Il mio articolo Della magica poiesi è stato pubblicato nel volume Nel Regno della Quantità, ed. Il Leone Verde, Torino (2024).
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Fiat iustitia pereant immundi


Volendo azzardare un commento su ciò che sta accadendo nel nostro Paese, non si saprebbe davvero da che parte incominciare. Forse dalla più urgente, da quella torpida sensazione di normalità che fa da sfondo agli eventi, da quell’ipnosi molle in cui la tragedia sfugge e sprofonda. Mentre spirano venti di guerra a oriente getto uno sguardo sulle macerie della guerra che imperversa da due anni in casa nostra, e raccolgo detriti a caso.

La scuola. Ragazzini bullizzati dalle maestre (!) perché non si sono lasciati iniettare una fiala, o per lo stesso motivo esclusi dall’aula. Altri messi ai domiciliari su segnalazione anonima, cioè privati della libertà personale senza processo come non si poteva più fare da circa ottocento anni. Perché c’era l’habeas corpus – c’era.

I docenti. Una settimana fa ha parlato in televisione un professore di medicina. Non so che abbia detto, ma il giorno dopo l’università per cui lavora ha fatto sapere al metamondo di Twitter che le parole del docente «non rappresentano il pensiero dell’istituzione» e ha annunciato «ulteriori azioni». Gli internauti gaudenti rilanciavano con frizzi e lazzi sul cognome del malcapitato, che richiama un ortaggio. In questo alato scambio sarebbe dispiaciuto incunearsi per chiedere che cosa mai fosse il «pensiero dell’istituzione». Da quando esiste, dove è codificato? Non penso nell’articolo 33 della Costituzione (anzi) ma neanche nella lunga storia degli atenei, dove fino a ieri pensavano le persone fisiche, non quelle giuridiche. Se durante la peste del Trecento i dottori delle università (non le università) dibattevano liberamente sui rimedi, oggi invece è la scienza che parla per gli scienziati. Sì, ma allora chi parla per la scienza? Mistero.

Il lavoro. Sempre a scuola, una professoressa ha scritto al suo preside che anche ai colleghi molestatori o violenti è riconosciuta una parte dello stipendio nel periodo di sospensione. Un ex ministro della giustizia ha ricordato che anche agli ergastolani è consentito lavorare e guadagnarsi il pane. I giudici amministrativi lombardi si sono giustamente chiesti perché sospendere una psicologa che lavora coi pazienti soltanto in remoto. Già, perché? E perché chi ha già certi anticorpi deve prendere una medicina per sviluppare quegli anticorpi? E perché il «consenso scientifico globale» che vige a Como non vale più a Chiasso? E perché una puntura conta più di un esame di Stato? Perché sì, perché «va fatto e basta». Perché sarà vero, l’acqua non scorre a monte e sei mesi fa non eri ancora nato. Ma io sono il lupo, tu l'agnello.

La democrazia. Pare che il presidente del Consiglio abbia intimato ai parlamentari di «garantire i voti» necessari per approvare le decisioni del Governo. Solita genitura invertita: l’esecutivo, cioè l’organo «che è atto a eseguire» (così il dizionario Gabrielli), dà ordini al legislativo che gli dovrebbe dettar legge, su mandato degli elettori. Ma siccome un mandante deve per forza esserci, allora chi detta i compiti all’esecutore? Altro mistero.

Ora, ragionando a freddo, non è plausibile che un tale sfascio si sia consumato in così pochi mesi, né che un malanno e qualche decreto abbiano tirato giù da soli un edificio messo in piedi nei secoli. No, i muri dovevano già essere crepati da tempo, da molto tempo e forse fin dall’inizio, sicché il crollo era atteso da tutti, temuto da pochi, salutato da molti. E poi il sole continua a sorgere, il latte arriva sugli scaffali e la televisione trasmette dibattiti e giochi a premi. Il vecchio Orwell ci credeva davvero, che in Germania, in Russia e altrove non regnassero che apatia, arretratezza e terrore e che lì nessuno osasse screziare il grigio della dittatura con una canzone o un sorriso. E noi con lui. Perciò no, non può esserci un regime. Se c’è un filo di luce – almeno per me, almeno finché dura – i tempi non possono essere bui.

