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Epistemologia sive politica


Mi si segnala lo studio di un giovane ricercatore italiano apparso su una rivista britannica in cui si propone un'analisi e una sistematica delle «epistemologie pubbliche» che accompagnano il dibattito politico nel nostro Paese. Lo studio (consultabile qui) ha il merito importante di sollevare una questione sinora poco o per nulla considerata, di come cioè oggi la dialettica tra cittadini e autorità includa sempre più frequentemente la messa in discussione delle informazioni tecnico-scientifiche divulgate al pubblico per sostenere l'opportunità o la necessità delle decisioni che lo riguardano. Di questi aspetti è invece urgente parlare. Nel mio piccolissimo, li ho trattati spesso su questo blog, nel libro Immunità di legge, nel Manifesto per la scienza e nell'ambito di altre iniziative promosse dall'associazione Eunoè, che ho contribuito a fondare.

Secondo l'autore dello studio, nel dibattito italiano si confronterebbero oggi due fronti opposti: quello di chi cerca di arginare l'avversione popolare alla scienza (science aversion) e quello di chi ne denuncia la strumentalizzazione da parte di alcuni gruppi di potere (science perversion). I due approcci, rispettivamente etichettati come «tecnocratico» e «populista», sarebbero bene esemplificati dalle idee e dallo stile comunicativo di due figure altrettanto note ai lettori di questo blog: Roberto Burioni e Alberto Bagnai. I tratti caratteristici delle epistemologie in esame sono sintetizzati in una tabella nel testo dello studio, che incollo:


Pur ammettendo i vincoli imposti dall'esigenza di contrapporre semplificando, lo schema proposto introduce alcune conclusioni piuttosto sorprendenti. Leggo ad esempio che secondo i «populisti» lo scopo della scienza (riga 1) sarebbe quello di «mettere in discussione i dogmi», ma francamente non trovo questa idea né in Bagnai né in altri autori italiani, né penso anche mondiali. Ci può casomai essere il rifiuto di un'impossibile scienza dogmatica, che però sarebbe almeno nominalmente comune a entrambi gli schieramenti. Né trovo che la «verità» (riga 5) sarebbe per qualcuno rivelata dagli «attivisti informati» e non appunto dagli «scienziati accreditati», ai quali casomai i primi si rivolgerebbero con spirito critico per vagliare posizioni diverse. Né soprattutto trovo che la fiducia nel dato scientifico si giocherebbe tra i poli dialettici delle «giuste credenziali» e del «carisma» (riga 6) e non più semplicemente, come è nella definizione del metodo della scienza, sulla riscontrabilità e riproducibilità dei risultati.

La mia impressione è che l'autore abbia forzato la mano nell'estremizzare le posizioni esaminate (anche concedendo molto più del dovuto ai casi particolari dei due intellettuali assunti a campione) per ritagliarsi uno spazio di equidistanza da cui lanciare l'appello contenuto nelle conclusioni, di elaborare cioè una «terza via» che superi la rigida contrapposizione da lui stesso postulata, pur sulla scorta di altri autori, tra «autorità degli esperti e partecipazione democratica». Questa sintesi, scrive, potrebbe provenire dalle fila dei pensatori della «estrema sinistra», riconoscendo però che «al momento non esiste nulla del genere». Perché non allora dall'estrema destra o dal centro? Dai cattolici, dagli atei o dalla stessa comunità scientifica? Non lo spiega. Né spiega perché, in una prospettiva marxista dove anche la scienza può contribuire al mascheramento sovrastrutturale del conflitto tra le forze sociali (cfr. le riflessioni di Gramsci, nel Quaderno 11), ci si dovrebbe porre l'obiettivo di superare una definizione di politica come «lotta tra il popolo e le élite» (riga 7), cioè come lotta di classe.

