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«Letteralmente la nostra ideologia»


Nei miei ultimi giorni trascorsi su Twitter ho accolto senza esitazioni l'invito a mettere il «mattone» nel profilo, avendo già seguito e apprezzato chi lo aveva fatto prima di me. Dei «mattonisti» avevo ammirato non solo la capacità di tradurre in fresca comicità il plumbeo ripetersi dei pensieri masticaticci e mucosi prescritti alle masse e ai pappagalli delle aule parlamentari. Non solo la capacità di aggregare i disorientati e i delusi, di emanciparli da una critica ormai boccheggiante per l'implacabilità degli eventi e di forgiare per loro uno stile brillante e paradossale, unica risposta possibile ai paradossi volgari delle rappresentazioni accreditate. In questa prassi mi era anche apparsa la trama di una riflessione che sento a me vicina e che i mattonisti, primi e forse unici tra i contemporanei, sono riusciti a strutturare in una verbalizzazione travolgente che nulla concede alla palude morta dell'«egemonia culturale». Quella palude la saltano invece a pie' pari avendone compreso l'unico scopo rimastole, di assimilare tutto divorandolo tra le sue feci fangose, nelle more di divorare se stessa.

Su questi temi mi ero riproposto di scrivere, quando alcuni esponenti del movimento (o di qualsiasi altra cosa si tratti) mi hanno preceduto pubblicando un manifesto (o comunque lo si voglia chiamare) che illustra per punti ciò che si è illustrato sul campo. Su licenza degli autori lo ripropongo integralmente più sotto. I lettori vi ritroveranno temi già cari a questo blog, in un'esposizione più incisiva e meno pedante: il rifiuto del «dibattito», della statistica e dell'uso totemico delle scienze naturali, l'irredimibilità del modello antropologico postmoderno, la necessità di una rifondazione mitica e, prima ancora, il vizio radicale della cognizione protesica di massa, un tema a cui dedicherò anche i miei prossimi contributi.

A quest'ultimo proposito mi lascia perciò assai interdetto - primo degli unici due appunti che muoverei al testo - l'affermazione del «webs» come luogo «libero» e disintermediato, addirittura «terreno più fecondo per la nascita di... nuove costruzioni sociali, antropologiche, ontologiche» (punto 3.6), e non invece cittadella nemica da piegare col boicottaggio e la diserzione oggi, l'eradicazione domani, per ripristinare il necessario primato dell'esperienza e spezzare il più potente degli incantesimi totalitaristi.

Fatico infine a comprendere perché il Syllabus di Papa Mastai non sia stato eletto a riassumere il programma politico e spirituale del movimento.

***

IL MATTONE

OVVERO UNA CONTRO-AGENDA PER IL CONTRO-UOMO

(testo originale su https://laterum.wordpress.com/2021/03/15/il-mattone)


Como, Villa Triste, 8 Marzo 2021

«Mi manca la coerenza, non ce l’ho, non la voglio, te la regalo tutta vecchio!»

– Scolarca mattonista, sec. XX

Premessa

La gestione scellerata e suicida della pandemia da Covid-19 ha rappresentato un disastro per l’umanità. Il processo di degenerazione della società non può essere arrestato, ma deve altresì essere accompagnato alla sua naturale conclusione.

Il mondo post-moderno è letteralmente la centrifuga di una lavatrice che gira impazzita e inarrestabile: il mattonista nemmeno tenta di fermarla. Egli apre l’oblò e ci getta dentro un mattone.

1. Il mattone non è un movimento politico. Esso si caratterizza piuttosto come una forma di adesione assoluta e immediata – non mediata – a un principio, un’idea, un’istanza: il secco rifiuto del paradigma dell’uomo-soia post-pandemico.

1.1 Per gli uomini-soia, la pandemia rappresenta l’unico modo per sentirsi partecipi di un epos collettivo, tramite azioni che siano alla loro portata: stare a casa o coprirsi il volto. L’uomo-soia sceglie di non vivere per non correre il rischio infinitesimo di morire, o per la paura in lui instillata di nuocere al prossimo.

1.2 Il mattonista, al contrario, rigetta i falsi mythoi della narrazione mediatica e mediata, opponendo loro le uniche categorie antropologiche ancora contestualmente valide nel mondo post-pandemico, vale a dire la vecchia dicotomia servo/uomo libero. L’obiettivo contingente del mattone, se mai ve ne fosse uno, sarebbe proprio quello di riunire tutti gli uomini liberi di questo mondo.

1.2.1 Chi ha il mattone è uno di noi, benché ci dissociamo sin d’ora da chiunque abbia il mattone. Il mattone è una libera associazione di dissociati.

1.2.2 Unironicamente, puoi avere il mattone anche senza avere letteralmente il mattone, qualsiasi cosa esso significhi. Allo stesso modo, il possesso non vale titolo.

1.3 Il mattonismo si configura come una dottrina spirituale pre-politica, trascendente e antropologica. Il mattone, tra le altre cose, è reazione allo stato puro, pura accettazione della disfatta e conseguente ritirata strategica dal mondo, rinuncia a qualunque velleitarismo. Una sorta di ascesi, a un tempo mesta e gioconda. Il mattone è la ricerca di una via d’uscita dai vaneggiamenti della post-modernità, oltre a esserne esso stesso una plausibile meta.

1.3.1 Essendo una dottrina spirituale, il mattone non ha contenuti ufficiali né idee fisse intorno ad alcunché. I singoli mattonisti le hanno senz’altro, ma esse restano del tutto personali e non riconducibili in alcun modo al movimento nel suo complesso, da cui ognuno si dissocia, sempre e comunque.

