rossobruno e dunque identifichi un certo tipo di "nemico": europeista, preferisce Obama a Putin, tiene ai diritti civili, tutela le minoranze... Sarebbe interessante vedere se davvero questo tipo di persona rappresenta la maggioranza di coloro che amano dirsi moderati. Vista la tiritera ventennale di Berlusconi sui "moderati" contro i "comunisti", io direi che chi ama definirsi moderato di solito è il conservatore che si riconosce nella cosiddetta Destra sociale).
Fra gli esempi che hai tirato fuori, ad esempio, c'è quello dell'omofobia. A parte il fatto che io avendo subito e subendo l'omofobia ho poca pazienza verso chi accampa giustificazioni dell'omofobia, vorrei restare sul metodo: il medio-pensiero "moderato" è pronto a dare facilmente dell'omofobo a qualcuno?
Sì, questo è vero, e non lo fa sulla base di criteri di merito, ma sulla base di impressioni. Se un sindaco leghista dice che "per i gay ci vuole la garrota" allora sì, cazzo, è omofobo, dirà il moderato! Se dici che brucerebbe un figlio gay nel forno, come ha detto non ricordo quale consigliere leghista, "cavolo, ha esagerato!"; e infatti qualche tempo addietro ho letto perfino una persona che sosteneva la connessione fra omosessualità e pedofilia, ovvero omofobo che più omofobo non si può, condannare quell'uscita come esagerata. In generale, poi, l'ala più progressista dei cosiddetti moderati guarderà male anche molte altre forme di omofobia palese, tipo quella di un genitore che si rifiuta di accettare il figlio omosessuale.

Ma non chiamerà omofobo un giornalista che vada a dire su una rete televisiva nazionale che l'omofobia non esiste, ovvero un'affermazione platealmente falsa e omofobica. Non chiamerà omofobo neanche il solito propagandista che gli spiattellerà il thought terminating clichè sul proteggere i bambini dall'omosessualità, o il sempreverde "un bambino ha bisogno di un padre e di una madre®". Eppure sono posizioni indubbiamente omofobiche: vai in Svezia e vedi se ti fanno dire questo genere di stronzate in prima serata. Generalmente il moderato non darà di omofobe nemmeno alle Sentinelle in Piedi, gente che accusa gli omosessuali di essere potenziali pedofili e invita alla cura dell'omosessualità, e non lo farà sai perché? Perché fanno manifestazioni "pacifiche" e perché si presentano come moderati contro il pericoloso e sovversivo estremismo gay. Dopotutto, i gay fanno tutte quelle manifestazioni scandalose e rumorose, ma che fastidio!
I diritti LGBT, uno dei temi che mi interessano più direttamente e dunque conosco meglio, sono continuamente schiacciati dalla trappola di quel cosiddetto moderatismo che in realtà sfuma inequivocabilmente fra conservatorismo scemo e reazione. E tuttavia nel tuo scritto li presenti come connotati in senso "moderato". Non è così.
Insomma, fai presente un fenomeno psicologico che esiste ed è problematico (ma d'altro canto, come tutte le fallacie logiche, è sempre esistito e sempre esisterà), ma lo appiccichi univocamente a quelli che percepisci come avversari politici. E questo è completamente sbagliato, la fallacia di mezzo campo si può usare per sostenere qualsiasi posizione politica.

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↪ Il Pedante

@Alberto Capisco il punto e anch'io conosco il dramma di molti omosessuali. Ma non mi risulta che le Sentinelle in Piedi tengano banco sui giornali moderati.

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↪ Jenkicz

In Svezia il prime time è riservato all'esercizio del Libero Pensiero, mica come nell'italietta bigotta e criptofascista de Il Pedante.

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↪ Luca

@Alberto Cosa c'è di più moderato delle piattaforme rivendicative "gaie"? Matrimonio (possibilmente in chiesa!), figli (seppure con la fecondazione eterologa all'estero) e monogamia. Per come si presenta oggi, non c'è figura umana più querula, noiosa e conformista dell'omosessuale. Un moderato, appunto.

