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Il Ministero della Verità


Questo articolo è apparso in versione leggermente ridotta e riadattata su La Verità del 15 giugno 2018.

Nella mattinata di mercoledì 6 giugno ho avuto il piacere di partecipare ai lavori del convegno Propaganda in the EU organizzato da Marco Zanni nelle sale del Parlamento Europeo a Bruxelles, dove ho presentato il personaggio e i lavori de Il Pedante (qui le slide). Nel corso dell'evento è stato denunciato con forza il fenomeno della «lotta alle fake news» con cui si mira, anche nel nostro Paese (leggasi l'inquietante DDL Gambaro, n. 2688), a limitare la libertà di espressione sulla rete internet adducendo la «falsità» e l'«odio» di alcuni suoi contenuti. A modesta integrazione di quanto è già stato detto in quella sede, mi piace sviluppare qui una riflessione pedante sul tema.

Il punto più dirimente e rivelatore del baraccone giuridico delle «fake news» è naturalmente il fatto che, nella pratica quando non anche nella teoria, si indirizza solo alle informazioni diffuse «attraverso piattaforme informatiche» (DDL Gambaro, art. 1), cioè su internet e i social network, facendo salvi i canali della stampa «accreditata» e delle istituzioni. Come ha esemplificato Marcello Foa, le notizie false, anche solo per distrazione o conformismo, sono però «democratiche» e toccano tutti, dall'anonimo commentatore di Twitter alle segreterie di Stato. Le bufale della provetta di Colin Powell, dell'esecuzione dell'ex fidanzata di Kim Jong Un o della morte del giornalista e dissidente russo Arkadij Babchenko, che colpivano rispettivamente i governi nemici dell'Iraq, della Corea del Nord e della Russia di Vladimir Putin (soddisfacendo così anche i requisiti dell'«odio») o, ancora, le accuse senza prove rivolte al governo siriano in una serie di attacchi alla popolazione civile o a quello russo nell'attentato all'ex spia Sergej Skripal, trovavano spazio anche su testate giornalistiche considerate autorevoli e prestigiose. Riferendo sui temi economici, Alberto Bagnai ha documentato nel suo intervento casi di informazioni non veritiere diffuse in televisione e sui giornali (ad esempio qui, qui o qui) e poi sbugiardate dagli utenti dei social network in modo così virale da costringere in certi casi gli autori a scusarsene. Il senatore leghista dimostrava così che la gerarchia ad auctoritatem sottesa al paradigma delle «fake news» può essere ribaltata e che la pluralità delle voci, riflettendo una pluralità di interessi, costituisce la miglior polizza contro l'impunità del falso.

Da una ricerca recentemente commissionata dall'agenzia di stampa Reuters all'Università di Oxford è emerso che in Italia non più del 3,5% degli utenti internet ha consultato siti internet di «fake news» nel 2017, laddove, ad esempio, i siti di Repubblica e del Corriere della Sera raggiungevano rispettivamente il 50,9% e il 47,7% del pubblico. E ancora, che il tempo trascorso mensilmente sui siti internet identificati come «inaffidabili» da «fact-checker indipendenti e altri osservatori» non superava i 7,5 milioni di minuti: l'1,7% di quelli spesi su Repubblica (443,5 milioni), il 2,5% di quelli spesi sul Corriere (296,6 milioni). Anche nei bassifondi di Facebook, così temuti dai benpensanti, le interazioni con il sito di Repubblica superavano di ben 35 volte la media delle citazioni dei siti incriminati (14 volte nel caso del Corriere). Ora, è evidente che un'informazione scorretta cagiona danni tanto più gravi quanto è maggiore la sua diffusione e l'autorevolezza percepita di chi la produce. Sicché, se si volesse davvero arginare la piaga delle «fake news» sarebbe logico concentrare l'attenzione e l'eventuale vis sanzionatoria sui più blasonati prodotti dell'industria mediatica e televisiva, non sulle periferie strampalate o carbonare del web. Ma poiché ciò non avviene - e avviene anzi il contrario - è facile intuire l'effetto oppressivo di queste misure, al netto delle intenzioni o illusioni di chi le promuove. Giacché tutti possono commettere errori, discriminarne le conseguenze fonda i presupposti di un monopolio del falso.

Mentre i relatori spendevano parole giustamente infuocate contro queste avanguardie censorie camuffate da morale di Stato, riflettevo sul fatto che un rischio così enorme per l'equilibrio democratico delle nostre comunità sembra essere non solo scarsamente percepito dai fruitori dell'informazione, ma in certi casi addirittura invocato come una garanzia. L'ascesa propedeutica dei «cacciatori di bufale» sul web - quasi sempre monotoni apologeti di una narrazione dominante in senso letterale, cioè di chi domina nei rapporti politici, economici e sociali - segnala un bisogno non tanto di verità, ma di identificare la verità con il potere in carica per realizzare l'«illusione fondamentale» della propria «credenza in un mondo giusto» (M. J. Lerner 1980). Che questo bisogno si rinforzi e si coltivi in un contesto di chiara flessione della fiducia nelle istituzioni in senso ampio - politiche, ma anche economiche, culturali, scientifiche ecc. - si spiega in alto come un tentativo di dogmatizzare messaggi sempre più miseramente traditi dalla prova empirica, in basso come un denial psicologico per non dissipare gli investimenti, in primis emotivi e reputazionali, profusi nell'aderire a quei messaggi. Come nella fiaba del lupo di Fedro, i fallimenti della pars dominans si addebitano ai soccombenti che li denunciano: i «falsari» come i «fascisti», i «populisti», i «rancorosi» e gli «ignoranti» sono gli antagonisti di carta su cui dovrebbe misurarsi l'alta, difficile e sofferta missione dei dominatori, rinverginati perché alle prese con rischi rigorosamente «epocali».