1.3.2 Il mattonismo infatti non ha patria, se non nel mattone, e non ha compatrioti se non i mattonisti.

1.3.3 Il mattonismo perciò rifiuta qualunque forma di discriminazione di sesso, razza, genere, politica o religiosa. Chiunque può abbracciare il mattone. Se hai il mattone sei mio fratello (indipendentemente dal tuo rapporto col fisco).

1.3.4 Il mattone depreca dunque ogni forma di razzismo, eccettuata una: l’adesione al pensiero e alla dottrina politica del Sen. Cav. Antonio Razzi.

1.3.5 Il mattonismo ripudia la violenza, senza se e senza ma, come metodo di lotta e di risoluzione dei conflitti politici.

1.3.6 Il mattonista non si appellerà mai ai c.d. diritti umani, che in generale non riconosce, fatto salvo il diritto di andare alla banca e alla posta

1.3.6 [sic] Il mattonismo restituisce al mittente ogni tipo di etichettatura ideologica: esso non ha ideologia, perché considera le ideologie ormai prive di significato concreto. Nella fenomenologia laterizia, tutte le ideologie non sono altro che manifestazioni infantili del mattone.

1.3.7 I mattonisti, pertanto, non sono uniti da un’ideologia specifica, né (principalmente) da uno stile: essi sono uniti da un medesimo percorso esistenziale. Si diventa mattonisti attraverso un’intuizione spontanea di sympàtheia, con la quale si riconosce nell’altro un compagno, un amico o, meglio, un frèn.

1.4 Il mattone è accelerazionista: per mezzo della sua dialettica, mira ad aprire il cammino alla singolarità che porterà al collasso definitivo del paradigma attuale. Non si focalizza sul vantaggio marginale a breve termine, conscio che all’interno del suddetto paradigma sarebbe solamente una vittoria di Pirro. Al contrario, persegue alacremente la distruzione del paradigma attuale, sia creandone uno alternativo, sia applaudendo gli aspetti più demenziali e auto-distruttivi dell’attuale. Il mattonista è spettatore divertito dell’autofagia furente e postrema del Leviatano: cui, divorata ogni altra cosa, non rimane che pascersi delle proprie membra.

1.4.1 Ogniqualvolta il Pirgopolinice-in-capo lo pone (suo malgrado) di fronte all’ora delle decisioni irrevocabili, il mattonista auspica la soluzione più forzata, delirante, impudica e gravida di precedenti maialeschi, affinché anche lo sprovveduto e l’ingenuo inizino a guatare nell’abisso, a maturare la convinzione che non si possa combattere con la ragione un nemico che non conosce misura, che ostenta impenitente le proprie vergogne.

1.4.2 La Costituzione italiana è un colabrodo, che permette qualsiasi porcata in nome del “progresso”, fra gli applausi scroscianti di cinque generazioni di costituzionalisti. Pensare possa rappresentare una trincea è ingenuo. Il ritorno allo “spirito del ’48” e le interpretazioni “originaliste” sono prospettive velleitarie.

1.5 Il mattonista è terrapiattista, sennò come fanno gli antipodali a non cadere giù? In ogni caso, non ritiene che la Terra sia effettivamente piatta: non è questo il punto.

1.6 In qualità di dottrina spirituale, il mattonismo è applicabile a tutti i campi dello scibile umano (e anche a ciò che, trascendendo la ragione umana, non pertiene all’ambito dello scibile).

***

2. La società dello spettacolo, mediata dalla TV e dai mezzi di propaganda, ha creato una realtà fittizia, neanche lontanamente rintracciabile coi propri sensi, i quali restituiscono puntualmente una realtà differente da quella presentata dai media. Chi intende persuaderci del contrario, si prepari a fallire. Pertanto, il mattone rappresenta una risposta reale alla realtà fittizia inscenata dai media.

2.1 Esso non solo rifiuta la “realtà”, ma – avanguardisticamente – ne crea una alternativa, speculare e insieme opposta, dove i conflitti, i concetti e le categorie della propaganda cessano di avere significato.

2.1.1 Il mattone siede, non invitato (e a mani vuote), allo stesso tavolo dei media, giocando al loro stesso gioco, celando nella manica l’idea clandestina della verità.

2.1.2 In questo gioco mediatico – perché di gioco ormai si tratta – è il racconto a produrre la realtà, al fine di suscitare la cieca adesione del pubblico. In questa dinamica, il potere non riesce a reprimere in sé la tentazione di saggiare costantemente la fedeltà incondizionata dei propri adepti, inabissando sempre più la narrazione nell’incoerente, nell’assurdo, nel demenziale.

2.1.3 Paradossalmente, tanto più si è ciechi e sordi, tanto più si è immuni alla narrazione. Viceversa, tanto più si gode di buona vista, tanto più si è vulnerabili alla narrazione. Il mattonista gode di ottima vista, eppure egli è lontano dalla narrazione esattamente quanto lo è il cieco.

2.1.4 Il mattone, dunque, intende spettacolarizzare la rottura del racconto.

2.2 Essendo stati i principî tradizionali della logica, della scienza, della filosofia, della politica e dell’arte inglobati dallo spettacolo, resi deformi e insignificanti, il mattone li riabilita e dignifica con nuove pratiche di de-spettacolarizzazione della realtà. Il mattone, con una mossa estemporanea e impreveduta, irrompe sul palcoscenico e, invasato dal sacro furore, avoca a sé tutte le parti: protagonista, comprimario e comparsa. Ma è esso l’unica menzogna (il mattone non esiste), mentre, andando in scena, racconta solo verità.