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↪ IO

@Alberto Veramente l'omofobia è una scusa per perseguire una discriminazione al contrario. Che tutti siamo uguali davanti alla legge lo dice la Costituzione, indi per cui il reato di omofobia viola di fatto questo principio perché rende + grave una discriminazione subita da un omosessuale rispetto ad una subita da un eterosessuale. In pratica con l'obiettivo di combattere una discriminazione si è ottenuto l'effetto inverso.

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Raffaele Vescera

Trovo straordinari i suoi scritti, vorrei riportarne dei brani su alcune pagine Fb molto seguite, posso contattarla a un indirizzo mail? Può scrivermi a quello mio qui riportato. Grazie.

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↪ Il Pedante

@Raffaele Vescera In fondo alla pagina c'è un tasto tondo (a dx) con l'icona di una busta. Se ci clicca sopra può inviarmi un'email.

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Stefano Longagnani

@Il Pedante
lei sta pedantemente utilizzando le parole nel loro significato originario, invece di seguire il predominante bislinguaggio che da tempo ha cambiato il significato delle parole. I moderati sono conservatori, mi creda. Ma conservatori non nel senso ormai perso del termine. Conservatori nel senso di moderati, moderatamente moderati. Vede?! Non si riesce neppure più esprime. Obiettivo raggiunto. Sono categorie di pensiero non più pensabili quelle che lei, pedantemente, estrae dall'oblio della ragione.
Grazie.

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a perfect world

C'e' anche la gente come me. Normale dotazione di neuroni, lavoro normale, famiglia normale, mutuo normale. auto normale. Posso anche disprezzare i moderati - da anni non vado in mensa coi colleghi - ma dalle intenzioni alle azioni ne passa. Poi, mi sono anche fatto l'idea che molti moderati lo siano per meditata convenienza, nel loro intimo sanno che la corrente del fiume e' comunque troppo, troppo forte. Dichiarare guerre che non puoi vincere puo' essere romantico, ma fa rima con stupido. Tutti a volantinare fuori dalle fabbriche (poche...) e dalle scuole (deneuronizzate da decenni di piddinismo)? Pedante fai opera meritevole, non devo certo dirlo io, ma che dolore guardarsi intorno.

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cincinnato1961

che scoperta!!!!
eppure basta un banale esempio:
quella parte di massa di pecore(un 30%all'incirca,IN MAGGIORANZA ACCULTURATE)che fino al 1943 osannava il duce a piazza venezia e poco dopo sfazzolettava raggiante al giungere dei "liberatori imperiali"...
per non parlare di mani pulite..
dove l'evidenza fa torcere le budella per la rabbia:
gli stessi giornali che osannavano il sistema di colpo ne sono diventati i giudici di piazza con le loro sentenze (quelle sì) POPULISTE....
la stessa massa di pecore(SOPRATTUTTO IL 30%di cui sopra)che fino ad allora aveva sguazzato nella greppia della cosiddetta prima repubblica SPUTAVA NEL PIATTO DOVE si era satollata...
questa purtroppo è la verità dei fatti
quindi c 'è poco da fare..
in questo contesto di globalizzazione "strutturalista" meglio semplificabile in" cinesizzazione" di massa
ps.nel mio piccolo, la medicina ci sarebbe..
il rimedio si chiama "metodo PolPot"...
l'ho anche scritto nella mia "skizzekea" di blog..
se qualcuno vuole denunciarmi prego:
cincinnato1961wordpress.com

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Francesco

Pedante i tuoi scritti sono un piacevole condensato di intelligenza da sempre alquanto rara, oggi poi particolarmente. Tuttavia lo scritto di oggi è effettivamente un pò pedante in quanto il termine "moderato" viene sì utilizzato da poco (rispetto la nostra storicamente documentata presenza) ma è solo una declinazione "modernista" di una caratteristica comune alla quasi totalità degli uomini i quali sono per l'appunto definibili come"moderati" e così ben catturati dal più grande degli studiosi dell'animo umano:
Nulla mai fu per l’uomo e per la società umana più insopportabile della libertà!
Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, Milano, 1979, vol. I, pag. 263
Non c’é preoccupazione più assillante e più tormentosa per l’uomo, non appena rimanga libero, che quella di cercarsi al più presto qualcuno innanzi al quale genuflettersi.
Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, Milano, 1979, vol. I, pag. 282
Se poi proprio vogliamo concentrarci sul quel microcosmo irrilevante a livello planetario ma molto rilevante per noi che lo subiamo che è la società italiana, la sua traiettoria era stata perfettamente prevista dall'ultimo colosso del pensiero che questo paese ha avuto:
"Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come".
Pier Paolo Pasolini