Ovviamente non si ignorano sofferenze e violenze, si ascoltano certe storie in famiglia e le si legge sui giornali, e certi metodi mai visti prima se non nei libri di storia. Ma per questo c’è l’ipnotico più gagliardo, quello che normalizza ogni abominio: la giustizia. Va bene perché è giusto così. E lo si può dire ovunque, con l’esaltata soddisfazione di un Savonarola laico o con gli occhi bassi di chi si sforza di ingoiare una lezione dura, ma necessaria. Storditi dalle stupidaggini del progresso crediamo davvero che gli aggeggi materiali ci assegnino una palma anche morale sugli avi, sicché non ci vergogniamo di chiedere una lacrima ai ragazzini che oggi non possono salire sull’autobus perché settant’anni fa, in un altro Paese, qualcuno ci poteva salire purché occupasse i sedili sul retro.

Sarebbe facile dimostrare more mathematico che se l’ingiustizia produce i delitti, la giustizia aizza le stragi. Perché la prima è punibile, la seconda impunita. La prima opera nei limiti dell’obiettivo, la seconda non ha limiti né obiettivi se non sé stessa, né remore, né censori. «Non avete pietà», dice Aglaja al principe Myškin, «ma solo giustizia: perciò siete ingiusto», riassume fulmineo Dostoevskij. E Nostro Signore, che di un tribunale fu la vittima più innocente («nos legem habemus»), non ha mai speso una parola di lode per gli zelanti à la Javert, mentre al contrario chiamava «beati i perseguitati a causa della giustizia» e prometteva loro il regno dei cieli. Di persecuzione e giustizia parla anche la storia di san Paolo. Prima dell’incontro con Dio era appunto un persecutore «irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge», ma da convertito visse non più «con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede» (Fil 3,6.9). La giustizia può perseguire ma se perseguita è altro, è la maschera di un’ingiustizia.

Quindi, che cosa è giusto? Come si spezza il cerchio dei relativi, quello che ci fa piangere per la signora Parks che tornava dal lavoro (sì, era scientifico anche allora) e non per il cinquantenne con prole che oggi al lavoro proprio non può andarci? Tra i tesori spazzati via dalla barbarie moderna c’è sicuramente lo sforzo millenario di agganciare l’etica, e quindi le leggi, a una norma che trascenda i suoi autori e la preservi dall’assurdo di ancorarsi a sé stessa. Se oggi si urla «o-ne-stà!» nelle piazze, sette secoli fa Tommaso d'Aquino metteva all’ultimo gradino della gerarchia delle leggi lo jus civile codificato dai sovrani. Sopra stavano lo jus gentium comune a ogni popolo e la lex naturalis, l’innata disposizione morale dell’anima (sinderesi) che intuisce la lex aeterna con cui Dio ha ordinato il mondo. L’insubordinazione dei gradi inferiori produce arbitrio e violenza.

L’appiattimento di questa necessaria complessità nella dimensione puntiforme dell’ultimo codicillo vergato dall’ultimo burocrate dà la misura di un deserto odierno che è, nell’ordine, spirituale, culturale e morale. Se la giustizia eterna collassa su quella degli uomini, le prescrizioni di quest’ultima mimano i decreti divini: non devono addurre ragioni se non quelle pasticciate e sibilline di un mistero a cui bisogna chinarsi e promettono una salvezza che nel dominio terreno può essere solo quella della sopravvivenza, del comodo e della vanagloria a spese del prossimo. È dall’istituzione di questa pochezza che si è arrivati dove siamo arrivati: ad accettare l’ingiusto perché non c’è altra giustizia; a parlar d’altro persino dai pulpiti perché non c’è a chi rispondere, né sopra né dopo; a convivere con l’assurdo e l'abnorme perché non c’è norma, e quindi neanche il normale.



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Commenti

Raffa

Meravigliosa sintesi. Grazie

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Joe Fernwright

Caro Pedante, è sempre un piacere leggerLa, anche a distanza di mesi

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Aristarco

Leggo oggi: uno dei migliori articoli di sempre del Pedante

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disperato

Caro pedante
chiedo a lei, andando ot, un suggerimento su un problema che mi è sorto oggi, sapendola esperto di informatica.
Provando ad accedere al mio account gmail, che possiedo da anni, oggi non mi hanno permesso l'accesso perché per farlo volevano la mia data di nascita, che a loro dire è richiesta per legge. Ma io sono anni che accedo a gmail senza data di nascita, è cambiata la legge? o invece si tratta di una abuso, l'ennesimo di queste infami multinazionali?
Che lei sappia si può aggirare l'ostacolo? Perché io non ho nessuna intenzione di dare i miei dati a google di cui mi fido zero.
E al limite se mettessi una data falsa, che comunque dice che sono maggiorenne, correrei dei rischi legali?
Grazie se può e vuole rispondermi.

