È uscito il libro delle Arie Pedanti!
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Anti-anti-fascismo


Sempre a proposito dei commenti al recente esito referendario inglese da cui trae ispirazione la presente serie di articoli (qui, qui e qui i capitoli precedenti), ci piace soffermarci brevemente in questa quarta puntata sulle esternazioni di due schietti esemplari di ciò che va oggi sotto il nome di sinistra: lo scrittore Roberto Saviano e Francesca Barracciu, sottosegretario ed europarlamentare del Partito Democratico.

Il primo ci regalava, il 24 giugno, un articolo dal titolo "Brexit: ha vinto il popolo":

Me lo ricordo il Popolo, nel 1938, acclamare Hitler e Mussolini a Roma affacciati insieme al balcone di Piazza Venezia. Me lo ricordo il Popolo inebriato, esaltato, per la dichiarazione di guerra. Me lo ricordo il Popolo asservito, quasi isterico, al cospetto di ogni malfattore che abbia condotto l'Europa sull'orlo baratro.

Me lo ricordo poi il Popolo che plaudiva quando al confino nel 1941 veniva mandato Altiero Spinelli, perché antifascista. A Ventotene, Spinelli, detenuto insieme a Ernesto Rossi e a Eugenio Colorni scrisse "Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto". Quindi, a ben vedere, siamo sicuri che oggi il Popolo abbia vinto davvero?

La seconda affidava le sue riflessioni ai social network e a un'immagine di repertorio:

A dar man forte ai due interveniva negli stessi giorni anche Nathania Zevi, giornalista la cui famiglia vanta esponenti illustri nella storia dell'ebraismo, del socialismo e dell'antifascismo italiani:

Ma prima ancora di loro, sulla "assurdità" del credo democratico e sui gravi pericoli a cui ci si espone dando voce alla maggioranza si era espresso un altro intellettuale di sinistra, che osservava:

Voi sapete che non adoro la nuova divinità: la massa. Soltanto perché sono molti debbono avere ragione? Niente affatto. Si verifica spesso l'opposto, cioè che il numero è contrario alla ragione. In ogni caso la storia dimostra che sempre delle minoranze, esigue da principio, hanno prodotto profondi sconvolgimenti nelle società umane.

E ancora, anticipando l'iconografia di Philippe Daverio:

Sopra undici milioni di elettori, sei soli vanno a votare e spesso per ragioni alcooliche e pecuniarie.

L'intellettuale in questione dirigeva il più importante giornale di sinistra del suo tempo e di lì a poco avrebbe fondato un partito, nel cui Dizionario di Politica ritroviamo meglio esposte le idee già sue e poi riproposte da Zevi, Barraciu, Saviano e da intere redazioni e segreterie politiche odierne:

[L'idea di popolo] è stata travisata del tutto. Le nobili parole con le quali Cicerone definì il popolo nel De Republica sono state dimenticate dagli araldi della democrazia. Per essi popolo non è più un concetto politico, l'unità ideale di tutti coloro che compongono una nazione, uno stato, ma è una quantità bruta, è la folla delle piazze, la massa incomposta che si trascina demagogicamente alle urne. [...] Cotesta specie di popolo è stata idolatrata ed incensata spesso a soli scopi elettorali. [...] Si tratta, nella pratica, spesso di masse di politicanti o di esaltati, che nulla hanno a che vedere col popolo vero. La democrazia ha lusingato, adulato queste masse. Ma può da esse venir davvero una indicazione, una espressione di volontà politica? Non occorre aprir le pagine dei psicologi della politica per apprendere a quali suggestioni, a quali istinti ubbidiscono quelle masse.

Quell'intellettuale si chiamava Benito Mussolini. Le prime due citazioni sono rispettivamente del 1922 (Discorso di Udine) e del 1921 (Discorso al Teatro Augusteo), anni in cui la democrazia parlamentare in Italia sopravviveva tra lo scontento dei più, incapace di far fronte alla crisi economica, alle tensioni sociali e alla umiliazione internazionale dei patti postbellici. Anni, insomma, pericolosamente simili ai nostri.

Come i nostri e i tanti altri sostenitori della democrazia dei migliori, anche Benito era un democratico. Nel senso che auspicava una democrazia "vera" espressione di un popolo "vero":

E perciò il fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più; ma è la forma più schietta di democrazia se il popolo è concepito, come dev’essere, qualitativamente e non quantitativamente, come l’idea più potente perché più morale, più coerente, più vera... (B. Mussolini, Dottrina del Fascismo, 1932).

L'unica, non irrilevante, differenza tra il fascista democratico di ieri e i democratici di oggi è che il primo non si era mai sognato di fondare la propria visione politica in antitesi a un'ideologia del passato per poi ripeterne le enunciazioni. I secondi, invece, si dicono antifascisti.

Chi scrive è convinto che l'antifascismo sia degenerato in una sciagura culturale dei nostri tempi. Da valore fondativo della Costituzione repubblicana è diventato lo slogan di chi la vuole stravolgere in senso autoritario: cioè fascista. Nel trasformare un evento storico in un simbolo di appartenenza ne ha resa impossibile, perché superflua, la comprensione delle cause e delle prerogative. E nel fornire alle masse un cadavere contro cui accanirsi le ha distratte dai crimini dei vivi. Se l'antifascismo è un cartellino di cui fregiarsi come un abito firmato, l'eredità del fascismo può allora impunemente risorgere sotto un'altra etichetta.


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Commenti

Clown World

Ebbene, mi scuso della tardiva risposta, mi ha colpito molto la frase accanimento contro il cadavere, perché tra la retorica fasci appesi, e riesumare i Regimi totalitari del passato è esattamente questo, rapportare la realtà con misure passate, un passatismo strisciante e schifosamente elitario che devo dire lo trovo nauseante a mio parere, ma il suo blog al contrario è stupendo

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Alberto

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Questa intervista è uscita oggi ed io mi sono permesso di commentarla ,provando a destrutturarla,su un altro social.C'è un moltiplicarsi continuo ed estremizzante nei confronti del cosidetto' populismo di destra' ,utilizzando con astuzia (ma spero comunque in buona fede) segnali di intolleranza e nazionalismo,per suscitare paure latenti della sinistra storica e aizzare la stessa verso l'avversario storico:il fascismo .Fascismo nelle molte declinazioni nominali che parecchi intellettuali stanno costruendo intorno al dissenso verso i ceti dominanti che oggi si dichiarano 'di sinistra' (ur-fascismo,postfascismo,fascismo inconsapevole).Ma mi piacerebbe avere la Sua opinion,se vorra'.Grazie.

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Cosmo

Se posso permettermi di sfidarti in quanto a pedanteria, quest'articolo ha un solo errore: dire che Roberto Saviano e il PD sono di sinistra.

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Anna

Caro Pedante, oggi il vero progressista deve essere conservatore. E' questo il grande paradosso del nostro tempo.

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Khw31sJ

L’Italia la fanno/costruiscono i metalmeccanici (non Sannicandro-SEL e accoliti ) e le cicciotelle (di Rio), non la Pellegrini-eroina-portabandiera-di-un’ Italia-che-non-cè. Nemmeno i theshtka dj k@zzkΏ alla Michel Martone-superraccomandato (Martone fa rima con kΏgjoη3), alla Giulio Napolitano-figlio-di-un-papà-a-caso, o Silvia De®aglio Furnero.
Tutta gente di cui proviamo fastidio e rabbia perche’ rappresentanti di un’ italia piccola, burocratica, sclerotica, spocchiosa (a la CAPAL®BIO) e arrogante/ignorante a la RENZì.