In punto di metodo, se è vero che la «lotta alle fake news» minaccia la democrazia, la sua accettazione segnala che quella minaccia si è già concretizzata a monte e sta giàproducendo i suoi effetti. Il fatto stesso che se ne debba discutere, che solo si prenda in considerazione l'idea di riservare ai forti il diritto di zittire i deboli, fa arretrare la linea dello scontro non già su chi attacca ma su chi, attaccato, si consegna al nemico. Perché la democrazia non prevede la disseminazione dei poteri, anche di parola e di critica, come una nota a margine, ma vi si fonda per intero affinché dalla contrapposizione degli interessi e delle idee emerga per correzione reciproca la migliore approssimazione di ciò che è «giusto» e «vero» per tutti.

Sarebbe tuttavia pocolimitare l'allarme al requisito democratico, perché l'arretramento sotteso a questi dibattiti è così rocambolesco e puerile da travolgere il buon senso politico, e non solo, degli ultimi due o tre millenni. L'incompatibilità tra verità e potere è ontologica: non perché i potenti mentano (lo fanno spesso, possono non farlo) ma perché la prima è un giudizio, il secondo un atto che, per la costruzione dei concetti, è sempre assoggettabile a un giudizio. In epoche remote quell'incompatibilità era talmente ovvia che anche il più dispotico dei monarchi ambiva ad assicurarsi (con alterne fortune) l'appoggio dell'autorità religiosa per accreditare i suoi messaggi: perché era inconcepibile che la verità si incarnasse negli uomini in quanto potenti e tanto più se potenti, portatori cioè di enormi, spesso inconfessabili interessi. Ciò a cui si assiste oggi è il tentativo farsesco di recuperare, svuotandolo, quel paradigma predemocratico sostituendo al certificatore celeste i certificandi governi e ai ministri divini le commissioni, gli osservatori «indipendenti» e i debunker assoldati dal principe.

Così la coazione al «progresso» produce un regresso al cubo, un cortocircuito all'insegna di una teologia laica dove il governo degli uomini diventa il surrogato feticcio di un inquisitore senza dio, di un pastore del mondo «venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità» (Gv 18,37). La spavalda ebbrezza del progressista di sentirsi «adulto» per avere irriso e negato le consuetudini, i miti e le «superstizioni» del passato lascia un vuoto in cui torna la nostalgia di un padre onnisciente a cui affidarsi per discernere il vero. Ma avendolo freudianamente ucciso, si rigetta nello stesso fango da cui voleva risorgere, con la stessa fede. In questa illusione circolare, di consegnarsi legati al problema per liberarsi dal problema, il bisogno disperato di un'informazione veritiera diventerebbe allora, in modo certo e definitivo, senza speranza.


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Commenti

disperato

Oggi su Telenuovo nella trasmissione ilrossoeilnero condotta da tale Mario Zwirner (da non confondere con il padre illustre professore di matematica) hanno accusato la Lega di cialtroneria poiché voleva mandare le persone in pensione con quota 100 e gli istruiti che leggono ilsole24ore sanno che se l'aspettativa di vita cresce allora deve crescere anche l'età pensionabile.
Questo è falso per almeno due motivi. Il primo è che nel tempo cresce (non è inevitabile ma da alcuni secoli è così) anche la produttività, quindi si possono fare le stesse cose con meno lavoratori, il problema è che dagli anni 70 in avanti mentre la produttività cresceva i salari reali sono rimasti fermi al palo, in altre parole c'è stata lotta di classe e l'hanno vinta i ricchi. Il secondo è che si può aumentare la spesa pubblica, mandando la gente in pensione e assumendo disoccupati, in questo modo aumenta il debito ma anche il pil (con un rapporto di 1/1,5 secondo il moltiplicatore Keynesiano) e il rapporto debito/pil diminuisce. Certo si ha un po d'inflazione, ma oggi in Italia il problema non è l'inflazione, si tratta di scelte politiche.
La cosa triste è che nella trasmissione era presente anche un leghista che non ha saputo ribattere a tono, segno che goofynomics non lo leggono neanche quelli del suo partito, è sconsolante.
Saluti.

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disperato

Segnalo un videoclip del pur ottimo Malvezzi in cui sostiene che le banche, come le conosciamo oggi, sono nate solo quando, nel 1300, con l'introduzione dello zero si è riusciti a fare le frazioni.
Nell'antichità Euclide, Archimede, Ipparco... erano senza dubbio in grado di gestire le frazioni e il concetto di calcolo delle probabilità, per cui resta aperta la questione del perché allora non sia nata l'attività bancaria.
Poi è senz'altro vero che nel medio-evo le competenze matematiche erano scadute e lo stesso Leonardo Da Vinci, nel rinascimento, pare non fosse capace di sommare numeri frazionari.
E quando papa Silvestro II, intorno all'anno mille, cercò di introdurre la numerazione araba incontrò enormi difficoltà, visto che rischiava di togliere il monopolio della contabilità ai preti (vedere il libro di Georges Ifrah "Storia universale dei numeri", per certi versi criticabile ma molto interessante).
Comunque il video è: "Il piano dei grandi poteri finanziari: il controllo della moneta in mano ai privati".
Segnalo anche il video, questo a mio avviso impeccabile, sempre di Malvezzi: "Gli eretici salveranno l'Italia! Ammazzacaffè con Valerio Malvezzi".
Saluti.

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disperato

Segnalo LaVerità di oggi, a pag.21 l'articolo di Borgonovo è interessante perché mostra il cortocircuito a cui il politicamente corretto conduce inevitabilmente la società, una volta si sarebbe detto che chi gioca a fare il puro prima o poi trova uno più puro che lo epura, oppure in altri tempi che la rivoluzione mangia i suoi figli.
Sempre a pag.21 dello stesso quotidiano l'articolo di Guzzo mostra come bruciare la bandiera sbagliata è punito molto più duramente nel "libero occidente" che non nel regime cinese.
Infine a pag.9 il simpatico Ruggeri, che dice di credere al riscaldamento globale su base antropica (e qui ci sarebbe da discutere), mostra che gli ambientalisti duri e puri devono smettere di chiacchierare e passare all'execution, cioè a un ridimensionamento estremamente significativo del loro tenore di vita. Cosa che ovviamente non sono disposti a fare.
Saluti.