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Una prof

Vivendo da tre anni in uno stato di guerra permanente, ciò che sta accadendo con la guerra in Ucraina non mi ha stupito, mi sembra solo la prosecuzione dell'orrore precedente: anche qui si parla di "unire" quando invece si sta dividendo, si parla di "pace" e si inviano armi. Esponenti politici e giornalisti vanno dicendo con orgoglio che la guerra ha unito l'Europa, così come dicevano in merito alla pandemia. La realtà invece che vediamo sotto gli occhi è che le guerre (tutte) creano ferite insanabili nella società. La demonizzazione/persecuzione dei non vaccinati e la messa al bando degli artisti russi (viventi e non) originano dalla stessa stupidità e rozzezza. Ma quando lo stupido conformismo proviene dalle università allora c'è da allarmarsi: vuol dire che il sottosviluppo culturale del nostro paese è realtà. In questo contesto (guerra + ignoranza diffusa) è stato possibile il rovesciamento della realtà, il sovvertimento totale dei valori cui stiamo assistendo. Se le misure da regime totalitario in vigore in Italia sono uniche al mondo, una ragione ci sarà!

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↪ Chinacat

Gentile @Una prof, la cosa un suo senso:
"Esponenti politici e giornalisti vanno dicendo con orgoglio che la guerra ha unito l'Europa"
E ci mancherebbe altro:
"Der Krieg ist eine bloße Fortsetzung der Politik mit anderen Mitteln." (Von Clausewitz)
(Vom Kriege, Buch, 1. Kapitel, Unterkapitel 24)
(La guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi)
Chinacat

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↪ giorgio

Gentile @Una prof, le guerre provengono da ferite, per usare una sua aggettivazione, sono una catena che non si interrompe. Non c'è stupido conformismo, al massimo i conformisti sono stupidi ma è un risultato voluto di una politica con un obiettivo preciso, del resto in ogni latitudine la psicologia delle masse si assomiglia, la maggior parte degli umani ricerca ciò che è conforme, solo nella età moderna abbiamo fatto del dissidente un eroe e definito gli altri banali conformisti, perché? Quando banalmente teniamo la destra in strada è un luogo conformistico a cui siamo necessitati, così andare a lavorare anzichè a fare rapine in banca, insomma se vogliamo una spiegazione del perché siamo stati i peggiori nel covid dobbiamo cercare nella nostra classe dirigente non nella mancanza culturale delle masse italiche. Nei secoli è sempre stata la gerarchia della Chiesa a non voler che le masse leggessero non questi ultimi che non lo volevano: oggi è uguale.

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↪ Aristide

Gentile @Una prof, e brava la prof, ma voi avevate/avete il dovere di capire, parafrasando qualcuno, ma in questo ventennio la tua categoria è stata piuttosto latitante nella comprensione dei fenomeni sociali ed economici della vecchia Europa. Quando la gente perdeva il lavoro e non ne capiva il motivo, la vostra categoria non si è mai chiesta di analizzare le cause e dare spiegazioni razionali, ha sempre preferito la retorica unita alle menzogne invece della dialettica sociale, dove il leitmotiv della narrazione era il cazzeggio altisonante per mascherare il "non averci capito un cazzo". Pace e bene.