2.2.1 Rifiutando formalmente suddetti principî, li riabilita e restituisce loro nuova vita, compiendo il processo inverso della realtà mediata dallo spettacolo, che formalmente li accetta, di fatto li umilia. Banalmente, rifiutandone la codifica, permette nuovi spazi di possibilità. In definitiva, il mattonista è infinito a se stesso.

2.2.2 Il mattone non è la verità, né la possiede, ma si propone di rompere lo specchio che ne occulta la vista. Esso restituisce l’uomo all’idea di verità immanente: è anti-modernista propriamente in quanto rifiuta di credere che non esista uno stato delle cose. Il mattone asserisce, quale condizione necessaria alla libertà, la facoltà dell’uomo di poter cogliere e affermare la verità; plaude l’anelito del generoso che tende a essa.

2.3 La prassi con cui il mattone attua i propri propositi consiste nella denuncia del dibattito, la ricusazione di un non-dibattito aprioristicamente deciso e indirizzato da chi può disporre del palcoscenico. In una situazione nella quale il dibattito stesso è premasticato dalle mascelle onnivore dello spettacolo, il mattone si rifiuta di parteciparvi, e anzi lo denuncia come metodo di imposizione delle idee.

2.3.1. Poiché la noesis è un principio gnoseologico superiore alla dianoia, il mattonista intende recuperare l’intuizione quale strumento conoscitivo imprescindibile del pensiero logico, a maggior ragione in un’epoca di sistematica distorsione e adulterazione del pensiero scientifico a opera dei padroni del discorso.

***

3. Il nostro secolo fa apologia di sé rivendicando la scienza e la tecnica quali principî normatori neutri e infallibili del proprio agire: il mattone, novello Prometeo, intende smascherare questa pretesa, indicando la volontà quale motore ultimo di ogni agire umano.

3.1 Il dominio della tecnica presuppone che la gestione della vita e la composizione dei conflitti siano un problemi scientifici, razionali, oggettivi. Negandone la natura meramente politica, il potere si serve di esperti e del cosiddetto consensus scientifico per celare il suo dominio e dissimulare la sua natura tirannica.

3.2 Il percorso esistenziale alla base del mattonismo è costituito dal rifiuto del principio di autorità, e della narrazione cui esso si confà. Il mattonismo ritiene che nessuna verità possa essere appresa dall’elaborazione statistica di dati. Piuttosto, le preferisce l’aruspicina in quanto questa, pur corrispondendole nella sostanza, è arte più antica e veneranda. Naturalmente non crede a nessuna delle due, ma non è questo il punto.

3.3 Il potere consiste nel poter stabilire relazioni causali – o affermarne l’assenza – ex auctoritate. Una prerogativa tanto cruciale non può essere abbandonata a un “libero dibattito scientifico” dagli esiti imprevedibili, ma viene avocata a sé dal potere, il quale, disponendone a suo arbitrio, inscena una pseudolibertà, uno pseudodibattito, una pseudoscienza.

3.3.1 La scienza funge sia da notaio che propagandista del potere. Ha abbandonato il metodo per divenire un culto burocratico.

3.3.2 Alla cosiddetta “verità scientifica” opponiamo l’intuizione, la congettura, il motto di spirito, in quanto estranei alla rama dello spettacolo.

3.3.3 Le fonti sono corrotte alla fonte. Questo significa che il mattone non persegue una concezione in cui l’agorà, la sfera pubblica, sia occupata da individui che devono essere sostanzialmente “giornalisti di sé stessi”. Oltreché utopica e irrealistica, tale soluzione contribuirebbe solo a occultare ulteriormente il dominio degli attuali “padroni del discorso”, contribuendo alla conservazione del loro giogo.

3.3.4 Nessuna realtà è reale se non è incarnata e dunque direttamente esperita. La vita è verità, la verità è vita.

3.3.5 Solo i fatti sacri possono fregiarsi -non abusivamente- dell’attributo della verità: essi non solo sono indimostrati in quanto degni di fede, ma degni di fede in quanto indimostrati. Solo un fatto cui difetti a priori l’attributo di verità può necessitare di una dimostrazione. Si dimostri il contrario.

3.3.6 Il mattone persegue la disintermediazione totale delle relazioni umane e mediatiche, che per essere possibile deve essere totale e radicale.

3.4 I mattonisti accettano le offese, gli insulti e in generale qualsiasi manifestazione civile o incivile di dissenso tra i membri e gli esterni, come mezzo dialettico autentico di formazione del sé pensante, contrapposto al super-io dell’uomo soia che mette in scena non-pensieri, imparaticci e preconfezionati.

3.4.1 Il mattonista non è vulnerabile ai rovesci della fortuna e alle provocazioni dei perfidi. Egli non si lascerà turbare dal disprezzo del mondo, perché sa che la via verso l’ascesi è perigliosa e lubrica.

3.5 Con il crollo delle ideologie e in generale della società di massa collettiva, nel mondo 5.0 post-pandemico, non è rimasto più alcun corpo intermedio tra il sé e l’altro, nemmeno la propria carne. Il mattonismo desidera riallacciare questa intermediazione attraverso il “webs”, sovvertendo le vecchie categorie mitiche.

3.6 Il mattonismo ritiene pertanto il webs il terreno più fecondo per la nascita di un nuovo esser-ci, di nuove costruzioni sociali, antropologiche, ontologiche, fino a ora impossibili perché bloccate dalle intermediazioni delle strutture di potere. Il webs, nonostante tutto, resta il non-luogo più libero della terra. Pertanto, il mattone non intende digitalizzare la realtà, ma realizzare il digitale.

