Il mio articolo Della magica poiesi è stato pubblicato nel volume Nel Regno della Quantità, ed. Il Leone Verde, Torino (2024).
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Niente denaro, tutto denaro


Questo articolo è stato pubblicato, in versione leggermente adattata, su La Verità di martedì 23 gennaio 2023.

Dopo le ultime scaramucce sulle soglie di pagamento in contanti si torna a parlare (casomai si fosse mai smesso di farlo) di limitare ulteriormente o addirittura di abolire banconote e monete. L’idea, come altre che tengono banco nel mondo, canta sulle note del bullismo dialettico ad personam: chi non è d’accordo non va ascoltato perché «ha qualcosa da nascondere» o peggio, si oppone al «progresso». Perché? Non si sa, ma perciò deve essere molto cattivo.

Dove è viziato il metodo, deve esserlo anche il merito. Mentre si ripete che il denaro fisico è il primum movens dell’infedeltà fiscale, persino un ex ministro della parte politica che spinge di più per reprimerne l’uso ha ammesso che «non c'è nei dati nessuna correlazione fra l’intensità del limite [al contante] e la diffusione dell’economia sommersa». Il sospetto che la quasi interezza dei soldi sottratti al fisco corra sui circuiti rigorosamente elettronici del transfer pricing e di altre manovre elusive con cui pochi privilegiati occultano molti miliardi senza mai sfiorare un nichelino, è confermato dalle cronache e dalla letteratura di settore (qui un assaggio). In un’ampia ricerca di alcuni anni l’ufficio studi di Deutsche Bank concludeva che «il denaro contante è difficilmente la ragione per cui si evadono le tasse. I parametri che determinano la dimensione dell’economia sommersa sono piuttosto la pressione fiscale e la qualità delle istituzioni pubbliche, l’etica dei contribuenti e il reddito pro capite». Le banconote sono state anche accusate di promuovere la corruzione, il crimine, il terrorismo e, ça va sans dire, la diffusione del Covid. Tutte illazioni poco o per nulla confermate dai fatti ma, come scrisse qualcuno, tanto peggio per i fatti.

Perché allora si insiste? Che lo si faccia per convinzione o per altro, l’opaca «guerra di civiltà» contro il denaro contante sembra illustrare meglio di altre certe inclinazioni accentratrici o distopiche che covano nel sentimento odierno, a tanti livelli. Partendo dal più superficiale, dall’interesse economico dei gestori delle moneta elettronica i cui profitti si sono impennati negli ultimi anni e che da tempo affiancano le istituzioni nella transizione cashless rappresentandola come il prodromo di «una società più giusta». Proseguendo appunto con l’equità sociale. Se è vero – come è vero – che la massima parte delle operazioni illegali o paralegali che tolgono soldi al fisco sono realizzate in forma elettronica da grandi gruppi industriali e multinazionali (per tacer qui di quelle legalizzate), la stretta al contante non eliminerebbe e forse neanche scalfirebbe il vantaggio illecito, ma più semplicemente lo riserverebbe ai pochi che si possono permettere stuoli di commercialisti ai tropici, prestanome e angeli custodi nelle istituzioni, verticalizzando ulteriormente la società.

C’è poi la questione, più profonda e sinistra, del controllo. Fino a pochi anni fa i regimi sguinzagliavano le spie per registare e reprimere il malcontento dei sudditi. E il tiranno Dionigi di Siracusa, si dice, ascoltava i sussuri dei prigionieri facendoli rinchiudere nella grotta a forma di orecchio che porta il suo nome. Oggi queste smanie dispotiche e paranoiche sono rese ordinarie dalla digitalizzazione di ogni dettaglio della vita pubblica e privata – conversazioni, documenti, registrazioni audiovisive e, appunto, transazioni economiche – che può essere comodamente scandagliato con un PC in rete e la password giusta. Sicché la lotta al contante riflette anche la volontà di espugnare uno degli ultimi fortini rimasti immuni dallo scrutinio del panopticon elettronico: la libertà di vendere e di comprare senza lasciar traccia di sé.