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maurizio

Se il sonno dei mortali fosse perpetuo, ed una cosa medesima colla vita; se sotto l'astro diurno, languendo per la terra in profondissima quiete tutti i viventi, non apparisse opera alcuna; non muggito di buoi per li prati, né strepito di fiere per le foreste, né canto di uccelli per l'aria, né susurro d'api o di farfalle scorresse per la campagna; non voce, non moto alcuno, se non delle acque, del vento e delle tempeste, sorgesse in alcuna banda; certo l'universo sarebbe inutile; ma forse che vi si troverebbe o copia minore di felicità, o più di miseria, che oggi non vi si trova?
Io dimando a te, o sole, autore del giorno e preside della vigilia: nello spazio dei secoli da te distinti e consumati fin qui sorgendo e cadendo, vedesti tu alcuna volta un solo infra i viventi essere beato? Delle opere innumerabili dei mortali da te vedute finora, pensi tu che pur una ottenesse l'intento suo, che fu la soddisfazione, o durevole o transitoria, di quella creatura che la produsse? Anzi vedi tu di presente o vedesti mai la felicità dentro ai confini del mondo? in qual campo soggiorna, in qual bosco, in qual montagna, in qual valle, in qual paese abitato o deserto, in qual pianeta dei tanti che le tue fiamme illustrano e scaldano? Forse si nasconde dal tuo cospetto, e siede nell'imo delle spelonche, o nel profondo della terra o del mare? Qual cosa animata ne partecipa; qual pianta o che altro che tu vivifichi; qual creatura provveduta o sfornita di virtù vegetative o animali? E tu medesimo, tu che quasi un gigante instancabile, velocemente, dì e notte, senza sonno né requie, corri lo smisurato cammino che ti è prescritto; sei tu beato o infelice?
Mortali, destatevi. Non siete ancora liberi dalla vita. Verrà tempo, che niuna forza di fuori, niuno intrinseco movimento, vi riscoterà dalla quiete del sonno; ma in quella sempre e insaziabilmente riposerete. Per ora non vi è concessa la morte: solo di tratto in tratto vi è consentita per qualche spazio di tempo una somiglianza di quella. Perocché la vita non si potrebbe conservare se ella non fosse interrotta frequentemente. Troppo lungo difetto di questo sonno breve e caduco, è male per sé mortifero, e cagione di sonno eterno. Tal cosa è la vita, che a portarla, fa di bisogno ad ora ad ora, deponendola, ripigliare un poco di lena, e ristorarsi con un gusto e quasi una particella di morte.
Leopardi, Cantico del gallo silvestre

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L'im.

Egregio Pedante, mi permetto di segnalare una farsa finita in tragedia, ampiamente OT, proveniente dalla Spagna, piû precisamente dalle Canarie. Mi permetto di segnalarla per sublimare la tristezza che mi causa, e perché la trovo emblematica della stupidità (si veda C.M. Cipolla) elevata a sistema che viviamo in questi giorni.
La Palma è una delle isole minori delle Canarie, è per la maggior parte coperta di foreste, scoscesa, poche spiagge, mare difficile, un po' di agricoltura, ben poco da fare. Per gli amanti del genere (pochi), un paradiso. Giovane hippy tedesco, insoddisfatto dalla locomotiva d'Europa cerca pace vivendo di espedienti su una scheggia di Africa. In qualità di stupido, dà fuoco a della carta igienica dopo essere andato al bagno in una pineta (area protetta) durante un periodo di gran caldo (è in attesa di giudizio). Risultato: 1 forestale morto, migliaia di persone evacuate dalle loro case, 4000ha di foresta distrutti (e l'incendio continua).
Ora si chiede una base per i Canadair alle Canarie, ci si accorge che il lavoro dei forestali non è adeguatamente riconosciuto, si accusa il governo (locale) di aver investito in eventi per richiamare turisti invece che in infrastrutture essenziali.
Non essendo pratico di omelie, lascio a voi riflettere sul significato di questi eventi. Nella speranza che possa almeno insegnarci qualcosa.
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tag su twitter: #IFJedey

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ws

Alla base di questi " (s)ragionamenti (super)democratici ", c'e' l' evidente mistificazione di paragonare la massa bruta di quelle foto ( e anche di certi vilipendi milanesi di "opposto colore") alla somma di milioni di scelte personali espresse andando a mettere SIGOLARMENTE una croce in un urna.
Il che sia chiaro ,parafrasando un famoso aforisma di cerchill ,non ci garantisce certo che quella "somma maggioritaria " sia giusta quanto di certo la"meno sbagliata". Perche' , per citare il solito " caso ", il "mandato elettorale" che fu dato al nazismo fu per tirare la germania fuori dai guai sociali ( cosa che esso fece) mentre sul resto non ci fu alcuna "consultazione" avendo POI il nazismo APPUNTO " illuminatamente " abolito questo "disturbo al manovratore".

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roberto buffagni

Dimostrazione che il popolo a volte fa errori catastrofici: vota PD.

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↪ Ippolito Grimaldi

@roberto buffagni
Circa 2/10 degli aventi diritto al voto, mi sembra un po' poco per definirlo popolo.

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Maurizio Moretti

So che suonero' un po' provocatorio (e mi scuso se qualcuno ha gia' citato). Ma a me viene spontanea una contro-reazione (che mi colloca all'istante nella categoria dei "reazionari"):
- 10 voti borghesi contano come un voto contadino,
- 5 voti contadini contano come un voto operaio,
Non ricordo se la proporzione fosse questa, piu' che altro riflette una mia insana (?) voglia.
Intellettuali, giornalisti, opinion makers non hanno diritto di voto (ma li si puo' lasciar liberi di far danni di penna e altri mezzi di comunicazione). "Lavoratori della scienza" (medici, fisici, chimici, biologi, ecc. ecc.) vengono di volta in volta, o a scadenze temporali, inseriti in una categoria di elettorato a decisione di un comitato operaio che approva a maggioranza qualificata (2/3 o altro).

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max

Però c'è un però. Come spesso ricorda LBC, bisogna distinguere democrazia necessitata da democrazia idraulica. Nella nostra costituzione i primi 12 articoli (e i corollari che ne discendono) sono intangibili. (a qualunque maggioranza! ) spero di aver ripetuto l ovvio.

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↪ Cesco

@max è ovvio, ma non molto pertinente, poichè la brexit rientra pienamente fra gli oggetti sui quali può legittimamente esprimersi il popolo britannico.
Mica era un referendum per l'introduzione delle leggi razziali...

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↪ max

@Cesco Perfetto Cesco, pensavo fossero riflessioni generali sulla democrazia.

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↪ Cesco

@max Sicuramente lo sono.
Però non prestiamoci al gioco di chi cerca di espandere il più possibile l'area di ciò che è sottratto alla decisione del popolo sovrano.
Saluti

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↪ max

@Cesco Perdona la pedanteria, sono certo che siamo sostanzialmente d' accordo, nel non prestarci al gioco di chi cerca di espandere l area di ciò che è sottratto alla decisione del popolo sovrano, dobbiamo anche fare attenzione a non prestare il fianco alla retorica dell' uno vale uno perfettamente congeniale al liberismo che detenendo le risorse può indirizzare il voto. Quest'ultimo pericolo mi sembra abbastanza attuale da giustificare il mio intervento, per esempio il nostro prossimo referendum non riguarderà leggi razziali, ma introdurrà alcuni principi non proprio ortodossi che appunto non potrebbero essere introdotti nemmeno a maggioranza.
Saluti

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Cesco

Peraltro, due su tre dei "pensatori" da lei pedantemente citati sono Ebrei... dunque, più di altri, dovrebbero avere chiari gli insegnamenti della Storia.

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Lycopodium57

Scoperto oggi, tramite Carlo Susa. Blog ragguardevole. Grazie!

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Bombadillo

Carissimi,
la verità è che non c'è nulla da stupirsi per le reazioni antipopolari dei liberali-progressisti-democratici alla Brexit.
Da quando lo spirito liberale-progressista-democratico moderno è sorto, infatti -cioè dalla rivoluzione francese-, si è sempre caratterizzato per l'opposizione tra il piccolo popolo (che purtroppo non è quello delle fate, o degli hobbit) e il popolo vero è proprio. Quando si loda il popolo, è sempre al primo che ci si riferisce, o a quella parte del secondo che docilmente si sottomette ai suoi diktat. Altrimenti, se il popolo (tout court) trova il coraggio e la forza per opporsi al piccolo popolo (come nel caso paradigmatico della Vandea), deve essere distrutto con le armi a disposizione (fisiche o, oggi, mediatiche, che siano).
Sul rapporto tra piccolo popolo e popolo vero e proprio nella rivoluzione francese, non poteri che rinviare a Cochin, Lo spirito del giacobinismo. Si tratta di un libricino fondamentale (tradotto in italiano), se si vuole capire la modernità. Questa serie di post del Pedante mi ha fatto venire voglia di rileggerlo, però non sono riuscito a ritrovarlo tra i miei libri. Lo consiglio vivamente. Molto meglio del più famoso (e voluminoso) libro di Gaxotte, eccezionale da un punto di vista storico, ma che non fornisce una chiave di lettura sociologica, come invece fanno i meno noti, esigui ma necessari, scritti di Cochin.
Tom

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↪ Il Pedante

@Bombadillo Mi procurerò il libro. Dalle anteprime in rete mi accorgo che - come è in fondo ovvio salvo che ai progressisti coatti - delle questioni di cui mi occupo qui ci si occupava già e meglio un secolo fa.