Lo studio del dott. Brandmayr contiene molti spunti utili e una vasta bibliografia. Ciò che però a mio parere gli difetta è un tentativo di delineare i determinanti sociali dei fenomeni che analizza. Questa omissione è già evidente nell'abstract, dove si anticipa che «l'ascesa del populismo in Italia» avrebbe contribuito a determinare «un allineamento insolito tra posizioni politiche ed epistemiche». Trovo assai problematico che un termine così contaminato dalla tenzone politica contemporanea ricorra in radice per ben quaranta volta nell'articolo senza che l'autore si premuri di darne una propria, chiara e univoca definizione. Di quale populismo si parla? Da quando è incominciata la sua «ascesa» nel nostro Paese? E da che punto in poi smette di essere un'aspirazione costituzionalmente legittima a «riaffermare il controllo democratico sulla politica» per diventare (nota 11) «crasso fanatismo»? E ancora, in che modo sarebbe una causa e non invece un effetto o una perifrasi degli stessi cambiamenti sociali che hanno prodotto i fenomeni esaminati nello studio?

L'uso di una categoria così problematica produce equivoci e sviamenti, il più evidente dei quali consiste nel dare per assunto che l'avversione alla scienza contro cui lotta il fronte «tecnocratico» sia una prerogativa della popolazione semplice, di coloro cioè che vorrebbero essere coinvolti nei processi di produzione e di validazione del sapere scientifico ma non hanno i titoli per farlo. Basterebbe tuttavia affacciarsi un po' più attentamente al dibattito per accorgersi che invece gli attacchi a certe posizioni considerate prevalenti o ufficiali provengono spesso anche da membri della comunità scientifica perfettamente «accreditati». Per restare al caso di Burioni, non sono ad esempio pochi i medici che mettono in discussione i motivi scientifici alla base della decisione di avere reso obbligatorie alcune vaccinazioni per l'infanzia, o di praticarne altre raccomandate (una breve antologia di queste posizioni è nel primo capitolo di Immunità di legge). Nel suo ultimo libro, l'accademico marchigiano sferra un duro attacco contro le cure omeopatiche, che però secondo una recente indagine sarebbero prescritte nel nostro Paese da circa un quinto dei medici in possesso delle «giuste credenziali», mentre solo poco più di un decimo di loro ne metterebbe in dubbio l'efficacia. Dinamiche simili si incontrano anche negli ambiti dell'economia (come è appunto il caso di Bagnai e di altri studiosi che lo hanno preceduto o seguito) e del clima.

Una doverosa rendicontazione di questa non trascurabile trasversalità avrebbe messo in crisi l'apparente simmetria della dialettica delineata dall'autore, restituendo in compenso un quadro molto più realistico della situazione. Si sarebbe ad esempio scoperto che l'insinuazione di «pervertire» la scienza per servire interessi non confessabili proviene da entrambi i fronti, implicitamente o anche esplicitamente, come quando il citato Burioni accusava alcuni medici di «mettere in dubbio il vaccino... per fini di lucro» o il suo collega e compagno di lotta Alberto Villani avvertiva che «intorno ai bambini non vaccinati girano interessi economici molto forti». Da lì sarebbe soprattutto emerso un fenomeno di cui è grave tacere, cioè l'uso odierno di delegittimare, richiamare o addirittura sanzionare gli specialisti che non si conformano a un messaggio scientifico accreditato dall'autorità politica. Se si omette di considerare questa minaccia - gravissima e indegna di una società che si dice liberale - è impossibile cogliere la sproporzione dei rapporti di forza tra le posizioni illustrate e si crea nel lettore una falsa percezione di equilibrio, privandolo così di un elemento fondamentale per capire le ragioni di un conflitto che vede una delle parti schiacciata, screditata e ridotta al silenzio. La presa d'atto del fenomeno aiuterebbe inoltre a capire, più di mille «populismi», perché l'opinione pubblica creda sempre meno nell'indipendenza e nella sincerità di chi formula, diffonde o anche semplicemente accetta le posizioni caldeggiate dall'autorità.