L’onniscenza è l’anticamera dell’onnipotenza, la mappa per colpire chirurgicamente chiunque e dovunque. L’anno scorso il presidente del Canada Justin Trudeau ha fatto bloccare i conti correnti dei manifestanti che protestavano contro le misure sanitarie imposte nel Paese. La legge glielo consentiva? No, ma gli è bastato proclamare una «emergenza nazionale» (Emergency Act) per mandare legalmente sul lastrico i suoi oppositori e chiudere anche i wallet in criptovalute collegati ai manifestanti, dando (si spera) una sveglia a chi ancora credesse di trovarvi un porto sicuro. Il precedente ha poi ispirato la Corte Suprema brasiliana che nell’ultimo mese ha fatto chiudere i conti bancari di chi contestava l’esito delle elezioni presidenziali. E PayPal, la più importante piattaforma di pagamenti online che già in passato aveva sospeso i conti di alcune testate web e associazioni non allineate con le opinioni ufficiali, l’ottobre scorso ha pubblicato un aggiornamento delle sue condizioni d’uso in cui si arrogava il diritto di confiscare 2.500 dollari agli utenti che avessero diffuso «disinformazione». Travolta dalle polemiche, il giorno dopo ha corretto il tiro precisando che si sarebbe trattato di «un errore». Di un errore ragionato, scritto e approvato fino all'ultima revisione. Appoggiato lì, forse in attesa di tempi peggiori.

Chi si consola pensando che queste ritorsioni sarebbero «giustificate» dimentica che la tirannide è un metodo di governo, non un’idea o una bandiera. È un peso senza contrappesi, garanzie, mediazioni, opposizioni e processi, che una volta istituito può realizzare all’istante qualsiasi capriccio insindacabilmente «giusto» per chi comanda e solo incidentalmente tale per chi si spella le mani dal basso. Il controllo attivo e passivo sulle compravendite, già alluso nell’ultimo testo della Bibbia (Ap 13,16-17), sgombrerebbe ogni ostacolo sulla via infernale dei «crediti sociali» e il collegato automatismo di sorveglianza e sanzione.

A un livello ancora più radicale, la smania di tracciare ogni centesimo rispecchia l’ossessione di una civiltà che ha smesso da tempo di considerare il denaro e i suoi movimenti come uno strumento e ne ha fatto invece il metro universale dell’essere: spostamenti, stili di vita, relazioni, affetti, caratteri, fantasie, opinioni e quindi anche «virtù» singole o nazionali. Un mondo dove tutto si può comprare pone innanzitutto il problema ontologico di un’identificazione totale col soldo che, in quanto creduta, è anche voluta: tutto si deve comprare e ciò che non è in vendita non può essere. Negli ultimi anni hanno suscitato giusto sdegno i casi dei viticoltori pesantemente multati per essersi fatti aiutare dagli amici nella vendemmia in cambio di una cena o di una cassa di vino. Nel 2014 il ristoratore Eduardo De Falco si è tolto la vita dopo avere ricevuto un verbale da duemila euro in cui gli si contestava di essersi fatto dare una mano ai tavoli dalla moglie nei giorni di maggiore affluenza. Per il codice queste persone erano colpevoli di non aver pagato i loro «collaboratori», che nella ratio sottostante si traduce nell’avere osato adottare criteri, e quindi valori, diversi dall’orizzonte monetario: l’amicizia, il buon cibo, la solidarietà coniugale. Ecco i crimini, ecco l'eversione, la lesa maestà della dea pecuniaria. Per gli stessi motivi si discute da qualche tempo di remunerare il «mestiere» della casalinga, non potendosi evidentemente ammettere l’idea che si lavori solo (!) per amore della propria famiglia. Chi paga? Quanto vale? Come si mantiene? Sono queste le domande di un’umanità inaridita e incantata dai pastrugni dell’economia.