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Carlo Pinaglia

A parte che solo un fascista può affermare che l'antifascismo è una sciagura, è vero che il popolo, di cui tutti noi facciamo parte, esprime scelte che, alle volte, potremmo giudicare sbagliate.
Chi rispetta se stesso ed il popolo a cui appartiene rispetta comunque quelle scelte perché adottare scelte diverse, imposte dall'alto, significa rinunciare alla libertà.

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↪ Il Pedante

@Carlo Pinaglia Ecco un altro punto a favore della tesi: gli slogan antifascisti nuocciono alla comprensione di un testo scritto.

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↪ Stefano Longagnani

@Il Pedante
Rapito da sacro furore pedagogico (deformazione professionale) chiedo pedante perdono se riporto la frase incompresa:
«Chi scrive è fermamente convinto che l'antifascismo sia DEGENERATO in una sciagura culturale dei nostri tempi.»
La maiuscola l'ho aggiunta io, per evidenziare la parola che deve essere "sfuggita" alla lettura di Carlo Pinaglia.
Sono conscio che questo commento è inutile e pedante. Ma sono le 3 di notte e mi si vorrà compatire, spero.

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↪ Mikez73

@Stefano Longagnani
Ecco un esempio perfetto di costruzione di senso per giustapposizione visiva, in questo caso tra le due parole antifascismo e sciagura, evidentemente quelle più pregne di carica emotiva, saltando tutto il resto. In particolare, non credo sia un caso, l'aspetto verbale. Giusto per chiarire, e non volendo infierire, il primo soggetto su cui ho notato questo procedimento mentale sono io stesso. Credo che due fattori siano fondamentali per inquadrarlo: il tempo e la quantità.
Il tempo impiegato per leggere un testo scritto è necessariamente più lungo rispetto a quello per ascoltare una frase orale. Se si va di fretta, o una volta che ci si è abituati a una velocità maggiore nel ricevere i dati (penso per esempio alla velocità di montaggio di tutto l'audiovisivo, enormemente più alta rispetto a due/tre decenni fa) il cervello si abitua a selezionare solo alcuni bit di informazione. Idem per quanto riguarda la quantità, in una situazione di overdose di dati, il cervello ne seleziona alcuni e non altri. Immagino sia a questo punto che entra in gioco anche l'emotività, per aiutare la scelta
Ovviamente, che la metafora da usare per parlare di come funziona la nostra mente sia quella informatica non è, purtroppo, un caso. Un computer processa una quantità di dati smisurata, a una velocità smisurata. Così è, se vi pare.

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valerio donato

Su Saviano voglio segnalare questo video:
link
Come si vede la retorica del personaggio è tutta incentrata sui dogmi del pensiero unico.
Non dice se la cannabis sia o meno pericolosa per la salute umana, ma dice che occorre legalizzarla per "controllare" e per rimpinguare le casse dello Stato attraverso le accise.
Avrebbe potuto dire che sono 4.000 anni che l'uomo coltiva la canapa (nella varietà italiana) per gli usi più disparati, ma invece ha preferito soffermarsi sugli utili ("miliardi di euro") che guadagnerebbe lo stato (qui volutamente minuscolo) dalla tassazione della medesima, entrando in concorrenza con le organizzazioni criminali che ora la spacciano (il crimine ovviamente passerebbe dallo spaccio al contrabbando).
Chiudo dicendo che, a prescindere dal giudizio sull'uso ricreativo della sostanza, è innegabile che dei giovani obnubilati dalle "canne" (come lo erano negli anni 90 quando la cannabis era ampiamente tollerata ovvero come lo erano di più negli anni 70 quando ad essere ampiamente tollerata era l'eroina - si dice introdotta in Italia dalla CIA link) sono meno inclini a scendere in piazza e manifestare per il proprio futuro (e negli anni 90 il processo di europeizzazione dell'Italia subì l'accelerata definitiva).
PS mi toglie quelle odiose operazioni per poter postare (non ho lauree in materie scientifiche io)? :-)

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↪ lorenzo

@valerio donato
io sono per la linea dura: cannabis OBBLIGATORIA (cit. Bill Hicks). Ma non per tutti eh, solo per alcune categorie ;)

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↪ a perfect world

@valerio donato
Io non voglio vivere in un mondo dove tali sostanze siano facilmente reperibili dai miei figli, A MENO CHE scuole e mezzi di informazione non si prodighino, incessantemente, ad informare sulla definitiva dannosita' di tali sostanze. Avete presente la campagna contro il fumo di sigaretta? Ecco. Preferisco essere bigotto reazionario che finto progressista / reale consumista a 360 gradi.

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↪ Leo Pistone

@a perfect world
In primo luogo rileverei il fatto che oltre al tabacco in libera vendita, i tuoi figli possono reperire alcool e collanti direttamente al supermercato. Questi non solo hanno effetti sulla salute enormemente peggiori di quella della canapa, dato che i morti di cirrosi epatica sono migliaia ogni anno, mentre nessuno è riuscito finora a dimostrare materialmente qual è la dose mortale di canapa, per il singolo utilizzo o in quello a lungo termine, ma alcool e collanti causano anche comportamenti decisamente più dannosi, nei confronti di sé stessi e a livello sociale. Per non parlare dei costi sostenuti dal sistema sanitario, a carico della collettività, per la cura delle conseguenze determinate dal loro abuso.
Questo però non sembra preoccupare minimamente gli avversari irriducibili dello stop alla criminalizzazione degli utilizzatori di una pianta la cui definizione, non a caso, è stata oggetto di uno tra i primi esperimenti di neo-lingua.
Dato che canapa è troppo innocuo, poiché il significato di fibra tessile affermatosi storicamente in base all'impiego più diffuso della pianta è troppo neutro per certe strumentalizzazioni, e prevale di gran lunga su quello di sostanza psicotropa, ecco che si preferisce parlare sempre e solo di marijuana o cannabis.
Il primo evoca direttamente il concetto satanico di droga e il secondo oltre a dare un tono dottorale a chi ne discetta quasi sempre a sproposito, almeno fa pensare direttamente alla canna, per assonanza.
Al riguardo però si dovrebbe iniziare a stabilire una volta e per tutte cosa è una sostanza psicotropa e perché la si definisce tale: in genere lo si fa con quanto è in grado di influire sullo stato mentale e sulla percezione dell'individuo, e causa disagi dovuti all'astinenza.
Ma se è così, allora anche il cibo è una sostanza psicotropa, dato che la sua assunzione induce variazioni di stato mentale e di percezione, mentre sia l'abuso che l'astinenza da esso causano malesseri, che culminano con la morte.
Lo stesso vale per la televisione, lo smart phone e una lunga serie di cose ritenute innocue, dato il loro uso generalizzato e quotidiano, che però non sono vietate.
Così, in una pratica mentale non diversa da quella dei Saviano e delle Barraciu, si sorvola sulle motivazioni della criminalizzazione della canapa, dovuta al combinato disposto della necessità del capo dell'agenzia del governo USA per il proibizionismo, Anslinger, di trovarsi un succedaneo che ne rinnovasse l'autorità, azzerata improvvisamente dalla fine del proibizionismo nei confronti degli alcoolici; dell'industria del petrolio di cui tutti o quasi i derivati sono sostituibili tranquillamente da quelli della canapa, a costi minori e con ben altra sostenibilità ambientale; dell'industria farmaceutica, storicamente ansiosa di debellare qualsiasi forma di cura naturale, e al riguardo in epoca precedente al delirio proibizionista i numerosi impieghi medicinali della canapa e la sua efficacia erano ben noti e avallati da molti clinici. Scopo primario dell'odierna industria del farmaco è sostituire i rimedi di madre natura coi suoi prodotti di sintesi, i quali hanno almeno due ordini di vantaggi: in primo luogo rendono insostituibile l'industria che li produce e soprattutto hanno un gran numero di controindicazioni, per curare i risultati delle quali sono necessari nuovi farmaci, di nuovo a tutto vantaggio dell'industria che li produce.
Infine, sempre per il riflesso pavloviano dei cloni di Saviano e della Barraciu, grande importanza assumono le questioni inerenti il sillogismo. Esse impongono che una qualsiasi proposta, in quanto fatta è stata fatta dal governo Renzi sia pure per motivi di propaganda e altri molto meno commendevoli, del quale oggi presso determinate fasce di pubblico è obbligatorio vantarsi di essere nemici irriducibili, deve essere per forza di cose dannosa.

