L'ultima trovata pare essere quella di pagare gli agricoltori affinché non coltivino i campi per rallentare il «cambiamento climatico». E in effetti i campi morti non riscaldano l'atmosfera, né i morti di fame esalano anidride. Evviva la morte!
Sarebbe, se non proprio bello, interessante vivere i tempi interessanti di cui parla una maledizione cinese. Ma non tempi volgari e scureggioni in cui anche la tragedia è scritta coi piedi. Sarebbe almeno appassionante seguire il fil rouge degli inganni, scoprire la carne marcia sotto la crosta di zucchero e l'inferno in fondo alle vie illuminate dalle insegne del bene comune. E invece no, non c'è nulla da svelare. Il prestigiatore rinuncia a ogni destrezza e mostra il mazzo truccato a un pubblico distratto e stordito, le signorine salutano prima di infilarsi nelle loro scatole, certe che subito dopo le si crederà una sola persona segata in due pezzi. Ciò che si era detto all'orecchio nelle stanze più interne, cioè nei cessi, lo si annunzia sui tetti. Ecco il tempo della confessio, della defecatio pubblica.
Nel collodiano «campo dei miracoli» Pinocchio credeva che dagli zecchini sepolti sarebbero sorte foreste di soldi. Oggi non abbiamo neanche più gli zecchini, ma i glifi che l'usuraio traccia su un foglio. Epperò il gatto e la volpe non sono più due improvvisati imbroglioni: adesso gli si crede davvero, che da quei luridi glifi sgorghi la vita e la «salvezza del pianeta». Che il loro sortilegio semiotico possa davvero riprodursi e perciò reclamare l'olocausto di ciò che ci nutre.
Non servono dunque più le alchimie dei piani cartesiani, inutile l'abracadabra dei numeri, obsoleti gli incanti dei ragionieri in TV. I tempi sono compiuti: il soldo è sostituto non più ideale ma materiale della vita. La merda del demonio finisce nel piatto e il suo cadavere che grava sulle spalle dei vivi rimpiazza la vita gratuita della terra, del sole che sorge sui cattivi e sui buoni e della pioggia che cade sugli ingiusti e sui giusti. Lo sterco sfratta il pane e il vino.
Difficile essere più chiari di così.
Lascia un commento