Il richiamo all'amore per coltivare l'odio non è cosa nuova. Per secoli si è guerreggiato, torturato e ucciso tirando in ballo la misericordia cristiana. Ma il precedente più limpido dell'applicazione odierna va cercato ancora una volta nella penna di George Orwell, che in 1984 aveva illustrato - se non inconsapevolmente suggerito - l'orrore dei totalitarismi amorevoli. Ripercorriamone le pagine.
Nel megastato dell'Oceania, corrispondente all'attuale Occidente atlantista, vige la dittatura del Grande Fratello il cui governo si compone di quattro ministeri: della Pace, della Verità, dell'Abbondanza e dell'Amore. Quest'ultimo, il Ministero dell'Amore, presiede alla sicurezza interna avvalendosi di un corpo speciale di funzionari: la psicopolizia, incaricata di scovare e sopprimere i pensieri e i sentimenti di dissenso politico, cioè gli psicoreati (thought crimes).
Nei sotterranei del Ministero dell'Amore, un edificio senza finestre e circondato da guardie, mitragliatrici e filo spinato, si consumano le torture più atroci. Anche il protagonista del romanzo, Winston, vi trascorrerà lunghi mesi per essere rieducato all'amore del partito. All'inizio della vicenda si era infatti macchiato di un crimine d'odio avendo scritto sul suo diario segreto "Abbasso il Grande Fratello". La stessa frase, mormorata nel sonno, che avrebbe successivamente condotto all'arresto anche il suo collega Parsons, fino ad allora integerrimo e fanatico uomo di partito.
Ben lungi dal voler rimuovere l'odio dalla società, il Ministero dell'Amore lo coltiva e lo amplifica rivendicandone la gestione allo Stato. Periodicamente raduna i membri del partito per farli assistere ai messaggi dell'odioso terrorista Emmanuel Goldstein, dal cui archetipo nasceranno più tardi Bin Laden con i suoi filmini dalle caverne e una lunga progenie di malvagi contemporanei. Sono i due minuti d'odio, manifestazione di massa in cui gli astanti devono obbligatoriamente inveire e accanirsi istericamente contro il traditore per non essere a loro volta accusati di tradimento.
Alle esecuzioni pubbliche partecipano grandi folle, inclusi i bambini, che esultano alla morte degli psicocriminali.
Il Ministero dell'Amore promuove attivamente l'odio e il sospetto tra i cittadini: tutti possono denunciare tutti al minimo segnale di psicoreato. Anche i bambini sono chiamati alla delazione e addestrati allo scopo nell'organizzazione delle Giovani Spie: lo zelante Parsons sarà infatti denunciato proprio dalla figlioletta di sette anni, che ne aveva origliato le parole nel sonno.
Ed è appunto questa la missione più vera del Ministero e l'intuizione più inquietante e moderna di Orwell: l'amore del regime non tollera il naturale affetto dei cari e dei prossimi, insistendo in quest'ultimo il limite invalicabile della manipolazione sociale:
Abbiamo infranto ogni legame fra genitori e figli, uomo e uomo, uomo e donna. Oggi nessuno più ha il coraggio di fidarsi di una moglie, di un bambino o di un amico, ma in futuro non ci saranno più né mogli né amici. I bambini saranno tolti alle madri all'atto della nascita, così come si tolgono le uova a una gallina. L'istinto sessuale verrà sradicato. La procreazione sarà una formalità annuale, come il rinnovo di una tessera per il razionamento. Aboliremo l'orgasmo. I nostri neurologi ci stanno già lavorando. Non ci sarà forma alcuna di lealtà, a eccezione della lealtà verso il Partito. Non ci sarà forma alcuna di amore, a eccezione dell'amore per il Grande Fratello.
Winston sarà liberato dalle prigioni del Ministero solo quando i suoi aguzzini avranno raggiunto il loro ultimo scopo: quello di indurlo a tradire l'amata Julia, a chiedere che torturassero lei al suo posto. Anche Julia tradirà Winston, forse dopo una lobotomia per asportare fisicamente l'immagine dell'amato. Si consuma così il trionfo dell'amore del regime:
Alzò lo sguardo verso quel volto enorme. Ci aveva messo quarant'anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.
In calce a questa fedelissima rappresentazione - per ora in parte allegorica - delle tendenze contemporanee, dove la marmaglia monta guardia alle ideologie dei potenti, gli affetti famigliari sono amorali, le famiglie un fardello e il prossimo un nemico da sacrificare ai lontani e agli astratti, il maestro inglese ci consegna una speranza, un testamento di civiltà da cui ripartire. E lo condensa in un'immagine che, dopo il tradimento e la sconfitta dei due amanti, lampeggia nella memoria esausta del protagonista e si inchioda in quella dei lettori con la sua vertiginosa poesia e la promessa di un futuro più umano.
Trattandosi anche della più bella pagina di letteratura di ogni tempo - pur nell'insignificante parere di scrive - ne faccio dono agli amici in traduzione pedante.
Senza averlo evocato, un ricordo gli affiorò nella mente. Vide una stanza illuminata da una candela, un grande letto coperto da una trapunta bianca e se stesso, un ragazzetto di nove o dieci anni, seduto sul pavimento a scuotere un bussolotto ridendo eccitato. Sua madre sedeva di fronte e rideva anche lei.Doveva essere successo un mese prima che sua madre sparisse. Era uno di quei rari momenti di riconciliazione, quando la fame non gli tormentava lo stomaco e il suo antico affetto per lei si era, almeno per un po', risvegliato. Ricordava bene quel giorno, una giornata di pioggia scrosciante e penetrante in cui l'acqua scorre sui vetri delle finestre e la luce all'interno è troppo fioca per leggere. La noia dei due bambini nella camera da letto buia e angusta divenne insopportabile. Winston gemeva e piagnucolava, chiedeva invano del cibo e correva da una parte all'altra della stanza mettendo tutto a soqquadro e prendendo a calci il battiscopa finché i vicini non picchiavano protestando sulla parete. La bambina più piccola si limitava a vagire di tanto in tanto. Alla fine sua madre disse loro: "Se fate i bravi vi compro un gioco, un bel gioco. Vi piacerà". Quindi uscì nella pioggia ed entrò in un piccolo spaccio nelle vicinanze, che apriva sporadicamente. Tornò con un scatola di cartone con l'occorrente per giocare a Scale e serpenti. Winston riusciva ancora a ricordare l'odore del cartone bagnato. Il gioco era in pessime condizioni. Il cartone era crepato e i piccoli dadi di legno erano intagliati così male da fermarsi a fatica sui lati. Winston guardava imbronciato e senza interesse. Ma sua madre accese una candela e si sedettero sul pavimento a giocare. Ben presto anche lui si appassionò al gioco e rideva di gusto quando i piccoli birilli salivano speranzosi le scale per poi scendere di nuovo lungo i serpenti, quasi al punto di partenza. Giocarono otto partite, vincendone quattro ciascuno. La sua sorellina, troppo giovane per capire le regole del gioco, guardava appoggiata a un guanciale e rideva perché ridevano gli altri. Per un intero pomeriggio erano stati felici, tutti assieme, come ai bei tempi.
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