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Chinacat

Gentile Pedante, una puntualizzazione sul caro, vecchio Orwell:
"Il vecchio Orwell ci credeva davvero, che in Germania, in Russia e altrove non regnassero che apatia, arretratezza e terrore e che lì nessuno osasse screziare il grigio della dittatura con una canzone o un sorriso. E noi con lui."
Se per "Germania" intende fare riferimento alla Germania nazista, purtroppo le cose non stanno in questo modo. Per quanto io stesso sia un lettore del buon Orwell, devo ammettere una cosa: Orwell nella Germania nazista non ci ha vissuto nemmeno cinque minuti. Quantomeno questo è quanto ci dice la più aggiornata storiografia sul Terzo Reich, quindi siamo ben oltre le opinioni personali. Nello specifico:
"In the 1950s and 1960s, Hannah Arendt, Carl Friedrich and Karl Dietrich Bracher constructed a remarkably long-lived description of Nazi Germany as a “totalitarian” state and society. In a popularized Orwellian rendition – the monolithic state presiding over the brainwashed, fanatical masses – this “totalitarian” image
of the Third Reich retains a tenacious grip on the imaginations of university students as well as the general public. The totalitarian model was derived from the Nazi regime’s own ideological selfrepresentations
rather than from any close analysis of German society under National Socialism."
Questo è il prof. David Crew ("Nazism and the German Society, 1994) e non fa altro che riportare quella che è la chiave di lettura dei moderni storici dato che, prosegue Crew:
"David Schoenbaum’s pioneering book on Hitler’s Social Revolution published in 1966,proposed a new agenda for research on Nazi society, but it was not until the 1980s that German, British and American historians began to penetrate deep inside Nazi Germany. In the past ten years, a growing body of research on the social history of the Nazi years has made possible a new understanding of the Third Reich."
Il "problema" è che l'immagine che ne ha dato Orwell non corrisponde alla realtà dei fatti, sebbene a grandi linee abbia centrato alcuni punti essenziali. E dato che Orwell è molto più letto di un Hildebrand o di un Broszat, la storiografia procede a due velocità: gli storici dicono e dimostrano B, il grande pubblico è rimasto ancora alla A. Per essere più chiaro, Le faccio un esempio concreto, riferendomi alla grigia dittatura nel quale non ci sono sorrisi e canzoni.
Dopo la "Machtergreifung" del gennaio 1933, viene istituito il Propagandaministerium diretto ovviamente da Goebbels e con autorità di controllo pressoché illimitata su tutte le forme di comunicazione. Oltre alla carta stampata, sono due i veicoli su cui puntano l'attenzione: la radio e il cinema. Ed è qui che avviene l'esatto opposto di quel che immaginava Orwell: davanti alle pressioni degli alti vertici del nazismo, lo stesso Goebbels si oppone ad una radicale "politicizzazione" di questi strumenti. Goebbels vuole canzonette e varietà e non propaganda politica martellante. E lo stesso vale per il cinema: accanto ad un film come "Hitlerjugend Quex", ne vanno fatti almeno una dozzina che siano il più "leggeri" possibili. E' evidente una cosa: Goebbels aveva intuito che la miglior propaganda è quella che non sembra nemmeno propaganda, anticipando l'attuale "lo ha detto la televisione". Goebbels vuole il consenso ("L'enigma del consenso - Ian Kershaw, gran libro) e non sarebbe possibile con il semplice uso di una propaganda nazista a tamburo battente. Questo non vuole affatto dire che non ci fosse propaganda, ce n'era eccome, ma con modalità diverse da quelle orwelliane: Goebbels è il padre del moderno "infotainment", per cui il tedesco medio e non necessariamente nazista, va al cinema a vedersi un filmetto di svago e prima della proiezione c'è il notiziario (in Italia noto come Cinegiornale LUCE) nel quale vengono mostrati i grandi successi della nuova Germania nazista. E poi va in birreria a far bisboccia e a cantare, cosa che non quadra molto con l'immagine della Germania in "stile Orwell".
"Goebbels knew better than to simply broadcast the Third Reich's agenda nonstop. People welcomed the inexpensive receivers into their homes precisely because they also provided entertainment and distraction. Regular programming included operas, classical concerts, light dance music, games, jokes, and popular arts."
(link)
Cordialmente,
Chinacat

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↪ Fedor Mikhajlovich

Gentile @Chinacat,
La sua doverosa puntualizzazione nulla toglie al rendering orwelliano della dittatura. La famosa tecnica del "panem et circenses" è infatti ben rodata da millenni. Siamo però giunti a una nuova fase, in cui la sola paura indotta dalla propaganda è capace di addomesticare l'uomo incanalandolo verso l'unica soluzione presentata dal potere ed essere felice di ciò. Certo, questo ha una durata limitata, perché l'uomo non può vivere in una dimensione di emergenza permanente costituita sempre dallo stesso pericolo. Ecco che dunque va rinnovata ancora e ancora, finché va bene con l'utilizzo delle varianti e poi con un'altra emergenza e poi un'altra ancora fino a che la sospensione dei diritti e delle libertà non diverrà definitiva perché i più non avranno memoria di ciò che fosse prima.