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Disperato

Segnalo un articolo del quotidiano LaVerità a pag.17 di oggi: "L'Anticristo esiste ed è un globalista. L'ultimo argine è il genio di Ratzinger", di tale Socci, in cui si invita a leggere il libro dello stesso autore "Il dio Mercato, la Chiesa e l'Anticristo"(Rizzoli).
Trovo che l'articolo vada letto certamente e forse anche il libro.
E' davvero strano per me scoprire che i migliori alleati che abbiamo, contro l'ordoliberismo imperante, siano i cattolici tradizionalisti, categoria di persone che in passato consideravo semplicemente fuori dalla storia, ma questo è. Evidentemente ero vittima della propaganda e non me ne ero accorto.
P.S. Errore di ortografia: nell'articolo il verbo essere "è" è spesso senza accento.
Saluti.

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disperato

Ho molte cattive abitudini, una di queste è leggere, la domenica, ilsole24ore.
A pag.31 tale Barone lancia l'ennesimo pistolotto contro coloro (anche io) che non credono al global warming come conseguenza dell'attività umana.
A parte le offese, a parte l'invito a censurare chiunque non si allinei al pensiero unico, a parte l'immancabile facciamocome (la BBC?), ma quello che mi meraviglia sempre (lo so sono un ingenuo) è che non si accenna nemmeno a una (plausibile) spiegazione razionale e basata su dati sperimentali.
Dovete credere al riscaldamento climatico dovuto ad attività umane perché lo dice lascienza e anche i gretini, punto, fine di ogni discussione.
Io non finisco mai di stupirmi di fronte a un atteggiamento così veramente antiscientifico.
Ad esempio, quando io sostengo che il riscaldamento (o il raffreddamento) della terra va per i fatti suoi e se ne frega dell'uomo, aggiungo sempre di andare a vedere la correlazione statistica tra attività solare e temperatura terrestre, così come la mancanza di correlazione statistica tra anidride carbonica e temperatura terrestre (in realtà è un po più complicato, vi è una correlazione inversa, cioè è il riscaldamento a causare, dopo centinaia di anni, l'aumento dell'anidride carbonica) .
Stiamo andando verso un pensiero pre-scientifico, dogmatico e violento.
A maggiore onta del nostro tempo segnalo, sempre sul sole24ore, a pag.36 un articolo di Settis su Giovanni Morelli, un politico italiano di altri tempi (in tutti i sensi), che essendo protestante e deputato, alla breccia di Porta Pia scrisse: "è interessato il sentimento religioso della Nazione, e chi non appartiene al culto cattolico, per scevro di pregiudizi che egli si voglia reputare, a me pare non possa entrare giudice libero e autorevole in una quistione di tanto momento", e si dimise.
Ho subito pensato a Conte, l'avvocaticchio del popolo, uguale uguale proprio.
Saluti.

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disperato

Segnalo il video su Byoblu.com :"La tela del ragno europea", vi sono Enzo Pennetta, Paolo Gibilisco e Pier Paolo Dal Monte che discutono tra loro di attualità, e delle menzogne dell'ordoliberismo, spettacolo allo stato puro, ti riconcilia col genere umano.
Saluti.

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disperato

Segnalo l'ennesimo tentativo di riscrizione della storia da parte della stampa di regime nell'inserto culturale del sole24ore di oggi a pag.21, in cui non solo si derubrica a "sogni e ipotesi" l'idea che la Olivetti (settore elettronica) sia stata ceduta agli americani per decisione politica (con tanto di negazione della morte sospetta dell'ingegner Mario Tchou, e forse anche dello stesso Olivetti) ma ci si spinge ben oltre.
Tale Bricco infatti arriva a sostenere :"L'altro elemento che emerge con chiarezza è l'insostenibilità strategica della doppia opzione impostata......da Adriano Olivetti, morto quattro anni prima: gli investimenti nella grande elettronica e l'acquisizione della Underwood. Una doppia opzione che porterà alla scelta -GIUSTA O SBAGLIATA CHE SIA STATA- di abbandonare la prima e di mantenere la seconda.....".
Ora, se sei Alice nel paese delle meraviglie puoi anche pensare che la politica non c'entri (e che anche Mattei sia morto per una tragica fatalità, tanto per restare in tema), ma non puoi assolutamente dire che vendere la Olivetti (settore personal computer) agli americani non sia stata una disgrazia terribile per il nostro paese, cioè o le nostre classi dirigenti non capivano un cazzo o hanno avuto delle offerte che non potevano rifiutare, tertium non datur.
Io propendo per la seconda, ma comunque "giusta o sbagliata che sia stata" non si può sentire.
Saluti.

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Disperato

Premetto che ho smesso di leggere Repubblica da alcuni anni (va bene conoscere il pensiero del nemico ma a tutto vi è un limite). Tuttavia ho notato sul Suo profilo twitter che nell'edizione dell'8 novembre tale quotidiano affermava che Roma è sempre stata un città multietnica, lasciando intendere che allora dobbiamo accogliere tutti coloro che qui vogliono venire.
Ora è vera la premessa (Roma è multietnica da illo tempore), ma un tantino incompleta. Ci si dimentica di ricordare che si trattava per lo più di schiavi.
Riporto alcuni passi di Svetonio (che non è Plutarco ma è dettagliato) sulla biografia di Augusto: "Inoltre , considerando importante conservare la purezza della razza romana e preservarla da ogni mescolanza con sangue straniero e servile, fu assai restio nel concedere la cittadinanza romana e pose regole precise nell'affrancamento...................Per quanto concerne gli schiavi, non pago di averli tenuti lontano con mille ostacoli dalla libertà parziale, e con molti di più da quella totale, quando aveva determinato con minuziosità il numero, la condizione e le differenti categorie di coloro che potevano essere affrancati, aggiunse anche questo, che colui che fosse stato imprigionato o sottoposto a tortura non poteva aspirare a nessun genere di libertà.........................Durante una terribile carestia, difficile da fronteggiare, aveva espulso da Roma tutti gli schiavi da vendere, i gladiatori e gli stranieri, ad eccezione dei medici, dei professori e di una parte dei servi e finalmente migliorarono i vettovagliamenti."
Ora questo è Augusto, certo non una dama di carità, ma nemmeno uno dei tanti imperatori disturbati (Caligola...Commodo...) venuti dopo, e con il suo operare ha rimesso in piedi l'impero stremato dalle guerre civili. Ed è evidente che sulle politiche immigrazioniste era un salviniano ante litteram (nel senso di prima gli italiani, ovviamente riguardo alla schiavitù è molto più vicino alle classi dirigenti "politicamente corrette ed eticamente corrotte", per dirla alla Fusaro).
Saluti.