3.6.1 Il mattonismo si serve delle categorie della cultura pop e del lessico mutuato dal linguaggio urbano per esplicitare e rendere manifeste queste categorie.

3.6.2 I mezzi espressivi attraverso i quali il mattonismo trasforma e ribalta le categorie esistenti sono la post-ironia, lo shitposting e i MeMe, forma d’arte pura e libera, quindi del popolo.

***

4. Lo shitposting e la post-ironia multilivello rendono indistinguibili agli occhi dei non-mattonisti – o “normie” – realtà e finzione, finzione e realtà, minando lo spettacolo nelle sue fondamenta. Questi mezzi mirano pertanto alla costruzione di un nuovo linguaggio mitico, ora esplicito, ora allusivo, e perciò connette il mattone (e chi lo possiede) al linguaggio del divino e della verità.

4.1

4.2 La realtà imita i MeMe. I MeMe dunque scrivono la realtà.

4.2.1 La bancarotta intellettuale della scienza moderna è testificata, tra le altre cose, dalla mancata enunciazione del punto 4.2 come legge naturale.

4.3 Il Maciste è l’eroe moderno in grado di gettare lo sgardo al di là della menzogna dello spettacolo e gridare la verità al mondo. Può fare ciò perché è bello, ed è bello perché in grado di fare ciò: la gnoseologia mattonista è fondata sulla kalokagathìa.

4.3.1 Se l’Uomo-Soia, orbato del bello e del sacro, non può avere altro orizzonte assiologico e spirituale se non nel lavoro smart, nel virtuale e nel consumo, il Maciste ambisce a ricongiungersi pienamente con ognuna delle proprie facoltà manuali, intellettuali e spirituali.

4.4 Il mattonista è a tutti gli effetti una singolarità infinitesimale di una intelligenza-sciame, simboleggiata dal mattone.

4.4.1 Il mattone rigetta il crepuscolarismo e il rifugio tranquillo in una realtà mitica fittizia. Esso è la sfida vitalistica alla realtà post-pandemica.

4.5 Il cerchio non esiste, ma se esistesse la sua area sarebbe circa i tre quarti di quella del quadrato ad esso circoscritto.

4.6 King Kong > Godzilla.

***

5. Siccome la modernità è l’interminabile e ubiquo funerale del mondo, solo dalle ceneri della sua debilitata ragione potrà rinascere la vita.

Questa è letteralmente la nostra ideologia.


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Commenti

Biscottina gagliarda

Rigetto solennemente la categoria dell’Uomo-soia. Voglio essere unta col sacro crisma del mattone.

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L'Étranger

Credo sia stato un gravissimo errore legittimare i promotori di questo gruppo.
Dietro battute da bar ammiccanti e leggere, per accattivare ragazzetti insicuri in cerca della protezione di un branco di "bulletti che comandano nel quartiere" e affascinati da una forma un nichilismo bestiale e antirazionale (dunque in qualche modo satanico, per come la vedo io) che incentiva la passività e la passiva derisione di chi non crede nel fatto che all'origine di tutto il male che ci afflige ci sia la fine dell'Ancien Regime e del presunto "ordine naturale" che questo esprimeva, si cela un gruppo di persone che si intesta l'opposizione a tale sistema ma ha in odio DA SEMPRE la democrazia popolare e la Costituzione del 1948 (e non perdono occasione per dirlo apertamente). Si tratta - neanche a farlo apposta - della replica della caricatura che i media mainstream fanno del c.d. "pericolo fascista", quasi ci fosse una convergenza di intenti.
Intendiamoci: non credo ci sia effettivamente un "complotto", semplicemente c'è un processo pavlolviano di condizionamento da parte del circo mediatico, che trova la convergenza di chi - fascista e reazionario da sempre - non vedeval'ora di poter guidare i condizionati in senso oppositorio ed egemonizzarne l'opposizione alle attuali aberrazioni per rivolgerla, però, contro la Costituzione democratica del 1948, invece che contro i suoi assassini liberali.
Mi dolgo del fatto che questo processo di legittimazione e di involuzione verso la caricatura che i media liberali ci avevano cucito addosso sia avvenuta anche - mi piace pensare in buona fede - con la sua attiva partecipazione.
Credo sarebbe bene rimediare e fare presente che - ancorché vero che il PEZZO DI CARTA della Costituzione non ci abbia protetto - non è contro quella Costituzione "tradita" che andrebbe rivolto questo delirio irrazionale, che peraltro tende a confondere il progresso sociale con lo sviluppo tecno-scientifico e disumano e il feticcio de Lascienza con il - democraticissimo - metodo scientifico (che infatti non c'entra niente con le misure adottate prima e dopo l'inizio dell'emergenza Covid).
Credo che ricadere ESATTAMENTE dentro la caricatura che i nostri nemici avevano cucito per noi sia una trappola dentro la quale non possiamo permetterci di cadere.
La invito a prendere le distanze da questi fascistelli. Soprattutto oggi che - forti della sua legittimazione - si sono rivelati con ancora più spocchia.
Cordiali saluti,
L'Étranger

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↪ Il Pedante

Gentile lettore, conosco molti di questi "fascistelli" (non tutti) e non ravvedo in loro la spocchia e l'odio verso la civiltà costituzionale di cui scrive. Per la visibilità che ho, da assente di lunga data dai social network, vedo molti giovani preoccupati e a volte giustificatamente esasperati dal deterioramento di quella stessa civiltà. Forse parliamo di persone diverse, o forse l'ironia corrosiva è in certi casi degenerata in nichilismo. Giacché tutti i fenomeni si evolvono, e non sempre in meglio, vigilerò sui pericoli che Lei denuncia.