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↪ Chinacat

Gentile @Fedor Mikhajlovich, premesso che Orwell, se fosse per me, lo farei leggere a scuola (ammesso che insegnino ancora a leggere), purtroppo ci sono degli elementi fondamentali che Orwell trascura completamente e senza i quali non si può avere una esatta comprensione di cosa sia un regime "totalitario".
Due di questi elementi sono:
a) come e perché avviene il passaggio da una "democrazia" ad un regime totalitario.
b) che tipo di struttura sociale ed economica intende sviluppare il totalitarismo in oggetto.
Senza questi due elementi abbiamo semplicemente la descrizione di alcuni meccanismi psicologici legati alla propaganda ma che non ci dicono molto della macchina che li costruisce. E nulla ci dicono della società in cui questi meccanismi vengono fatti funzionare; la Germania e l'Italia del 1930 non sono modelli astratti ma reali, così come è reale la situazione attuale.
La mia personale opinione è abbastanza semplice: si sta sviluppando una nuova forma di regime totalitario e quest'ultimo avrà alcuni degli elementi dei passati regimi totalitari accanto a dei nuovi elementi specifici della società moderna. Ma senza conoscere le risposte alle due questioni sopracitate, si brancola nel buio e Orwell ci fornisce una candela mentre quel che serve è accendere la luce.
Un ultima cosa che spero possa risultarle utile per sapere cosa è in grado di fare un totalitarismo; Lei infatti scrive: "fino a che la sospensione dei diritti e delle libertà non diverrà definitiva perché i più non avranno memoria di ciò che fosse prima."
Magari fosse solo un problema di cancellazione della memoria; un regime totalitario non cancella la memoria ma la sostituisce con una memoria diversa, dove quei diritti a cui Lei fa riferimento avranno una connotazione del tutto negativa. E su questo punto il buon Orwell ci aveva preso in pieno: " "Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato". Ma con una precisazione: in confronto alla realtà di un regime totalitario di quelli veri, lo stesso Orwell non aveva capito fino in fondo cos'è in grado di fare.
"Communism, fascism, nazism are historical phenomena with specific individualities. And not only because of the obvious difference in historical traditions, social conditions, political situations of the countries in which these phenomena took place, or because of the diversity of the social classes that supported them most during their formation, their attainment of power and the politics of the regime, but also because of the substantial difference of their ideologies, of their revolutionary myths, of their political systems that were, in turn, conditioned by the specific historical realities in which these phenomena matured."
(Emilio Gentile, Fascism and the Italian Road to Totalitarianism, 2000)
Chinacat

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↪ Gert dal Pozzo

Gentile @Chinacat, vedo un uso della parola propaganda come se essa fosse ristretta ai regimi totalitari. Eppure Jacques Ellul, nel suo saggio "Propaganda" mi sembra spieghi che in sostanza la democrazia ha bisogno della propaganda ancor più del totalitarismo. Mi sembra convincente. Cito qualcosa.
Abbiamo visto come la crescita dell'informazione porti inevitabilmente alla necessità della propaganda. Questo è più vero in una società democratica che in qualsiasi altra. [...] Non dobbiamo illuderci: quando si parla di "democrazia di massa" e di "partecipazione democratica", questi sono solo termini velati che significano "religione". La partecipazione e l'unanimità sono sempre state caratteristiche delle società religiose, e solo delle società religiose.
La traduzione è mia, il saggio non mi risulta pubblicato in italiano finora, anche se a breve dovrebbe una traduzione da un piccolo editore.