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↪ Il Pedante

@Francesco Le rispondo ciò che ho già risposto a molti. Il Pedante si occupa di comunicazione, le categorie gli interessano per l'uso che ne fa l'establishment.

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Jenkicz

Da quando i media hanno reintrodotto la parola 'populismo' nel lessico corrente si ha l'utile effetto che
populista : moderato = conservatore : progressista
Ovvero che il conservatore non essendo moderato perché populista, è automaticamente illiberale.

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Manuel

Ho apprezzato molto l'articolo. Complimenti. Io non sono un moderato quindi (! ) non mi preoccupo di apparire un pericoloso fomentatore di miseria e inflazione, uno stalinista, ecc ... ma c'è un però.
Il venire accostati in molti dibattiti a certe categorie può dare fastidio. Quindi, come utilizzatore di raziocinio che cerca di non dire la qualunque senza un minimo di informazione proveniente da fonti quantomeno non ridicole, storco il naso quando nel dibattito si accostano fatti provenienti da una letteratura scientifica di un certo peso e deliri da santone alla jeff bradstreet, ma cerco sempre di separare le persone dalle idee. Se i ragionamenti si basassero sui dati, più che sulle emozioni, il sentito dire, il "pensiero magico", e regioni di appartenenza, non ci sarebbe molto spazio per la "dittatura delle etichette" del moderato.
Ci sono i fatti: delle cause e degli effetti. E poi la libertà di agire per provocare l'effetto desiderato (o evitare quello indesiderato). Purtroppo invece i moderati categorizzano eccessivamente (perché le menti semplici non riescono a gestire informazioni troppo variegate, e risultano impediti nell'eseguire un ragionamento interdisciplinare). Quindi capita che una idea valida venga messa nello stesso calderone di altre idee, che però sono molto spesso spazzatura: solo perché qualche ciarlatano, una volta, ha sostenuto la validità di quell'idea (quindi l'idea valida viene subito ridotta a spazzatura con argomentum ad hominem). Il problema principale secondo me (per rispondere alla domanda: "ci sono o ci fanno?" ) non sta nell'ignavia della "mancata" presa di posizione, che è comunque deprecabile, ma soprattutto, a mio avviso, nella incapacità di discernere un discorso razionale e fondato da uno che non lo è, a prescindere dall'autore La presa di posizione moderata, secondo me, è quindi più sintomo di pigrizia e povertà intellettuale che di un oculato e calcolato modus operandi volto ad ottenere vantaggi sociali e/o economici (che molto spesso non ci sono, anzi come ben noti spesso gli interessi sostenuti dalle idee "moderate" sono in controtendenza con gli interessi del "moderato") . Egli non ha bisogno di pensare, di informarsi, di mettere in dubbio, perché le categorie che lo guidano (e gli uomini che le incarnano) sono lì a fare da guard-rail imponendogli di fatto cosa pensare, rendendo inutile il percorso di ricerca, che nella maggior parte dei casi non viene per nulla intrapreso in ogni caso, ma soprattutto rendendo vano ogni dibattito con il soggetto.