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Richi Mazze

Molto belle queste riflessioni alla ricerca della radice del male nella modernità.
Tuttavia vedo una forte asimmetria tra i mattonisti [che sono talmente furbi da sapere che chiunque in futuro si proporrà come lider di un movimento alternativo a questo sistema sarà un "reggicancello" (ma solo da dopo il famoso articolo del Pedante che ha introdotto il concetto nel dibattito) e] che passano il 50% della loro attività sui social a insultare pesantemente Borghi e Bagnai pretendendo delle scuse, che fino a smentita non risultano richieste, per non aver dato la *giusta centralità* al padrone di casa e per un (1) "tweet sul drappo rosso".
Montagne di ¡merda! per colpa di una sensibilità leggermente diversa come se avessero lo stesso peso. O magari sì.
Un'altra asimmetria è quella tra gli innumerevoli giudizi e previsioni "sbragati" da un lato e una prudenza forse troppo esagerata dall'altra.

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↪ Il Pedante

Gentile lettore, non amo portare questi argomenti sul piano personale. Su questo blog ho reso un convinto omaggio ai mattonisti, di cui apprezzo la creatività e la sensibilità politica. Il tweet sul drappo rosso a cui faccio riferimento in un altro articolo di questo blog è stato invece il culmine di una lunga e ostinata miopia, non (1) caso isolato. Non mi interessano le scuse di cui si parla, ma che ci si attivi immediatamente per prestare soccorso alle vittime di queste decisioni oscene.

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IL MATTONE

Ringraziamo il Pedante per lo spazio riservatoci sul suo blog, la sua approvazione e le sue lusinghiere parole. Parole che significano molto per noi, che siamo cresciuti quasi tutti filosoficamente, negli ultimi anni, con le Sue preziosissime elaborazioni. Non saremmo qui né come collettivo, né come uomini liberi nel pieno delle facoltà mentali durante il COVID19, senza essere stati assidui lettori del blog e dei tweet del fu account de Il Pedante.
Mettiamo tuttavia da parte la nostra deferenza per rispondere in modo deciso alla precisa critica che ci è stata mossa. Il punto è sostanzialmente uno, e sostanzialmente lo stesso da secoli: se il progresso fa schifo, perché non fuggiamo, e invece lasciamo da esso definire i contorni del nostro agire? Menti migliori della nostra hanno risposto in vario modo a questa questione, che però stavolta si incardina attorno a uno strumento che è stato in grado di cambiare profondamente le relazioni umane, ossia il webs. Riteniamo quindi che la scelta non sia più fra affrontare il mostro meccanizzato e rintanarci nella casetta nel bosco, ma esiste una terza via, indicata dal nuovo strumento.
Cominciamo col dire che Internet, salvo eventi catastrofici fuori dal nostro controllo - che ovviamente auspichiamo - è qua per restare. La sua peculiarità nel mondo moderno differisce da quella, ad esempio, del telaio a vapore, perché cambia le relazioni sociali in senso stretto, cioè direttamente, e non solo attraverso il processo produttivo.
Tutto molto banale, ma vediamo come ci riguarda tutto questo, ad esempio per quanto concerne l’aggregazione di persone con affine visione del mondo. Per citare un tweets di Felipe K., “Coi miei amici ventennali ormai posso parlare solo delle tette di Diletta Leotta o di bistecche giganti. Con gente che non so neanche come si chiama o che faccia abbia, ho una connessione tipo hivemind.” Ebbene grazie ad internet possiamo scavalcare le relazioni umane-zavorra, fatte di gente che guarda la TV, ti saluta col gomito e sospira pensando alla vaccinazione di massa, per leggere i tweets del mattone e conservare la sanità mentale.
Internet permette inoltre la creazione ed elaborazione collettiva di contenuti, teorie, risposte, discorsi condivisi. In tempi difficili e incredibilmente inediti come questi, ci sembra qualcosa di estremamente importante.
Oltre a ciò, permette la divulgazione di tale elaborazione. Senza farsi stupide illusioni sulla gittata del lancio del mattone, un blog anche scrauso come il nostro raggiunge numeri di visualizzazione assolutamente impensabili per una tiratura - anche di discreto successo - di una pubblicazione cartacea. Pubblicazione cartacea che comunque non potrebbe mai prescindere da una attiva promozione a mezzo internet, anche solo per superare le 200 copie vendute.
Occorre anche considerare la validità dell’alternativa. Anche “disertando” il webs, non ci troveremo mai di fronte a relazioni immediate fra umani liberi e pari, bensì fra umani informati attraverso i media tradizionali, sui quali non abbiamo e non avremmo alcun potere. Internet ci permette invece in qualche modo di sostituirci al sistema mediatico, e in qualche istanza di accedervi, seppur parzialmente, per incepparlo, anche temporaneamente, quando se ne presenti l’occasione. Il tutto divertendosi.
Il digitale fino ad ora è stato visto come semplice trasposizione del reale. Noi rigettiamo questo principio. Il digitale funge da amplificatore dei solchi creati dalla mancanza di politica attiva e per questo è fondamentale, perché rende possibili nuove costellazioni valoriali simboliche che devono essere trasportate nella realtà. Infatti, in quanto virtuale, tutto ciò che vi nasce ne rimane intrappolato. È per questo che noi ci proponiamo di “realizzare il digitale”. Come farlo è un altro discorso, ma ci aspettiamo che l’elaborazione collettiva produca qualcosa, così come produca metodi più efficaci di infiltrazione e dirottamento mediatico. Rimane il fatto che, attualmente, oltre il volantinaggio e il banale modello testimoni di Geova/Lotta comunista c’è poca roba. I partiti stessi, con ben più risorse di quelle di cui potremmo disporre noi (cioè zero), hanno chi più chi meno abbandonato il reale.
In breve, riteniamo che boicottare internet possa essere una scelta individuale rispettabile e condivisibile, sebbene non possiamo esimerci dal notare che questa scelta risulti escapista, e persino velleitaria qualora si ponga obiettivi rivoluzionari. La diserzione si pone infatti in una prospettiva politica assolutamente non in grado di eradicare il webs, “per ripristinare il necessario primato dell'esperienza e spezzare il più potente degli incantesimi totalitaristi”, né oggi e - ci sembra - nemmeno domani. Saremmo ovviamente lieti di sbagliarci. A quel punto, saremo giù in strada, per correre immediatamente ad assaltare la cittadella, uniti nella folla, abbracciati al primo passante-frèn che la pensa esattamente come noi.