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Fabio F

Carissimo Pedante, Saviano e compagni sono solo tardi epigoni degli illuministi francesi e dei comunisti utopici alla Babeuf e Buonarroti, per i quali la vera volontà popolare era solo quella espressa da un popolo ideale adeguatamente istruito e, nell'attesa di disporre di quel popolo ideale, dalle avanguardie illuminate che interpretavano la vera volontà popolare di un popolo al momento (allora come oggi) inesistente. Sono idee che ci accompagnano da un paio di secoli e che costituiscono ormai la mentalità dominante tra gli "intellettuali", prevalentemente, ma non solo, di cosiddetta sinistra. La novità sembra invece costituita dall'abbandono dell'idea di educare il popolo e di inculcargli invece l'idea di essere irredimibile, quindi: intrinsecamente ignorante, corrotto, incapace di comprendere. Così mentre nel '900 il popolo era visto come il fine di ogni azione politica e sociale e popolare era un aggettivo positivo (c'erano i partiti popolari, i movimenti popolari, le scuole popolari, il teatro popolare, etc.), oggi il popolo è divenuto qualcosa di pericoloso, da tenere a freno per evitare che combini disastri. Di qui la diffusione dell'aggettivo populista, collegato alle peggiori accezioni negative.
Con i più cordiali saluti e un grazie per quello che ci consente di leggere.

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Pietro Paolo

Di primo acchito ho pensato che le uscite di questi saltimbanchi del pensiero fossero solo provocatorie. Poi, che lo scopo fosse di strumentalizzare il voto del brexit per cercare di convincere il popolo che la deriva autoritaria del sistema in atto sia un fatto necessario. Approfittano cioè del brexit per giustificare un sistema autoritario già in atto da parecchi lustri.
(Questa gente un tanto al chilo è la stessa che quando quattro scalmanati in una piazza protestavano contro un presunto dittatore arabo, gridavano alla primavera con titoli a 4 colonne, perché ne avevano diritto democraticamente come minoranza, perchè erano il popolo. Mentivano per una causa giusta).
Con adeguato linguaggio e con l'uso di spartani consumatori del cerebro limitato a poche regolette di marketing televisivo si può operare ai nostri danni un vero e proprio colpo di stato, di fatto strisciante nei fatti e nei concetti già dal 2011.
Che l'elettorato sia un pò distratto è un dato di fatto, che la democrazia non ci sia (se mai c'è stata) è palese. Lo dimostrano continuamente il trattamento che i politici ci riservano a ogni campagna elettorale. Si vede chiaramente che ci disprezzano.
Conclusione: il loro obiettivo non è quello di non far votare gli incapaci, ma di evitare che vadano a votare chi ancora ha la maggioranza dei neuroni funzionanti.
In base a ciò dovrei dedurre che la Nathania si sia creata la convinzione (e io sono d'accordo con lei) che avere la maggioranza dei neuroni funzionanti non garantisca risultati ottimali.
Democrazia è quando decide la minoranza. Quando decide la maggioranza è populismo.
In effetti c'era sempre qualcosa che non mi tornava in quello che mi avevano insegnato a scuola.
Un grazie quindi a Nathania questa latente sensazione di inutilità scolastica.
Lo scopo è proprio impedire che le persone giuste vadano a votare, e abbassando ancora il livello dei dibattiti politici è facile prevederlo. Avranno così quel 40% di elettori necessari al partito unico per campare a vita.
Siamo già oltre il fascismo, l'allievo ha superato il maestro.
E come diceva quel tale Beato Arnaldo Amalrico (all'epoca Beato corrispondeva all'odierno titolo del Nobel per la pace) a un tesserato del partito che gli chiedeva: "Ma come facciamo a riconoscere in una tribuna politica chi sono i nostri?" lui rispose: "Raccontate cazzate a tutti; poi il Pd riconoscerà i suoi."

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Vanni

Io però non riesco a vedere il rapporto di necessità tra le parole riportate da Mussolini e l'azione politica di Mussolini. Non vedo nulla di sbagliato nel richiamo di Mussolini a Cicerone e alla sua idea di popolo come concetto qualitativo. Per quanto mi riguarda ciò non comporta affatto battersi contro il suffragio universale, ma semmai produrre il massimo sforzo per trasformare il popolo da "quantità bruta" o "massa incomposta" in consorzio di cittadini consapevoli della funzione e del funzionamento della res publica. Il fatto che Mussolini abbia risolto il problema abolendo le urne e arringando la massa incomposta da un balcone romano non muove il valore del concetto, proprio perché quell'azione non è l'esito naturale di quel pensiero. Di conseguenza non vedo il senso dell'accostamento tra Mussolini e Saviano o Barracciu (tralascio Zevi: ciò che viene deciso a maggioranza E', evidentemente, democrazia, comunque si giudichino le scelte della maggioranza). Saviano e Barracciu non dicono che le scelte del popolo non sono accettabili: dicono che non sono sempre e necessariamente apprezzabili.

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↪ mikez73

@Vanni
Veramente sono stati Saviano e Barraccciu a fare l'accostamento a Mussolini. La domanda sarebbe da fare a loro. Quella del Pedante è una possibile risposta.
P.S. @ Il Pedante
Io non mi intendo di siti web ma sarebbe possibile avere la schermata per rispondere a un commento sotto al commento stesso, invece che in alto? Così non si ha mai sott'occhio il testo a cui si vuol rispondere e bisogna fare su e giù.

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↪ Il Pedante

@Vanni Il nesso tra quella retorica e il totalitarismo è molto più che necessario: è nei FATTI STORICI, ieri come oggi. Ma anche sul piano logico non è difficile. Se si considera il popolo qualitativamente, chi DETTA i criteri di qualità? Lei? Benito? Cicerone? Chiunque abbia il potere di farlo è, appunto, il dittatore.

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↪ Il Pedante

@mikez73 Ha ragione. Medito un intervento radicale sul codice durante la pausa agostana.

Rispondi

↪ mikez73

@ Vanni
Tra l'altro, se posso aggiungere: Saviano e Barracciu non dicono affatto che "le scelte del popolo non sono sempre e necessariamente apprezzabili", questa immagino sia la Sua idea, del tutto rispettabile per carità, ma proiettata sull'esternazione dei due sopra citati. I quali, in realtà, non dicono proprio niente: fanno semplicemente un'analogia, del tutto impropria, tra l'elettorato inglese (anzi, una sua parte) che ha potuto liberamente votare e quindi decidere da sé, per di più contro tutta la gran cassa mediatica, inglese, europea e perfino americana (POTUS compreso) e la folla che plaudiva alle decisioni prese da un singolo, dopo quasi vent'anni di dittatura e di propaganda totalitaria.
Il che illumina per converso la pervasività raggiunta dalla propaganda upgraded dei giorni nostri, che ha ormai pervertito non solo le idee ma la logica stessa del ragionamento. Per riprendere la parola da Lei usata nel Suo commento, quello con Mussolini e la folla plaudente è, per l'appunto, un accostamento. Cioè risponde alla grammatica e alla sintassi del linguaggio televisivo, o video in generale, che funziona tramite la giustapposizione, in sequenza, di un'immagine all'altra. Potremmo definirla parallattica, in onore dei vecchi manuali di grammatica che si studiavano una volta.
Il problema è che, dato il mezzo, non è possibile nessuna ipotassi. Non solo, data la funzione gerarchica del video e dell'immagine all'interno del complesso dei mezzi di comunicazione, questa è diventata la sintassi principe di tutti gli altri mezzi, giornali in primis. In ultimo, pare si debba constatare, tristemente, come questa sia diventata la sintassi che organizza il nostro pensiero e il nostro linguaggio quotidiano, di sicuro almeno quelli di Saviano e Barracciu.
I due infatti esprimono il loro sindacabile, sindacabilissimo, giudizio sul voto referendario inglese non argomentando ma giustapponendo le immagini del popolo e di Mussolini (che i due usino anche le parole è indifferente, perché ormai, per loro, le parole sono solo immagini), cioè esprimono il loro giudizio negativo sul voto semplicemente associando un'immagine negativa (il Duce) all'altra (il popolo, cioè l'elettorato inglese) che si vuole qualificare, o squalificare, come in questo caso.
Il tutto cumulandosi a altri effetti ormai consolidati sulla psiche degli spettatori/lettori, abituatisi alla trasformazione di tutta l'informazione e di tutta la propaganda politica in storytelling, ovvero alla sostituzione della logica con la narrazione, e le categorie della prima con le dicotomie sentimentali della seconda (buono/cattivo, giusto/sbagliato, tutto/niente).
Mi scuso se sono stato oltremodo pedante.