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↪ Lochlomond

@Manuel Condivido appieno, anch'io negli ultimi anni sono arrivato ad articolare in modo simile quella che da giovane era solo una oscura sensazione.
Per un numero purtroppo ampio di persone, nella fascia di travet semi-colti che mi trovo a frequentare, non esistono che opinioni (o, meglio, più correttamente a questo punto "dogmi") imposte e calate dall'alto e questi si sono ben presto disabituati, o non hanno nemmeno mai provato, ad azzardare e abbozzare un pensiero proprio su dei temi con un minimo di complessità, che vadano al di là delle piccole questioni quotidiane, del calcio o della propria professione (in cui magari possono pure eccellere).
Avendo loro spento (o, forse, mai acceso) ogni slancio di "camminare con i propri piedi", con costoro non vi sarà possibilità di alcun dibattito o dialogo vero, ma si avrà o una sostanziale aderenza alla medesima opinione (il che rende la conversazione piuttosto noiosa, e infatti in media si evitano, con soddisfazione di entrambe le parti) o, nel caso di opinioni diverse, si assisterà al tentativo di una mera imposizione di opinioni, in un senso di costrizione "fisico", nell'impossibilità di farlo con la logica o il ragionamento.
Principalmente, si utilizzerà il mero e brutale principio di autorità: lo dice il Guardian, lo dice Scalfari...o, di converso, il classico "eh ma perché devo credere a te!!" rivolto al quisque de populo che osi dire qualcosa di dissonante...quando invece non è che devi "credere a me": io cerco di articolarti la mia opinione e ascoltare le tue osservazioni, ti dò i riferimenti delle mie fonti se me li chiedi, cosicché tu possa andare a controllare e, se vorrai, se ne riparlerà.
Invece, con questa dinamica di "bruta forza", chi si discosta risulterà quindi alla meno peggio "strano" se non lo si può inquadrare, "nazista/comunista/altro marchio d'infamia" se lo si può incasellare, o nel caso che trovo più intellettualmente umiliante, come "arrogante". Sì, perché in questo mondo della "bruta imposizione" chiunque (bravo, o scarso) esca dalla opinione seminata e cerchi di sostenere la propria finirà per passare, volente o nolente, non per uno che cerca di ragionare e far ragionare ma, piuttosto, non diversamente da un sacrilego che entri in un tempio e abbatta dal piedistallo l'idolo ivi venerato, mettendovene un altro al suo posto. I fedeli lì per lì reagiranno in modo costernato e magari pure violento, ma se il sacrilego è percepito come "forte" dopo un po' se ne faranno una ragione, senza troppi pensieri.

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Samuele

Ricordo con divertimento quando Bertinotti definì personaggi come Casini e Buttiglione "estremisti di centro". La categoria ormai si è allargata e sono quasi tutti "estremisti di centro", immersi nel vuoto pneumatico delle loro idee...

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Stefano

Grazie Pedante,
le Sue parole sono state davvero illuminanti su una questione che in maniera subdola permea il nostro tempo, il dibattito politico e, a quanto pare, gli avvenimenti più importanti della nostra storia recente.

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Valerio DB

Grande.
Per la Treccani (treccani.it) il moderato è moderatamente fuori dal valore medio:
moderato (voce 2.b): "In politica, di chi si mantiene in una posizione di centro, lontano da ogni estremismo, ma in realtà su posizioni tendenzialmente conservatrici; ......."

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↪ Il Pedante

@Valerio DB Con questa Sua Lei apre un'appendice che meriterà una trattazione a sé, ma che qui anticipo. Chi sono i conservatori? E i moderati sono conservatori? Se ci atteniamo alla parola e all'etimo, i conservatori riconoscono nella tutela delle istituzioni vigenti un valore politico per cui lottare. È il caso dei moderati? Direi proprio di no. Nell'incipit e nel corso dell'articolo ho portato esempi storici e contemporanei di atti EVERSIVI - interni o di politica estera - bovinamente acclamati dai cosiddetti moderati: guerre, colpi di stato, cessioni di sovranità ecc. E al contrario, tra gli "estremisti" con cui mi piace apparentarmi trovo tanti e ottimi intellettuali che chiedono il rispetto/ripristino della Costituzione e della centralità/dignità dello Stato democratico e sovrano ivi prescritta. Il che fa di loro dei conservatori.
Sicché i moderati sono all'occorrenza rivoluzionari, ma nel senso ignaro e spregevole di chi appoggia le rivoluzioni del più forte. Il loro modus è il potere in atto, non in quanto istituzione.