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disperato

Ieri ho guardato per un pò la trasmissione Piazzapulita, e sono rimasto impressionato dai nervi d'acciaio di Claudio Borghi: io avrei sbroccato subito, lui non ha fatto una piega (si è guadagnato il mio voto per i prossimi anni, per quel che vale).
Sia Formigli, sia Bersani lo accusavano di voler smantellare la sanità delle regioni meridionali, dal momento che vuole l'autonomia regionale per le regioni del nord. A parte il fatto che la sanità delle regioni del sud è già stata smantellata, o qui in Veneto non saremmo invasi da legioni di siciliani, campani ... che giustamente non si fidano degli ospedali delle loro terre e vengono a curarsi da noi. Ma poi la sanità è già di competenza delle regioni da anni! Cioè i nostri lo accusavano di voler fare qualcosa che avrebbe portato le cavallette (secondo loro), ma che purtroppissimo è già stata fatta.
E questa sarebbe l'informazione da preservare, mentre su internet si trovano quei cattivoni che diffondono le fake news.
Comunque la colpa è mia che ancora mi ostino a guardare la tv.

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Tusitala

La domanda di aritmetica è per vedere se sono capace di computare? Io mi chiamo Andrea Lucidi, il mio pseudonimo è il nome che gli abitanti delle isole della micronesia avevano dato a Robert Louis Stevenson che aveval'abitudine di intrattenere quelle genti la notte, sulla spiaggia. alla luce dei falò, raccontando delle storie, significa appunto "uomo che racconta storie". Avrei voluto star li a sentirle quelle storie. Per quanto riguarda l'argomento in questione, dell'articolo qui sopra, non capisco come si possa nella rete capire dove si annidi la verità, non posso entrare in un discorso filosofico, non ne ho i mezzi, ma credo che se si può tentare di "navigare" sulla rete con un minimo di intelligenza, si debba non prendere tutto come oro colato, ma tentare di discutere sul merito, dando un contributo con la propria esperienza ed esercitando quella rara virtù che è il senso critico. La discussione in se, è interessante, poi se si esercita la virtù di cui sopra, si disinnescano tutte le terribili volontà di manipolazione reali o presunte. Per quello che sono riuscito a capire di tutto l'articolo, la cosa che non si può negare, è che non c'è una verità assoluta, che anche la scienza può diventare una religione e le religioni non hanno mai avuto il monopolio sulla verità. Noi abbiamo costruito tutte le nostre società sulla menzogna, malgrado questo in qualche piccola isola, siamo riusciti a non distruggerci, bisogna guardare lì e cercare di imparare da quei momenti della nostra storia.

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Pia

Interessantissimo il convegno di cui riferisce, idem per i suoi articoli che attendo sempre con ansia.
Complimenti per il blog, poi le dirò del suo libro che ho appena ordinato. Mi incuriosisce soprattutto per il fatto che è narrato come un romanzo, bella sfida!

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Mario M

Falsi clamorosi si sono formati e consolidati riguardo a due importanti eventi storici: la scoperta dell'America e il processo a Galileo. Oggi, sulla scorta di acute riflessioni di due storici, ci sarebbe motivo per riconsiderare le due vicende. Ma ho l'impressione che, oltre al Ministero della Verità e al Monopolio del falso, agiscano potenti forze nella psiche degli uomini, anche dei più vigili, che impediscono di mettere in discussione fatti che si danno per acquisiti.
Scriveva Victor Serge: "Mi riconosco il merito di avere visto chiaro in alcune circostanze importanti. La cosa in sé non è difficile eppure è poco comune. Non credo che dipenda dall'intelligenza alta o sveglia, ma piuttosto dal buon senso, dalla buona volontà e da un certo coraggio nel superare l'influenza dell'ambiente e una tendenza naturale a chiudere gli occhi sui fatti, tendenza che proviene dal nostro interesse immediato e dalla paura che ci ispirano i problemi. "Quel che c'è di terribile quando si cerca la verità" diceva un saggista francese, "è che la si trova"".
Ma torniamo a Colombo e Galileo.
Secondo il matematico e storico Umberto Bartocci, Cristoforo Colombo sapeva di andare a scoprire un nuovo continente, perché all’epoca si conosceva il valore della circonferenza terrestre (era stato calcolato con buona approssimazione da Eratostene quasi 2000 anni prima) e si conosceva la distanza fra l'Europa e la Cina, per via dei commerci che si erano stabiliti da tempo, attraverso la via della seta; quindi Colombo non poteva essere così stolto da pensare di raggiungere la Cina secondo la formula “buscar el levante por el poniente”. Fu lo stesso Colombo a mettere in giro la voce di avere voluto raggiungere l'Asia, forse per non riconoscere il bagaglio di tecniche di navigazioni e di conoscenze geografiche acquisite al centro di studi nautici di Sagres in Portogallo. Fu anche misterioso riguardo alle sue origini, che non potevano certo essere quello di un umile lanaiolo di Genova , altrimenti come avrebbe potuto rivolgersi ai regnanti di Portogallo e Spagna. Al contrario, secondo Bartocci, Colombo doveva essere il rappresentante di una potente aristocrazia, ma che non poteva troppo esporsi .