Fatta questa lunga premessa critica, se io fossi ciò che non sono - uno scienziato sociale - svilupperei così l'argomento:

  1. I cittadini non mettono in discussione la scienza e gli scienziati, ma molto più modestamente i messaggi scientifici addotti dall'autorità per giustificare le decisioni politiche che li penalizzano, materialmente (reddito, patrimonio) o immaterialmente (diritti, libertà);
  2. Le critiche di cui al punto precedente sono condivise anche da esponenti accreditati delle comunità scientifiche di riferimento. Ciò suggerisce che la contrapposizione non è tra scienza e antiscienza, ma tra modelli di convivenza (asse politico), interessi dei singoli e di classe (asse sociale) e interpretazioni dei dati disponibili (asse scientifico). Il dibattito è polarizzato dalle decisioni politiche e dai loro effetti, non dagli orientamenti epistemici.
  3. Le critiche di cui al punto 1 si avvalgono di argomenti e di analisi elaborati da una parte degli esponenti accreditati delle comunità scientifiche di riferimento, ancorché di norma minoritaria (vedi punto seguente). Ciò suggerisce che i cittadini si affidano al parere agli esperti e riconoscono in essi i portatori non di una «scienza» ma di una pluralità di posizioni spesso in reciproco conflitto. Questo ultimo aspetto, più che integrare una compiuta epistemologia, scaturisce da una semplice presa d'atto.
  4. Per proteggere i propri messaggi dalle critiche provenienti da alcuni membri accreditati della comunità scientifica (punti 2 e 3), l'autorità politica ha inaugurato la pratica di richiamare o sanzionare gli esperti che non si conformano a quei messaggi, ad esempio attraverso gli ordini professionali di appartenenza. Questa pratica rende impossibile il libero e necessario confronto tra specialisti per validare e migliorare le nozioni su cui poggiano le decisioni politiche, non consente al pubblico di misurare le effettive posizioni in campo e avvera il sospetto di una politicizzazione coatta della scienza.
  5. Ovunque sia possibile, nel vagliare i messaggi di cui al punto 1 e nell'orientarsi tra le diverse posizioni degli esperti, i cittadini adottano il criterio della validazione empirica. Osservano, ad esempio, che secondo la loro esperienza e i dati statistici disponibili le politiche di austerità fiscale non hanno portato i vantaggi promessi al loro benessere materiale, alla quantità e qualità dell'occupazione, alla crescita dell'economia e all'offerta di servizi, senza peraltro centrare neanche l'obiettivo minimo dichiarato di migliorare gli indicatori di finanza pubblica. La mancata soddisfazione del criterio empirico è il principale, se non unico, motivo della mancata fiducia dei cittadini nell'autorità e nei messaggi scientifici da essa accreditati.
  6. La novità che andrebbe indagata non è l'attitudine della popolazione nei confronti della scienza (ammesso che sia davvero nuova), ma l'utilizzo da parte della politica di nozioni di tipo scientifico per asserire la necessità o persino l'inevitabilità delle proprie decisioni. Occorrerebbe chiedersi se questa pratica effettivamente inedita sia il segno di una trasformazione in senso neopositivistico della società o non piuttosto - come credo - un modo per giustificare provvedimenti impopolari, perniciosi per la maggioranza dei cittadini e perciò incompatibili con il metodo e lo scopo della democrazia. Andrebbe valutata l'ipotesi che il discorso sulla scienza traduca un discorso sul governo in cui cova il desiderio, anche di una parte della popolazione, di un autoritarismo gerarchico che non sarebbe altrimenti possibile esprimere in modo esplicito con il vocabolario della politica. A mio parere la nostra società non ha alcun bisogno di una nuova epistemologia pubblica, né di un'epistemologia pubblica in generale, ma di accettare l'incertezza e l'incompletezza di un confronto teso a contemperare gli interessi legittimi di ciascuno, nessuno dei quali può vantare un primato «scientificamente provato» sugli altri se non al costo (altissimo) di mettere sotto tutela la scienza. Come sta purtroppo avvenendo.

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Commenti

Baracco Obamolini

Come sempre una lettura fondamentale!

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Medico di me stesso

Ma insomma, dovrebbe bastare la frase: "una società liberale non può prevedere una medicina obbligatoria"!
E inoltre, dato che da anni si parla di "libertà di scelta terapeutica", ci potrebbero spiegare lorsognori come intendono attuarla?
È il solito caso di una società avvinghiata su se stessa che non riesce a proporsi una visione, una società delle vittime, una società bloccata.