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Alberto

Genio. Punto. Ti ringrazio perché dopo aver letto l'ultimo post di Nuti ero veramente abbattuto. Ma la demografia ci libererà dei padri nobili (mi scuso se i miei toni sono moderati). Verseremo una lacrimuccia di circostanza, ascolteremo compunti il Requiem di Charpentier (...) e, se avremo saputo resistere, ricostruiremo il paese. Grazie.

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LuisaG

complimenti ma permettetemi un solo apèpunto.. limnitiamo l'uso inutile dell' inglese.. anche l'uso inutile ( inutile se esiste già un termine in italiano) dell'inglese è voluto dal potere..
continui così finalmente un pò di capacità critiche e analitiche !

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Cristina Cappugi

Che bellissimo articolo, più o meno un capolavoro!

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Alessio Zago

Che pezzo! Complimenti! Tra le righe poi si legge anche una questione non esplicitamente affrontata: a che grado di moderazione ti trovi, caro lettore che ti ritieni immoderato?
Grazie!

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Tiberio Bagnarol

Se fossi un moderato con una buona posizione sociale ed economica , per quale motivo mi dovrei schierare dall'altra parte ,se tutto quello che ho avuto dipende dal fatto che sono rimasto sempre dalla parte dei moderati?
La moderazione ha sempre pagato, almeno nel nostro paese, lo spirito critico no; per comprenderlo è sufficente vedere come è stata ridotta la scuola pubblica all'insaputa degli insegnanti moderati, esclusi quei pochi ,come Massimo Bontempelli e pochi altri, che hanno visto anticipatamente le storture introdotte dalla riforma sin dai tempi di Berlinguer ministro; per convincere i moderati a cambiare zona bisogna fornirgli un progetto , una prospettiva certa , un obbiettivo. aspetti che ancora oggi ,dopo 8 anni di crisi e recessione, non sono presenti nel panorama politico italiano , ma che sono confinati in pochi blog di elevato livello; manca chi dovrebbe trascinare il gregge non solo dei moderati, ma anche di coloro che non lo sono

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↪ Il Pedante

@Tiberio Bagnarol Capisco il punto ma non concordo sul metodo. Per definizione il moderato non si "schiera", essendo egli privo di idee. E che essere moderati "ha sempre pagato" è pure in definizione, trattandosi in breve della scelta di stare con chi vince. La tragedia (divertente) è che oggi i moderati saltano sul carro di coloro la cui vittoria si è consumata sulla carne degli stessi moderati che li acclamano. L'utile idiota è come la vacca: quando non dà più latte la si macella.

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rolrol

una sera era vicepredidente della Camera Rocco Buttiglione. Nel suo ufficio da vicepresidente, tra un biscottino al burro e un infuso di camelie, mi raccontava cose simili a queste, soprattutto simili alla prima parte di questo pezzo. E rimarcava la sua differenza dai moderati e il non volere un partito di moderati.
Poi non so cosa accadde.

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Snaporaz

Articolo M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O.
I moderati son quelli che se gli dici che la versione ufficiale sugli attentati alle twin towers l'11 settembre 2001 fa a cazzotti con le leggi della fisica, ti rispondono: "coooosa? ma non sarai uno di quei pazzi complottististi!"
E tu giù a dirgli che Bin Laden non poteva controllare le leggi della fisica, ma niente, l'ipotesi che una versione ufficiale sia falsa è per l'appunto un estremismo, e pertanto un moderato non la può mica accettare, anche di fronte all'evidenza dei fatti.
A questo punto meglio l'attrice inglese Elle Mirren, che a proposito dell'Iraq disse (vado a memoria): "ok, la guerra in Iraq è illegale, ma il petrolio ci serve".
Viva la faccia!

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↪ Stefano Longagnani

@Snaporaz
complottismo anche qui! No vi prego...

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↪ giuseppe

@Stefano Longagnani
prego, prima di appiccicare offensive e fuorvianti etichette visionare i fatti:
link

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Marco La Porta

Complimenti, un gran bel pezzo.

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Antonio Crosignani

Capolavoro.
Impressionante.
Complimenti !

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The Max

Si, ma oggi c'è la Cina...

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