Chi controlla il denaro minaccia di controllare ogni cosa perché il denaro controlla già ogni cosa. E la controlla perché la informa, ne costituisce per sciagurato consenso l’unica rappresentazione plausibile. Perciò la guerra alle monetine non fa che perfezionare una profezia già avverata e tradurre in pratica una volontà di dominio che ha già trionfato nell’idea. È l’ultima saldatura di una visione che fa impallidire il pur squallido riduzionismo cartesiano e il pur tetro «regno della quantità» guénoniano, di una Flatlandia usuraia dove una sola dimensione surroga la realtà fisica e morale finendo per reclamare la nullità di tutto ciò che non può misurare. Di ciò che, non a caso, dà luce e senso alla vita: la gratuità, la dignità, la divinità, gli stessi beni materiali di cui mammona si scoprirebbe un'ombra rachitica, un Tauschwert parassitico e ancillare. Di questo deserto inumano la lotta al contante non è la causa ma il prodotto inevitabile e atteso, lo svelamento finale.


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Commenti

Eccomi

La cosa piuttosto ridicola è che i pagamenti elettronici esistono dal '71, da quando alle carte di credito è stata aggiunta la banda magnetica.
Ma anche prima, i dati erano in rilievo perchè si usava una macchinetta a pressione per incidere su carta (carbone?) il nominativo dell'acquirente.
Insomma esitono da prima che nascessi. Mi padre ingegnere li ha sempre usati. E fino a 2 anni fa non mi sarei mai immaginato che ne sarei divenuto contrario....

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Fantasio

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Ma tranquilli, non serve a schedare, infatti lo dicono pure loro:
"Le impronte digitali, registrate in sicurezza all’interno della CIE e non memorizzate in altre banche dati, non rappresentano un sistema di schedatura, ma una forma di tutela dell’identità fisica e digitale del cittadino, con l’obiettivo di contrastare il rischio di sostituzione di persona e il furto d’identità."
Serviranno perciò a nostra esclusiva tutela, come tutte le altre cose da cui non è possibile esimersi... fiuuuuu.
E anche perché d'ora in poi sarà possibile accedere ai servizi istituzionali solo onlàin, e solo da schedat... cioè volevo dire solo da assolutamente sicuri di essere noi stessi e non qualcun altro.
Ma tranquilli, riguarderanno solo i servizi istituzionali... lo sapete com'è quel cattivone dello Stato... (giannino aveva ben tentato di avvisarci)... e solo onlàin, non nei luoghi fisici... ma che siamo pazzi... ahah rido solo a pensarci... figuriamoci se dovrò esibire impronte digitali, scansione retinica e fascicolo sanitario per entrare in salumeria... cioè volevo dire in entomomeria... ahah ma dai! Solo dei beceri complottisti possono pensarci.

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↪ disperato

Gentile @Fantasio,
proprio in questi giorni google mi ha obbligato ad informarlo sulla mia data di nascita, senza la quale non mi permetteva più da giorni di accedere al mio indirizzo email.
Ovviamente per il mio bene, non per schedarmi oh, ma per impedire accessi non autorizzati alla mia posta elettronica... (e ora sono terrorizzato da eventuali furti di identità, grazie a google che pensa al mio bene...).
Però se non ci ribelliamo in massa alla fine hanno ragione loro. Se siamo contenti di portare delle catene fanno bene a mettercele.

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Lorenzo

Specchio di una società schiava del denaro, la lotta al contante è anche una lotta contro il popolino, che in paesi come il nostro (ma pare anche in Germania) ancora ama usare monete e banconote. La moneta "piccola" (quella cioè usata dalla maggioranza per le piccole spese quotidiane e poco più) è stata combattuta anche in passato, ad esempio nel XIX secolo, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. E' sempre la solita storia del potere sadico: i poracci devono soffrire. Il godimento, la piena vita, sono riservati solo ai pochi, che il denaro vogliono avere in esclusiva, e, naturalmente, controllare.