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Winston No-Smith

Gentilissimo Pedante,
ho appena letto il libro di cui è co-Autore, "Immunità di Legge".
Sono uno dei 153 medici firmatari della lettera che diede inizio alla "caccia all'eretico".
Vorrei fare il possibile per evitare di finire come Winston S.
Vorrei contattarLa personalmente: vorrei proporLe...
Pensa sia possibile?
un cordiale saluto

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↪ Il Pedante

Buonasera. Mi scriva all'indirizzo facciamocome@yandex.com.

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Massimiliano

Buonasera.
L'autore/autrice considera come Scienza solo quella (mi si perdoni l'approssimazione) galileiano-cartesiana o è incluso anche l'immenso patrimonio sapienziale e spirituale acquisito negli ultimi 3000 anni (una scheggia del quale potrebbe essere la "nostrana" psicologia)?

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↪ Massimiliano

L'autore/autrice "Pedante", non l'oggetto di questo articolo.

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↪ disperato

Gentile @Massimiliano, una disciplina è scientifica se è in grado di fare previsioni attendibili sul futuro, se no no. La fisica, la chimica, la medicina, l'economia...(se trattate correttamente) sono scienze.
Se una disciplina non fa ma nemmeno pretende di predire alcunché è altro, come la musica, la letteratura, la pittura...
Se una disciplina pretende di essere scienza ma non è in grado di fare previsioni attendibili trattasi di pseudoscienza, mi pare che la psicanalisi rientri in questa casistica (ovviamente una cosa del genere, seppur vera, si può dire solo protetti dall'anonimato, in una discussione pubblica rischi l'arresto).
Saluti.
P.S. La matematica meriterebbe una discussione a parte, cioè è scienza o non lo è? Che è un po come chiedersi se può essere scissa dalla fisica o no? E qui si incomincerebbe a fare filosofia....

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↪ Il Pedante

Vede, a me basterebbe che ci si intendesse prima sull'ambito in discussione. Nell'articolo chiarisco che a mio avviso il problema non è epistemologico ma politico, sicché non avverto l'esigenza di addentrarmi nelle definizioni.

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↪ Massimiliano

Pensavo che l'argomento, il merito di tutte le discussioni (e non solo qui) fosse l'elemento trasversale, o Essere Umano: e basandomi su alcuni assunti nel manifesto di Eunoè ho inteso che un approccio riduzionista, nella migliore delle ipotesi, fosse un metodo insufficiente a testare il passaggio da laboratorio ad (attuale) mondo esterno. Quindi non capisco come mai utilizzare tale metodo ("non è un problema epistemologico ma politico") se lo si avversa. A meno che non si stia parlando di altro e non di Essere Umano.
Al di là di questo, la mia richiesta nasce dalla necessità che, nonostante l'autore/autrice non avverta l'esigenza di addentrarsi nelle definizioni, per il popolo che legge sia importante averne, di queste definizioni, non fosse altro per limiti cognitivi di alcuni lettori tra cui me stesso (altrimenti, con buona pace della democratizzazione della conoscenza, si finisce per parlarsi addosso fra addetti ai lavori e plaudenti; o per dover fare un dottorato in filosofia della scienza).
Per quanto riguarda l'utente disperato, prendendo per buona la correlazione "disciplina scientifica->previsioni attendibili per il futuro", direi che pure le Scienze non cartesiane-galileiane (mi si perdoni ancora una volta l'approssimazione) ne fanno e, anzi, ne fanno di infinitamente più attendibili e veritiere sull'Essere Umano e sui suoi comportamenti, tendenze, modi di agire e reagire governo di tali comportamenti e tendenze e via discorrendo .

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↪ Il Pedante

Le Sue conclusioni sono corrette e le condivido. Mi sono occupato dei limiti del riduzionismo scientifico in Immunità di legge (lo ha fatto in particolare Pier Paolo Dal Monte, nella seconda parte del libro). Qui si considera la questione da un altro punto di vista.