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↪ Chinacat

Gentile @Gert dal Pozzo, io uso la parola "propaganda" con riferimento specifico al modello totalitario, quello in cui raggiunge la sua massima espressione e forza ma sono perfettamente d'accordo sul fatto che non la si può restringere soltanto a questo modello, Tutte le ideologie e le relative forme di governo e di Stato, inclusa la democrazia, hanno fatto uso della propaganda e ne fanno uso tutt'ora; in campo democratico, il discorso di Pericle agli ateniesi è uno splendido esempio di "propaganda democratica", forse il primo in assoluto.
E' però evidente che risulta difficile analizzare la propaganda in termini puramente astratti, per via delle connessioni tra i vari soggetti. la propaganda, il messaggio da propagandare, chi fa la propaganda e il ricevente di quest'ultima: Pericle parla all'Assemblea riunita mentre il De Bello Gallico di Giulio Cesare è riservato ad una ristretta fascia di popolazione, i senatori. Inoltre va tenuto presente che la stessa forma delle istituzioni influenza pesantemente la propaganda: la propaganda democratica nella Francia della rivoluzione, ad esempio, cambia natura con il passaggio al Consolato e all'Impero; è sempre propaganda democratica ma allo stesso tempo è diversa.
Che il modello democratico necessiti di ancor più propaganda rispetto al modello totalitario è una cosa discutibile, anche se ammetto che la "democrazia", per via della sua natura, necessita sicuramente di un appoggio da parte delle istituzioni. Un solo esempio: se per "democrazia" intendiamo la presenza di molteplici soggetti politici, ognuno di loro farà la sua propaganda. Nell'Italia del 1970 c'è l'Unità (propaganda comunista), c'è l'Avanti (propaganda socialista) e c'è il Corriere della Sera (propaganda liberale); e come se non bastasse, il modello democratico consente anche che ci sia la propaganda anti-democratica. A questo punto spetta alle istituzioni democratiche propagandare l'ideologia democratica con tutti i mezzi a sua disposizione.
Chinacat

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Wildkater

Quando si parla della tragica situazione attuale del mondo, noto che vengono sistematicamente tralasciati da tutti quanti alcuni elementi fondamentali.
Le forme di governo sono di per sé neutre, tutt'al più seguendo san Tommaso si può parlare di maggiore o minore perfezione; quindi per un mostruoso regime (nel senso latino del termine, regimen) come quello attuale non è corretto parlare di "dittatura" o di "totalitarismo", ma si dovrebbe parlare solo di TIRANNIA". Il vero discrimine infatti tra buon governo e tirannia consiste nell'atteggiamento e comportamento nei confronti del PROPRIO POPOLO di colui o coloro che governano, a prescindere assolutamente dalle forme in cui attuano il loro compito, e quindi:
a) qualora i governanti vogliano fare il bene del proprio popolo si tratta sempre di buon governo, anche facendo la tara degli errori umani sempre possibili in questo mondo imperfetto e dei fallimenti dovuti alla sproporzione delle forze in campo, comprensibili considerando la potenza delle forze internazionaliste che sempre tendono alla distruzione violenta di coloro che osano opporsi alle due ganasce della tenaglia materialista, cioè liberalismo individualista e socialismo/comunismo collettivista (considerato quest'ultimo in TUTTE le sue forme, da quelle riformiste, fabiane a quelle più violente e rivoluzionarie, sempre tutte quante esiziali, tese ad esaltare il micidiale conflitto di classe, secondo il motto "divide et impera")
b) qualora i governanti vogliano fare solamente il proprio bene e/o quello di altri a discapito del bene del proprio popolo, situazione di cui abbiamo ora un vivido esempio nel governo attuale.
c) esiste anche un ibrido dei due punti precedenti in cui il governante fa in parte il bene del popolo ed in parte il proprio: semplificando all'osso un esempio di ciò potrebbe essere la prima repubblica, anche se a Lorsignori attuali padroni del mondo questo trascorso periodo di relativo benessere economico italiano è servito a realizzare in modo indolore l'iniezione mortale materialistica negli italiani ex cattolici allo scopo di ottenerne la necessaria corruzione morale, la quale solo da poco tempo comincia a maturare i propri venefici frutti. Solo dalla maggioranza del popolo ridotta al materialismo più crasso si è potuto ottenere il cieco terrore della morte da virus, della pandemia, la campagna "vaccinale" genocida, il conseguente "obbligo vaccinale" e tutto ciò che ne consegue.
E' il materialismo selvaggio generato dalle suddette tenaglie internazionaliste (o se si vuole "internazi", con termine atto a far da contrappeso alla stupida ed assurda propaganda politica dominante) che hanno consentito il divorzio terminale della legalità (beninteso della LEGALITA' e non mai della vera GIUSTIZIA, che è ben altra cosa, cioè "a ciascuno il suo") il divorzio dicevo terminale e definitivo della legalità dal diritto naturale divino.
Caro Pedante, è verissimo ciò che Lei afferma, e cito:
"Ora, ragionando a freddo, non è plausibile che un tale sfascio si sia consumato in così pochi mesi, né che un malanno e qualche decreto abbiano tirato giù da soli un edificio messo in piedi nei secoli. No, i muri dovevano già essere crepati da tempo, da molto tempo e forse fin dall’inizio, sicché il crollo era atteso da tutti, temuto da pochi, salutato da molti."
Certo, sono decenni, anzi assai meglio SECOLI di menzogne assurde, a cui si è fatto in modo che fosse molto più estetico, assai più comodo e ultimamente persino "legale" credere: ad ogni grossolana menzogna creduta dal popolo i menzogneri per antonomasia cioè Lorsignori hanno preso coraggio, e di volta in volta siamo ormai giunti al turpe delirio menzognero della maggioranza che abbiamo davanti ai nostri occhi.
E siamo ormai alla costante ridicolissima accusa reciproca, tra governativi costituzional/democratici ed antigovernativi altrettanto costituzional/democratici, di "nazismo/fascismo" ma nella totale assenza di "nazisti e fascisti", mentre nessuno vede il completo e totale trionfo delle due ganasce INTERnazionaliste foriere del materialismo terminale antimorale, antinazionale, antipatriottico e come tale antiumano.
Temo che il SISTEMA DI CREDITO SOCIALE alla cinese sia il giusto castigo per questa società corrotta.
Viva Cristo Re.