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EtVentisAdversis

Integro il mio precedente commento riprendo l’articolo laddove dici: “Chi controlla il denaro minaccia di controllare ogni cosa perché il denaro controlla già ogni cosa.”
Fortunatamente non é affatto scontato che ci debba essere qualcuno che controlla il denaro.
Oggi la tecnologia Bitcoin ci offre una forma di denaro completamente decentralizzata (ciò é vero solo per Bitcoin, non per le altre c.d. “Cryptivalute”), che non può essere controllata da nessuno.
Bitcoin può essere la soluzione a molti dei problemi che tu ha giustamente evidenziato.

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EtVentisAdversis

Ciao Pedante, forse la frase “chiudere anche i wallet in criptovalute collegati ai manifestanti” meriterebbe qualche chiarimento, perché scritta così é quantomeno imprecisa.
Un governo qualsiasi può chiedere di bloccare i wallet custodial detenuto presso exchange (soggetti che di fatto operano come le banche) ma nulla potrà mai fare per bloccare i wallet non custodial, ovvero quelli di cui gli utenti custodiscono le chiavi senza ricorso a intermediari. Quindi effettivamente chi ha un wallet crypto non custodial é in un porto sicuro, mentre chi detiene il proprio denaro digitale presso exchange ha capito ben poco e non sa cosa sta facendo. Sono certo che se approfondirai il tema, lo troverai estremamente interessante ;)

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↪ Red hansock

Gentile @EtVentisAdversis,
Il "potere" non ha bisogno di chiudere i portafogli, gli basta dichiarare illegale l'uso delle valute non a corso legale e chiudere tutti i cambiavalute
Poi i possessori potranno anche usare le valute a proprio rischio, sia per chi paga sia per chi incassa, ma quando dovranno fare un pagamento ad un soggetto che non accetta, per esempio quando dovranno pagare le imposte, il gioco finisce.
Le criptovalute sono tra le peggiori invenzioni dell'umanità e sono riservate a sole due categorie di persone: gli avidi e gli stolti. Ed a volte non li distingui...

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Mario M

La moneta coniata, secondo gli storici, nasce in Lidia intorno al 600 AC. La vulgata che ancora oggi si ripete nei testi di economia vedeva nel baratto l'operazione di acquisto/scambio prima della moneta; ma se ci si sofferma a riflettere, si comprende che ben difficilmente questa pratica poteva giustificare la magnificenza e la cultura che esprimevano le società arcaiche. Secondo David Graeber gli economisti sono costretti ad accettare quella leggenda, altrimenti crollerebbe la teoria del mercato quale elemento primario dell'economia antica e moderna; e Karl Polanyi scrisse che l'immanenza del mercato è stata una mistificazione del passato che ha ipotecato il futuro.

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Canton Ticino

Pedante, è sempre meraviglioso leggerTi, anche quando è triste constatare i nostri tempi e le Tue cristalline parole di verità. Come ne veniamo fuori? La nostra fede in Dio non è ancora così forte da spostare le montagne e cambiare le cose? Cosa possiamo fare?
Ti un saluto cordiale pieno di stima.
C.T.