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↪ disperato

Gentile @Massimiliano, se le discipline che Lei chiama non cartesiane fanno previsioni attendibili a mio avviso sono scienza. Il problema è che la psicologia (e lo dico qui solo perché protetto dall'anonimato) non fa alcuna previsione attendibile, non solo sul futuro ma manco sul presente. Mi ricordo di aver letto di un esperimento in cui uno stesso soggetto si faceva visitare da diversi psichiatri ottenendo diagnosi da sano a malatissimo (mentre se vuoi sapere se hai un osso rotto o la polmonite il responso è univoco per tutti i medici che consulti).
Una volta sdoganata una pseudoscienza quella entra nei tribunali, impone dei tso, abbiamo i casi Bibbiano che sono molti e non dipendono da poche mele marce (che pure ci sono) ma da un approccio sbagliato alla scienza e all'uomo.
Riguardo al riduzionismo non va più di moda, io continuo a pensare che avesse ragione Einstein nel criticare la meccanica quantistica, e che non si può fare scienza senza una qualche forma di riduzionismo che permetta di confinare l'esperimento. La mia è una posizione minoritaria, mi consolo pensando che c'è stato un tempo in cui Piero della Francesca non andava più di moda, poi il genere umano è rinsavito...
Ad ogni modo, con il combinato disposto di MES e bail-in da una parte, le vaccinazioni obbligatorie prossime venture per tutti dall'altra, vivo con la sgradevole sensazione di stare per perdere tutto, dormo male e ho poca voglia di imbarcarmi in discussioni sui massimi sistemi.
Saluti.

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↪ Massimiliano

Gentile @disperato, nel mio commento ho precisato che "una scheggia di tale patrimonio sapienziale è la "nostrana" psicologia ".
Il "nostrana" era riferito alla fetta di mondo considerata, con il sottinteso invito, e forse sarebbe stato meglio esplicitarlo, a non limitarsi all'Europa e agli Stati Uniti come unici luoghi di produzione di conoscenza e progresso (e gli ultimi -teniamoci strettissimi- 30 anni sarebbero più che sufficienti per sollevare parecchi dubbi). E per progresso, giusto per condividere definizioni, non intendo le auto euro n+1, o la rete (n+1)G: quella a mio parere è tecnologia in mano all'industria (che poi viene abilmente nebulizzata come "scienza&progresso").
Ho poi specificato "psicologia", che è cosa ben diversa dalla psichiatria, unicamente per indirizzare l'attenzione verso la natura di ciò che intendo come "patrimonio sapienziale" (pseudoscienza è squalificante e intellettualmente razzista).
Infine c'è la questione della "scheggia", che si può considerare unita al sottinteso di non limitarsi a casa nostra e all'ultima manciata di secoli.
Dice che non è in grado di fare previsioni sul futuro o constatazioni obiettive sul presente? Le porto solo un esempio: duḥkha-satya, samudaya-satya, nirodha-satya e mārga-satya.
Mi rincresce che consideri queste, discussioni sui massimi sistemi: io le trovo fondamentali, di sintesi finale e iniziale di una nuova era in cui si smette di perpetuare all'infinito il sadico e vendicativo omicidio di Dio (e di tutti gli altri Dei che abbiamo incontrato sulla nostra strada di uomini -come genere, sia chiaro), ma lo si seppellisce con l'onore delle armi e ci si impegna per un sostenibile disegno di progresso Umano, materiale E spirituale.

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Herzog

Gentile @ws,
Si situa nella "terza via" aperta dallo stesso ricercatore, appunto.

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Aristide

L'unico marchigiano degno di menzione è Enrico Mattei, che di seghe mentali se ne faceva poche. Per il resto, meglio un morto in casa che...

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↪ vidyaranya

Gentile @Aristide, ci sarebbero anche Raffaello, Leopardi, Rossini, Messi e scusate se è pochetto...

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ws

avrei una domanda per il "dotto" ricercatore.
Creare teoremi e piegarvi i fatti in quali delle suddette due "epistemologie" si situa?