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↪ Eheh

Gentile @Wildkater,
Concordo con la sua conclusione! Ci meritiamo il sistema cinese. Dolorosamente ma sì. Cordialità

Rispondi

↪ wildkater

Gentile @Eheh,
molto, molto dolorosamente, ma per ora è quello che ci meritiamo.
Sebbene le crasse ed incredibili menzogne storico/politiche insegnate, credute dalla tragrande maggioranza delle persone, talora in parte persino sancite per legge e comunque ormai da tempo facenti parte della cultura dominante, sia liberale che socialcomunista, proibiscano un vero e proprio ritorno alla realtà della maggioranza, e quindi umanamente ormai non ci sia più via d'uscita da questa demoniaca impasse, non bisogna perdere la speranza: necessita credere che il castigo divino è sempre per la conversione, non per la distruzione.
Prima o poi la verità dovrà in qualche modo trionfare, anche in questo mondo.
Viva Cristo Re.

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↪ disperato

Gentile @wildkater,
forse la verita`prima o poi trionfera`in questo mondo, non certo in draghistan dove vive il popolo piu`stupido della storia dell'umanita`.
Comunque con la riforma del catasto, una patrimoniale annuale impagabile, che si aggiunge ai prestiti da restituire ai cravattari dell'unione europea, siamo tutti condannati. E la maggior parte degli italioti non ha nemmeno il sentore del disastro che inevitabilmente si abbattera`su questo paese abitato da minus habens.
Un colpo alla nuca, alla Stalin, sarebbe stato piu`onesto. Ma evidentemente non era necessario, gli italioti sono troppo stupidi, si possono eliminare senza sporcarsi le mani e senza rischiare alcuna reazione.
Speriamo che la guerra dei russi contro i banchieri askenaziti e i loro servi possa fare tabula rasa del marcio occidente, cosi`che i sopravvissuti possano ricostruire tutto da zero, perche`il sistema non e`riformabile e presto non permettera` neppure di restare in vita.
Una cosa e`praticamente certa, nei prossimi anni, al massimo qualche decennio, la depopolazione del pianeta, voluta dalla oligarchia finanziaria massonica, si realizzera`. Se non ci uccideranno e sterilizzeranno con i "vaccini", ci riusciranno con la fame.
Se puo`fugga in qualche paese civile, fuori dall'Italia e dalla nuova unione sovietica oggi chiamata unione europea (le altre nazioni sono messe male, ma in draghistan la situazione e`disperata e negli altri Stati del nuovo impero del male non va molto meglio).
E si, gli italioti si meritano il sistema dei crediti sociali alla cinese, e gli italiani sono pochi e quasi tutti all'estero...

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↪ Intelligente

Gentile @disperato, Mah, le auguro di star già facendo le valige per il trasferimento in Russia, visto come dipinge la nazione nella quale vive. A propostio, volevo ringraziarla per avermi definito italiota (creasi fra italiano ed idiota) e facente parte "del popolo più stupido della storia". Credo che sia stato molto gentile da parte sua.