Galileo Eretico è il titolo del libro di Pietro Redondi del 1984, che venne recensito da due importanti uomini di cultura come Italo Calvino e Giovanni Maria Pace. Secondo Redondi, Galileo fu oggetto di un processo di copertura, per mascherare un’accusa ben più grave che era stata lanciata dall’avversario Orazio Grassi, anche architetto e astronomo del Collegio Romano. “Serpe lacerata, scorpione, balordissimo, solennissima bestia “ erano gli insulti scritti da Galileo nel Saggiatore rivolti al gesuita. Questi trovò nella professione atomistica di Galileo un grave elemento di accusa di eresia, perché con l’atomismo si veniva a negare il dogma della transustanzazione, mentre il geocencentrismo non era un dogma.

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↪ Tusitala

Gentile @Mario M, Mi è piaciuto molto il suo commento, soprattutto le parole di Serge. Le "verità" della storia più lontane nel tempo sono tutte confutabilissime, gli storici fanno anche un grandissimo lavoro di ricerca, ma per quante fonti, documenti possano trovare, quelle rimangono delle verità incompiute. Viviamo in un mondo impalpabile di fragilissime certezze, consolazioni con il fatto che il dubbio è l'unica roccia indistrudibile del nostro pensiero.

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↪ disperato

Gentile @Mario M, Lei solleva due questioni estremamente complesse, tuttavia alcuni punti fermi mi pare che ci siano.
Andiamo con ordine e partiamo da Colombo. Lei afferma che Eratostene aveva calcolato con precisione la circonferenza terrestre, e questo è assodato. Il punto è che gran parte della conoscenza antica era già andata perduta in epoca romana, per non parlare poi del medio-evo, e i dati di cui disponeva Colombo non provenivano da Eratostene ma da Tolomeo che, astronomo tutto sommato mediocre, aveva mal interpretato un testo di Ipparco (massimo astronomo dell'antichità) e il calcolo della circonferenza terrestre risultava così ridotto.
E' altresì vero che Colombo, con ogni probabilità, sapesse dell'esistenza di un continente in mezzo all'oceano poiché molti erano stati i viaggiatori verso le isole fortunate (che non erano le Canarie ma le Piccole Antille) sin dall'epoca cartaginese (si veda in proposito sia Valerio Massimo Manfredi sia soprattutto i magnifici lavori di Lucio Russo).
E' anche probabile che Colombo fosse meno self made man di come certa tradizione ce lo dipinge (guardare Pietro Ratto).
L'affare Galileo poi, se possibile, è ancora più problematico. Innanzitutto perché si rifaceva a Copernico, il quale a sua volta si definiva un aristarcheo (da Aristarco di Samo III sec. a. c.).
Inoltre Galileo dichiarava di voler interpretare correttamente le sacre scritture, esautorando di fatto la gerarchia ecclesiastica in un epoca di assolutismo cattolico (oggi comandano altri assolutismi, probabilmente peggiori!).
E come se non bastasse la "dimostrazione" data da Galileo del moto rivoluzionario della Terra intorno al Sole è clamorosamente errata e dimostra soltanto che lo scienziato pisano (o patavino?) aveva mal compreso il concetto di inerzia.
(Peraltro il capolavoro di Galileo è Dimostrazioni sopra due nuove scienze, scritto in tarda età e pubblicato clandestinamente in Olanda).

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The Max

Un giorno ci spiegherà come un laureato in lettere moderne è finito a fare il consulente nel campo della distribuzione del gas.

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Armando

Io non credo che la campagna contro le Fake News con corredo di leggi e leggine varie verrà mai portata avanti.
Per me è un po' la stessa cosa di quando le Autorità premiano le Imprese Che Si Sono Distinte.
In realtà, ai politici e agli amministratori non gliene frega niente.
Lo scopo è di queste manifestazioni è premiare sé stessi, mostrando all'opinione pubblica quanto stia loro a cuore le sorti del settore produttivo del Paese, mentre invece, in buona parte dei casi, sono semplicemente indifferenti.
La storia delle Fake News è più un premio che viene dato dal Potere ai loro supporter, un modo di dire "apprezziamo che crediate alle nostre palle, che ingurgitiate la stessa merda tutti i giorni e faremo una lotta senza quartiere a quei cattivoni che hanno il coraggio di non gradire il menù o, peggio, di proporre portate alternative, come ad esempio, horribile dictu, del finissimo cioccolato."
Lodano se stessi e la loro truppa in un momento per loro obiettivamente difficile.
E' noto che la Censura attira l'attenzione sull'Opera oggetto di riprovazione.
L'Indice è stata una benedizione per molti autori i quali, anche se per la loro bravura sarebbero stati letti comunque, hanno avuto un seguito moltiplicato proprio grazie alla sanzione della Chiesa.
Non penso che i Nuovi Censori scenderanno in campo.
Se lo facessero, sarebbe un grosso aiuto.

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Mario M

Mi chiedo se la costruzione dei miti in epoca precristiana, e il successivo racconto con corredo di santi, martiri e miracoli possano inquadrarsi come un prodotto del monopolio del falso da parte delle classi dominanti.
Mentre oggi la falsa conquista dello spazio, della luna, e le altrettanto false bombe atomiche o termonucleari sono come un’evoluzione dei precedenti racconti e favole per adulti.