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Carbi

Vorrei aggiungere un pensiero. Sempre di più si è reso evidente che i piccoli passi, documentati nella storia millenaria, verso una consapevolezza di specie (quella individuale è stata sempre conquista ricolma di sofferenza e magnificenza e comprensibile ai più solo a distanza di secoli) appaiono come piccole concessioni obbligate. In certi momenti storici, il potere reale, non poteva non considerare certe istanze che erano maturate in un contesto sufficientemente diffuso di condivisione di massa e, dunque, ha considerato opportuno fare piccole concessioni, obbligate appunto, che poi, subitamente, sono state deviate, manipolate, rese perverse e trasformate in qualcosa che nuovamente fosse confacente al potere medesimo. Queste stesse istanze che avevano prodotto modificazioni antropologiche prima ancora che economiche e/o politiche, erano state rese possibili, peraltro (fatto oramai documentato sufficientemente come ad esempio nel caso della rivoluzione francese e del suo illuminismo) anche grazie ad una contrapposizione esistente all’interno del potere medesimo. Forze che si contendono, da sempre, un’egemonia.
Se fossimo sufficientemente d’accordo su questa stringata lettura e potessimo proseguire nell’analisi aggiungerei che, in ogni contesto storico passato, ma anche e soprattutto presente - alla luce della tecnologia e della finanza globalizzata che rendono possibili azioni planetarie prima impensabili - la possibilità di annientare la massa (intesa come insieme di persone che posseggono un sistema di credenze cognitivamente povere ed emotivamente instabili) da parte delle élite, sarebbe senz’altro possibile e forse anche facile.
Non parrebbe esserci dunque la necessità programmare con decenni di anticipo le direzioni da prendere, anzi da far prendere, ai vari tessuti sociali, politico, economico, culturale ecc.
Sicuramente l’accresciuta consapevolezza acquisita dal cd ceto medio, negli ultimi decenni, avrebbe potuto essere d’ostacolo, quanto meno al percorso di ipnosi, ponendosi d’inciampo al sovvertimento della realtà narrata ma, anche a questo è stato “posto rimedio” da tempo con numerosi e diversi mezzi.
Dunque parrebbe che non interessi, al potere, una vera e propria, esclusiva opposizione di forza, parrebbe che la vittoria nella competizione non passi esclusivamente attraverso una conquista, una presa di possesso. Sembrerebbe piuttosto avere bisogno, essere condizionata all’accettazione, ad un qualche accoglimento da parte di colui che è oggetto di conquista e quindi subordinata, in una qualche misura, alla preliminare trasformazione di questo oggetto.
Se possiamo proseguire oltre, in quanto abbastanza d’accordo anche su queste ulteriori considerazioni, non possiamo fare altro che approdare ad una s-coperta.
La caratteristica, la tipicità, la conformazione del DNA umano sono il vero oggetto di conquista. Tutto ciò che gira intorno a questo obiettivo di predazione, di presa di possesso, a questa strategia che fa uso di armi, di denaro, di lussuria, di promozione del bestiale che abita in noi, è ciò che da sempre è stata chiamata anima, il sottile principio di vita. Che probabilmente, sola, ci collega alla imperiturità, al divino.
Se così fosse ogni nostra azione, individuale e collettiva, dovrebbe essere primariamente, indirizzata alla salvaguardia dell’anima e, in questo fare, capiremmo la vera portata della corruzione, che accomuna lo zucchero al politico di turno, l’aspetto biologico a quello culturale.
Mi rendo conto di avere fatto una semplificazione estrema della complessità e spesso l’eccessiva semplificazione può portare a due conseguenze diametralmente opposte: la banalizzazione stupida che irretisce o l’individuazione di una strada che può essere percorsa, in solitudine come in solidarietà, e che si palesa, limpida e senza turbamenti.
Per quel che mi riguarda resta in ogni caso, un desidero, più che un bisogno, quello della verifica di una qualche condivisione che sia di aiuto nel progredire del pensiero, nella s-coperta, nell’esperienza di un comune vissuto sociale.

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disperato

Ovviamente concordo sin nelle virgole (beninteso io non lo saprei dire cosi`bene, ma i contenuti li condivido totalmente).
Ma allora che si fa? Cioe`la diagnosi e`chiara ma la terapia? Come ci difendiamo dalla dittatura inumana che sta avanzando? Ci rifugiamo nella preghiera e basta?
Io penso che dovremmo fare qualcosa, se non altro per non farci uccidere senza aver provato a difenderci, ma cosa?
(si accettano suggerimenti...)