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↪ disperato

Gentile @IL MATTONE,
suggerisco, in concreto, di spegnere il televisore, non sfogliare più alcun quotidiano e usare internet solo come mezzo per rintracciare autori interessanti di cui leggere i libri (cartacei). Ad esempio lo stesso Pedante con i suoi "Immunità di legge" e "La crisi narrata", o Massimo Citro con "Eresia" o "Rischi di star bene", o Ilaria Bifarini o Valerio Malvezzi o Domenico Mastrangelo...
Questo è davvero l'unico modo per preservare la sanità mentale e in prospettiva forse anche salvarsi la vita, perché magari da informato correttamente riesci ad evitare il "vaccino" sperimentale e altre trappole che i padroni delle ferriere hanno costruito per eliminarci.
Siti a mio avviso autorevoli di riferimento (dove è possibile trovare introduzioni utili a libri interessanti) sono oltre al presente del Pedante, Byoblu, Beatrice Silenzi, Radio Radio, goofynomics (che è lui stesso un vero e proprio saggio), free health academy (gratuito il blog).
Saluti.

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disperato

Suggerisco a tutti i mattonisti del mondo la lettura del libro "ERESIA Riflessioni politicamente scorrette sulla pandemia di Covid-19" di Massimo Citro Della Riva edito da byoblu, prefazione di Alessandro Meluzzi.
Il dottor Citro è infatti un filosofo mattonista in purezza non possedendo in casa per sua ammissione neppure un televisore e non credendo sulla fiducia a una sola parola di ciò che dice la televisione.

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pippo

una cagata stentatamente comica
!!! maddai !!!
cit.Mughini
vaccino e voto per tornare alla libertà
ahahahahahahaha
un bel paese di merda , l'Italia

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Torbido

Io Non Credo.
Credetemi.
Oppure No.

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La Realtà

Ho paura che la maggior parte dei mattonisti siano questo tipo di ribelle... (leggere attentamente il testo)
link
Pronto, passami la mamma
La mamma lo so che è ancora sveglia nella stanza
Sono le quattro del mattino
Avrei bisogno di parlarle un attimino
Sto bene, non è un incidente no
Guarda, mamma, non mi è successo niente
Ma stanotte non torno li a dormire
No mamma
Resto fuori, non c'è niente da spiegare
Giuro, non è per farti male
No dormo fuori, e non farmela pesare
Sai mamma
C'è un posto qui a casa degli amici
Dai parla forte, non capisco cosa dici
Sono un ribelle, mamma
Su vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
Dai vai a letto, non star sveglia nella stanza
Come dirtelo mamma
Mamma rassegnati
Ci vediamo, torna pure a letto
Domani arrivo, okay te lo prometto
E per favore stira la maglietta
C'è un concerto, mi serve quella rotta
Ricorda di comprarmi dei calzini
Fai mettere le borchie ai pantaloni
Ho il pullover e la giacca di pelle
No non ho freddo e sono un ribelle
E va bene, non ho niente nella testa
Può anche darsi, però adesso basta
Sì mamma basta basta
Sono un ribelle, l'ho deciso
E non m'importa di essere capito
Sono un ribelle, mamma
Su vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
Su vai a letto, non star sveglia nella stanza
Come dirtelo mamma
Sono un ribelle, mamma
Su vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
Su vai a letto, non star sveglia nella stanza

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Ventur

è scorretto dire che a livello stilistico il manifesto si ispiri a Wittgenstein e a Kaczynski? dato che molti mattonisti non nascondono apprezzamento per la figura di Kaczynski vengo spesso accusato, sia per questo collegamento al personaggio sia di un più generico "nichilismo", mi aiutereste a difendermi da queste accuse? Ringraziandovi in anticipo.

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Forimpopolo

Tutto molto bello, come avrebbe detto Pizzul, ma il punto 4.6 è assolutamente inaccettabile. Godzilla è superiore a tutto e a tutti. Rivedete questo punto e aderisco subito.

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Stormy Six

Arriva una squadraccia armata di bastone
Fa dietro-fronte subito sotto i colpi del MATTONE
E come a Stalingrado, i nazisti son crollati
Alla Breda rossa in sciopero, i fascisti son scappati
PS: il mattone è pieno, ripeto, il mattone è pieno

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Neuroperplesso3

Fuori dal sistema non si cambia nulla, da dentro il sistema, nulla si cambia ...