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↪ Chinacat

Gentile @Mario M,
credo che un paio di esempi concreti possano offrire una parziale risposta al suo quesito.
Giulio Cesare, nel 63 a.c., si fece attribuire (pagando) la carica di "pontifex maximus", ruolo che rivestiva grandissima importanza nella vita religiosa dei romani; soltanto dopo iniziò la scalata al potere.
Ancora prima, nell'Atene del V secolo a.c., il buon Alcibiade fu "eliminato" politicamente dall'oligarchia grazie ad uno scandalo religioso, la mutilazione delle Erme.
Più che di "monopolio del falso", credo che Sorel avrebbe parlato di "monopolio del mito"e le falsità, come anche il corredo di santi, martiri e miracoli, sono mezzi per un fine. Leonida alle Termopili non è forse una perfetta combinazione di "miracolo & martirio"?
Personalmente credo ci sia da imparare un sacco dalla "Storia": a patto, prima, di aver letto con molta attenzione Marc Bloch. La Storia vista solo dall'Alto, stile Erodoto, non insegna nulla. E' decisamente più utile Tucidide.
Chinacat
PS
Mentre Cesare era impegnato in Gallia, scriveva. I suoi scritti, confluiti poi nel De Bello Gallico, venivano intanto spediti a Roma, riscuotendo un successo spettacolare nella plebe romana. Non influenzò più di tanto l'oligarchia al potere (i Senatori) che diventarono ancor più ostili ma influenzò la classe NON dominante e cioé la plebe. Quando poi, per usare un linguaggio moderno, la sua base elettorale cambiò (dalla plebe ai legionari), cambiò anche il modo di utilizzare il suo monopolio del falso. Sempre balle erano ma diverse: gli argomenti che funzionavano con i cittadini romani NON funzionavano con i legionari romani.
Esempio lampante di come il "monopolio del falso" sia sempre da mettere in relazione alla struttura sociale e politica ed anche economica che si vuole analizzare. Oltre all'Alto (si chiami Imperator oppure Cancelliere) c'è il Basso (siano sudditi o cittadini) ed il monopolio del falso li collega.

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↪ Gry

Gentile @Mario M, ci puoi illuminare sulla questione delle false bombe nucleari? Frequento siti complottisti, ma non l’ho mai sentita...

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↪ disperato

Gentile @Chinacat, che Cesare raccontasse balle è la prima volta che lo sento. Per quel che ne so, tutti gli studi che sono stati fatti sulle sue campagne militari hanno sempre confermato i suoi scritti, anche rispetto ai numeri delle forze in campo (si pensi ad esempio ad Alesia dove il rapporto narrato dal De bello gallico era all'incirca di un romano ogni quattro galli e si poteva pensare che Cesare avesse modificato i numeri per sembrare più invincibile, per così dire, ma invece l'archeologia sembra confermare tutto).
Che poi Cesare usasse un linguaggio differente con la plebe, con il senato e con i legionari questo è senz'altro vero, ma ciò ha a che fare con la psicologia e il controllo delle masse non con il raccontare balle in senso stretto. Cesare era un uomo estremamente sincero e diretto, un degno rappresentante dell'antica Roma e non del politicamente corretto odierno.

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Ippolito Grimaldi

Aspettiamo le nomine RAI per ristabilire la Verità in questo paese.

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↪ Il Pedante

Ciò confliggerebbe con quanto argomentato nel testo.

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↪ Myollnir

Gentile @Il Pedante,
Io avanzerei una proposta più semplice, ed a costo zero:
1) Vendere la RAI a Murdoch (ci si guadagnano anche dei bei soldini, e si dà undispiacere anche a Berlusconi).
2) Abolire l'Ordine dei giornalisti, che confligge clamorosamente con l'art. 21 della Costituzione "cchiùbbell do munn"; potrei al limite tollerare un ristretto "Ordine dei direttori responsabili", ma ho molti dubbi anche su questo.

Rispondi

↪ Il Pedante

Non capisco in che modo e misura il problema sarebbe una RAI pubblica o l'esistenza di un Ordine dei giornalisti.

Rispondi

↪ Myollnir

Gentile @Il Pedante,
Giusto: io ho fatto un'affermazione, io la devo spiegare.
1) Vendere la RAI: vediamo come se la cavano i vari Fabiofazi sul libero mercato: li assumerà tutti Cairo? Oggi all'una ho visto il TG2, uno dei più maleodoranti contenitori di pseudoverità precotte, un TG per cui l'ottantenne che spara all'ex moglie davanti al notaio e poi si spara entra nelle statistiche dei femminicidi., Oggi era il trionfo del Giornalista Collettivo (*) prima sull'immigrazione (quanto è bravo l'Afgano che si è rifatto una vita a Bolzano!, e via altri quattrro o cinque servizi), poi sul perfido Trump che fa piangere i bambini, infine sugli immancabili cambiamenti climatici. Ecco, prima o poi arriverà qualcuno che si rende conto che si possono fare buoni ascolti anche sul modello Fox. Non che sia tutto oro colato, ma giusto per sentire ogni tanto l'altra campana.
2) Ordine dei giornalisti: quella corporazione che censura i giornali, e se del caso sospende i giornalisti, se pubblicano le decapitazioni dell'ISIS, ma si genuflette a chi pubblica la foto (artefatta!) del piccolo Aylan.
Sono decenni che è in mano al politicamente corretto, è certamente una parte non piccola del problema. Come se poi l'OdG riuscisse ad evitare che si pubblichino balle, statistiche taroccate (ho studiato statistica abbastanza seriamente, so quello che dico), articoli-marchetta.
(*) Giornalista Collettivo è una bella definizione di Ferrara, prima che perdesse la testa per Hillary Clinton e poi per Monti e poi per Renzi e poi per Macron e ora non so: Juncker? La Merkel?

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Bombadillo

Carissimi,
in effetti il nostro Ospite ha ragione: il diritto serve al debole, non al forte, perché il forte si tutela da solo. Che il diritto voglia essere utilizzato per zittire i deboli, quelli con minor mezzi, risulta piuttosto paradossale. Almeno ieri i forti utilizzavano la forza, magari rivestita di pseudo-argomenti, ma senza voler negare al debole anche la possibilità di una (per altro inutile) replica (vedi la famosa favola).
Altrettanto paradossale sarebbe sostenere che non di deboli si tratta, ma di forti, in quanto "finanziati da Putin" -che ovviamente è l'artefice di ogni loro sconfitta-; perché dovrebbero sostenerlo loro che hanno accusato da sempre gli stessi deboli di essere complottisti. Se non è complottismo questo?
Su una cosa, però, continuo a non essere d'accordo.
Questo paragone che ritorna, anche e soprattutto ora, per il ruolo della Lega, tra il Barbarossa e la Merkel, mi pare davvero ingeneroso. Il problema della Germania attuale è proprio l'incapacità di essere Paese leader, di non saper vincere (come mostrano, adesso che l'aria sta cambiando, che non sapranno perdere: del resto, sono due facce della stessa medaglia), di essere rimasti, come i barbari loro progenitori, al vae victis (vedi il caso Grecia).
Il Barbarossa no, era un vero imperatore di un impero che, non a caso, era romano, con una visione organica.
Io rimango un cattolico ghibbellino. Ed è ovvio che il Papa, appoggiando i comuni contro l'imperatore, stava segando il ramo su cui era seduto, e stava segnando la fine della seconda europa unita, appunto dopo quella romana, ovverosia la res publica cristianorum.
Tom