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↪ Il Pedante

Niente: link.

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↪ Herzog

Gentile @disperato,
Ecco due suggerimenti sul "che fare?" (mi permetto solo perché richiesti):
1) Fare il "Niente" che le ha suggerito il Pedante e che egli ha esposto in un post magistrale.
2) Personalmente faccio una declinazione del Niente del Pedante adottando comportamenti nella società che definisco di "caos individuale", ossia adottando comportamenti "non prevedibili" in ogni ambito.
Le risultanti del caos individuale consistono in due piacevoli sensazioni personali:
- di gioco e divertimento
- di "realizzare" il Niente del Pedante poiché il caos non ha, per sua natura, alcun obiettivo.
Cordiali saluti

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↪ Eccomi

Gentile @disperato,
se aboliranno il contante, puoi sempre metterti d'accordo con i tuoi amici e usare, ad esempio, marenghi d'oro, che sono scambiabili senza iva e quindi, come ho già detto altrove, valuta corrente.
Perchè, vedi, non credere che chi è veramente ricco accetti delle limitazioni idiote al proprio potetere di spesa, o possa anche solo concepire di subire quello che hanno assurdamente subito gli oligarchi russi. per cui, mi riesce molti difficile credere che l'uso dell'aureum sarà limitato. Penso piuttosto che si cerchi di limitarlo con la propaganda in modo, che diciamo, non vi ricorra il popolino bue, e sia riservato alle elite.
Curiosità: credo che da aurantium (vd. citrus aurantium) derivi sia oro sia arancione...

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↪ disperato

Gentile @Eccomi,
in una società dove proibissero il contante secondo lei lascerebbero possibile la libera circolazione dell'oro?
E poi l'oro in concreto dove lo compri? Vai in banca? vai dai compro oro? e quando devi fare la spesa al supermercato paghi con monete d'oro?
Perché guardi io sono seriamente convinto che dovremmo tornare alle monete d'oro e d'argento, quindi dotate di valore intrinseco, ma ovviamente non può essere un'azione individuale ma statale e collettiva (e prima vi sono passi più urgenti, come l'abbandono dell'euro e il passaggio dal denaro a debito al denaro a credito).
Insomma non credo assolutamente che questa volta ci si possa salvare individualmente, sarebbe come se un ebreo nella Germania di Hitler pensasse di salvarsi senza far crollare il regime. E a differenza del tempo passato qui è anche difficile pensare di scappare altrove perché il complotto è mondiale e non c'è paese dove fuggire.
Siamo con le spalle al muro, possiamo solo combattere e vincere o morire.
Saluti.
P.S. poi siamo d'accordo che chi è veramente ricco non subisce nessun danno da questi provvedimenti, anzi, ma il vero ricco è l'usuraio padrone delle banche, e se non hai una banca tua non sei abbastanza ricco per salvarti senza cambiare il sistema e rovesciare il regime.

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Carbi

Innanzitutto sono molto contenta di rileggere un suo intervento.
"...una sola dimensione surroga la realtà fisica e morale finendo per reclamare la nullità di tutto ciò che non può misurare"
Ecco questa frase, che ben si adatta anche a tante altre manifestazioni di questa nostro vivere sociale (la medicina e le discipline scientifiche in genere, l'istituzione scolastica, e l'educazione dei piccoli e tanto altro ancora) riesce efficacemente a esprimere il nòcciolo di ciò che la lotta al contante rappresenta. Sotto a tutte le manipolazioni che tentano di legittimare questa dichiarata necessità, sotto alla coltre di nebbia che serve a occultare le reali motivazioni, emerge un livello di verità che è comune denominatore dei tempi che stiamo vivendo: la "reclamata nullità" dell'essenza umana. Questa è ciò che deve essere difesa e affermata. Tutto il resto è corollario. Grazie sig. Pedante

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