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Gengiss

Come tono e proponimenti assomiglia un po' ai movimenti dadaisti e situazionisti: una sfida all'oppressione del presente basata sulla non-ragione, sull'assurdo, sull'ironia, sulla provocazione. Noi preferiamo la ragione per criticare la modernità, ma è una strada impervia, perché il Potere attraverso i media detiene il monopolio del discorso ragionevole, dei limiti del discorso pubblico, ben custoditi dalla "scienza" ufficiale e dagli esperti (economisti, medici, climatologi ecc.). Auguriamo ai mattonisti il massimo successo.

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Wildkater

Alcune osservazioni a questo articolo da un selvatico nato.
Innanzitutto la critica alla rete: sacrosanta per i social network (mi scuso per l'uso involontario della lingua imperiale), non altrettanto per altri momenti di cd. aggregazione digitale: ho imparato tantissimo da commenti ad articoli non conformi, da collegamenti (lingua imperiale: link) a libri, articoli, filmati che non conoscevo. Devo ammettere che, pur non essendo un entusiasta delle tecnologie attuali, ho completato la mia cultura non conforme solo ed esclusivamente per merito di un certo numero di persone conosciute (si fa per dire) sulla rete. Ovviamente su siti scelti.
Nella vita reale al contrario ho fatto esperienza in tutta la mia vita solamente di un paio di persone che mi hanno spinto, io selvatico dalla nascita, sulla via del pensiero non conforme, pur con tutti i loro umani limiti; una di queste fu un mio professore di greco ora per l'umanità sfortunatamente mancato che ancor oggi benedico e ringrazio per i coraggiosi insegnamenti controcorrente che mi ha impartito. Un altro fu un cattolico di tradizione, anch'egli oggi defunto, per cui nutro gli stessi sentimenti. Per costoro (ma non solo) sono diventato quello che sono, un uomo che si può guardare allo specchio senza vomitare. Al giorno d'oggi è già molto. Ma sono stati solo DUE in tutta una vita. Nella rete sono stati assai di più.
Ebbene istintivamente (data la mia natura silvestre) il Pedante stava diventando uno di questi eterei formatori, tanto che ho frequentato la sua ex pagina twitter pressoché giornalmente, nonostante il mio disgusto per twitter, facebook e compagnia cantante.
Che accade ora? Che il Pedante definisce la rete («webs») cittadella nemica da piegare col boicottaggio e la diserzione oggi, l'eradicazione domani, per ripristinare il necessario primato dell'esperienza e spezzare il più potente degli incantesimi totalitaristi.
Eh perbacco! Ma quale esperienza avrei avuto dai miei ridicoli e penosi vicini di casa o dai conoscenti di una vita (che pur stimo per la loro vita integerrima) allineati all'ideologia dominante e miseramente piegati alla dittatura sanitaria ed economica che ci sta uccidendo?
Non devo forse ringraziare la rete che, beninteso suo malgrado, mi ha messo in contatto con formatori (peraltro con tutti i loro limiti umani) e non con de-formatori? Non è stata forse una questione di scelta o forse di affinità elettive culturali?
E la rinuncia alla natura umana ed alla ragione, fomite dell'anarchia, è cosa ammirabile da persone bennate oppure ha lo scopo di far svanire una delle più degne voci dissenzienti e, se mi si consente, selvatiche (perciò a me connaturali), dal palcoscenico mondiale?
Papa Mastai Ferretti non avrebbe mai rinunciato alla ragione, perché parte fondante della natura umana. Come ebbi a dire ad un mio conoscente purtroppo transfuga del non conforme, non bisogna rinunciare alla battaglia per paura della sconfitta.
E come avrei potuto conoscere a suo tempo il Sillabo di Pio IX? Forse me ne avrebbe parlato il mio parroco modernista? come se non sulla rete?
Il mattone nella lavatrice è una pars destruens, un'alternativa, ed oggi forse in qualche modo più o meno auspicabile; ma sulle macerie occorrerà un giorno ricostruire, e senza la ragione, caratteristica della natura umana, non si ricostruisce un bel nulla.
Dunque bando alle tentazioni anarchiche, fomite di rivoluzioni deliranti e materialiste, e ben venga la ratio, quella vera, distintiva dell'essere umano. Mi auguro che il Pedante continui a formare, e non a de-formare l'umanità ormai in grave pericolo di estinzione.
Grazie comunque per il percorso fin qui effettuato.
Da un vero selvatico. Dalla nascita.

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↪ Marat

Gentile @Wildkater,
credo che il Pedante si riferisca al "webs" controllato, monitorato, piattaformato, stampato, identificato, serverato, timestampato, cachato, stampigliato dal Mago di Oz delle multinazionali. Un altro web è possibile. Basta ricominciare a svilupparlo come ai vecchi tempi....

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↪ Ndf

Questa è letteralmente la mia ideologia.

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Neuroperplesso3

Anelando l'avvento dell'era post-social.

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Lorenzo

Beh sul web da disertare (ma sono qui ora e lo sto usando, quindi so perfettamente quanto sia dura) sono totalmente d'accordo. E' la mia esperienza di vita, ormai lunghetta, a dirmelo: quando non c'era il web, vivevo benone, avevo amici, contatti, amori, passioni. Oggi, dopo 15-20 anni di web assiduo, la mia vita fa molto più schifo. E non è solo una questione di anni che passano, che quando non c'era il web ero più giovane e QUINDI... No, non è solo questo, è proprio una questione di sostanza, di qualità delle mie giornate. Fare finta di nulla sarebbe da scemi.

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Giusavvo

Ottima folata di auto-consolante aria fritta.