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Carlo Pindemonte

Ben scritto e ben esposto.
Bravo.

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Mario M

La scienza moderna ha creato nuovi miti e leggende: i viaggi spaziali e gli ordigni nucleari. Sul primo ci sono innumerevoli siti e filmati che hanno gioco facile nello smontare la pretesa che l'uomo sia andato nello spazio, né in orbita, tantomeno sulla luna; mentre sul secondo, solo di recente sono apparse voci che smentiscono la pretesa di una reazione nucleare a catena esplosiva, ma in questo caso è meno evidente il bluff scientifico (nelle centrali nucleari la reazione è controllata perché i neutroni sono rallentati).
I progetti Manhattan e Apollo effettivamente avevano l'obiettivo di costruire una bomba atomica e di mandare l'uomo sulla luna, e per le rispettive imprese vennero impiegati centinaia di migliaia di addetti. Piuttosto che denunciare il fallimento delle imprese si è preferito proseguire con le sceneggiate.

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↪ disperato

Gentile @Mario M, negare l'esistenza delle bombe atomiche è come affermare che la Terra sia piatta, si può fare ma ha poco senso. Sui viaggi lunari mi pare che il discorso sia più problematico. Tempo fa vidi dei video di tale Mazzucco che mostrava le foto dell'allunaggio originali della Nasa ed effettivamente c'era almeno un punto che a mio avviso davvero non tornava, e cioè le ombre invece di essere parallele, come sarebbe stato naturale se ad illuminare fosse il Sole, erano convergenti. Per cui da allora qualche dubbio sulla veridicità degli allunaggi lo nutro.
Saluti.

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↪ Mario M

Gentile @disperato, vedo che anche tu hai la risposta automatica riguardo all'argomento, come molti. Il raggio terrestre è stato misurato con buona precisione da Eratostene più di 2 mila anni fa; il metodo è semplice, lo si insegna alle scuole medie, e se vuoi te lo spiego. I viaggi spaziali sono impossibili per due ordini di ragioni tecniche: il progetto, la costruzione e il montaggio di tutti i dispositivi per permettere la vita nello spazio vuoto, che è limitato e soggetto a condizioni estreme; l'altra impossibilità riguarda il rientro in atmosfera a velocità ultrasonica con un corpo tozzo.
Per la bomba atomica come dicevo il bluff è più difficile da smascherare: tenete presente che i neutroni che iniziano il processo a catena generano temperature e pressioni che fanno allontanare le due masse portate a contatto; comunque ci sono altre contraddizioni.
link
Trickery is the way of war - thus has it always been. But the nuclear trick is the biggest, boldest and baddest-ass scam in all of mankind’s ancient and eternal quest for power and profit through mass slaughter. DEATH OBJECT takes you behind the curtain and reveals the empty sound stage. The science, the history, the misery, the mystery – the full hoax is covered.

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↪ Klaus B

Gentile @disperato, le ombre da sorgente luminosa solare sono oggettivamente parallele, ma in una fotografia convergono perché una proiezione centrale trasforma un punto improprio in un punto proprio, tranne in alcuni casi particolari (direzione di illuminazione parallela al quadro). Non lo sa solo chi insegna geometria proiettiva o descrittiva (come me), ma chiunque abbia eseguito almeno una prospettiva con le ombre in vita sua. Quindi, almeno fino alle gloriose riforme di qualche anno fa, qualsiasi studente di Liceo Artistico o Istituto d'Arte.
È stata proprio la lettura di questo argomento così evidentemente fallace che mi ha portato a non prendere in minima considerazione l'idea che lo sbarco sulla luna non sia mai avvenuto. È troppo poco? forse, ma se il primo argomento che incontro riguarda l'unico aspetto sul quale sono competente ed è uno sfondone clamoroso, mi risparmio la fatica di approfondire e comprendere le questioni sulle quali non sono competente.