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↪ Rafeli

Gentile @Bombadillo,
Per quello che ho studiato e dai testi della civiltà comunale italiana dell'epoca pare proprio che le città si sentissero parte dell'Impero, proprio come noi oggi ci sentiamo e siamo europei. È, ed era, un'appartenenza simbolica, che era accettabile solo finché garantiva l'autogoverno, il diritto di battere moneta (eh eh), di eleggere le proprie magistrature, al limite anche di farsi la guerra. Si era parte dell'Impero come entità laica detentrice del potere simbolico terreno supremo, come si era parte della Chiesa come entità detentrice del potere religioso, nessuno metteva in discussione tutto ciò.
Barbarossa aveva un progetto organico? Sì ma era un progetto di dominio più che politico o diplomatico, e nel frattempo l'Europa romana si era divisa e incastellata. Era un progetto folle.
Mi sembra perciò che il problema della civiltà tedesca, il "non saper vincere" sia ricorrente. Il Barbarossa vinse innumerevoli volte sul campo e politicamente, ebbe numerose occasioni di mediare con i Comuni anche da posizioni di grande forza. Ma quelli che lo sostenevano e lui stesso pretendevano che Milano, Genova, eccetera si regolassero esattamente come le città tedesche - che peraltro esprimevano i principi elettori, con cui si mediava eccome.
Se leggo che a quel tempo erano così. Che al tempo di Machiavelli erano così. Che al tempo di Karl Kraus erano così, eccetera eccetera... Mi sembra corretto pensare che ci sia un loro peculiare modello culturale, che unito alla posizione geografica, li rende diversi da noi, e per noi ciclicamente pericolosi. Certo, niente di male nel fatto che si godano "questa loro rozza vita e libertà". Basta che non vengano a insegnarci che cos'è giusto e vero.
"La differenza è questa: gli uni pensano alle esportazioni e parlano di ideali, gli altri ne parlano, di esportazioni, e basta questa sincerità, questa distinzione, per rendere possibile l'ideale, anche se non esistesse per altri versi."

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↪ Myollnir

Tom, attenzione al refuso nella prima riga (può chiedere al nostro ospite di cambare lui la frase)

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↪ Il Pedante

Fatto.

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AONonA

Grazie per l'ennesima chirurgica focalizzazione di concetti che bene o male erano emersi in altri articoli e commenti.
Mi sorge spontanea una domanda: ce la faranno? Lo scopo è chiaro e lo era fin dall'inizio: censurare. Da un lato Internet si è dimostrata un valido strumento per la disseminazione di idee alternative. Questo blog è qui a testimoniarlo. Dall'altro è uno strumento estremamente fragile. I cavi sono in mano al potere, un click e il blog del nostro pedante preferito scomparirebbe. Certo, ci sono le reti carbonare come Thor e simili, ma la sostanza non cambia, anche Silk Road alla fine è stato chiuso.
Credo che l'unico freno sia il fatto che certe idee si siano ormai propagate, quindi una eventuale censura generalizzata non passerebbe inosservata. Potrebbe forse portare anche a reazioni fuori dal mondo virtuale di Internet. Siamo al solito problema della concentrazione, ciò che rende robusta la propagazione di idee alternative è la loro stessa diffusione. Quindi la domanda diventa: ne avranno il coraggio?

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↪ The Max

Gentile @AONonA,
la situazione è peggiore, perchè oggi sarebbe possibile modificare il contenuto del blog senza doverlo chiudere attirando quindi l'attenzione.
Certo in questo momento, una modifica fraudolenta, sarebbe inefficace, se non altro perchè lo stesso autore se ne accorgerebbe avendone memoria, ma in un futuro prossimo, quando il nostro Ospite avrà altro a cui pensare, gli screenshot saranno su computer messi in cantina perchè obsoleti e libri prenderanno polvere in qualche scatolone perchè tutto sarà su supporto elettronico più facilmente trasportabile per migrare, questo potrà avvenire.

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Rafeli

Gentile Pedante,
È bellissimo vedere certi corsi e ricorsi della storia. Se molti monarchi "ambivano ad assicurarsi (con alterne fortune) l'appoggio dell'autorità religiosa per accreditare i loro messaggi" il primo imperatore a cercare di emanciparsi in modo diretto dal Papa fu Federico Barbarossa. I suoi predecessori ci provarono con gli antipapi, egli non mancò di eleggerne ma resosi conto degli scarsi risultati provò dapprima a comprare gli intellettuali laici (i glossatori bolognesi) concedendogli l'autonomia da cui nacque l'universitas piddinorum. Poi provò a legittimare la sua schiatta, "ritrovando" le spoglie dei Re Magi (esempio biblico di re sacerdoti) e soprattutto santificando Carlo Magno.
Differenze con il presente: l'antipapa odierno riceve allegramente il premio Carlo Magno.
Similitudini con il presente: i nemici del potere imperiale tedesco sono i bavaresi e soprattutto la Lega.

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Piero

Innanzitutto, come sempre, complimenti per l'articolo.
La demonizzazione delle "fake news" non è che uno dei tanti modi che il potere escogita per imporre la sua visione delle cose, "la storia è la versione dei fatti di chi detiene il potere" diceva già Hegel. Ovviamente, come molte delle questioni propagandistiche declinate in chiave moderna, è "ribrandizzato " con un nome inglese e ammantanto del potere salvifico della scienza, tutto per renderlo meno riconoscibile e ridurne la sovrapponibilità con censure di altre epoche, che magari farebbero scattare qualche ricordo scolastico. Quindi, sebbene sia un fenomeno odioso, è comunque un "classico". Quello che è veramente avvilente e fa ribollire il sangue nelle vene è vedere come i "dominati" dal suddeto "potere" si prodighino per mantenere lo status quo e anzi lottino strenuamente per esso (vedi i temi di migranti, vaccini, europa ecc.). Ma anche questo credo che non sia nuovo nell'eterno ritorno dell'uguale che pare essere la Storia...