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Fischio Larsen

Da meditare il fatto che il mattone viene confuso spesso con il "foratino". Tra foratino e "mattone pieno" la differenza è enorme, e di metodo costruttivo.
Per il *foratino* il "«webs» come luogo «libero» e disintermediato, addirittura «terreno più fecondo per la nascita di... nuove costruzioni sociali, antropologiche, ontologiche» (punto 3.6)", mentre è proprio del *mattone* considerare la rete (delle multinazionali) come "invece cittadella nemica da piegare col boicottaggio e la diserzione oggi, l'eradicazione domani, per ripristinare il necessario primato dell'esperienza e spezzare il più potente degli incantesimi totalitaristi.".
Quindi il Pedante è per il "mattone pieno", mentre il manifesto è deliberatamente per il "foratino". La costruzione, e il metodo costruttivo, a seconda del "mattone" che si userà, sarà diversa.
Col mattone pieno si ergono i contrafforti, con il foratino si fanno solo le "tamponature" (come si chiamano in gergo i muri eretti tra solaio e pilastri).
Grazie per l'attenzione e grazie al Pedante,
Fischio Larsen

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↪ Il Geometra

Gentile @Fischio Larsen,
faccio notare come le tamponature evochino anche il tamponare, azione così ficcantemente diffusa ai tempi d'oggi. Per il resto, sto con il mattone pieno, anche crudo (e nudo). Abbasso il foratino.

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↪ n

Geniale!

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↪ Joseph Portland

Gentile @Fischio Larsen,
a questo punto credo che ci sia bisogno di una scissione nei mattonisti.
Ricordo anche che il mattone pieno (tirato) è citato nei capitoli della peste de il Manzoni, mentre non c'è traccia di foratino. Al foratino, come tutti possono constatare, manca della sostanza e si può considerare come un insieme di buchi con del laterizio intorno. Cosa che nel manifesto si nota chiaramente in quanto manca di peso specifico.
Vorrei che il Pedante riscrivesse le parti "vuote" (forate) del manifesto, rendendolo quindi "pienamente" un mattone.

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Fringuello

Gentile @(ras)putin, guarda che è il pedante stesso che rifiuta in premessa sia il dibattito sia la statistica

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Michele

Io non concordo affatto sull'ultimo punto, essendo cresciuto nella mitologia dei mostri nipponici. Avevo aderito, ma mi sa tanto di essere inadeguato. Aspetto conforto.

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Alexandros

Eccellenza, quando farà ritorno su Twitter?

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Rafeli

Gentile Pedante,
Le propongo questo spunto di riflessione tratto da un povero Cristo di cui non ho letto una sola riga.
"Affinché si possa conoscere l'essenza dell'attività trascendentale del mattone, bisogna non considerare mai questo, che è spettatore, dal di fuori; non bisogna proporselo mai, esso stesso, come oggetto della nostra esperienza; esso stesso, spettacolo. Il Mattone, in quanto oggetto di mattone, non è più mattone; convertita in oggetto appercepito, l'appercezione originaria cessa di essere appercezione: non è più soggetto, ma oggetto: non è più Io, ma non-io. [...] La vera attività pensante non è quella che definiamo, ma lo stesso pensiero che definisce."
(Giovanni Gentile, Teoria generale del mattone come atto puro [1916], cap. I, § 6)

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Plutocratico

E' triste notare come tutta la cultura della quale siete impregnati (ed è evidente da come scrivete) non vi serva per avere una benchè minima comprensione della realtà. Sindrome della torre d'avorio? Forse. Ma propenderei per banale complottismo.

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↪ Il Pedante

Non Le nascondo che, pur dando fondo a tutta la cultura di cui sarei impregnato, non ho compreso il Suo punto.

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↪ Al Rogo

I semplici faranno del buon concime da cui ottenere la terra per costruire mattoni
@Il Pedante

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↪ (ras)putin

Tacciare di complottismo quando la capacità di ragionamento è inadeguata is the new "chi non sa suonare crede che l'orchestra sia scadente".

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Miguel_Torquemada

Sua Eminenza, in quanto membro, mi permetto di rispondere brevemente all'appunto 3.6:
Il riferimento al "webs" serve appunto ad enunciare che in tempi così bui, di detenzione di massa, questi offre lo spazio per scambio e dialogo tra persone che altrimenti difficilmente potrebbero incontrarsi nella vita vera.
Il proposito è quello di usare lo spazio "webs" come posto in cui far nascere il movimento, ma non come suo campo d'applicazione e maturazione complessivo, brevemente riassunto nella frase finale del punto 3.6 "Pertanto, il mattone non intende digitalizzare la realtà, ma realizzare il digitale."
Per quanto riguarda il "Syllabus", spero che qualche fratello mattonista potrà chiarificare questa mancanza.
(é possibile che il syllabus fosse il 4.1, la natura di questo punto verrà enunciata quando i tempi saranno maturi.)
Naturalmente mi dissocio da quanto appena detto.

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↪ Il Pedante

Pregiatissimo amico, La ringrazio per i necessari chiarimenti. Ora comprendo l'accezione strumentale del punto 3.6. Resto tuttavia del fermo avviso che i fratelli nel mattone dovrebbero esprimere una chiara condanna del "webs" quale luogo-soia in cui è sì doveroso gettare scompiglio e semi di conversione, ma la cui missione alienante va denunziata nel quadro di quanto ottimamente espresso sul primato della cognizione empirica e intuitiva. "L'umanità può rinunciare al webs? Non solo può, ma deve". Questa è la mia ideologia. Non vedo viceversa indizi circa la possibilità che il punto 4.1 accolga riferimenti alla fortunata appendice di Pio IX. Quindi ci credo senza indugi.

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