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↪ disperato

Gentile @Mario M, ripeto ho molti dubbi sulla veridicità degli allunaggi, sul fatto che le navicelle spaziali vadano nello spazio e sull'esistenza delle bombe atomiche trovo grottesco avere dei dubbi.
Comunque mi stia bene, saluti.

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↪ Mario M

Gentile @Klaus B, i viaggi spaziali con umani SONO IMPOSSIBILI, perché attualmente non ci sono le tecnologie che permettono la vita nello spazio, e inoltre non ci sono le tecnologie per fare rientrare la navicella nell'atmosfera terrestre.
Nello spazio vuoto ci sono condizioni estreme: oltre all'assenza di ossigeno, c'è da tenere in considerazione gli sbalzi rapidi e intensi delle temperature, inoltre gli apparati per il condizionamento, per l'espletamento delle funzioni organiche ecc, devono essere progettati e realizzati in condizioni altrettanto estreme, devono essere realizzati in uno spazio ridottissimo, funzionare alla perfezione, senza difetti. Immaginate anche l'assemblaggio di questi apparati nello spazio, con gli astronauti dentro tute che non permettono di afferrare adeguatamente un cacciavite, un martello, una forbice per spellare i fili.
Queste navicelle viaggerebbero a velocità ultrasoniche, e si dovrebbero "infilare" nell'atmosfera. Ma voi avete presente le sagome degli aerei, specialmente di quelli che viaggiano oltre la velocità del suono? le loro forme, gli impennaggi e gli stabilizzatori? E "questi" ci vogliono fare credere che un tronco di cono rovesciato possa penetrare l'atmosfera terrestre a velocità ultrasonica?
Suddai, non facciamoci prendere in giro dai vari Piero Angela, Paolo Attivissimo e dal debunker di regime in ermellino, quale era Umberto Eco, che non per niente ha avuto dei funerali quasi di stato.

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↪ disperato

Gentile @Klaus B, ovviamente io mi riferivo proprio a quei casi particolari in cui la luce non è né davanti né dietro ma trasversale, ad ogni modo la invito a guardare il video integrale di Massimo Mazzucco American Moon così comprenderà bene di cosa stiamo parlando (si trova gratuitamente su internet).
Saluti.
P.S. Vi sono anche altre ragioni per dubitare della veridicità degli allunaggi, come ad esempio il fatto che i nastri telemetrici originali siano andati perduti dalla Nasa, e altri, ma non sono risolutivi. Quello delle ombre invece dimostra quantomeno che le foto spacciate per originali sono farlocche.
Poi Lei può credere quello che vuole, ci mancherebbe.

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↪ Myollnir

Gentile @Mario M,
Glielo spiega Lei, agli Ayatollah, che la bomba atomica non esiste?
In effetti non ha molto senso spiegare le cose a chi ha un sistema di pensiero così gravemente distorto - il delirio in psichiatria è definito come un'idea sostenuta contro l'evidenza dei fatti, per cui non serve assolutamente a nulla cercare di fare appello alla razionalità.
Quindi solo così, per il piacere della conversazione, le chiederei che diavolo sarà mai successo in Giappone, nel '45; e cosa saranno quei bei funghi che si vedono nei filmati d'epoca dei test nucleari, che sino agli anni '60 si facevano in atmosfera.
Quanto allo sbarco sulla Luna, effettivamente è un po' più difficile da provare, ma se non bastano le prove materiali - le rocce lunari, per esempio, che hanno composizione diversa da quelle terrestri; o gli specchi che sono stati lasciati in loco e che ancora oggi riflettono i laser terrestri - credo che gli argomenti definitivi siano due: anzitutto, è impossibile mantenere il segreto su una cospirazione che necessariamente coinvolge decine di migliaia di persone; e poi, crede che i russi, che solo pochi giorni prima sulla Luna ci schiantarono una sonda, non se ne sarebbero accorti? Con l'enorme valore propagandistico dell'esporre una fake news di tale portata?