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Joel Samuele Beaumont

Mi congratulo innanzitutto per lo stile delle slide, su sfondo grigio, in modo che se utilizzate per conferenze, queste non creino molto contrasto con il relatore, qualora esso venisse ripreso in una inquadratura comprendente la proiezione.
Il fatto di averle allegate senza tanti crismi, che si presentano di solito agli eventi, è un qualcosa che andrebbe imitato e diffuso come metodo.
Detto questo,
si, esiste il problema del debunking, e del fatto che esso segue la linea di chi governa, dove non è tanto importante se l’informazione ufficiale sia vera o falsa, ma tanto il fatto che essa deve essere giustificata da una serie di informazioni circostanziali, che la devono rendere credibile.
Ma anche l’essere umano ha il dovere di cercare di capire in suo le cose, e non quello di affidarsi ad opinionisti da ascoltare il tempo di prendere un caffè.
In ogni caso, ciascuno fornisce le informazioni in modo parziale, e non esistono casi diversi, o eccezioni.
I siti web di informazione “alternativa”, potrebbero essere i nuovi portatori di informazioni ufficiali di domani. Tutto questo è già successo, e sta succedendo anche ora.
Comunque sia, quando si ha una visione del mondo, una certa informazione diventa vera, perché si presume una serie di circostanze che “devono essere così”. Come nel caso di chi è d’accordo con le vaccinazioni obbligatorie (anche su se stesso), perché anche se ci saranno delle vittime, poi ci sarà un risultato positivo per una comunità che sarà come lui pensa che dovrebbe essere. Senza pensare che invece non ci sarà mai l'unanimità, su un tema così delicato come le vaccinazioni, in un contesto fortemente dualistico con i vari “pro/contro”, dove ogni parte ragiona in modo uguale e contrapposto.
Si dovrebbe allora, cercare una risposta in proprio, sulle vaccinazioni, ma anche su qualsiasi aspetto della vita che crea preoccupazione e disagio interiore.
Questo significa anche correre dei rischi, e affrontare le insicurezze. Ma il premio è molto più grande, rispetto ad una situazione dove si vive con delle certezze, che poi in fondo ogni tot di tempo cambiano, perché si scopre che le cose stanno in un altro modo; per altri motivi… e allora tanto vale, ascoltare se stessi.

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↪ Michele M.

Gentile @Joel Samuele Beaumont, in realtà il dibattito sulle vaccinazioni obbligatorie non era affatto un tema "caldo" e nemmeno delicato, finché la Lorenzin (e chi per essa) non lo ha reso tale. L'obbligo per 4 vaccini nel periodo ante 2017 vigeva solo formalmente. Proprio perché, a dispetto di quanto dichiarato a partire dal 2016 - in preparazione al decreto - non si segnalavano epidemie e, in generale, l'adesione ai vaccini era buona, l'obbligo era disapplicato de facto. Le multe agli inadempienti non venivano irrogate, e i procedimenti per affievolimento della patria potestà erano sempre più rari. La frequenza della scuola materna da parte dei bimbi era considerata non semplice "parcheggio", ma parte integrante del percorso didattico e della formazione dei più piccoli. E i bimbi immunodepressi frequentavano le scuole materne senza avere preoccupazioni in più, oltre a quelle dettate dalla quotidianità della loro condizione. Questa era la situazione che la legge 119 ha spazzato via. E' pacifico che, nel caso di una reale emergenza, sarebbe difficile contestare l'obbligatorietà dei vaccini. Il punto è che la legge 119 è stata imposta a tappe forzate millantando epidemie inesistenti, senza che i media contestassero i bimbi "morti di morbillo a Londra" inventati dalla Lorenzin a beneficio delle platee televisive. E decontestualizzando - vedi le dichiarazioni di Burioni - i dati sulla mortalità da morbillo. Facile parlare di migliaia di morti di morbillo. Detto così, il dato risulta impressionante. Poi, andando a controllare i dati - ma chi lo faceva, se non i "somari raglianti" no-vax? - ci si accorgeva subito che a essere falciati dal morbillo a migliaia non erano certo i bimbi italiani. Erano quelli di paesi devastati dalle guerre, in condizioni sanitarie precarie, a corto di cibo e di acqua corrente. E via a cascata, vere e proprie falsità ("Le case farmaceutiche non guadagnano dai vaccini!") e notizie parziali, date con omissioni strategiche (per esempio quelle riguardanti le reazioni avverse) Ecco, queste sì, erano le fake news. Fake news di Stato, che i media "ufficiali" hanno preteso di far ingoiare ai cittadini. Altro che le bufale sulle scie chimiche e i rettiliani...

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↪ Joel Samuele Beaumont

Gentile @Michele M.,
«Altro che le bufale sulle scie chimiche e i rettiliani...», è il presupposto sul quale si applicano le suddette leggi. Perché, chi ha deciso che i vaccini sono un problema, mentre le scie chimiche e i rettiliani no?
Poi...
«l'adesione ai vaccini era buona, l'obbligo era disapplicato de facto. Le multe agli inadempienti non venivano irrogate, e i procedimenti per affievolimento della patria potestà erano sempre più rari.»
E se fosse così quindi, andava bene se la patria potestà si toglieva solo a pochi, e non a tanti.
Io ad esempio sono per nessun vaccino obbligatorio, sia per legge, che de facto. Non sono d'accordo con chi si accontenta del fatto che tanto la legge non viene rispettata, perché poi queste leggi che "non vengono rispettate" le fanno rispettare solo a pochi, i quali poi si trovano isolati dal resto della società, che non comprende la problematica dove sia.

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