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↪ Vanni

@Il Pedante: a meno di assumere il più ferreo determinismo, se il rapporto è storico non è perciò necessario (tutt'al più sarà un rapporto probabilistico). Quanto al piano logico, "chi detta i criteri di qualità?" è una giusta domanda, ma "chiunque abbia il potere di farlo è il dittatore" mi pare una semplificazione brutale, anche in considerazione del fatto che la Costituzione prevede già criteri di esclusione dal voto per immaturità (minori) o indegnità morale (interdetti). In ogni caso Saviano non contesta il metodo della sovranità popolare; ne contesta il merito quando il popolo - a suo avviso - vota contro i propri interessi. Da questa premessa possono derivare almeno due intenti: 1. Togliamo al popolo lo strumento per farsi del male (Mussolini); 2. Diamo al popolo più strumenti per conoscere i suoi interessi.

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↪ lorenzo

@Il Pedante @Vanni
che poi, ci pensavo oggi, il mio idraulico proprio ieri mi doveva fare il preventivo della caldaia nuova, avrà al massimo un diploma professionale se non la terza media solamente. E però mi ha proposto una caldaia 100% made in Italy, con la giustificazione, testuale, che lui è "per far lavorare gli italiani in Italia, questa globalizzazione ha già rotto".
Ok, di per sé non significa nulla, il suo grado di istruzione ecc, ma pensavo che potrebbe essere benissimo uno di quelli che ha votato per la Brexit , comunque una persona con una sua chiara coscienza politica ed economica. Magari è un'eccezione, non so, magari è uno che elabora per conto suo, però mi ha fatto pensare. E niente, era così, tanto per portare un esempio a favore delle tesi pedanti :))

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↪ Il Pedante

@mikez73 Direi anzi che è stato esaustivo. Accostare direttamente la democrazia al fascismo + usare occultamente le stesse categorie di pensiero del fascismo non dovrebbe lasciare molti dubbi sulla democraticità dei soggetti.

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↪ Vanni

@Mikez: io leggo diversamente l'accostamento. E' una critica non del popolo in quanto tale, ma del popolo in quanto autore di scelte determinate (esaltarsi per la dichiarazione di guerra, votare Brexit), per dire "il popolo non ha sempre ragione". E' vero, l'accostamento è suggestivo, e la suggestione è connaturata al montaggio audiovisivo, ma non si può negare la differenza tra il metodo della sovranità popolare e la critica delle scelte del popolo, neppure se Mussolini ha abolito il primo partendo dalla seconda (fatto storico, ma NON necessario). La critica delle scelte del popolo, inoltre, è anche - almeno implicitamente - una critica di chi attribuisce al popolo in quanto tale valori intrinsecamente positivi, non solo in quanto portatore legittimo di diritti (suffragio universale) ma anche in quanto agente di scelte puntuali. In questo caso non si critica una scelta, ma un metodo di propaganda.

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↪ Ippolito Grimaldi

@Vanni
Non si possono paragonare piazze plaudenti all' espressione della volontà popolorae attraverso l' esercizio del voto in un referendum; quella di Saviano ed altri è una reazione volgare e stizzita, da tifoso.
Ci sarebbe semmai da chiedersi quale sarebbe stata la reazione dei tifosi del "leave" nel caso avesse vinto il "remain", non avremo mai la controprova, ma non credo sia difficile immaginare reazioni analoghe.
Se gli strumenti della democrazia sono validi solo quando si vince vuol dire che un maligno grado di infantilizzazione ha colpito ormai la nostra società e rischia di minare una serena convivenza civile.
Inoltre sarebbe il caso di finirla con la storia che gli individui votino contro i propri interessi, nessuno se non la storia può, e non sempre, dimostrarlo.

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↪ mikez73

@Vanni
Tanto è una critica del popolo in quanto tale che i due devono ricorrere, in mancanza di argomenti, al "tocco del male" del fascismo, tanto più che, ribadisco, non c'è nessun paragone possibile, se non fatto in malafede o a pene di segugio, tra il voto inglese e l'esaltazione della folla sotto il balcone - per il semplice motivo che la seconda non decide e non sceglie proprio un bel niente. Acclama, non vota.
Certo, si potrebbe parlare della classica fallacia logica dell'argomento "ad hominem", che non critica la tesi o il suo contenuto (in questo caso il voto brexit) ma chi la sostiene (il popolo beota) ma dubito che Saviano o Barracciu abbiano consapevolmente adottato un'argomentazione ingannevole, hanno sragionato istintivamente, è questo il punto: lo slittamento continuo dal piano dell'enunciato a quello dell'enunciazione, e viceversa, l'incapacità di distinguerli (quando in realtà sono una struttura profonda del nostro parlare), che riscontro a ogni livello nel discorso dell'opinione pubblica, è un segnale dello sfaldamento progressivo delle capacità di pensiero e linguaggio.
Peraltro, mi scusi, per sapere che "il popolo non ha sempre ragione" non mi ci voleva Saviano, mi bastava de La Palice, o anche il buon senso de la mi nonna. Solo nell'ambito della retorica contemporanea dei mass-media i fenomeni sono "vissuti", neanche interpretati, vissuti come tutto o niente (vedi commento sopra), per cui il popolo avrebbe sempre ragione, o sempre torto.
Che peraltro è la stessa retorica per la quale invece, quando si fanno le primarie del PD, allora è "il popolo della sinistra" che va a votare, mi immagino i titoloni sul Grande Popolo Inglese e la sua ultrasecolare Tradizione Democratica se avesse vinto il remain. Si tratta di una pura retorica binaria 0/1, acceso/spento (il nostro cervello, di solito), buono (il popolo di sinistra)/cattivo (gli ignoranti inglesi), giusto (remain)/sbagliato (exit).
Quello che Lei sta criticando a me sembra solo il momento (acceso o spento, a seconda della convenienza politica del momento) di una stessa retorica e di una stessa propaganda. Al di fuori della quale c'è solo un impensato (impensato anche per Lei, mi pare, che vorrebbe un elettorato più informato, cioè più infarcito di quella stessa propaganda): che il popolo, per quanto beota e ignorante, sappia quello che fa quando vota, o almeno che lo faccia secondo una logica, per quanto incomprensibile a chi ha un opinione informata (oppure ancora un lavoro). Come diceva Ranciére in un passo tratto da "L'odio per la democrazia", scritto dopo il referendum sulla costituzione europea in Francia del 2005 (quindi nulla di nuovo sotto il sole) e che ho già citato nel primo post del Pedante di questa serie:
"Nello spirito di coloro che sottomettevano la questione a referendum, il voto doveva intendersi secondo il senso originario che ha l' 'elezione' in occidente: come un'approvazione data dal popolo riunito a coloro che sono qualificati per guidarlo. Doveva essere così, anche perché l'élite degli esperti di stato era unanime nel dire che la questione non si poneva più, che si trattava soltanto di proseguire la logica degli accordi già esistenti e conformi agli interessi di tutti. La maggior sorpresa del referendum è stata che una maggioranza di votanti ha ritenuto invece che quella questione fosse una vera questione, che essa non dipendesse dall'adesione della popolazione, ma dalla sovranità del popolo e che solo il popolo potesse rispondere sì o no. Il resto si sa.
Si sa anche che di questa sciagura, come pure di tutte le difficoltà del consenso, gli oligarchi, i loro scienziati e i loro ideologi hanno trovato subito una spiegazione: se la scienza non riesce a imporre la sua legittimità è colpa dell'ignoranza. Se il progresso non progredisce è colpa dei ritardatari. Una parola, continuamente salmodiata da tutti gli esperti, riassume questa spiegazione: il populismo."
Infine, ciò che si paventa è già successo, necessario o probabilistico che fosse: il progetto europeo è già intrinsecamente fascista perché partendo dagli stessi presupposti del fascismo (il popolo non è in grado di governarsi da sé, cioè di decidere della propria vita e del proprio futuro) è già arrivato alle stesse conclusioni, e quel che è peggio alla stessa pratica di governo, l'esautorazione della sovranità popolare - Le ricordo che per lo pseudo-duce Mario Draghi, un soggetto privato che non è eletto da nessuno e che a nessuno deve rendere conto, in Italia c'è il pilota automatico, è indifferente quale sia il pallone gonfiato (cit. cinematografica) alla guida dell'aereo, che, così, en passant, sarebbe quello che noi votiamo. Come la realtà quotidiana dimostra ampiamente.
Ci sono però due importanti differenze rispetto al fascismo storico, che a quanto pare ne impediscono la consapevolezza: 1. che la persona del Duce è stata sostituita dal sapere acefalo degli esperti 2. Che il momento del controllo delle "molli fibre del cervello" non segue quello della coercizione e della violenza fisica ma, temo, lo precede.