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↪ disperato

Gentile @Myollnir, come Lei non dubito né dell'esistenza delle bombe atomiche (che tra l'altro sono di vario tipo, atomiche, idrogeno, a fusione fredda...) né della possibilità per l'uomo di andare nello spazio. Tuttavia sui viaggi sulla Luna credo che la questione sia un po più complicata, e a riguardo ai due argomenti "definitivi" Le faccio notare che Massimo Mazzucco li prende in considerazione nel suo video American Moon e prova a confutarli con argomentazioni piuttosto ragionevoli. Dice ad esempio che la Nasa lavora per compartimenti stagni e quindi che il complotto riguarderebbe solo poche decine di persone al vertice. In quanto ai russi non avevano le prove del mancato allunaggio e non sarebbero stati creduti, inoltre c'era un clima di distensione e collaborazione che sarebbe venuto meno...
Intendiamoci non dico che Mazzucco abbia sicuramente ragione, ma potrebbe.
Inoltre c'è l'aspetto delle ombre sulle foto spacciate dalla Nasa per originali che proprio non torna, e quella è una cosa davvero incredibile.
Saluti.

Rispondi

↪ Myollnir

Gentile @disperato,
Ehm... bombe a fusione fredda? Sta scherzando, vero? Io ricordo che c'è l'Atomica all'U235 (quella di Hiroshima), quella al Pu (Nagasaki), uqella all'Idrogeno, e l'ultima arrivata, quella al neutrone (che a differenza delle altre non è radioattiva, perché non utilizza isotopi pesanti per l'innesco).
Massimo Mazzucco ancora non ho capito se è un paranoico o un venditore di olio di serpente: in ogni caso non è uno da prendere sul serio.

Rispondi

↪ disperato

Gentile @Myollnir, a parte che sulle bombe a fusione fredda avevamo già parlato, e io le avevo consigliato la lettura del libro di Del Giudice "Il segreto delle tre pallottole", e a parte che le bombe a neutroni sono radioattive (in seconda battuta, perché non esplodono nel vuoto), ma concentriamoci sul problema degli allunaggi. Lasci perdere me, Del Giudice, Mazzucco...e guardi le foto che la Nasa spaccia per autentiche, si accorgerà: primo che la luce crea delle ombre convergenti dove dovrebbero essere parallele, secondo che l'illuminazione non è uniforme ma ha degli hot-spot e fall out come dicono i fotografi, il che avviene quando ad illuminare è una luce artificiale (perché imitare in modo perfetto il Sole non è tecnicamente possibile). In conclusione, oltre a rinnovarLe l'invito a leggere il libro di Del Giudice, le consiglio di sentire cosa dicono i fotografi professionisti a riguardo delle foto degli allunaggi (il che si può fare anche nel video "American Moon" di Mazzucco).
Saluti.

Rispondi

↪ disperato

Gentile @Myollnir, sul fatto che il Mazzucco sia figura ambigua concordo con Lei, e personalmente non comprerei da lui una macchina usata. Per inciso mi è capitato di guardare un video in cui parlando di ufo (cioè in senso letterale di oggetti volanti non identificati) Mazzucco sosteneva che siccome la marina militare americana afferma che non è roba sua allora sicuramente si tratta di alieni. Il che quantomeno denota un difetto di logica (intanto credere ai comunicati ufficiali della marina militare ce ne vuole, e poi non è che le possibilità siano solo due, ci sono anche i russi per dire..., e infine pensare a degli extratterestri che vengano sulla Terra e poi non si palesano..., va beh). Quindi è chiaro che bisogna sempre diffidare, e in alcuni casi la diffidenza va rafforzata sia per l'attendibilità della fonte sia per la posta in gioco.
Detto questo le ombre delle foto degli allunaggi, lo ribadisco, mi paiono davvero non compatibili con l'idea che a illuminare sia il Sole e perciò mi sento di dubitare della loro veridicità nonostante questo mi faccia essere d'accordo (sul singolo punto) col Mazzucco.
Cioè Mazzucco non è Bagnai, nel senso che se il professore di economia facesse delle affermazioni che poi nel tempo o a un esame approfondito si rivelassero false o irragionevoli ne sarei molto sorpreso, se invece grossolane inesattezze venissero dal primo non mi stupirei troppo.
Saluti.

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