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↪ Chinacat

Gentile @Intelligente, non se la prenda, l'auto-razzismo è semplicemente un altro prodotto della propaganda del Regime: gli italiani sono tutti scemi ergo serve il cosiddetto "vincolo esterno", ovvero l'Unione Europea. E' un meccanismo propagandistico molto efficace: gli italiani sono corrotti, sono stupidi e sono incapaci di governarsi, quindi gli serve qualcuno che li faccia rigare dritto. E come può vedere, funziona benissimo anche su coloro che si ritengono "contro" il Regime, senza minimamente accorgersi che gli stanno facendo un favore. Il Fascismo italiano ci ha campato per venti anni usando questo strumento, convincendo milioni di persone che effettivamente gli italiani erano scarsi e che necessitavano un Duce che li guidasse; l'espressione più usata era "plasmare il Nuovo Italiano".
Quando il nuovo Regime attuale ha iniziato ad insediarsi, ha rispolverato lo stesso identico strumento e funziona meravigliosamente. Per inciso: che in Italia ci sia un problema di "ignoranza" è vero ma siccome in questo meccanismo ci sono finiti quelli che in teoria sono migliori di noi (tedeschi, francesi, finlandesi) dovrebbe essere evidente che il problema non sono "gli italiani". Aveva ragione quel Genio del Male del Dr. Goebbels: la migliore propaganda è quella che non sembra nemmeno propaganda, per cui ottiene il suo risultato su una fascia di popolazione molto più ampia. E il soggetto che usa questa propaganda non è nemmeno consapevole di essere uno strumento della propaganda stessa, anzi.
Chinacat

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↪ disperato

Gentile @Intelligente,
io penso che lei sia un troll, percio`non sono sicuro che sia un italiota.
Dipende dal suo stato sociale: se ha i milioni in Svizzera come tanti traditori della patria allora non e`un italiota, altrimenti, se ha un patrimonio e reddito normali, sara`travolto dal regime dittatoriale sanitario che difende, e quindi e`(anche) un italiota.
Addio.

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Pietro

Grazie per le riflessioni che ci suggerisce e per la chiareazza con cui le espone. E' un contributo prezioso alla comprenzione della crisi sociale ed un suggerimento ad un razionale atteggiamento nell'approccio ad una possible via di superamento.

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Gert dal Pozzo

A proposito di "l’ultimo codicillo vergato dall’ultimo burocrate" mi sembra una visione ottimistica, perchè ancora dopo ci sono le FAQ sul sito del Ministero della Salute, vergate da qualche ignoto ghost writer, presumo ispirato dal ministro Speranza.
Negli ambienti lavorativi queste FAQ sono ampiamente applicate come se fossero legge, in particolare vale sia nel mio ambiente di lavoro che in quello di mia moglie.
Non riguardano fatti marginali, io sono costretto ad esibire il cosiddetto Green Pass per mangiare a mensa, anche se nessuna legge, decreto o decretino prevede asplicitamente ciò.
Nota: Non amo particolarmente l'inglese, per cui provo a decodificare gli inglesismi: FAQ dovrebbero essere frequently asked questions, cioè domande fatte spesso dai lettori di un sito, ma solitamente compaiono subito dopo i decreti per renderli ancora più infami, ghost writer, alla lettera scrittore fantasma è chi scrive per conto di un altro, spesso nel campo delle autobiografie di successo.

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Affarefatto

La preoccupazione più grande è che quanto successo e succede sia una tattica che finisce in crescendo. Un autoritarismo che pian piano si è fatto più forte, ma perché? È il virus o quello che succede in Ucraina sta per scalare a breve? Da parte mia, la prima ragione è irrazionale, la seconda ragionevolissima nell’ottica.

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Intelligen

E' amaro constatare che utilizza la sua impeccabile conoscenza della lingua italiana per ripetere concetti stantii e privi di fondamento.

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↪ Jambalaia

Gentile @Intelligen,
non capisco il senso del suo commento...

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↪ Macx

Gentile @Jambalaia, non capisco il nick name "intelligent".......................

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↪ Intelligente

Gentile @Macx, Semplice refuso, questo è quello corretto.

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