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↪ Vanni

@Ippolito, Mikez: Neanch'io apprezzo, per modi e tempi, le esternazioni di Saviano e Barracciu, in cui leggo un turbamento emotivo di fronte a ciò che per loro segna un ritorno ai nazionalismi del secolo scorso e al rischio di simili derive totalitarie, e condivido l'idea che questi discorsi andrebbero fatti con ben altro criterio che come sfogo di fronte a un esito infausto e per mezzo di icone e analogie suggestive. Ciò che io contestavo nel post era la citazione di Mussolini come sintesi dell'ideologia fascista, da cui l'attribuzione della stessa ai Saviano e Barracciu. Come già da altri osservato nei commenti, i discorsi sul "popolo ideale" o informato risalgono quantomeno ai Lumi; Mussolini se ne è appropriato per giustificare una prassi politica che con quei discorsi non ha però alcun nesso logico di necessità. A farlo scorgere è forse l'identificazione che vedo essere qui ricorrente tra informazione-istruzione-propaganda. C'è del vero, poiché tra i compiti dell'istruzione e dell'informazione c'è quello di "formattare" i cittadini attorno a un sistema storico di valori (che include l'antifascismo e in buona misura l'europeismo), ma identificare tout court tutto ciò con la propaganda è una semplificazione eccessiva. Tra gli oggetti dell'istruzione, ad esempio, ci sono strumenti per difendersi dalla propaganda, dalla logica alla retorica alla metodologia di ricerca. La propaganda, d'altronde, non è affatto univoca. Nel caso della Brexit, mi piacerebbe sapere quanti leavers si sono bevuti la frottola di Farage sui 350 milioni di sterline versati settimanalmente dal paese all'UE e che sarebbero stati investiti sul sistema sanitario. Quando si parla di cittadini informati si parla di questo: cittadini che hanno una conoscenza di base delle cose discusse e la capacità/volontà di fare approfondimenti e verifiche. Va da sé che gli stessi strumenti e lo stesso approccio andrebbero applicati anche alla propaganda pro-Remain e a qualunque altra cosa.

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↪ mike73

@Vanni
Più che di identificazione, si tratterebbe di momenti distinti di uno stesso processo, di uno stesso circuito, tipo "produci-consuma-crepa". Forse ha saltato il post precedente del Pedante in cui veniva citato Jacques Ellul e il suo libro sulla propaganda, il quale è stato evocato proprio per cercare di spiegare perché i più istruiti e più informati sembrano i più succubi agli slogan dell'europeismo più stantio. La soluzione che Lei invoca del "più informazione" è strutturalmente identica a quella del "più Europa", due farmaci che non solo si rivelano ogni giorno che passa sempre più inutili per curare la malattia, a prescindere dal dosaggio, ma potrebbero addirittura essere iatrogeni, cioè esserne in realtà la causa.
Lo svuotamento di sostanza democratica, ribadisco, non avviene con un manganello in testa, ma con l'occultamento delle decisioni "reali", cioè sulle questioni importanti, nel recinto del "sapere degli esperti", come i novelli Marii non smettono di teorizzare e addirittura di comunicarci apertis verbis. Non lo dico io, lo dicono loro. Va da sé che 1. Non tutti possono essere esperti di tutto, ma soprattutto che 2. Anche gli acculturati e gli informati sono analfabeti proprio in quei campi (economia/finanza) che rappresentano il sancta sanctorum del potere; e infine che 3. Non tutti, ma solo alcuni, pochi in verità, molto pochi (o per un percorso di studi molto costoso, in termini di tempo e soldi e quindi elitario, o per conoscenze, cioè relazioni di network o familiari, elitarie anch'esse) possono entrare nel sancta sanctorum.
Che dai mass-media, giornali, televisioni e soprattutto agenzie di stampa che sono la vera fonte (a rubinetto) di ciò che possiamo leggere, e la cui proprietà passeggia, chiacchierando amabilmente, tra le colonne di quello stesso sancta sanctorum, possa provenire qualche verità lo trovo, francamente, un'ipotesi leggermente irrealistica.
La rincorsa al "più sapere" per tutti porta a un vicolo cieco, oltre a essere impossibile nella pratica. Resta un'altra ipotesi da prendere in considerazione, che secondo me è l'unica percorribile, e ciò che tutti, per quanto ignoranti siano, hanno gli strumenti per capire tanto la legge della domanda e dell'offerta, e vanno a mercato, quanto la legge del più forte, se non altro perché, arrivati a un certo punto di sofferenza, la provano sulla propria pelle, e vanno a votare (se gli è data l'occasione, in Italia ultimamente no).
Come dice Rancière nel libro già citato, quello che gli esperti richiedono al resto della popolazione al momento del voto, per salvare le apparenze, non è nient'altro che Fede, fede che il loro sapere garantisca il benessere, e se quest'ultimo non c'è, mi sembra del tutto razionale che chi vota possa non concederla oltre. Altro che piazza Venezia.
Voglio dire, non c'è bisogno di aprire La Repubblica per sapere che il sole è sorto, e illumina lo sfacelo che ci circonda. Basta tenere gli occhi aperti. In compenso ci vuole molta dose di propaganda e Repubblica per tenere gli occhi ben chiusi e negare la realtà, molto probabilmente accecati dal Sol dell'avvenire, che ai giorni nostri si chiama appunto "più Europa."

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↪ lorenzo

@mike73
Quoto mike73 e, ripetendomi, aggiungo: quelli più informati sono spesso anche quelli che rivestono i ruoli più prestigiosi, o autorevoli, nella società; professori, giornalisti, intellettuali vari, ecc. Si innesca così un pericoloso circolo vizioso di disinformazione presentata come verità, roba che letteralmente colonizza i cervelli della maggioranza.

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↪ Samyaza

il problema su 'chi decide cosa' effettivamente esiste e non è di facile soluzione (in soldoni o la dittatura o la burocrazia)
comunque la questione della qualità è importante, in ogni campo della vita, non solo nell'elettorato (e ovviamente non nel modo in cui lo intendono europeisti e lerciume vario)
a causa della mancanza di qualità vediamo ogni giorno economisti ridicoli, politici ridicoli, giornalisti ridicoli che distruggono le loro rispettive discipline, molti obietteranno che sono dei venduti, ma la verità è che spesso sono solo mediocri che si autovendono per conformismo.
ps il pensiero di Mussolini sulle folle è stato plasmato dal libro di Gustav Le Bon: psicologia delle folle (è internazionalmente considerato un capolavoro)
alcuni passi:
Sul governo di esperti:
« Tutti i nostri politicanti, economisti sono ben istruiti, la maggior parte professori, accademici; c'è una sola domanda — protezionismo, bimetallismo– sulla quale si sono messi d'accordo? La spiegazione è che la loro scienza è una variante attenuata della universale ignoranza. Riguardo ai problemi sociali, data la loro variabilità enorme, gli uomini sono sostanzialmente egualmente ignoranti. Di conseguenza dove l'elettorato è composto esclusivamente da persone di scienza, i loro voti non sarebbero migliori di quelli di uomini comuni. Sarebbero guidati dai loro sentimenti e da spirito di partito. Non ci risparmieremmo nessuna difficoltà odierna, e avremmo certamente a che fare con una casta oppressiva. »

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Bombadillo

Cari amici,
a parte il problema dell'ipocrisia, per cui certa gente, invece che arrampicarsi sugli specchi, dovrebbe semplicemente ammettere di essere elitaria, e non democratica -come Moretti in Caro Diario: io credo nella gente, ma non nella maggioranza della gente; anche in un mondo migliore di questo, mi troverò sempre più a mio agio e d'accordo con una minoranza-, ritengo che bisognerebbe concentrarsi sulle responsabilità e i sacrifici, nel senso della loro assenza (per non parlare delle qualità...!)
A partire dall'India vedica, il mondo ha conosciuto diverse società elitarie, ma tutte profondamente diverse, da quelle moderne e contemporanee, in questo: i membri delle élite erano quelli a cui si richiedevano maggiori sacrifici.
In modo paradigmatico, decidevano le guerre, ma poi erano i loro figli a combatterle. Ad otto anni, invece che giocare, studiavano il calcolo infinitesimale. Certo, avevano maggiori agi, ma ne pagavano un corrispettivo esistenziale. Avete presente l'allenamento degli spartani, strappati a cinque anni alle loro famiglie?
Le élite moderne e contemporanee, invece, sono quelle che decidono le guerre e le fanno combattere ai poveracci, ai disperati reclutati per due soldi (in USA), o mandano in missione di pace -con compensi moltiplicati- i militari che vogliono togliersi il mutuo (in Italia), e purtroppo, ogni tanto, non fanno ritorno.
Sono pseudo-élite che non si basano su nulla, tranne che sugli enormi mezzi di cui dispongono, a cui non è richiesto alcun sacrificio (ma solo l'accumulo di privilegi che, proprio per questo, diventano particolarmente odiosi), e che sono sostanzialmente irresponsabili dei loro errori.
Di Mussolini, non solo si può riferire -come fatto dal nostro Ospite- che almeno non si fondò su di una falsa antitesi rispetto a qualcosa di passato che sostanzialmente replicava (come gli antifascisti di oggi), ma anche che perse il suo figlio prediletto in guerra, e pagò con la vita.
La Goldman Sachs, invece, è stata una delle responsabili della crisi del '29, eppure è ancora qui a pontificare, e ad infiltrare i suoi ex a capo dei governi "democratici", rovinandoci la vita.
Tom

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↪ Il Pedante

Gentile @Bombadillo, i Suoi contributi sono sempre stimolanti e anticonformisti, come è o vorrebbe essere lo spirito di questo blog. È vero, un'élite non deve necessariamente essere parassitaria, ma del resto le élite ci saranno sempre e la loro qualità è stabilita e legittimata dal consenso della base, sicché si cerca anche qui di dare consapevolezza agli interessi della base affinché non tolleri vertici autoreferenziali e vigliacchi. En passant, il senso della democrazia per chi scrive è quello di rappresentare gli interessi di TUTTI, non della maggioranza.

Rispondi

↪ Bombadillo

Caro Pedante,
ti ringrazio per l'attenzione.
Su cosa sia la democrazia lascio la parola ad un esperto:
link
Scherzi a parte, mi pare che il problema, la straordinarietà, dell'attuale situazione sia duplice: da un lato, cioè, la vera élite neppure compare (il che, ovviamente, la rende sommamente irresponsabile); dall'altro, la maggioranza della gente ha smarrito quel minino di comune buon senso per comprendere e tutelare i propri interessi diretti, ed anzi "rema contro se stessa".
Il massimo che è capace di fare è prendersela con l'élite apparente, che tuttavia è solo una élite di seconda fascia, priva di autonomia, e dipendente in tutto e per tutto dalla prima: in primis i politici (Berlusconi, in quanto dotato di immensi mezzi propri, sarebbe potuta essere un'eccezione, ma abbiamo visto come è andata), i giornalisti, appunto i "professoroni", o gli esponenti della pubblica amministrazione.
Peccato, però, che, proprio in quanto visibile, si tratti di una élite, sì, di secondo piano, ma comunque -per quanto vendutasi alla lobby transnazionale dei prestatori professionali di denaro- che rimane almeno un poco responsabile verso la base, che invece, delegittimandola, togliendole i mezzi, rimpicciolendola quantitativamente e qualitativamente, si consegna "legata mani a piedi" alla élite di primo grado, invisibile, irresponsabile, e che -almeno questa è la mia impressione- trasuda solo odio e disprezzo verso di essa, nei confronti della quale non nutre alcuna forma "sentimenti paterni" che caratterizzavano le élite tradizionali.
Insomma, l'unica cosa che potrebbe portare Renzi ad essere un poco "meno peggio" di Monti o di Letta è che lui non è un ex Goldman Sachs o Trilateral Commission, sa bene che per lui non ci sarà un posto da Gran Ciambellano delle risorse proprie UE, come per Monti (né ha potuto ottenere di essere previamente nominato senatore a vita), o un posto all'ONU come spera la Merkel, né consulenze dalla Banca Mondiale o dal FMI, come per Prodi aut similia.
Insomma, un minimo di comunità di destino col popolo italiano ancora la conserva.
Se lui si rende inviso al popolo italiano quanto Monti, per lui non ci sarà niente, per questo deve fare il gioco dei suoi sponsor (ché, altrimenti, a quella posizione non ci sarebbe arrivato), ma anche, allo stesso tempo, non vuole farla "troppo sporca" con gli italiani....c'è da dire, tuttavia, che pure su questo c'è un detto evangelico che non promette affatto bene...!
Insomma, l'odio dell'italiano medio per la pubblica amministrazione, per i suoi politici e suoi giornalisti, in parte anche giustificato, li spinge a voler eliminare l'ultimo -per quanto inefficacie- baluardo che può approntare una minima difesa contro i carnefici che aspettano nell'ombra.
Francamente, non vedo una via d'uscita.
Tom

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↪ epifaniog

@Bombadillo Tu, vedi, hai anche ragione sulle elites... e anche su Renzi mi sentirei in parte di essere d'accordo con te... ma quando penso al Job's Act, che ha praticamente rilegalizzato la schiavitù, penso che quest'uomo meriti di finire nella polvere. Un po' come Craxi... che anche lui rappresentava un baluardo, per qualche verso, ma alla fine il decreto di San Valentino non è che l'ho scritto io (ci siamo capiti...).

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↪ Bombadillo

@epifaniog,
non voglio essere frainteso, perciò ripeto l'ovvio: Renzi è al governo per portare al compimento l'agenda politica dettata dalla BCE, con la famosa letterina del 2011. Fino a questo momento, ha fatto solo quello.
Ora, però, che il terreno inizia a franargli sotto i piedi, e si sta rendendo conto che puoi raccontare tutte le balle che vuoi, ma, se segui quell'agenda, il tuo consenso personale non può che erodersi, anche considerando che per lui non c'è un piano B, come per Monti aut similia, e che il piano B per un quarantenne non può essere me ne vado in pensione, credo che non sia escluso che, in autunno, se ha un minimo di istinto di conservazione (politico), tenti di fare qualcosa per recuperare. Niente di eccezionale, beninteso, proprio perché -già richiamavo, nel commento precedente, il detto evangelico che ora esplicito- non si può essere servi di due padroni.
Renzi a parte, tuttavia, quello che volevo significare è che il gioco della riduzione della classe politica (se pur venduta), del potere giudiziario, di quello amministrativo, etc., che gli italiani giustamente scontenti adorano, è proprio il gioco dell'élite (sovranazionale dei prestatori professionali di denaro) che li ha messi in questa situazione, che infatti vuole poter comandare, appunto dettare l'agenda -tramite BCE aut similia-, con un "filtro interno" sempre più debole e manipolabile.
Insomma, non è quella la soluzione; anzi, sarebbe una causa di ulteriore aggravamento della nostra situazione.
Tom

Rispondi

↪ epifaniog

@Bombadillo Se ho tirato in ballo Craxi non è per caso, ma perché questa non è una faccenda limitata a una lettera della BCE del 2011. Ci vedo una lotta di classe, che va avanti da oltre trentacinque anni, dei ricchi contro i poveri. I governi Monti e Renzi sono solo un momento più recente di questa lotta. Inoltre, ho l'impressione che porti fuori strada il ridurre il potere al potere finanziario, che è una parte essenziale del potere ma non esclusiva. Ho l'impressione che le elites siano anche culturali, militari, religiose o parareligiose. Non so se ricordi "Salò o le 120 giornate di Sodoma", in cui le "figure" del potere sono simbolizzate in modo assai efficace (la finanza c'è, ma è solo una delle figure).
Comunque, a scanso di equivoci, considero il Movimento 5Stelle una perfetta impostura, come credo di aver lasciato trapelare in almeno un altro intervento. Ma sai, quando alcuni importanti esponenti di un partito politico cominciano a frequentare un po' troppo l'ambasciata americana vuol dire che almeno per un po' questi non ce li toglie nessuno.

Rispondi

↪ Bombadillo

@epifaniog,
sì, hai ragione, è una storia che va avanti dal 1980, ma con una netta precipitazione a seguito della crisi dell'euro: moneta che, per altro -da buon gold standard-, appunto a quello doveva servire.
Però, vedi, anche se pensiamo al decreto di San Valentino, a chi è servito?
Agli imprenditori e al capitale inteso come industriali? No.
Gli imprenditori possono pure essere convinti che pagare di meno i dipendenti convenga loro, ma così non è: non conviene tanto ai lavoratori, quanto -è solo questione di tempo- agli imprenditori, che poi si ritrovano con le merci invendute o, comunque, con un calo del prezzo delle stesse.
La deflazione salariale conviene solo ai prestatori professionali di denaro, che in questo modo vedono calare l'inflazione e non più eroso da quest'ultima il proprio interesse, oltre che aumentare la richiesta di quello che loro vendono, cioè il denaro (a scapito dell'offerta di beni e servizi venduti dalle imprese).
Quindi, se seguiamo il vecchio e infallibile sistema per cui il colpevole è quello che ha l'interesse, ci rendiamo conto che qui non è questione di élite religiose, militari o culturali, ma finanziarie.
Tom
P.S.: ..e comunque Craxi per me rimane quello di Sigonella; te li vedi i pagliacci di oggi agire così? Tangentopoli -una volta finita la minaccia comunista- è stata la punizione CIA ad una classe politica infedele (oltre che corrotta, ma ovviamente non era quello il punto), che, forse perché in sella da tanti anni, aveva "voglia di sovranità".

Rispondi

↪ epifaniog

@Bombadillo
Mah, come tu probabilmente sai meglio di me non è che l'attività finanziaria sia stata sempre di grande prestigio. Nel Medio Evo la dottrina cattolica condannava espressamente il prestito a interesse, che veniva svolto da ebrei, che spesso si trovavano a essere in condizioni di rischio, in determinate situazioni anche fisico.
Oggi il prestito e la speculazione finanziaria non sono più una prerogativa specifica degli ebrei, e hanno assunto grande prestigio. Mi si dice che addirittura ci sono studenti di economia molto intraprendenti che ancor prima di laurearsi cominciano a svolgere dal pc privato speculazioni finanziarie ad alto rischio. Ma gli agenti della finanza sono, generalmente, persone abbastanza vulnerabili fisicamente. Se non ci fosse, appunto, la forza pubblica a tutelarli.
E comunque, non vorrei deluderti, ma secondo una versione attendibile Tangentopoli sarebbe scoppiata a prescindere. A prescindere dal fatto che i magistrati erano avvelenati con Craxi (lo erano), e lo stesso gli americani, e lo stesso Israele (per la storia di Sigonella). Sarebbe scoppiata perché la diminuzione costante di finanziamenti internazionali ai principali partiti (Dc e Pci) aveva reso il sistema delle tangenti più pervasivo e opprimente, al punto di portare, in alcuni casi, al fallimento le aziende.

Rispondi

↪ Peter Yanez

@Bombadillo
A proposito di Craxi e Sigonella
link

Rispondi

Francesco

Eccellenza,
A proposito della dittatura degli intelligenti, mi permetto di portare alla Sua attenzione uno caso eccellente della storia italiana: la giacobina napoletana Eleonora de Fonseca Pimentel, aderente alla Repubblica Napoletana.
Mentre i lazzari insorgevano in città contro i francesi, la Pimentel scriveva una lettera di soccorso al generale francese Championnet che si concludeva con queste parole: "non la nazione, ma il popolo è contro i francesi"
Saviano e la Zevi sono solo gli ultimi di una lunga coda.

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Mura Sandro

Trovo curioso che, "la dittatura degli intelligenti", non si ponga il dubbio di questo riproponimento storico volto ad innescare inevitabilmente reazioni di piazza. Constatando che sono, a mio modesto parere, degli adepti ben prezzolati, mi perplime il distacco totale finora mostrato, quasi in attesa del premio promesso.

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a perfect world

Mi viene il vomito. La domanda e': si rendono conto di quello che dicono? Purtroppo entrambe le risposte sono devastanti. Ma un urlo mi esce virtualmente dal petto: ma chi C..Z si credono di essere? Da stampare alla Jack Torrance.

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enrico

Saviano si ricorda le masse plaudenti il duce? Ma quanto vecchio è?

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AP

Chi ha votato Brexit sapeva benissimo quel che faceva : link

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lorenzo

"Chi scrive è fermamente convinto che l'antifascismo sia una sciagura culturale del nostro tempo. Perché nel trasformare un evento storico in un simbolo di appartenenza ne ha resa impossibile, perché superflua, la comprensione delle cause e delle prerogative. E nel fornire alle masse un cadavere contro cui accanirsi le ha distratte dai crimini dei vivi. Se l'antifascismo è un'etichetta di cui fregiarsi come un abito firmato, l'eredità deteriore del fascismo può allora impunemente risorgere sotto un'altra etichetta."
Io spero tanto che lei si sbagli, signor Pedante. Ma trovo la sua riflessione molto interessante e da condividere, anche solo come invito a mantenere sempre viva la massima attenzione...
P. S. Il solito amico pedante mi segnalava che definire il fascismo una "democrazia elitaria" forse non è proprio corretto. Nel senso: era molto peggio di una democrazia elitaria! Che ne pensa?

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↪ Il Pedante

@lorenzo Penso che abbia ragione, infatti ho modificato leggermente la frase per far meglio comprendere il punto.

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↪ Alex6305

@lorenzo Cari sigg. Lorenzo e Pedante non mi voglio addentrare nelle vs. dotte valutazioni intellettuali e commentarle poichè ritengo di non esserne all'altezza ma voglio solo ricordare che a me fascismo ricorda gli aneddoti che mi raccontava mio nonno mezzadro della pianura ferrarese che nel tempo dei fasci era preso a botte e a cui erano somministrate copiose dosi di olio di ricino e io gli chiedevo ma perchè succedeva tutto questo? E lui mi rispondeva non lo so, in questo caso si parlava di fascismo ma sicuramente anche il comunismo ha prodotto crimini efferati. E' solo per questo che credo sia giusto essere antifascisti.

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↪ giovanni

@Alex6305 ma tu sei un antifascista serio, contrario al fascismo perchè conosci cos'è stato esattamente. Non usi il termine fascista per usarlo retoricamente contro chiunque non la pensi come te, magari rivendicando pure il diritto di prendere a mazzate il tuo interlocutore (ovvero, a comportarti esattamente come un fascista)!

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↪ Il Pedante

@Alex6305 Caro amico, se non ha compreso dall'articolo 1) il mio giudizio sul fascismo e 2) il senso tutto figurativo dell'antifascismo qui denunciato, in ultimo funzionale al fascismo stesso, è inutile che Glielo ribadisca nella mia
risposta.

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↪ lorenzo

@giovanni
niente, vai a toccare i simboli e bum! succede un casino!! ecco perché funziona

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↪ Stefano

L'attuale questione dell'ANPI alle feste dell'Unità a proposioto del referendum costituzionale (cui sarebbero racchiuse in caso di sconfitta del sì catastrofiche premesse per la civile europa!) fa capire abbastanza chiaramente che ci sono antifascisti e antifascisti. L'esplicità (e stupida) volontà di evitare il confronto mostra la vera essenza del significato "democratico".

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